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Autore: CHA_NNNNN    20/07/2012    1 recensioni
La storia riguarda solo la via che è stata imposta a Jonghyun e Kibum. Quest'ultimo impone il suo 'orientamento' e il 'gusto' verso il Satanico/macabro a Jonghyun, del quale è follemente innamorato. Dopo però alcuni comportamenti, ritenuti eccessivi dal manager, vengono separati e Kibum trasferito in un centro psichiatrico. Con le fan verrà usata una scusa: 'un trauma cranico dovuto ad un incidente in auto' che sarà totalmente avvolto nel mistero.
A nessuno sarà permesso andare a trovare Kibum e questa piccola storiella partirà da circa due mesi dopo la sua 'detenzione' riscontrando un Jonghyun sperduto, angosciato e fuori di sé.
" Tutto sembrava difficile ai suoi occhi. Tutto sembrava impossibile, e se una cosa non rientrava nel minimo delle sue capacità, lasciava che qualcun altro potesse occuparsene. "
Sinceramente con il testo non so se è proprio azzeccato il titolo, ma non riesco proprio a trovare altro.
E' una JongKey, la prima che scrivo. Spero vi piaccia anche se credo che sia un po' una schifezza.
Avevo queste immagini in testa da un po' e ne ho approfittato per buttare giù qualcosa al pc. Buona lettura!
PS: genere e avvertimenti non so se sono molto 'appropriati'.
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Quasi tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Jonghyun era sempre stato un tipo strano. In questo caso però, la parola ‘strano’ non era sufficientemente adeguata. Non descriveva nemmeno lontanamente le perverse e malsane voglie che assediavano la sua mente da un po’ di tempo (come nel caso di quella persona cara che era stata allontanata da lui), la situazione era peggiorata. Tutto sembrava difficile ai suoi occhi. Tutto sembrava impossibile, e se una cosa non rientrava nel minimo delle sue capacità, lasciava che qualcun altro potesse occuparsene.

L’eccezione era il canto.

Ma forse c’era anche dell’altro.

Qual era il reale motivo in pochi lo sapevano ed evitavano sempre di nominare quel nome.

Solo al sentirlo pronunciare, Jonghyun veniva preso da un attacco di panico estremo ma che si manifestava con segni di isterismo e violenza contro chiunque gli si parasse davanti.

Taemin l’aveva imparato a sue spese.

 

 

 

FLASHBACK

Stava camminando mano nella mano col suo adorato Minho, si stavano recando nulla sala prove. Erano ancora soli e ne stavano approfittando per scambiarsi qualche effusione. Staccandosi dalle labbra dell’amato, Taemin sussurrò la frase ‘Chissà come sta Kibum’ e nello stesso momento entrò Jonghyun nella stanza con le solite occhiaie e la pelle pallida. Udendo quelle parole lasciò cadere l’asciugamano a terra. Si voltò meccanico verso Taemin, mentre Minho andava verso il proprio borsone, tirando fuori la bottiglietta dell’acqua.

Un secondo dopo voltandosi, vide Jonghyun avventato sul corpo del suo piccolo Taemin che gli stringeva le mani alla gola. Si avvicinò velocemente ai due, cercando di separarli, seriamente preoccupato per la salute mentale dell’amico e per il suo ragazzo. Abbracciò un Taemin scosso e spaventato, cercando di rassicurarlo mentre Jonghyun lasciava la stanza in silenzio.

FINE FLASHBACK

 

 

Onew, Minho e Taemin attendevano impazienti il suo arrivo mentre facevano colazione insieme. Si erano accertati prima però che Jonghyun fosse uscito ma quando entrarono in camera sua la trovarono vuota. Alzarono le spalle, guardandosi un poco preoccupati, ma non fecero altro che richiudere lentamente.

-Andiamo, fra poco arriverà.- aveva detto Taemin con un velo di tristezza avviandosi giù.

 

‘Primo passo falso: non aver controllato.

Secondo passo falso: aver detto quel nome davanti la mia camera.

Che idioti, Lui li punirà’ pensò Jonghyun, nascosto sotto il letto.

 

 

Ed ora erano seduti a quel tavolo ma non azzardavano ad accennare parola.

Le porte si aprirono bruscamente e due guardie del corpo entrarono velocemente.

-Il signorino Kim Kibum è già arrivato?- chiesero col fiato corto. I tre guardarono gli uomini, scuotendo la testa. Vedendoli correre  viai seguirono, lasciando il tavolo in disordine e la porta aperta.

I due si guardarono e dissero velocemente ai tre di seguirli per aiutare nelle ricerche di quel ragazzino stranamente fuggito. Gli SHINee salirono in macchina con quelle persone, dividendosi poi i posti in cui cercarlo mentre inutilmente provavano a chiamarlo al cellulare.

Qualcuno però, dalla finestra stava osservando la scena, colpito e sì, preoccupato. Si passò le mani sulla testa, urlando il suo nome più volte.

