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Autore: lispeth_    21/07/2012    2 recensioni
Guardava quegli occhi neri come la pece percorrere tutta la stanza. La stava cercando, sentiva il suo respiro ansioso di poterla toccare un'altra volta. Roxanne voleva urlare, ma facendo così avrebbe rivelato il suo nascondiglio all'assassino. La sua risata le fece gelare il sangue. "Ti troverò Roxanne Holmes, non puoi scappare" ringhiarono le sue labbra. Non era umano, era un mostro. E andava fermato, prima che fosse troppo tardi.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciò che Roxanne non sopportava erano i negozi di abbigliamento. Non odiava i vestiti, anzi ogni volta che se ne presentava l’occasione si intrufolava in un centro commerciale prendendo tutti i capi che costavano di meno e che le stessero bene. Lei odiava le boutique, quei piccoli negozietti con gli articoli disposti come se ci si trovasse in un museo di arte contemporanea. Poi in quei posti le commesse ti stavano con il fiato sul collo per paura che tu possa rubare qualcosa ed era decisamente irritante.
Roxanne doveva un favore a Renee e così aveva deciso di accompagnarla in quel posto per i vestiti della festa in maschera alla quale non voleva nemmeno metterci piedi. Si guardò allo specchio stretta in un tubino nero che le sparava il seno talmente in alto da sfidare la forza di gravità.
“Non credo che sia il mio genere Renee, insomma vorrei almeno respirare” disse non potendo nemmeno sbuffare, ogni minimo movimento era impossibile con quella cosa addosso. Renee dal suo angolo la guardò con fare critico per poi annuire.
“Secondo me stai benissimo invece, la lunghezza è giusta”
“Ma non penso che la taglia sia giusta”
“Oh no questi abiti fasciano molto e vanno portati stretti” intervenne la commessa con il suo strano taglio corto da una parte e lungo dall’altra. Roxanne maledette ancora una volta quella donna che non aveva intenzione di farsi gli affari suoi. Rientrò nel suo camerino e si tolse quell’orrendo vestito a fatica cercando comunque di non romperlo altrimenti avrebbe dovuto spendere i suoi soldi inutilmente.
“Hai saputo con chi va Susan al ballo?” disse Renee oltre alla tendina del camerino.
“Non ne ho idea davvero” rispose di rimando Roxanne mentre lasciava il vestito sul suo appendiabiti. Susan faceva parte della corte di compagnia di Cheryl. Bionda, alta, e stupida, come tutte le ragazze che si portava dietro la sua ex migliore amica.
“Con Adrian Kain ci credi? Cheryl andrà su tutte le furie. Anzi credo che l’abbia già saputo”
Roxanne sospirò, ogni volta che cercava di dimenticarsi di quel ragazzo qualcuno doveva sempre ricacciarglielo nella testa. Era una congiura per caso?
“Non mi interessa di quello che fa Cheryl e tanto meno di quello che fa Adrian Kain” ringhiò da suo camerino dopo essersi messa un altro vestito decisamente più largo di quello precedente. Guardandosi allo specchio pensò di non essere poi così male.
“Giusto me n’ero dimenticata. Cavoli Rox con quel vestito stai proprio benissimo, anche se non ti mette in risalto il seno come quello di prima” disse Renee sbucando con la testa dentro al suo camerino, in risposta la ragazza dal capelli rossicci roteò gli occhi per poi tornare a guardare la sua figura allo specchio. Era un vero peccato che Sawyer non potesse venire alla festa, sicuramente si sarebbe divertita molto di più con lui che con la sua amica petulante. 
Era tornato ad essere strano, nonostante si fosse scusato ripetutamente del suo comportamento.  Roxanne aveva la strana sensazione che gli nascondesse qualcosa. Qualcosa che l’avrebbe allontanato da lei per sempre, o almeno quella era la sua impressione.
“Lo prendo” affermò improvvisamente la ragazza cercando di scacciare quei brutti pensieri fuori dalla sua testa.
Cento dollari spesi inutilmente finirono in un sacchetto di plastica verde. Renee volle passare anche dal negozio di scarpe per comprare qualcosa che potesse abbinarsi al suo bellissimo vestito troppo corto che aveva appena comprato. Rimasero in quell’inferno per un’ora e mezza sommerse da scarpe di ogni tipo.
