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Autore: Reykon23    21/07/2012    6 recensioni
Qualcosa è successo nel presente di akane...qualcosa che ha fatto si che lei e ranma si dividessero...nulla potrà dire cosa accadrà in futuro, i segreti sono tutti da scoprire e contenuti nei petali....in quei petali che vagano dimenticati...
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Rabbia e Dolore



Il mio destino è svegliarmi con rabbia ogni mattina, e andare a dormire alla sera ancor più arrabbiato. Tutto questo per cercare l'unica verità che sta al centro di ogni pagina di narrativa mai scritta: siamo tutti nella stessa pelle... ma per il tempo che ci vuole a leggere questi racconti ho solo la bocca..

  Harlan Ellison.

 



Era una mattina decisamente burrascosa.
Già erano passati 3 giorni che eravamo fermi qui, in questo maledetto hotel ad aspettare i nostri turni per le selezioni, e io non volevo altro che battermi e mettermi a confronto con qualsiasi avversario che mi sarebbe apparso davanti.
Ero però anche troppo irrequieto, mi ero stancato di aspettare e chi mi conosceva lo sapeva, la pazienza non era certo il mio forte! Già ero partito elettrico ed eccitato appena era arrivato l’invito a casa per il campionato mondiale di arti marziali, che quest’anno guarda caso si sarebbe tenuto proprio in Giappone, e la sola idea di dovermi trattenere ancora mi provocava notevole nervosismo!
Inoltre non mi aiutava affatto che mio padre, Soun, Akane e Nabiki avessero deciso di seguirmi per potermi assistere durante tutto l’arco della gara.
Ma la sorpresa più grande fu quella di trovare al mio arrivo  Ryoga e Mousse, che avevano ricevuto il medesimo invito. Daiiii, quei due erano delle schiappe a confronto me, sarebbero stati eliminati già nel corso dei primi turni, perché alla vittoria dovevo arrivare io e io solamente!
Non so cosa mi spingeva così tanto a vincere, forse l’orgoglio, fatto sta che avevo energie da vendere ed ero pronto a tutto.
Il conto alla rovescia ormai stava per finire, e quel pomeriggio finalmente avrei disputato le eliminatorie per passare agli ottavi di finale;  era arrivato l’ora del pranzo e tutti finalmente scendemmo nella sala e pregustare tanti buoni piatti prima della mia ovvia vittoria.
La scena che si presentava era sempre la stessa, come di consueto: Soun e Genma che si litigavano per ogni minima porzione che occupava il tavolo, Nabiki che mangiava silenziosamente e indifferente a tutto (anche se avrei giurato che stava architettando qualcosa), Ryoga e Mousse che discutevano animatamente su quale tecniche erano le migliori per poter battere velocemente un avversario, e poi Akane….il mio sguardo si era soffermato su di lei: composta e tranquilla si pregustava tutte questi avvenimenti provocandogli qualche sorriso fra un morso e un altro.
In quel momento però qualcosa la distrasse, e forse furono proprio i miei occhi, che infatti la stavano fissando; si girò di scatto verso di me e passarono 3 secondi, 3 eterni secondi in cui le nostre iridi sprofondarono l’una in quella dell’altra, era tutto così magico, così profondo….
< Beh?! Che c’è da fissare? > mi riscosse con la sua domanda più che ovvia, e al mio solito diedi velocemente la risposta più sbagliata.
< Ah no niente!! Mi domandavo solamente quando finivi di mangiare sennò quei fianchi così larghi non scompariranno mai > non ebbi nemmeno il tempo di girarmi con la testa che mi arrivò il tavolo vicino diritto nella testa, spaccandosi in due e creandomi un enorme bernoccolo proprio al centro, accompagnato dalle mie urla di dolore!
< Con permesso!!! > se ne andò subito dalla sala lasciando tutti gli altri basiti e me dolorante a terra che sbraitavo e inveivo contro tutti gli Dei.
< Sempre così manesca! Non cambierà proprio maiiii, accidenti! >
Forse era la nostra condanna…ogni volta che riuscivamo a trovare un contatto tra di noi, subito dopo non potevamo evitare di allontanarci, o per lo meno, mi rendevo conto che ero quasi sempre io a iniziare. Non sapevo nemmeno perché in quel momento facevo considerazioni di quel genere, sentivo che qualcosa dentro me stava cambiando, mi sentivo diverso….
Il dolore che provavo alla testa non aveva più importanza, il mio corpo stava dando più peso a una sensazione più forte, una sorta di sofferenza che dallo stomaco saliva piano…fino al cuore.
 

