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Autore: Cristy_    22/07/2012    2 recensioni
"Schivavamo le persone che correvano per non perdere i loro voli e la mia valigia rischiò di cadere un paio di volte. Svoltammo l'angolo e lì ci fermammo.
Eravamo in un vicolo cieco ma lei sembrava non esserne preoccupata. Che l'avesse fatto apposta??? Era questa la meta???
Davanti a noi apparirono quattro ragazzi che indossavano delle felpe con i rispettivi cappucci sulle loro teste, occhiali da sole e sciarpe fino al naso.
Mi girai a guardare dietro di me, tutto questo era troppo inquietante! Ero distratta dall'ansia ma non appena vidi rispuntare quel tizio-armadio sbarrai gli occhi e lasciai la mano di quella ragazza. Sobbalzai anche spaventata ma non seppi più che fare.
Guardavo quei cinque visi senza capire un bel niente delle parole che la ragazza stava scambiando con uno dei ragazzi.
All'improvviso quest'ultimo mi si avvicinò, cauto, e mi parlò in inglese allegramente."
In questa storia, una ragazza che ha perso tutto insegnerà a cinque ragazzi -che all'apparenza hanno tutto- il valore delle piccole cose.
Ma sarà uno scambio reciproco...
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminavo sulla via per casa. La strada non era deserta, ma pochi rumori la animavano.
Quel poco di gente che c'era si limitava a portare a spasso il cane o a fare footing. Già, perchè erano le sei del mattino.

Probabilmente a quest'ora tantissime altre ragazze stanno lottando contro il dolore ai piedi per i tacchi e tornano a casa dopo una serata in discoteca”, pensai.

Ma no, niente discoteca per me.

Richiusi gli occhi al ricordo di quello che era appena successo e mi fermai di colpo sul marciapiede. Li riaprii e sbattei un paio di volte, combattendo contro l'impulso di piangere.

L' avevo già fatto, più e più volte.

Non sapevo di preciso dove stavo andando, camminavo senza una meta per le strade del mio quartiere senza alcuna fretta.

Volevo aspettare che sorgesse il sole, ma d'inverno era più lento a farlo. E io non avevo tempo, né più forza di sopportazione.

Mia nonna era morta in casa nostra e guardarla pallida e distrutta in quel letto mi faceva male, un male cane.

Lei era tutto quello che mi restava della mia famiglia e se n'era andata, lasciandomi sola. Che cosa avrei fatto? Non ero neanche maggiorenne...

Il modo in cui l' aveva fatto era più che normale: gli anni che aveva, malata di vecchiaia... Entrambe ce lo aspettavamo.

La cosa che mai mi sarei aspettata era ritrovarmi con solo un bigliettino tra le mani ed un ipotetico indirizzo di quella che sarebbe stata la mia nuova casa... in corea.

***

<< Occhei, al mio tre... Uno, due, tre! >>

<< Sollevatela! >>

Mi misi una mano sulla fronte ed abbassai la testa, quella visione era troppo straziante per me.

La stavano portando via.

Con lei se n'erano andate tutte le mie forze, ma non dovevo arrendermi.
Era proprio allora che cominciava la parte più difficile della mia vita: perdere i genitori a soli quattro anni in un incidente d'auto era niente a confronto. Dover arrivare nella Corea dall' Italia e vivere da sola in un posto dove non parlavano la mia lingua era assolutamente spaventoso.

Proverò con l'inglese.”

Prima ancora che finissero decisi che dovevo sbrigarmi. Più tempo ci avrei pensato su e più le paranoie sarebbero aumentate.

Era una cosa che dovevo fare e basta.

Mi girai e cominciai a prendere tutte le cose di mia nonna e a metterle in due scatoloni. Tutto. Dai vestiti ai libri, alle foto, ai trucchi, alla sua spazzola... “Tutto. Devo liberarmi di tutto.”

Quando sono in camera mia apro l'armadio e butto i vestiti alla rinfusa dentro la valigia. Li schiaccio con le mani per farceli entrare tutti ma inizio a piangere prima di poter lottare contro la cerneria.

Crollo sul pavimento. Cercavo di tenere tutto dentro e mi ero costruita un muro alto quanto un castello di carta. Fragile, instabile.

La mia vita era così da quando lo ricordassi. Ero mai stata sicura di qualcosa?
“Di lei.” Si, ma se n'è andata. Non c'è più.

Devo continuare. Devo rincominciare. A vivere. A sperare. A sognare.

A credere. A lottare. Non posso fermarmi.

Devo andare avanti e risolvere quest'altra cosa.”

***

<< Ciao Laura. Ti chiamo per... >>

<< Cristina! Ma si può sapere che fine hai fatto? E' da stamattina che provo a rintracciarti, ma il tuo telefono era staccato... >>

<< Mmh, si lo so... Ti ho chiamata per questo. >>

<< Senti, ho visto il manifesto. Come stai tu? >>

<< … >> Ci misi un attimo per rispondere. << Bene. >> Mandai giù il groppo. Era la terza volta quel giorno. << Sto bene e sto partendo per la corea. >>

<< Che cosa? >>

<< Si, ummh, una cosa che mi ha detto mia nonna... >>

L' aereoporto era affollatissimo. Trascinavo la mia valigia con una mano e con l'altra tenevo il telefono. Non avevo proprio voglia di fare la fla e parlare con una di quelle signorine- robot che tutta sorridente mi avrebbe venduto il biglietto, quasi a farmi credere che fosse una cosa positiva che stessi partendo. Fortuna che avevo comprato il biglietto da internet.

