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Autore: parveth    21/07/2012    3 recensioni
una bambina trascorre le vacanze estive nella villa della zia che le ha sempre inspiegabilmente proibito l'accesso alla soffitta. purtroppo scoprira' a sue spese il perche'...
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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la soffitta

Come ogni estate sin da quando avevo quattro anni trascorro le vacanze in casa di zia Monica, sorella minore di mia madre che vive in Toscana in una grande villa vicino al bosco, ho sempre girovagato nei dintorni da sola senza alcun problema per mancanza di automobili e reali pericoli , ricordo solo un unico posto in cui la zia mi vietava d’andare: la soffitta,s fa un po’ ridere a pensarci bene: la meta’ delle mie amiche vengono sempre sorvegliate dai genitori su cosa fanno e dove vanno, io almeno qui giro tranquilla senza problemi senza che nessuno mi stia dietro e zia Monica mi proibisce di salire in una semplice soffitta? Ovviamente le ho spesso rivolto domande a proposito e la sua risposta quando ero piccola era: “perche’ se ci vai ti aspetta l’uomo nero Eleonora”. Ora che sono cresciuta mi rendo perfettamente conto che si tratta di una favoletta forse ideata per preservarmi dal farmi male, ma ripeto, che male posso farmi in una soffitta? Non ho piu’ cinque anni e ogni cosa non e’ piu un potenziale pericolo, cosi un mattino approfittando del fatto che non potevo uscire causa un forte temporale e che la zia era a lavorare chiusa nel suo studio mi avventurai lassu’, percorsi tutte le rampe di scale finche’ giunsi davanti a quella porta e con fare circospetto l’aprii pian piano: alla fioca luce che filtrava da una finestrella vidi una serie di oggetti rotti, il pavimento impolverato e su di esso una bella bambola di ceramica che pensai mi somigliasse: lunghi capelli color caffe’ e occhi scuri, solo che lei era vestita di un lungo abito tra il blu e il celeste un po stinto e io indossavo una canottiera rosa acceso e dei pantaloncini bianchi, per un po’ ci giocai stando ben attenta a non rovinarla: sapevo che quelle bambole sono molto delicate e non volevo essere sgridata dalla zia. Alzai lo sguardo e mi parve di vedere una specie di foschia nera davanti a me tutt’a un tratto mi sentii debole e persi i sensi.

Rinvenni che era quasi mezzogiorno e mi domandai cosa diamine fosse successo: non ero mai svenuta in vita mia, pensai che si trattasse di un calo di zuccheri avevo letto qualcosa a riguardo ma decisi di non dire nulla alla zia per non turbarla.