Bussai una, due, tre, quattro volte…Akane non voleva propria fiatare e manifestare la sua presenza in camera, chiusa nel suo orgoglio e nella sua presunzione.
< Akane muoviti apri! Voglio chiarire suvvia, non ti volevo far arrabbiare, sul serio >
Ora riuscivo a percepire perfettamente dei respiri da dietro la porta; a quanto pare si era appostata per captare la mia voce e decidere magari se aprire o meno.
< Ammetto di aver risposto male, sono nervoso per la gare, potresti essere più comprensiva diamine! > ecco che finalmente toccata nei suoi punti deboli si decise ad aprire una fessura dalla porta, pur tuttavia mantenendo il chiavistello inserito.
< Veramente sei così da quando ti conosco! Non credo ci centri tanto la gara visto che ti senti così superiore! E se io dovessi essere comprensiva, allora tu potresti essere più gentile! >
Il suo discorso in un certo senso non faceva una piega, ma non poteva averla vinta lei, non potevo lasciargli tanta soddisfazione.
< E ci credo! Trovo difficile che la gente riesca ad essere gentile con una racchia come te così violenta! >
Il suo viso diventò rosso di rabbia, ma la mia vista si concentrò ancora una volta su quei gli occhi, così castani e misteriosi. Questo contatto durò poco, poiché mi sbattè la porta in faccia, e ancora all’epoca non sapevo che sarebbe stato anche l’ultimo…..
All’improvviso venne Nabiki in corridoio sopraggiungendo vicino a me.
< Vedo che il litigio non ha fine….comunque c’è mio padre che ti sta cercando, dice che ti deve parlare…>
Abbattuto e poco convinto scesi un piano sotto per raggiungere la stanza dove dormiva Soun.
Lungo il mio cammino tuttavia cominciai a sentirmi strano…davvero strano!
Un nervoso che non avevo mai avuto prima cominciò ad albergarmi dentro provocandomi difficoltà anche solo a camminare; una rabbia furiosa mi spuntò dal nulla nel cuore senza motivo, senza niente che possa averla scatenata, sapevo solo che era lì ed era comparsa in un attimo.
Non stavo capendo cosa mi stava succedendo, mi sentivo ribollire come la lava, sentivo come se era entrato in me….qualcosa di malefico.
Cercai di mantenere la calma, pensai che questo era un brutto tiro che l’ansia voleva provocarmi e la mia incoscienza reagiva in questo modo, così con tutta la calma che era rimasta (semmai davvero c’era) bussai alla porta ed entrai appena ebbi risposta da Soun.
Diversamente dalla mia la sua stanza aveva dei grandi finestroni che catturavano la luce del primo pomeriggio; il letto in un angolo, 4 quadri appesi alla parete, un tappetto e un tavolinetto pieno di scartoffie: non era certo una camera da 5 stelle, però avevo lo stretto necessario.
Soun era affacciato con lo sguardo a guardare fuori, pensieroso e circospetto, e appena si girò verso di me notai come aveva il viso scavato, pieno di rughe e di stanchezza, come se fosse stato per un mese intero a lavorare senza mai riposarsi; lì sul posto quasi tentennava a stare in piedi.
< Ranma…scusa se ti ho disturbato…so che sei molto concentrato per le gare di oggi pomeriggio…>
Faticava perfino a respirare, ogni parola che pronunciava era uno sforzo immane per i suoi polmoni.
< ma…m-a c’era qualcosa…che vole-vo dir-ti…> non riusciva quasi più nemmeno a parlare, gli mancava il respiro e cominciò per giunta a tenersi il petto.
< Soun quale predica mi devi fare stavolta eh?! Dove sono i soliti lacrimoni? Lo so ho trattato male per l’ennesima volta Akane…ok ok..ma sono fatto così! E ribadisco sempre che siete stati voi a decidere del nostro fidanzamento del cavolo! >