La porta della sua stanza si aprì, ma lui non poté sentire, causa la sua voce alta.

-Jonghyun, amore mio, perché urli così tanto?- sussurrò piano una voce flebile e incantevole.

‘Questa voce così…Angelica..’ commentò mentalmente Jjong, voltandosi.

Lo vide poggiato allo stipite della porta e strabuzzò gli occhi. Non ci credeva. Doveva essersi addormentato, sicuramente.

Cambiò idea quando, dopo essersi accasciato a terra, due mani gli afferrarono il volto pallido.

Si guardarono negli occhi per interminabili minuti, ma niente tradiva le loro emozioni: si fissavano e basta, come se potessero comunicare solo in quel modo. In un certo era in quel modo.

-Hai il volto sciupato.- sussurrò Kibum, rompendo per primo quel silenzio assordante.

-Ti amo.- riuscì solo a dire Jonghyun, mentre una lacrima stava viaggiando curiosa sulla sua guancia. Non terminò mai il suo percorso poiché le perfette labbra di Kibum si posarono su di essa, ripercorrendo poi con la punta della lingua il tragitto percorso.

-Non è ancora cambiato nulla, a quanto vedo.- sussurrò, ignorando quasi le parole pronunciate da Jonghyun. –Stessa camera. Stessa monotonia. Stesso angolo dove ci siamo dati per la prima volta alla lussuria..- disse tutto vicino al suo orecchio, sogghignando.

Lo fece tirare in piedi e, posando le mani sulla sua maglietta lo tirò al proprio corpo.

-Abbiamo tante cose in sospeso.- detto questo, non concesse il diritto di parola al ragazzo ancora scosso posando le labbra sulle sue.

Si lasciarono andare entrambi dopo solo un attimo di esitazione.

Kibum non aveva risposto alla domanda, ma l’altro sapeva bene che era corrisposto, e le sue sicurezze si rassodarono ancora di più quando l’altro si staccò dalle sue labbra per parlargli.

-Non ce la facevo più a rimanere lì dentro. Mi sentivo sempre più solo…Lì nessuno mi capiva come fai tu…Poi mi hanno detto che stamani avrei potuto rivedervi…Così mentre ero nella limo e quegli idioti incompetenti a fare colazione nel bar ne ho approfittato e sono corso qui da te.- gli brillavano gli occhi mentre lo diceva. Sorrisero entrambi, e Kibum tramutò il sorriso in un ghigno.

-Vendiamoci a lui, resteremo sempre così: giovani e belli.- sussurrò, accarezzando la guancia del suo Jjong. Quest’ultimo sapeva bene cosa intendeva l’altro e non disse nulla. Si stese a terra e l’altro si sedette sul suo bacino, spogliandolo.
Avrebbero fatto l’amore per l’ultima volta.

 

*

 

-Onew hai trovato qualcosa?- chiese Taemin al telefono col suo hyung. Minho guardava speranzoso, tenendo le mani in tasca, guardando attentamente la gente per strada, stando attento a non farsi riconoscere.

-Capisco…Facci sapere poi.- sussurrò il maknae, voltandosi poi verso Minho, scuotendo lentamente la testa. Si presero di nuovo per mano e continuarono a perlustrare la zona, spaventati e preoccupati per Kibum e quello che avrebbe potuto fare a sé stesso o a agli altri.

 

*

 

Dopo aver fatto l’amore ed essersi assaporati l’ultima volta, Key tirò fuori un taglierino. Guardò Jonghyun e con la punta dell’oggetto affilato, gli graffiò l’interno coscia più volte.

-Quando ti avrò preparato, ti ucciderò per darti in sacrificio a Lui. Lo farò con le mie mani, e ti bacerò mentre il sangue cola lentamente dalle ferite che ti sto lasciando. Sarai un quadro macabro perfetto, te lo giuro. La mia più grande opera d’arte. Ti amo, Jjong.- con quelle ultime parole, Kibum prese un altro oggetto affilato, incidendo il suo nome sul petto del suo ragazzo.

Niente avrebbe potuto cancellare quella ferita, come niente avrebbe più potuto mettersi fra loro.

O almeno, speravano potesse davvero essere così.

A Jjong non importava del proprio corpo. Si sarebbe fatto fare tutto, da Kibum.

Continuava a sussurrare tanti ‘Ti amo, Bummie’ sottovoce, urlando ogni tanto per il dolore.

 

-Che la fine abbia inizio.- sussurrarono all’unisono, guardandosi negli occhi, mentre Kibum si stava facendo esattamente gli stessi segni dell’amato.

-Che fai?- chiese l’altro sorpreso.

-Io e te siamo una cosa sola, mi dovrai sopportare anche al Suo cospetto.- sussurrò, dando un bacio a fior di labbra a Jjong, lasciando che il loro sangue si mescolasse.

Intanto, sottovoce, aveva preso a pronunciare una preghiera all’incontrario.

 

 

 

  
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