Non ci sapevo fare granchè, ma ce l'avevo fatta.

<< Cristy non puoi andare in Corea da sola, hai solo diciasette anni! >>

<< Lo so. Ma non posso fare altro. >>

<< Certo che puoi! Puoi venire da me, ne parliamo... Ai miei non creerebbe nessun problema se sapessero dove vuoi andare! E poi che ci vai a fare li'? >>

<< Ha detto che è importante. >>

<< Tu sei pazza! Cristy, fermati un attimo a pensare. Ti rendi conto di dove stai andando? Non sai niente della corea!! >>

<< So... che mangiano il riso con le bacchette. >>

<< Non solo quello! >>

<< Bè, per questo non avrò problemi! >> Sorrisi, amaramente. << Senti, non posso dirti che starò bene. Posso dirti che me la caverò, come al solito. Mi impegnerò, per tutto. >>

<< Sarai sola! E' così pericoloso... >>

<< Ho già una casa. Ecco perchè ci vado. Non starò poi così male... >>

Laura sospirò. << Credi di essere pronta per una cosa del genere? >>

<< Devo fare questa cosa, pronta o no. E ora devo anche salutarti. Mi dispiace di non esserci viste... prima che io partissi. Ma ci rivedremo presto. >> Quelle parole le avevo dette più per consolare me che lei, mi sentivo un po' in colpa ad andare via senza salutare nessuno.

La cosa positiva era che la cultura orientale mi era sempre un po' piaciuta, mi affascinva.

Quanti film di Jackie chan avevo guardato da piccola? Quasi tutti!!!

Ma questo non bastava... Un po' mi intristii. Mi sentivo un'illusa.

Laura si fece arrendevole e si limitò a salutarmi, a dirmi che le sarei mancata e ad augurarmi di prestare attenzione, perchè se mi sarebbe successo qualcosa, dovunque mi trovassi, sarebbe venuta a prendermi a pugni.

Feci i controlli necessari e poi mi diressi verso l'aereo.

Più volte mentre camminavo mi avevano chiesto se fossi sicura di non volere un'assistente: ero minorenne, mica scema e irresponsabile!

Mi sedetti al mio posto e con un po' di agitazione mi guardai intorno.

Pensai che non avevo davvero salutato nessuna delle mie amiche. Laura avrebbe fatto da passaparola.

Mi distrassi con il cellulare. Entrai su facebook. Non ero solita farlo, però non volevo rendermi conto di essere in una scatoletta di ferro che sarebbe stata sospesa nell'aria per non poco tempo.

Trovai vari messaggi di posta. Cliccai su uno a caso, quello che non iniziava con “come stai” o “mi dispiace”.

Mons: Cristy! Questo era il gruppo di cui ti parlavo l'altro giorno. Ascoltali, lo so che il coreano fa strano, ma penso possano piacerti.”
Coreano? Avrei proprio dovuto ascoltarli! Forse mi sarebbe servito a qualcosa...

Si chiama k-pop. Ballano benissimo!!!” Accanto c'era un link. Stavo per cliccarci ma sentii la voce robotica annunciare del decollo dell'aereo. Spensi il cellulare e quel messaggio finì nel dimenticatoio per qualche ora...

***

<< Cristina... >>

<< Sono qui, nonna. >> Mi avvicinai a lei e le presi la mano.

<< Devo dirti una cosa. Importante. >> Lei tossì un paio di volte e poi fece un respiro profondo.
Non potevo crederci che stava morendo. Lì, così, davanti ai miei occhi...

<< Tu sai che tuo padre ed io siamo coreani. >>

<< Si... >> Avevo la vista appannata dalle lacrime e la voce faceva fatica ad essere stabile. Non volevo parlare più del necessario.

<< Tu devi andare in Corea. Devi andare in Corea del Sud, ti ho lasciato in eredità casa mia. Il testamento... -tossì- è nel cassetto... >>

<< Che co...cosa? Io... >>

<< Ascoltami. Devi farlo. Sei coreana anche tu, per metà. >>

<< Lo so, ma... Io non so niente... >>

<< Va, questo è l'indirizzo. >> Mi porse un biglietto che aveva gia' scritto e poggiato sul comodino. Non mi chiesi perchè non lo avevo notato prima.

<< Nonna... >>

<< Cristina, non immagini cosa ti aspetta ancora. Ma... diffida dalle apparenze. >>

<< Cosa? Perchè? ...Nonna! >> Le mossi un po' la mano, lei si era fatta d'improvviso ferma come una statua.

<< Devi... vedere quello che c'è dentro. Dentro le persone che incontrerai... C'è sempre un po' di noi. >>

<< E... poi? >> chiesi, con voce tremante.

<< Non temere. Non avere paura delle tue origini. >>

<< Nonna... >> Cos' altro avrei potuto dirle? << Ti voglio b... >> le mie parole furono stroncate. Smise di stringermi la mano.


Heylà! Ciao a tutti! ^^ Se siete arrivati fino qui vi prego di lasciare una recensione, anche piccola, per sapere cosa ne pensate della mia storia!
Sono stata travolta dal vortice degli SHInee da nemmeno un paio di mesi ed eccomi qui, con tanto impegno a cercare di combinare qualcosa di giusto! Mi farebbe molto piacere sapere che non ho combinato un completo disastro... xD E spero che possia piacervi tanto da seguirla! :D

  
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