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Autore: Ili_sere_nere    21/07/2012    5 recensioni
« E’ morto. Credo che tu abbia davvero bisogno di maggiore pratica » disse mentre si portava le mani sui fianchi, schioccando la lingua contro il palato.
Fu il turno di Elena di alzare gli occhi al cielo. « Non ho bisogno della pratica, né tantomeno del tuo aiuto » disse Elena, avvicinandosi alla vampira.
Katherine rise divertita. « A quanto stiamo? Credo di aver perso il conto! C’è stato il tipo di Boston, i due escursionisti, o no, erano tre – iniziò Katherine, portando il conto con le dita – Seriamente, Elena, hai bisogno di fare pratica se non vuoi destare sospetti »
« Non ho bisogno del tuo aiuto, Katherine! Smettila! Non vedi come il tuo “aiuto” mi ha ridotta? Sono diventata un mostro! Tu mi hai fatto diventare un mostro! » urlò Elena, sputando tutta la rabbia, tutti i risentimenti verso la vampira.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Elena Gilbert, Katherine Pierce | Coppie: Elena/Katherine
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Elena Gilbert aveva avuto tutto quello che una teenager potesse desiderare: genitori amorevoli, una zia che poteva considerare quasi una sorella, un fratello a cui voleva bene, il suo ragazzo era il quarterback della scuola e più volte aveva ottenuto il titolo di Miss Mystic Falls.
La sua vita poteva considerarsi perfetta.
Già, perfetta. Peccato che la perfezione o non esista, o la sua durata sia breve. Decisamente breve.
Tutto iniziò quando perse entrambi i genitori in un incidente stradale, rischiando a sua volta la vita, e lasciò il suo fidanzato, Matt. Proprio un brusco cambiamento.

Poi, dal nulla, un raggio di sole squarciò le tenebre in cui risiedeva. Stefan Salvatore, il nuovo, oltre che misterioso, studente. Era stata ammaliata da lui, dal suo modo di essere e di approcciarsi.
Le sembrò di tornare a respirare e a vivere.
Ma da allora la sua vita cambiò radicalmente. Stefan Salvatore era un vampiro, uno di quelli veri, con i denti appuntiti, affamati di sangue.
Vampiri, streghe, licantropi, ibridi e doppelgänger.
Oh, il mondo del sovrannaturale non era esattamente come lo descrivevano i libri!
Momenti di gioia e felicità si alternavano a momenti, invece, tristi e tragici. Altre morti, persone che arrivavano e persone che se ne andavano per sempre, in tutti i sensi.
E poi ci fu lui, Damon Salvatore, il fratello di Stefan, a complicarle la vita. Innamorato di lei perché identica nell’aspetto a Katherine, il suo malefico doppio vampiro di cinquecento anni, poi, innamorato di lei perché totalmente diversa dalla sua antenata.

E infine ci fu la morte. La sua morte.
Incidente stradale, macchina giù dal ponte, finendo dentro il fiume.
Tempo prima aveva scampato la morte, venendo salvata da Stefan. Quella volta no. Stefan era accorso in suo aiuto, ma Elena aveva voluto che lui salvasse Matt, non lei.
Era questo che caratterizzava Elena. Amava il prossimo, si sacrificava per il prossimo. La bella, dolce e altruista Elena Gilbert.
Contro ogni sua previsione, aveva aperto di colpo gli occhi, ritrovandosi distesa su un lettino d’obitorio. Si era guardata attorno spaesata, con il respiro affannato. E alla fine aveva incrociato gli occhi lucidi di Stefan. Lei era morta, doveva essere morta.
Un semplice « Mi dispiace, Elena » uscì dalle labbra di Stefan, il quale cercava di non far tremare la voce. Allora capì e si sentì morire. Un solo desiderio, una sola richiesta Elena aveva fatto a Stefan: non essere trasformata in un vampiro. Ma eccola, in piena transizione!