A quanto pare però nemmeno io riuscivo a controllarmi, la rabbia che avevo sentito prima nel corridoio sembrare esplodermi da tutti i pori della pelle, avevo la mente accecata da un odio che non sapevo di poter provare nei confronti di quel rimprovero così inutile e insignificante.
< No…noo! Ti stai sbagli-and-o…non è per que-llo..> arrivarono i primi colpi di tosse, pesanti quanto l’atmosfera che si stava venendo a creare in quella stanza.
< Mi hai stancato Soun! Quando finirai di intrometterti in questo modo nelle nostre vite? Possibile che l’esagerazione non vuole propria andarsene dal tuo minuscolo cervello?? >
Feci ampi passi verso di lui finchè me lo ritrovai faccia a faccia, che mi guardava con sguardo semplice e supplichevole.
< Ran-maa…ti preg-go…ascoltamiii…c’è contro di te un compl-ott…> la tosse si fece sempre più roca e profonda, non riusciva più a respirare e si appoggiò con il braccio a me.
< Ora BASTA! Leva subito quelle mani addosso a me! >
Fu istintivo! Con forza abbastanza incontrollata, gli diedi uno spintone tale che lo scaraventai nella parete a destra, sbattendo con tutta la schiena con un contraccolpo che fece vibrare le intere pareti della camera. Subito dopo cadde a terra, con il busto appoggiato al muro e la testa sospesa in giù, esamine, senza proferire più parole.
Di colpo di nuovo qualcosa cambiò dentro di me, la rabbia e l’odio che avevo provato fino a un secondo prima erano svanite del tutto, lasciando il posto a un vuoto immane seguito da un’immensa preoccupazione e senso di colpo per quello che avevo detto e fatto.
< Soun! SOUN! > mi avvicinai a lui e cominciai a scuoterlo animatamente. Non dava nessuna reazione, nessun sintomo di vita. Mi apprestai a toccargli il polso e lì ebbi la macabra verità: non c’era battito, non c’era niente.
Il silenzio piombò intorno a me, guardai sconvolto il corpo di Soun immobile…lui era…era…era MORTO!
Il panico si impadronì di me, non potevo credere davvero a quello che avevo fatto! Non vedevo nessuna via d’uscita per me! Vedevo la vita che mi passava via velocemente, quello che le persone avrebbero detto, come mi ero macchiato l’anima in questo modo, come Akane avrebbe potuto vedermi….
Non pensai a nient’altro a quel punto, se non scappare, via, lontano…..dovevo calmarmi e cercare una spiegazione, una soluzione, un perdono! Che forse nemmeno Dio mi avrebbe potuto dare…
Così uscì subito dalla finestra e scesi di soppiatto in strada, confondendomi con la gente e la confusione che aspettava l’esito delle gare precedenti.
L’ultima cosa che sentii abbandonando quel luogo fu un urlo, proveniente da quella stanza maledetta….
 

Ripensai a tutto quello che era successo quel giorno. Ormai io e Akane eravamo arrivati sulle rive di un ruscello della foresta, avevamo lasciato la casa nella radura perché gli altri erano tornati troppo presto dannazione! Si stava dissetando poiché la paura e la stanchezza l’avevano provata molto, e mentre la guardavo bella e meravigliosa come sempre misi in moto la memoria riflettendo su quei fatti tanto misteriosi e chiari nello stesso tempo.
Akane non voleva altro che risposte, voleva capire che cosa era successo sul serio quando morì Soun, ma io non sapevo come parlarci…non dovevo, o forse di più non potevo….
Non potevo dirgli che avevo davvero ucciso suo padre….!





  
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