Elena
Gilbert aveva avuto tutto quello che una teenager
potesse desiderare: genitori amorevoli, una zia che poteva considerare
quasi
una sorella, un fratello a cui voleva bene, il suo ragazzo era il
quarterback
della scuola e più volte aveva ottenuto il titolo di Miss
Mystic Falls.
La sua vita poteva considerarsi perfetta.
Già, perfetta. Peccato che la perfezione o non esista, o la
sua durata sia breve. Decisamente breve.
Tutto iniziò quando perse entrambi i genitori in un
incidente stradale,
rischiando a sua volta la vita, e lasciò il suo fidanzato,
Matt. Proprio un
brusco cambiamento.
Poi,
dal nulla, un raggio di sole squarciò le tenebre in cui
risiedeva. Stefan Salvatore, il nuovo, oltre che misterioso, studente.
Era
stata ammaliata da lui, dal suo modo di essere e di approcciarsi.
Le sembrò di tornare a respirare e a vivere.
Ma da allora la sua vita cambiò radicalmente. Stefan
Salvatore era un vampiro, uno di quelli veri, con i denti appuntiti,
affamati
di sangue.
Vampiri, streghe, licantropi, ibridi e doppelgänger.
Oh, il mondo del sovrannaturale non era esattamente come lo
descrivevano i libri!
Momenti di gioia e felicità si alternavano a momenti,
invece, tristi e tragici. Altre morti, persone che arrivavano e persone
che se
ne andavano per sempre, in tutti i sensi.
E poi ci fu lui, Damon Salvatore, il fratello di Stefan, a complicarle
la vita.
Innamorato di lei perché identica nell’aspetto a
Katherine, il suo malefico
doppio vampiro di cinquecento anni, poi, innamorato di lei
perché totalmente
diversa dalla sua antenata.
E
infine ci fu la morte. La sua
morte.
Incidente stradale, macchina giù dal ponte, finendo dentro
il fiume.
Tempo prima aveva scampato la morte, venendo salvata da Stefan. Quella
volta
no. Stefan era accorso in suo aiuto, ma Elena aveva voluto che lui
salvasse
Matt, non lei.
Era questo che caratterizzava Elena. Amava il prossimo, si sacrificava
per il
prossimo. La bella, dolce e altruista Elena Gilbert.
Contro ogni sua previsione, aveva aperto di colpo gli occhi,
ritrovandosi distesa su un lettino d’obitorio. Si era
guardata attorno
spaesata, con il respiro affannato. E alla fine aveva incrociato gli
occhi
lucidi di Stefan. Lei era morta, doveva essere morta.
Un semplice «
Mi dispiace, Elena » uscì
dalle
labbra di Stefan, il quale cercava di non far tremare la voce. Allora
capì e si
sentì morire. Un solo desiderio, una sola richiesta Elena
aveva fatto a Stefan:
non essere trasformata in un vampiro. Ma eccola, in piena transizione!
Fu destata dai suoi pensieri dal rumore di una
porta che veniva
aperta. Guarda caso era proprio la porta davanti alla quale lei si
trovava.
Si era allontanata da Mystic Falls senza dire niente a nessuno.
Così, per semplice svago. Aveva sentito la
necessità di mettere infinite miglia
di distanza fra sé e quella cittadina portatrice di guai.
«
Questa
è Mystic Falls. Non
succede mai nulla di male qui! »
Aveva detto così a Damon la prima volta che si videro, poco
prima
che l’auto dei suoi genitori facesse un volo dal ponte,
terminando in fondo al
fiume. Se avesse saputo che dopo quella frase sarebbero seguite
così tante
tragedie, avrebbe tenuto la bocca decisamente chiusa!
Un giovane uomo, forse sui trentacinque anni, le
aprì la porta. La
guardò per un momento confuso, sbattendo le palpebre.
« Posso fare qualcosa per te? »
Elena sospirò sollevata. « Ho finito la benzina
alla macchina –
disse e indicò la macchina davanti alla villetta –
e il mio telefono si è
scaricato. Potrebbe prestarmi gentilmente il suo telefono,
così da chiamare un
carro attrezzi e i miei amici? » chiese con tono di voce
gentile, come quello
di una innocente e brava ragazza. Il suo aspetto l’aiutava
molto nell’intento.
« Oh, certo, non ti preoccupare. Accomodati pure »
fece l’uomo,
spostandosi di lato in modo tale da permettere alla ragazza di entrare.
Elena mascherò un sorriso diabolico, tramutandolo in un
sorriso di
ringraziamento. « E’ molto gentile da parte sua, la
ringrazio di cuore! »
« Per così poco! Che gentiluomo sarei in caso
contrario? – disse
ironico l’uomo – Ma chiamami pure Thomas. Il tuo
nome? »
« Elena » disse lei, scandendo ogni lettera con
tono carezzevole.
Thomas condusse Elena fino al telefono appeso al muro. « Ecco
a
te, Elena. Fai con comodo »
Elena prese la cornetta e compose un numero inesistente, fingendo
così di chiamare qualcuno. « Ehi, sono Elena. La
mia macchina si è fermata,
mica potresti venirmi a prendere e mandare un carro attrezzi?
