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Autore: LizzieCarter    20/07/2012    2 recensioni
"Si china a terra e raccoglie un libro che ha urtato col piede avvicinandosi al bagagliaio aperto.
 -Un ponte per Terabithia?- chiede, con una sfumatura indecifrabile nel tono divertito [...]; sorride, sembra stia per dire qualcosa, ma poi si limita ad avvicinarsi e a riporre con delicatezza il libro nello scatolone che tengo in mano..."

Un'appassionata di libri in fuga dal passato,
un ragazzo che non è solo un attore famoso,
un giardino sempre misteriosamente fradicio,
una coinquilina stalker,
dei chiassosi polletti,
la storia di un'intrepida panettiera,
una nuova Terabithia...
"- E' meglio...- si schiarisce la voce, lasciandomi le mani per infilarsi un paio di guanti di pelle chiara; - E' meglio se ti tieni bene-.
Annuisco contro la sua spalla, sobbalzo lievemente quando lui toglie il cavalletto e fa partire la moto con un rombo, e poi... poi c'è solo il vento sul mio viso.
Cosa estremamente poetica, non fosse che mi sono mangiata metà dei miei capelli!"

[con illustrazioni all'interno :)]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo ponte per Terabithia'
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Come faccio per ogni cosa, ovviamente decido anche di scaricare il bagagliaio a modo mio: accendo tutti e quattro i fari della macchina perchè illuminino il vicolo che  conduce alla casa e, dato che ogni lavoro, se fatto con la musica, è faticoso la metà, ma non posso accendere lo stereo a tutto volume ad un'ora così tarda, decido di infilare le cuffiette del cellulare e spararmi la musica a tutto volume direttamente nelle orecchie (tutta salute, eh?).
Il primo pacco di libri giunge così sano e salvo a casa in pochi minuti; il secondo, beh, è tutto un altro affare!
Ovviamente, la sfiga sta sempre in agguato e si diverte a cullare le sue vittime in un'illusione di sicurezza, prima di coglierle di sorpresa.
Bene, questa premessa filosofica, in poche parole, voleva anticipare lo sfondarsi del secondo scatolone, che mi coglie del tutto impreparata; prima che mi renda conto di cos'è successo, i miei libri preferiti sono già rotolati in mezzo alla terra rossiccia che impesta la strada e sul tratto d'erba su cui ho parcheggiata la macchina.
Invocando la misericordia divina, mi chino di malavoglia a racattare i fondamenti della mia cultura, canticchiando "'Cause I-I want it thaaaat waaay", seguendo l'intramontabile motivetto dei Backstreet boys... e mai canzone fu più inadeguata alla situazione, dato che io sicuramente non avevo intenzione che andasse a finire così, coi miei libri!

Sto giusto riflettendo sull'humor nero che sembra perseguitare la mia vita, sentendomi fin troppo simile ad una contadina al raccolto, così, a racattare a sedere all'aria i miei volumi, quando percepisco una sorta di luce avvicinarsi a velocità sostenuta lungo la strada.
Subito il mio sedere scatta verso l'alto, prima ancora della testa, probabilmente seguendo l'istinto di preservazione del mio corpo, che sembra avere l'intenzione di salvarsi utilizzando il mio abbondante fondoschiena come paraurti.
A quanto pare, la magnificenza del sederotto funziona perchè, tempo di alzarmi le cuffiette ed alzarmi in piedi, sento già la macchina frenare.
I fari illuminano il libro di Harry Potter e la Pietra Filosofale
a qualche centimetro appena dall'essere calpestato dagli pneumatici anteriori della jeep che -grazie al cielo- ha deciso di fermarsi del tutto.
Subito mi lancio a salvare dal suo orribile destino il mio Harry Potter (chiamatemi pure bibliofila, non negherò di esserlo!), senza pensare a sincerarmi delle intenzioni più o meno malvagie del guidatore... almeno finchè non sento il ronzio dello scorrere automatico del finestrino.
-Hey, tutto ok? Auto in panne?-
Sento una voce da giovane uomo in età da marit, pardon, da sposa, e mi cruccio: credevo che alla guida delle jeep di quel genere avrei trovato sempre e solo madri che volevano essere sicure di viaggiare su un piccolo carrarmato provatamente capace di proteggere i loro adorati pargoli da qualsivoglia genere di cataclisma naturale o artificiale!
-Uhm, no, la macchina è a posto, sono i libri che si nono ribellati!-
replico senza pensarci, poi, guardando l'espressione allibita ( o almeno, così la interpreto nel buio della sera tarda ) della testa castana e un po' tonda che spunta dal finestrino, capisco di aver lasciato il mio canale di comunicazione senza controllo per un momento di troppo, così tento di rimediare e spiego in fretta: - In realtà da oggi abito qui e, scaricando i bagagli, mi è esplosa la scatola dei libri!-
Devo avere un'aria piuttosto stravolta ( e sono praticamente sicura di avere il viso macchiato di terra rossa), perchè il tipo sembra impietosirsi e di offre di aiutarmi.
Sono un po' interdetta e, senza pensarci, gli faccio notare - E' un po' tardi; chissà a che ora torni a casa, se ti fermi ad aiutarmi! Ma grazie comunque, eh...!-
Cerco di sorridere, sapendo bene di essere un disastro nei rapporti sociali, ma mi esce una specie di smorfia, dato che sento improvvisamente prudere il naso e devo fare uno sforzo per non starnutirgli in faccia.
Per fortuna, lui sembra non farci caso e scrolla le spalle; sto giusto pensando che, se proponesse di rimanere a dormire da me e di farsi ricambiare il favore in natura potrei colpirlo con la custodia dei faretti di segnalazione che ho nel bagagliaio, quando lui dice che, in realtà, abita nella casa qui a fianco.
-Oh... Oh, b-be'... - rispondo, sorpresa. A me l'affittuario aveva detto che i vicini erano due signori sulla cinquantina, soli perchè i figli erano cresciuti ed erano andati a trasferirsi altrove; evidentemente uno dei figli aveva scelto di recente di "tornare alle origini"...!
Be', devo fare uno sforzo per non riconsiderare la mia opinione sulla sfortuna cosmica che sembra gravare su di me!
Ricordati, Grace, il senso di falsa sicurezza...!