Fu destata dai suoi pensieri dal rumore di una porta che veniva aperta. Guarda caso era proprio la porta davanti alla quale lei si trovava.
Si era allontanata da Mystic Falls senza dire niente a nessuno. Così, per semplice svago. Aveva sentito la necessità di mettere infinite miglia di distanza fra sé e quella cittadina portatrice di guai.

« Questa è Mystic Falls. Non succede mai nulla di male qui! »
Aveva detto così a Damon la prima volta che si videro, poco prima che l’auto dei suoi genitori facesse un volo dal ponte, terminando in fondo al fiume. Se avesse saputo che dopo quella frase sarebbero seguite così tante tragedie, avrebbe tenuto la bocca decisamente chiusa!

Un giovane uomo, forse sui trentacinque anni, le aprì la porta. La guardò per un momento confuso, sbattendo le palpebre.
« Posso fare qualcosa per te? »
Elena sospirò sollevata. « Ho finito la benzina alla macchina – disse e indicò la macchina davanti alla villetta – e il mio telefono si è scaricato. Potrebbe prestarmi gentilmente il suo telefono, così da chiamare un carro attrezzi e i miei amici? » chiese con tono di voce gentile, come quello di una innocente e brava ragazza. Il suo aspetto l’aiutava molto nell’intento.
« Oh, certo, non ti preoccupare. Accomodati pure » fece l’uomo, spostandosi di lato in modo tale da permettere alla ragazza di entrare.
Elena mascherò un sorriso diabolico, tramutandolo in un sorriso di ringraziamento. « E’ molto gentile da parte sua, la ringrazio di cuore! »
« Per così poco! Che gentiluomo sarei in caso contrario? – disse ironico l’uomo – Ma chiamami pure Thomas. Il tuo nome? »
« Elena » disse lei, scandendo ogni lettera con tono carezzevole.
Thomas condusse Elena fino al telefono appeso al muro. « Ecco a te, Elena. Fai con comodo »
Elena prese la cornetta e compose un numero inesistente, fingendo così di chiamare qualcuno. « Ehi, sono Elena. La mia macchina si è fermata, mica potresti venirmi a prendere e mandare un carro attrezzi? L’indirizzo? » chiese Elena a Thomas.
« Peachtree Street al numero 990 »
« Care, ci sei? Allora, Peachtree Street 990. Ok, grazie mille! 
» Elena riattaccò. « Grazie ancora! La mia amica sarà qui massimo tra mezz’ora »

Per passare un po’ di tempo, Elena chiacchierò tranquillamente con quell’uomo.
« Quindi.. Abiti qui da solo? »
« Già. Mia moglie ed io abbiamo divorziato da alcuni anni. Non ne potevo più di Seattle e così ho deciso di comprare casa qui ad Atlanta »
Elena buttò un occhio all’orologio posto sopra al caminetto. Erano quasi passati trenta minuti. « Thomas, posso chiederti un bicchiere d’acqua? »
« Certo, seguimi – Thomas si alzò dal divano, dirigendosi nella cucina – Liscia o frizzante? »
« Liscia »
Thomas, presa la bottiglia, riempì un bicchiere. « Ecco a te, sperando che possa dissetarti » Thomas si voltò e i muscoli del suo corpo si irrigidirono di colpo. Il bicchiere scivolò dalle sue mani, frantumandosi a terra e bagnando il pavimento.
« Cin cin » mormorò Elena, gli occhi iniettati di sangue, le vene sotto di essi e i canini in mostra. Si avventò sul collo dell’uomo, bloccandogli la testa, e lo morse a fondo nella carotide, squarciandola e nutrendosi del liquido denso e ferroso che scorreva in essa. I suoi denti affondarono in essa con forza e vigore. Solamente quando l’ultima goccia di sangue le scese giù nella gola, abbandonò il corpo ormai morto dell’uomo.