L’indirizzo? »
chiese Elena a Thomas.
« Peachtree Street al numero 990 »
« Care, ci sei? Allora, Peachtree Street 990. Ok, grazie
mille! » Elena riattaccò. « Grazie ancora! La mia amica sarà qui
massimo tra
mezz’ora »
Per passare un po’ di tempo, Elena
chiacchierò tranquillamente con
quell’uomo.
« Quindi.. Abiti qui da solo? »
« Già. Mia moglie ed io abbiamo divorziato da
alcuni anni. Non ne
potevo più di Seattle e così ho deciso di
comprare casa qui ad Atlanta »
Elena buttò un occhio all’orologio posto sopra al
caminetto. Erano
quasi passati trenta minuti. « Thomas, posso chiederti un
bicchiere d’acqua? »
« Certo, seguimi – Thomas si alzò dal
divano, dirigendosi nella
cucina – Liscia o frizzante? »
« Liscia »
Thomas, presa la bottiglia, riempì un bicchiere. «
Ecco a te,
sperando che possa dissetarti » Thomas si voltò e
i muscoli del suo corpo si
irrigidirono di colpo. Il bicchiere scivolò dalle sue mani,
frantumandosi a
terra e bagnando il pavimento.
« Cin cin » mormorò Elena, gli occhi
iniettati di sangue, le vene
sotto di essi e i canini in mostra. Si avventò sul collo
dell’uomo,
bloccandogli la testa, e lo morse a fondo nella carotide, squarciandola
e
nutrendosi del liquido denso e ferroso che scorreva in essa. I suoi
denti
affondarono in essa con forza e vigore. Solamente quando
l’ultima goccia di
sangue le scese giù nella gola, abbandonò il
corpo ormai morto dell’uomo.
Il rumore di una porta che veniva spalancata
all’improvviso, fece
voltare Elena verso la porta di servizio, situata proprio in cucina.
Poggiata con una spalla contro lo stipite se ne stava la sua antenata,
il suo
doppio, Katherine. Jeans scuri e attillati a fasciarle le lunghe gambe,
una
canotta anch’essa scura, giacchetto di pelle nero e stivali
lunghi fino al
ginocchio con alti tacchi. Da quando era diventata una vampira,
l’unico tratto
che distingueva le due erano i capelli. Elena li portava lisci mentre
Katherine
ricci, anche se molto spesso quest’ultima si divertiva a
prendere il posto
della sua discendente.
Katherine si guardò un po’ intorno e quando il suo
sguardo si posò
sul corpo straziato dell’uomo, non poté non alzare
gli occhi al cielo,
corrucciando le labbra con disapprovazione.
« Cosa? » chiese Elena mentre levava da davanti al
viso i capelli,
passandosi poi la lingua sulle labbra ancora scarlatte.
Katherine prese ad avvicinarsi ad Elena, stando bene attenta a non
sporcarsi gli stivali. « E’ morto. Credo che tu
abbia davvero bisogno di
maggiore pratica » disse mentre si portava le mani sui
fianchi, schioccando la
lingua contro il palato.
Fu il turno di Elena di alzare gli occhi al cielo. « Non ho
bisogno della pratica, né tantomeno del tuo aiuto
» disse Elena, avvicinandosi
alla vampira.
Katherine rise divertita. « A quanto stiamo? Credo di aver
perso
il conto! C’è stato il tipo di Boston, i due
escursionisti, o no, erano tre –
iniziò Katherine, portando il conto con le dita –
Seriamente, Elena, hai
bisogno di fare pratica se non vuoi destare sospetti »
« Non ho bisogno del tuo aiuto, Katherine! Smettila! Non vedi
come
il tuo “aiuto” mi ha ridotta? Sono diventata un
mostro! Tu mi hai fatto
diventare un mostro! » urlò Elena, sputando tutta
la rabbia, tutti i
risentimenti verso la vampira.
« Ancora, Elena? Sei cocciuta più di un mulo!
»
..Sei mesi
prima..
Elena si
era rinchiusa in una delle stanze di casa Salvatore, visto che non
poteva più
mettere piede in casa sua fino a quando Jeremy non le avesse dato il
permesso.
La transizione era stata completata, nei peggiori dei modi a dirla
tutta. Aveva
aggredito il fratello in un momento di debolezza, quando ormai il suo
corpo
stava richiedendo a gran voce del sangue per continuare a vivere. Il
suo corpo
voleva vivere, non lei. Quando si rese conto di ciò che
aveva fatto, era
scappata alla pensione e da lì non era più
uscita. Aveva vietato sia a Stefan
che a Damon di vederla.
Si sentiva un mostro, un mostro che doveva morire. Si era privata del
sangue,
rifiutando le sacche che i due fratelli le lasciavano. Ogni giorno
sentiva
Damon e Stefan litigare a gran voce per come erano andate le cose e
ciò la
ferivano mortalmente.
Sentiva
quella sua “vita” spegnersi a poco a poco, il suo
corpo seccarsi con il passare
del tempo. Quanto mancava alla morte? Sentì le palpebre
farsi pesanti e si
lasciò andare al sonno.