Cerco debolmente di rifiutare il suo aiuto, ma lui si china a terra e raccoglie un libro che ha urtato col piede avvicinandosi al bagagliaio aperto. 
-Un ponte per Terabithia?- chiede, con una sfumatura indecifrabile nel tono divertito.
Mi stringo nelle spalle; spiegare i miei gusti letterari o musicali mi mette sempre a disagio, poi sbotto - Trovo che, pur essendo un libro rivolto ai bambini, sia molto profondo ed istruttivo, ecco-.
Lui sorride, sembra stia per dire qualcosa, ma poi si limita ad avvicinarsi e a riporre con delicatezza il libro nello scatolone che tengo in mano.
-Meglio se ti sbrighi a raccogliere il resto, sta per piovere- annuncia, guardando brevemente il cielo e strisciando quelli che sembrano stivali da cowboy sulla terra rossa, alzandone una piccola nuvola.
Io annuisco e, pur di non chiedergli come faccia a dirlo ( a me non sembra affatto che stia per piovere! ) per timore di ricevere una risposta ermetica e scontata del tipo "Sono anni che vivo qui, lo sento ! ", mi chino a racattare Il buio oltre la siepe, che avevo individuato sotto il tubo di scappamento della mia scalcagnata coupè 130 appena prima di accorgermi della Jeeppona in arrivo.
Nel frattempo, lo sento camminare, e suppongo stia tornando alla sua macchina ma, quando, impacciata, mi alzo in piedi per salutarlo, vedo che si è già avviato lungo il vialetto, barcollando un pochino sotto il peso dell'ultimo scatolone di libri rimasto nel bagagliaio.
Mi affretto a riempire il mio e, assicuratami che nessun libro manchi all'appello, mi avvio lungo la stradina sterrata.
A metà strada trovo il ragazzo, che tende le mani verso di me come a reclamare il mio carico dei libri. Scuoto la testa, per niente decisa a fare la figura della deboluccia, e proprio in quel momento sento il primo tuono rombare in cielo.
-Sei stato già fin troppo gentile, grazie! Con questo mi arrangio... e poi - accenno col viso al cielo -non vorrai mica fare tutta la strada che ti separa da casa sotto il temporale!-
Lo vedo sorridere - un sorriso un po' storto, ma non di quei sorrisi storti finti, mozzafiato, da persona famosa abituata a fare foto e a riuscire bene  (cosa da non dare assolutamente per scontata!); sarà per i suoi denti piccolini, per gli occhi simpatici e un po' a mandorla, ma il suo sorriso sembra incredibilmente spontaneo e genuino.
-Lo portiamo un po' per uno, va bene? Se no non posso considerare di aver adempiuto adeguatamente al mio dovere di cavalierei!-
Lo guardo indecisa, chiedendomi se col suo modo ampolloso di parlare stia facendo il verso al mio modo di esprimermi, e alla fine acconsento - perchè, come si può rifiutare ad un cavaliere il piacere di faticare per aiutarti? -, ma, scaricato il pesante scatolone sul tavolo, non lo lascio andare via prima di avergli offerto un bicchiere di limonata proveniente dritto dritto dalla mia onorevole borsa frigo.
Nel frattempo, ha cominciato a piovigginare, e il ragazzo si affretta verso la porta, dicendo di non voler far preoccupare i suoi facendo pensare loro di essere ancora per strada col brutto tempo.
-Bene, è stato un piacere conoscerti, ... Coso - esordisco, non sapendo come chiamarlo, e gli tendo la mano (che classe, eh?).
-Sono Josh, piacere mio!- replica lui, stringendomi la mano con nonchalance, come se per lui fosse un comportamento del tutto normale.
-Grace - mi presento a mia volta, poi, indecisa, ondeggio dai talloni alle punte dei piedi; non so se offrirgli un ombrello - il mio unico ombrello, questo è il problema! -, dato che sta piovigginando, ma poi mi dico che se l'è meritato, dopo tutta la fatica che ha fatto!
- Mmmmn... sicuro che non vuoi un ombrello?-
Scrolla le spalle e si tira il cappuccio sulla testa. -Per così poco? Faccio una corsa! - annuncia, impavido.
Lo guardo uscire dalla porta ed accennare qualche passo sul vialetto ma, a quanto pare, non sono l'unica vittima preferita della Sfiga in questo Paese perchè, giusto quando Josh si è allontanato di una decina di passi, la timida pioggerellina si tramuta all'improvviso in un violento acquazzone e lo costringe a tornare sui suoi passi con la coda tra le gambe.
- Ehilà, ehm, dicevi, a proposito di quell'ombrello...?-
Domanda affannato, raggiungendomi sulla soglia.
- Corro a prenderlo! - rido.
   
 
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