Il resto della giornata trascorse tranquillamente ma la notte al momento di coricarmi ebbi uno strano presentimento come se ci fosse qualcuno ad osservarmi nel buio,li per li non ci feci caso e chiusi gli occhi.  Dopo qualche ora sentii una strana voce, roca e profonda che mi chiamava “Eleonora…Eleonora…la prossima volta che andrai in soffitta morirai”  mi alzai a sedere e scrutai nella stanza buia: vidi due occhi rossi luminosi e spietati e guardando piu in basso vidi che appartenevano ad un’orribile creatura dal viso scheletrico e la pelle squamosa come quella di un serpente. Tendeva le lunghe mani artigliate verso di me, riuscii per un pelo a non strillare di terrore:  “vattene!”  sibilai in tono di sfida cercando di dissimulare la paura, le sue labbra si curvarono in un ghigno crudele dopodiche’ svani’ nel buio. Mi rannichiai sul letto sperando ardentemente di svegliarmi da quell’incubo,  la mattina seguente era una bella giornata di sole e mi alzai un po rincuorata ed iniziai a vestirmi convinta che fosse davvero stato un brutto sogno, andando verso la porta lo sguardo mi cadde sulla parete alla mia sinistra: in quella che sembrava tempera scura c’era scritto  “ora che mi hai risvegliato arrivera’ la tua fine”. Ero attanagliata dalla paura cosi mi decisi a scendere in giardino dove zia Monica si stava occupando delle sue piantine: indossava pantaloni di tela grezza ed una maglietta rossa, teneva i lunghi capelli biondi legati in una lunga treccia, appena mi vide poso’ il rastrello: “che ti succede Eli?” mi chiese,  l’adoravo era l’unica tra gli adulti di cui mi fidassi completamente, senza tante smancerie la condussi in camera mia e appena vide quella scritta mi affrettai a spiegarle che non ero stata io, che la mia calligrafia era ben diversa…Zia Monica era visibilmente sconvolta e si sedette sul mio letto: “non dovevi andare in soffitta…”  io la guardai sorpresa: “ma cos’e’ successo zia? Non ci sto capendo niente” , lei mi prese le mani fra le sue e rispose: “vedi, se ti ho proibito di andare lassu’ c’era un motivo ben preciso: quando avevo la tua eta’mi ci avventurai anche io, e m’imbattei in quella cosa spaventosa che vive lassu’: io lo chiamo “uomo nero” ma non so esattamente cosa sia, ne’ da dove venga, so solo che una volta risvegliata e’ difficile allontanarla da te” . “Ma tu devi pur aver fatto qualcosa quando eri bambina perche’ smettesse di tormentarti…”  cominciai io  “mi sono disegnata nell’atto di sconfiggerlo: il disegno prese vita e cosi la me stessa “disegnata”  mi ha aiutato”  sorrise lei. Io pensai che era un bel problema: non avevo ereditato il suo talento artistico, ogni volta che prendevo in mano una matita era come se il cervello mi si scollegasse  “Zia, dici che puo’ andar bene anche la scrittura?”  Nella mia classe ero tra le migliori in italiano  “uhm. Forse si. Facciamo cosi: siccome quella creatura non e’ riuscita ad avermi quand’ero piccola ora non puo’ piu farmi del male, quindi dormirai con me finche’ non avrai scritto questa storia come si deve.”  Andai a fare colazione ben decisa a scrivere una storia che mi permettesse di uscire da quella faccenda.  Passo’ qualche giorno e cercai d’infondere all’altra me stessa quei poteri che io non avevo e soprattutto molto coraggio, di notte ancora lo vedevo ma non poteva toccarmi e capivo che cio’ non faceva che accrescere la sua furia,  finalmente finii e una sera dopo cena la zia mi accompagno’ in soffitta ma rimase fuori dalla porta: sapevamo entrambe che solo io potevo sconfiggerlo.  “ehi tu! Vieni fuori coraggio! Son sola non vedi? Avanti, vieni fuori e facciamola finita!”  dissi ad alta voce,  subito davanti a me rividi la stessa foschia nera di molti giorni prima ma stavolta l’orrenda creatura si materializzo’ completamente “sei venuta a morire? Era da tanto che non mangiavo” disse con la solita voce roca e spaventosa. Io senza dire una parola tolsi dalla tasca il foglio dove avevo scritto il mio racconto e cominciai a leggerlo ad alta voce, nel giro di qualche istante vidi un’altra me stessa accanto a me: assolutamente identica, mi sembro’ di guardarmi allo specchio: lei si mise tra noi due e ogni volta che lui cercava di afferrarmi lei mi difendeva senza venire a sua volta ferita, alla fine ci prendemmo per mano e quando l’uomo nero cerco’ di afferrarci entrambe lancio’ un urlo terribile e si dissolse nell’aria in una nube di cenere. Mi ritrovai inginocchiata sul pavimento e pochi istanti dopo zia Monica mi stringeva tra le braccia in lacrime  “tutto a posto tesoro?”  mi chiese  “certo zia, ce l’abbiamo fatta, non tornera’ mai piu” le risposi rialzandomi “evidentemente la mia soluzione non era perfetta perche’ i disegni prima o poi svaniscono: la scrittura invece rimane intatta negli anni quindi direi che d’ora in poi possiamo stare tranquille, pero’ io quel racconto lo conserverei non si sa mai…”  sorridendo rimisi in tasca il foglio e seguii la zia giu per le scale.

 

  
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