Renee comprò tutto quello che le era concesso dalla sua carta luccicante d’oro che le aveva regalato il padre per il suo sedicesimo compleanno.
“Non vedo l’ora di andare al ballo” disse emozionata la ragazza dai riflessi biondi tenendosi stretta i suoi sacchetti come se contenessero dell’oro.
“Dovrei dire la stessa cosa giusto?” disse Roxanne sarcastica ricevendo uno sguardo leggermente ammonitorio dalla sua amica. La fece ridacchiare pensando a quanto fossero diverse nel valutare gli eventi della vita.
“Non vedo l’ora di andare alla festa” urlò arrivata alla sua vita voltandosi verso la bionda che prese ad applaudire come una cretina.
Roxanne fece un inchino e con un salutò si congedò oltre la porta di casa.


Era arrivato il momento di dire la verità, per quanto difficile potesse essere.
Non poteva tenerlo nascosto a lei. Non a Roxanne che si fidava ciecamente di lui. Per la prima volta nella sua vita aveva paura, più di quello che sarebbe scaturito dalla sua scelta. Attraversava  a passi lenti il vialetto di casa Holmes. Più si avvicinava alla porta d’entrata più il suo cuore prendeva a balzargli contro il petto come se volesse uscire da un momento all’altro. Voleva vomitare nel cespuglio di rose ormai appassito.
Con tre colpi alla porta scrisse il suo destino.
Fu il piccolo Noah ad aprire la porta che con un largo sorriso andò immediatamente a chiamare sua sorella.
Eccola lì. Perfetta nella sua imperfezione. Adorava come i suoi capelli fossero così naturalmente scompigliati, come adorava quei leggeri riflessi rossi che le incorniciavano il viso.
“Ehi ti va di fare una passeggiata?” le chiese mettendo le mani in tasca. Non aveva nemmeno il coraggio di varcare la soglia con quella notizia, voleva tenere Noah all’oscuro di tutto.
Roxanne annuì assicurandosi prima che suo fratello Noah andasse a letto. Prese una giacca per coprire le sue spalle nude e mi seguì nel buio della notte.
Camminavamo fianco a fianco nel più completo silenzio. Sentivo i suoi sospiri alla mia destra e sapevo che non avrebbe parlato se non lo avessi fatto io per primo. Era una ragazza testarda, ma aveva imparato ad amarla così com’era.
“Allora come è andata oggi?” chiese improvvisamente lasciando che il venticello autunnale passasse attraverso i suoi capelli lunghi. Fece una leggera smorfia piegando la bocca di lato.
“Sono andata a fare shopping con Renee. Quella donna ha intenzione di farmi vestire da puttanella da quattro soldi per una stupida festa in maschera” incrociò le braccia al petto come una bambina e puntò gli occhi verso il cielo. Quella sera non c’erano stelle, tutto era coperto da uno strato di nuvoloni neri, tanto per rendere ancora le cose più difficili.
“Rox devo dirti una cosa…non è facile da dire ma ormai è giunto il momento di farlo” prese la sua mano e la invitò a sedersi sul marciapiede accanto a lui. La sua mano era così delicatamente morbida da non sembrare nemmeno umana.
“Che succede Saw? Non fare quella faccia che mi spaventi”
“Sai che ti avevo detto che volevo cambiare qualcosa nella mia vita?”
“Si. Non fai altro che ripeterlo da due anni, credevo che avessi mollato la voglia di imparare a suonare la chitarra. Hai cambiato strumento?”
“No. Ho solo deciso di fare qualcos’altro. Lontano da qui”
“Che intendi dire?”
“Sono entrato nell’esercito. Devo andare via di qui e questo mi sembra l’unico modo sensato di farlo”.
Il silenzio ritornò improvvisamente, sembrava che Roxanne non avesse capito quello che le avevo appena detto. E la paura tornò a tormentarmi il cuore.
Sentivo il rimbombo di ogni pulsazione. Ma quello che lo faceva tremare era il silenzio della sua ragazza, quelle labbra rosee avevano sempre un’opinione pronta ad ogni situazione.
Aspettava con ansia il suo consiglio, una sua qualsiasi reazione a quello che stava per succedere.