Il rumore di una porta che veniva spalancata all’improvviso, fece voltare Elena verso la porta di servizio, situata proprio in cucina.
Poggiata con una spalla contro lo stipite se ne stava la sua antenata, il suo doppio, Katherine. Jeans scuri e attillati a fasciarle le lunghe gambe, una canotta anch’essa scura, giacchetto di pelle nero e stivali lunghi fino al ginocchio con alti tacchi. Da quando era diventata una vampira, l’unico tratto che distingueva le due erano i capelli. Elena li portava lisci mentre Katherine ricci, anche se molto spesso quest’ultima si divertiva a prendere il posto della sua discendente.
Katherine si guardò un po’ intorno e quando il suo sguardo si posò sul corpo straziato dell’uomo, non poté non alzare gli occhi al cielo, corrucciando le labbra con disapprovazione.
« Cosa? » chiese Elena mentre levava da davanti al viso i capelli, passandosi poi la lingua sulle labbra ancora scarlatte.
Katherine prese ad avvicinarsi ad Elena, stando bene attenta a non sporcarsi gli stivali. « E’ morto. Credo che tu abbia davvero bisogno di maggiore pratica » disse mentre si portava le mani sui fianchi, schioccando la lingua contro il palato.
Fu il turno di Elena di alzare gli occhi al cielo. « Non ho bisogno della pratica, né tantomeno del tuo aiuto » disse Elena, avvicinandosi alla vampira.
Katherine rise divertita. « A quanto stiamo? Credo di aver perso il conto! C’è stato il tipo di Boston, i due escursionisti, o no, erano tre – iniziò Katherine, portando il conto con le dita – Seriamente, Elena, hai bisogno di fare pratica se non vuoi destare sospetti »
« Non ho bisogno del tuo aiuto, Katherine! Smettila! Non vedi come il tuo “aiuto” mi ha ridotta? Sono diventata un mostro! Tu mi hai fatto diventare un mostro! » urlò Elena, sputando tutta la rabbia, tutti i risentimenti verso la vampira.
« Ancora, Elena? Sei cocciuta più di un mulo! »

..Sei mesi prima..

Elena si era rinchiusa in una delle stanze di casa Salvatore, visto che non poteva più mettere piede in casa sua fino a quando Jeremy non le avesse dato il permesso.
La transizione era stata completata, nei peggiori dei modi a dirla tutta. Aveva aggredito il fratello in un momento di debolezza, quando ormai il suo corpo stava richiedendo a gran voce del sangue per continuare a vivere. Il suo corpo voleva vivere, non lei. Quando si rese conto di ciò che aveva fatto, era scappata alla pensione e da lì non era più uscita. Aveva vietato sia a Stefan che a Damon di vederla.
Si sentiva un mostro, un mostro che doveva morire. Si era privata del sangue, rifiutando le sacche che i due fratelli le lasciavano. Ogni giorno sentiva Damon e Stefan litigare a gran voce per come erano andate le cose e ciò la ferivano mortalmente.
Sentiva quella sua “vita” spegnersi a poco a poco, il suo corpo seccarsi con il passare del tempo. Quanto mancava alla morte? Sentì le palpebre farsi pesanti e si lasciò andare al sonno.