Quando
riprese coscienza, si ritrovò a bordo di un auto che
sfrecciava veloce lungo la
strada. Sbatte le palpebre, rendendosi conto di non provare
più alcuna
stanchezza.
« Vedo che
ti sei svegliata »
Elena
sobbalzò, voltandosi verso il posto del guidatore e
trovandovi seduta
Katherine. « Che.. Cosa? » Elena si
portò una mano sulla fronte, sentendo la
testa pulsare, e scorse a terra delle sacche di sangue vuote.
« Spero
non ti dispiaccia se ti ho fatto bere mentre eri incosciente, sai come
è, sei
pur sempre una mia discendente e alla discendenza ci tengo »
Elena la
guardò sconvolta e a bocca aperta. « Non avevi
alcun diritto di farlo! »
« Invece
si, sono una tua antenata e come ti ho detto tengo alla mia discendenza
»
Elena
strinse talmente tanto le mani a pugno che le sue nocche sbiancarono.
Con un
ringhio strozzato, prese il volante dell’auto e
sterzò di botto. La macchina
sbandò vigorosamente, ma Katherine prontamente
riuscì a recuperare il controllo
dell’auto, fermandosi sul ciglio della strada.
Non appena
la macchina si fermò, Elena scese velocemente
dall’auto, sentendosi bruciare
dalla rabbia e dalla collera.
« Elena! »
la richiamò Katherine.
« Cosa
vuoi da me, Katherine? » le urlò Elena, lasciando
alla lacrime il permesso di
bagnarle le guance. Stefan le aveva sempre detto che quando si era
vampiri le
emozioni venivano moltiplicate per quattro e gli sbalzi di umore erano
frequenti.
« Hai
bisogno del mio aiuto, Elena. Sei un vampiro ora, lo hai dimenticato?
» disse
Katherine, aprendo leggermente le braccia.
« Non
voglio il tuo aiuto! Non ho bisogno dell’aiuto di nessuno!
Avevo fatto la mia
scelta, ma non l’avete rispettata! »
« Elena,
sono l’unica persona in grado di aiutarti seriamente. Vuoi
rischiare di
uccidere il tuo dolce fratellino, o il povero Matt? Per cui ritorna in
macchina, ora » disse Katherine autoritaria, sfiorando
delicatamente la
carrozzeria dell’auto.
Elena si
schiarì la voce. « Sai, il rapimento non era
decisamente necessario » disse
mentre la sua voce tornava a poco a poco normale e le lacrime finivano
di
bagnarle le guance.
Katherine
sorrise, colta in fallo. « Si, beh, diciamo che era il
miglior modo per essere
sicura che tu facessi come ti chiedevo »
« Allora, Elena, che vogliamo fare?
Continuiamo a guardarci negli
occhi, fregandocene del povero tizio che hai appena ucciso, o ci
sbarazziamo
del corpo? »
« Liberiamoci del corpo »
« Brava ragazza. Quando avremmo perfezionato la tecnica,
saprei
perfettamente quando fermarti »
« Katherine.. » iniziò Elena, ma venne
rapidamente bloccata da
Katherine.
« Si, si, non c’è di che Elena. Ora
smettila di parlare e non
sprechiamo tempo » affermò la vampira
più anziana, voltandosi. Tuttavia si
fermò, ritornando di fronte a Elena.
« Prima però – passò svelta
la lingua
lungo le labbra di Elena, eliminando le tracce ancora rimaste di
sangue,
concludendo poi con un dolce bacio a stampo – Ora, al lavoro.
Ho già in mente
come punirti stanotte » mormorò alla fine
Katherine, sorridendole maliziosamente.
Oh si, Elena aveva perfettamente capito a cosa si stava riferendo
e la cosa le piacque a dismisura. Si passò la lingua sulla
labbra, pregustando
il tutto. Forse avrebbe dovuto uccidere più spesso qualcuno
se la giornata poi
si concludeva con una bella e sexy lotta sotto le lenzuola con
Katherine.
Spazio Autrice ( seriamente? )
Ma salve! Eccomi qui, nuovamente nella sezione The
Vampire Diaries
dopo che la mia ff _Walking On Air_ è bella che terminata da
alcuni mesi. Vi
sono mancata? Neanche un po’? Peccato, a me tanto invece :3
Ok, bando alle ciance.. Katherine ed Elena, il Kelena, le shippo troppo
:3
Questa piccola pazzia è venuta fuori in seguito ad alcune
gifs viste su Tumblr
e da lì è venuto l’imput di scrivere di
loro J
Secondo
me, Katherine è veramente una delle poche in grado a
insegnare ad Elena essere
vampira..
Bene, dopo questa OS credo che posso anche tornare a lavorare sulle mie
altre
tre storie in fase di stesura: _White Flag_ ( il seguito di _A Twist In
My
Story_ ), una su Joseph Morgan ( Amore mio *w* ) e una su Klaus v.v
Spero che vi sia un po’ piaciuta!
Alla prossima!
Baciiiii
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_Vermillion_
_So
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_Amici Mai_
_Walking On Air_