Quel silenzio prolungato lo fece irritare. Strinse leggermente i pugni nelle tasche dei suoi pantaloni.
Stava per andarsene per chissà quanto tempo e lei non parlava. Si sentivo nello stesso tempo stupido pensando di poterla capire, capire i suoi movimenti in quel momento.
“Quindi tu te ne vai adesso?” chiese con calma portando una mano a torturarsi l’altra.
“Si, fra due giorni parto” annuì e quando rialzò la testa non la vide più al suo fianco. Stava tornando a casa a passi veloci.
“Roxanne!” urlò il ragazzo raggiungendola a prendendole il braccio. Vide le sue lacrime. Da quelle gocce che le rigavano il viso poteva vedere rabbia, disperazione e paura. Tanta paura di qualcosa a lui ancora sconosciuto.
“Non provare a fermarmi. Razza di imbecille. Perché fai una cosa del genere? Perché me lo vieni a dire esattamente due giorni prima poi?” gli chiese urlando mentre le lacrime continuavano a rigarle il viso.
“Non lo so. Non riuscivo a dirtelo”
“Oh si certo, la grande confessione del mondo. Sai che ti dico? Vattene pure in guerra o dove diavolo ti mandano, ma non aspettarti che io sia qui fra tre mesi o quanti saranno!”
“Non fare così ti prego”
“Non fare così? Sawyer come reagiresti se ti dicessi che domani parto per il Congo rischiando di morire probabilmente per una malattia contagiosa della quale non ho fatto la vaccinazione eh?” stava delirando. Non riusciva nemmeno a fare degli esempi sensati. Si sentiva talmente stupida da non riuscire nemmeno a pensare. Sawyer se ne sarebbe andato.
In tutto quel casino l’unica sua risorsa era lui e solo lui. E sarebbe partito per troppo tempo.
“Mi dispiace” disse cercando di trattenere le lacrime.
Non aveva la sua pietà, per quanto lo amasse non era d’accordo su quello che stava per andare a fare. Avrebbe rischiato la vita per una semplice sfida con se stesso. Quale sano di mente avrebbe fatto una cosa del genere? Gli sarebbe bastato un centro benessere o un bravo psicologo per sistemare la situazione.
No, lui voleva andare in guerra. Idiota.
“Vattene. Non ti voglio vedere” disse la ragazza ormai arrivata alla porta di casa sua. Si chiuse la porta alle spalle e vi poggiò la schiena. In quel momento scoppiò a piangere facendo comunque attenzione a non svegliare suo fratello. Si lasciò cadere per terra e prese il suo viso tra le mani.
Come avrebbe fatto senza di lui?
Cosa sarebbe successo? Non poteva lasciarla da sola in quel momento.
Il biglietto.
Adrian Kain.
Suo padre che non tornava a casa.
Sawyer che se ne andava.
Adrian Kain.
Era troppo da sopportare per una sola persona. Ma era quello che avrebbe dovuto fare due giorni dopo fino al ritorno del suo ragazzo. Se mai fosse tornato intero. Quel pensiero le riempì nuovamente gli occhi di lacrime.
“Rox, lo sai che ti amo. Ma non sono più lo stesso, lo hai notato anche tu. Io non voglio diventare qualcuno che non sono. Voglio essere la persona che hai conosciuto due anni fa” la voce di Sawyer passava flebile oltre la porta d’entrata. Roxanne poteva sentire le sue lacrime oltre a quel legno scuro, ma non volle aprire la porta.
“Anche io ti amo lo sai. Ma non posso sopportare tutto questo da sola”
Rimasero lì per tutta la notte. Ad ascoltare ognuno le lacrime dell’altro.
Separati da quell’unico strato di legno. La separazione più grande che poteva sopportare dal suo ragazzo. Cosa sarebbe successo quando sarebbe stato in un altro continente?
La mattina successiva, Sawyer era andato via.  L’ombra del suo dolore era ancora presente nell’aria come uno spirito maligno che tolse il respiro a Roxanne pronta per affrontare un nuovo giorno di scuola.
I suoi passi erano sordi sull’asfalto coperto di foglie ingiallite. Nemmeno la musica alle sue orecchie poteva distrarla da quello che era successo la sera prima. Quando Sawyer aveva deciso di abbandonarla.