Quando riprese coscienza, si ritrovò a bordo di un auto che sfrecciava veloce lungo la strada. Sbatte le palpebre, rendendosi conto di non provare più alcuna stanchezza.
« Vedo che ti sei svegliata »
Elena sobbalzò, voltandosi verso il posto del guidatore e trovandovi seduta Katherine. « Che.. Cosa? » Elena si portò una mano sulla fronte, sentendo la testa pulsare, e scorse a terra delle sacche di sangue vuote.
« Spero non ti dispiaccia se ti ho fatto bere mentre eri incosciente, sai come è, sei pur sempre una mia discendente e alla discendenza ci tengo »
Elena la guardò sconvolta e a bocca aperta. « Non avevi alcun diritto di farlo! »
« Invece si, sono una tua antenata e come ti ho detto tengo alla mia discendenza »
Elena strinse talmente tanto le mani a pugno che le sue nocche sbiancarono. Con un ringhio strozzato, prese il volante dell’auto e sterzò di botto. La macchina sbandò vigorosamente, ma Katherine prontamente riuscì a recuperare il controllo dell’auto, fermandosi sul ciglio della strada.
Non appena la macchina si fermò, Elena scese velocemente dall’auto, sentendosi bruciare dalla rabbia e dalla collera.
« Elena! » la richiamò Katherine.
« Cosa vuoi da me, Katherine? » le urlò Elena, lasciando alla lacrime il permesso di bagnarle le guance. Stefan le aveva sempre detto che quando si era vampiri le emozioni venivano moltiplicate per quattro e gli sbalzi di umore erano frequenti.
« Hai bisogno del mio aiuto, Elena. Sei un vampiro ora, lo hai dimenticato? » disse Katherine, aprendo leggermente le braccia.
« Non voglio il tuo aiuto! Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno! Avevo fatto la mia scelta, ma non l’avete rispettata! »
« Elena, sono l’unica persona in grado di aiutarti seriamente. Vuoi rischiare di uccidere il tuo dolce fratellino, o il povero Matt? Per cui ritorna in macchina, ora » disse Katherine autoritaria, sfiorando delicatamente la carrozzeria dell’auto.
Elena si schiarì la voce. « Sai, il rapimento non era decisamente necessario » disse mentre la sua voce tornava a poco a poco normale e le lacrime finivano di bagnarle le guance.
Katherine sorrise, colta in fallo. « Si, beh, diciamo che era il miglior modo per essere sicura che tu facessi come ti chiedevo »


« Allora, Elena, che vogliamo fare? Continuiamo a guardarci negli occhi, fregandocene del povero tizio che hai appena ucciso, o ci sbarazziamo del corpo? »
« Liberiamoci del corpo »
« Brava ragazza. Quando avremmo perfezionato la tecnica, saprei perfettamente quando fermarti »
« Katherine.. » iniziò Elena, ma venne rapidamente bloccata da Katherine.
« Si, si, non c’è di che Elena. Ora smettila di parlare e non sprechiamo tempo » affermò la vampira più anziana, voltandosi. Tuttavia si fermò, ritornando di fronte a Elena.
« Prima però – passò svelta la lingua lungo le labbra di Elena, eliminando le tracce ancora rimaste di sangue, concludendo poi con un dolce bacio a stampo – Ora, al lavoro. Ho già in mente come punirti stanotte » mormorò alla fine Katherine, sorridendole maliziosamente.
Oh si, Elena aveva perfettamente capito a cosa si stava riferendo e la cosa le piacque a dismisura. Si passò la lingua sulla labbra, pregustando il tutto. Forse avrebbe dovuto uccidere più spesso qualcuno se la giornata poi si concludeva con una bella e sexy lotta sotto le lenzuola con Katherine.

 


Spazio Autrice ( seriamente? )

Ma salve! Eccomi qui, nuovamente nella sezione The Vampire Diaries dopo che la mia ff _Walking On Air_ è bella che terminata da alcuni mesi. Vi sono mancata? Neanche un po’? Peccato, a me tanto invece :3
Ok, bando alle ciance.. Katherine ed Elena, il Kelena, le shippo troppo :3
Questa piccola pazzia è venuta fuori in seguito ad alcune gifs viste su Tumblr e da lì è venuto l’imput di scrivere di loro
J Secondo me, Katherine è veramente una delle poche in grado a insegnare ad Elena essere vampira..
Bene, dopo questa OS credo che posso anche tornare a lavorare sulle mie altre tre storie in fase di stesura: _White Flag_ ( il seguito di _A Twist In My Story_ ), una su Joseph Morgan ( Amore mio *w* ) e una su Klaus v.v
Spero che vi sia un po’ piaciuta!
Alla prossima!
Baciiiii

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_Ops.. I Did It Again_
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