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Autore: 0Faith0    04/02/2007    6 recensioni
Perché il mio era un sogno. Un sogno innocente. Il sogno di una ragazzina.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia non è né la storiella della fan incallita che scrive una storia pressoché impossibile sul proprio attore o cantante preferito protagonista insieme a lei, né una storia su Jared Leto e Colin Farrell. Sotto sotto Julia sono io, non lo nego, ma se la leggerete vi renderete conto che, in primo luogo non è impossibile, anzi, in secondo luogo che non è da fan che si strappa i capelli. Tengo comunque a puntualizzare che non è ovviamente una storia vera (se magari!) e io non ho 26 anni.
Grazie.







DREAM



Perché il mio era un sogno. Un sogno innocente. Il sogno di una ragazzina.



Il sommesso ronzio dell’aereo mi provocava uno strano senso di tranquillità. Come se fossi in fondo al mare, sinuosa sirena che nuota tra gli scogli, che si adorna di stelle marine, che gioca ingenua con i delfini. Un vago ronzio che mi permette di non pensare a nulla…che mi permette di dimenticarmi di avere ancora le guance umide di lacrime. Pianti silenziosi per aver lasciato la mia famiglia, per partire e inseguire quel lavoro tanto desiderato, che tanto studio e impegno mi hanno permesso di diventare esperta, competente. Una chiamata. Una semplice chiamata era bastata per scombussolarmi la vita. Avevo lavorato per molti teatri, avevo creato costumi per un paio di film italiani. E ora…ora l’America. New York. Hollywood.
Oliver Stone. Quasi non ci credevo e pensai ad uno scherzo.


Un numero sconosciuto comparve sul display del mio cellulare. Risposi senza badarci.
-Salve. Parlo con Julia?- una profonda voce maschile dall’accento americano.
-Si, sono io- risposi semplicemente.
-Sono Oliver Stone- quasi scoppiai a ridere.
-Non mi faccia ridere, per favore, sono nel pieno di una festa e non ho tempo da perdere con gli scherzi- dissi un pochino innervosita, continuando a rispondere in inglese. Pensai di essere su scherzi a parte.
-No, no. Non è uno scherzo. Lei è una costumista famosa in Italia, e ultimamente un mio caro amico italiano mi a parlato di Lei. Sto per girare un film e la vorrei conoscere. Sarebbe disposta a incontrarmi?-
Mi stavo veramente innervosendo.
-Senta, come le ho detto non ho tempo da perdere con scherzi del genere, quindi…-
-Mi ascolti, se non mi crede incontriamoci davanti al Duomo di Milano, domani alle 3 del pomeriggio. Mi riconoscerà perché avrò una cravatta gialla e…un paio degli attori che saranno nel mio film. Arrivederci-
Mi era sembrato perfino divertito. Tuttavia scrissi l’appuntamento sull’agenda.
Il giorno dopo, alle 14. 45 mi stavo incamminando verso il Duomo. Ero innervosita da quella situazione, ma allo stesso tempo un sorriso mi increspava le labbra. Avevo un gran mal di testa per tutta quella confusione. Alle 15 meno qualche minuto arrivai sul piazzale del Duomo e alzando lo sguardo le mie gambe si bloccarono di colpo. Davanti a me, una ventina di metri, c’era Oliver Stone. E non un sosia ben mascherato, proprio lui. Mi salutò con la mano e mi fece cenno di avvicinarmi. Ero talmente imbambolata che non mi accorsi neppure di chi aveva alla sua sinistra ma soprattutto alla sua destra. Quando gli fui di fronte mi sorrise e mi disse molto semplicemente: -You see, I AM Oliver Stone- [Ora vedi, IO SONO Oliver Stone] e sorrise. Mi strinse la mano e mi presentai decentemente. Poi fu tutto un miscelarsi di sensazioni, tremolii, sciocchi pensieri da ragazzina.
Si voltò alla sua sinistra –Lei è Keira Knightley, penso tu la conosca-
-Si, certo, piacere-
Ma non fu lei a sorprendermi e a farmi andare in corto circuito.
-E lui, è Jared Leto, ha recitato per me anche in Alexander-
Nel momento in cui incrociai i suoi occhi, strinsi la sua mano mille pensieri, mille ricordi vagarono nella mia mente, ma ero adulta, e non potevo tornare una bambina stupida solo per uno sguardo. Era solo un attore dopotutto, un attore viziato, ricco e stupido.
-Piacere- dissi, quasi fredda a dire la verità. Per poi rivolgermi nuovamente a Oliver Stone.
-Alexander è ancora oggi uno dei miei film preferiti e non lo dico perché sto cercando di adularla, ma perché è semplicemente la verità.



Sorrisi a questo ricordo. Ricordo di poco più di due settimane prima. Prima di decidere di partire per l’America. Prima di prendere quel benedetto (o maledetto?) aereo e volare diretta a New York, dove un appartamento lussuoso mi aspettava, già pagato da Mr Stone. Chiunque avrebbe pagato non so quale cifra per un privilegio del genere e io ero felice. Non nego che lo fossi. Ma quella situazione, risvegliava in me sogni privati, sentimenti che credevo morti, che in realtà erano semplicemente addormentati, pronti a risvegliarsi per essere più forti che mai.
  
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