Un gesto egoista da parte sua. Ma non poteva certo pretendere che si prodigasse per lei  in ogni suo respiro.
Una mano sulla sua spalla la fece sobbalzare. Si tolse le cuffiette dalle orecchie e vide quegli occhi ancora più spaventosi del solito.
“Certo che tu arrivi sempre nei momenti meno indicati” disse la ragazza scostandosi da colui che tormentava le sue notti. Da quando Adrian Kain era arrivato in città, la vita di Roxanne era precipitata. Poteva considerarlo un uccello del malaugurio.
“Oh ma buongiorno principessa. Come mai mi porgete questo bellissimo sorriso?” disse l’idiota platinato con quel suo sorriso perfetto da farle venire il voltastomaco.
“Non sopporto il sarcasmo mattutino”
“Ok allora la smetto subito. Per caso non hai dormito stanotte?”
“Cosa te lo farebbe pensare?”
“Le due enormi occhiaie attorno ai tuoi occhi”
“Oh grazie, non credevo che fossero così visibili” disse Roxanne cercando di aumentare il passo. Non aveva voglia di parlare con lui, non aveva nemmeno voglia di vederlo. Lui gli aveva portato via Sawyer, era colpa sua.
“Scusami. I tuoi occhi sono comunque bellissimi. Direi che sono un castano dorato” sussurrò al suo orecchio aggiungendo ancora una volta il suo sorriso scintillante. Aveva la capacità di farla incazzare e addolcire nel giro di pochi secondi, e questo le faceva paura. Non credeva fosse possibile che una persona potesse avere tutto quel controllo su di lei.
“Non credere di impressionarmi con un semplice complimento Kain, non sono come quelle ragazze che abbordi a scuola”
“Oh lo so benissimo. Ma a me piacciono le sfide”
“Dovrai impegnarti molto allora. So essere molto difficile” affermò passandosi una mano tra i capelli sciolti. Poteva sentire il suo profumo da quella poca distanza, doveva essere un fiore. Forse una rosa. Qualcosa che ad Adrian piacque immediatamente.
Considerava quella ragazza bella in modo naturale. Una bellezza fuori dal comune stereotipo della ragazza liceale. Le piaceva il modo in cui muoveva le mani mentre parlava ma soprattutto il suo sorriso che non gli aveva ancora concesso ma che aveva scorto di nascosto.
Quanto avrebbe voluto che quel sorriso gli appartenesse, almeno per un secondo.
Però aveva paura. E ammetterlo gli costava tanta fatica.
Aveva paura che nel momento stesso in cui lei si sarebbe fidata di lui, sarebbe successo di nuovo.
Quella furia l’avrebbe portata via come era successo con le altre ragazze.
Qualcosa che non riusciva ancora a controllare.
La ragazza sbuffò pensando che Adrian fosse esattamente uguale a lei. Non avrebbe ceduto fino a quando lei non avrebbe cambiato idea sul suo conto. Era una sfida che avrebbe accettato, in fondo non aveva niente da perdere.
La conversazione si concluse in quel modo, con una smorfia soddisfatta sulle labbra perfettamente disegnate del ragazzo.
All’ora di pranzo Adrian Kain aveva vinto.
Roxanne lo aveva guardato e gli aveva sorriso per la prima volta.
Ed ecco che arrivò quella sensazione.
Quella forza fuori controllo gli attraversò la mente nel momento esatto in cui quel sorriso invase le sue iridi nere.
Sarebbe inevitabilmente successo.
Ne era sicuro.


*ANGOLINO AUTRICE*
E' la prima volta che decido di intrufolarmi in uno dei miei capitoli. Di solito lascio il capitolo parlare da sè a rimango nel mio angolo a seguirne gli sviluppi. Questa volta ho deciso di intervenire per il semplice fatto che ne avevo voglia, non c'è una vera e propria motivazione per questo.
Roxanne sta mettendo in discussione sè stessa a causa dell'improvvisa partenza di Sawyer che l'ha decisamente turbata. E' casuale l'apparizione di Adrian Kain proprio in quel momento? voglio sentire qualche opinione riguardo al loro terzo incontro , se si può definirlo tale.
Di quale forza fuori controllo parla Adrian? Colpirà Roxanne stessa?
Al prossimo capitolo :3
  
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