Crossover
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Autore: Tomo_Luna    05/02/2007    3 recensioni
"Crazy", un nome, una promessa! Infatti, in questo locale si radunano per una nottata diversa dal solito i più svariati personaggi che popolano il mondo dei manga e dei libri! Unico fattore comune? Il Night Side Show!
[Attenzione: shounen-ai nei primi capitoli, yaoi più avanti]
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Anime/Manga, Libri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Salve, gente! ^_^ Tomoko’s back con una storia dall’evidentissimo gusto yaoi!! Hihihih… Ormai vedo relazioni slash dappertutto… E questa FF ne è la prova… Spero vi piacerà leggerla come a me è piaciuta scriverla! R&R!
P.S.= Questo primo capitolo sarà particolarmente incentrato sui personaggi di Fullmetall Alchemist, ma ogni volta cercherò di cambiare!


Una serata al Crazy

Love revenge


-Colonnello, siamo sicuri che sia questa la strada giusta?
La perplessità nella voce del giovane Edward Elric era ben udibile, oltre che impregnata dell’usuale ironia, quella riservava unicamente al suo amatissimo superiore; il bel volto di Mustang si trasmutò in una maschera di falsa cortesia, che poco si abbinava al suo sorriso malizioso.
-Ovviamente, Fullmetal. Non è la prima volta che vado in questo locale, quindi sono favorevolmente certo che la strada sia giusta.
Ed sbuffò leggermente, distogliendo lo sguardo; si passò distrattamente una mano tra i lunghi capelli dorati, insolitamente raccolti in una coda alta invece della solita treccia. Un braccio si abbatté sulle sue spalle, attirandolo in un abbraccio da orso.
-Su, forza Edward-kun, stasera si fa baldoria! Non immaginerai mai quello che ti aspetta.
-Havoc, leva quel braccio!- si scaldò il bel biondino, divincolandosi come un matto.
-Mamma mia, scontroso come al solito! Colonnello, siamo sicuri di aver fatto bene a portarlo con noi?
-Dovresti chiederlo al Vice-Colonnello. È stata sua l’idea…
-Edward-kun è a tutti gli effetti un Alchimista di Stato e ci ha aiutato in svariate missioni, quindi è stato un dovere invitarlo per questa uscita.
Il ragazzo si intromise bruscamente nella conversazione.
-Scusate, potreste smetterla di parlare come se io non fossi presente?!
Havoc ghignò, già pronto ad ironizzare sull’altezza dell’Alchimista d’Acciaio, quando Mustang si fermò all’improvviso, con il disastroso risultato di farlo cadere a terra per l’impatto tutt’altro che morbido con la schiena del suo superiore.
-Eccoci arrivati.
Ed scrutò con sguardo critico l’entrata del locale: nonostante l’ora tarda, non c’era quasi nessuno all’ingresso, solo due energumeni vestiti di nero che avevano tutta l’aria di bodyguards. Anche se la domanda di un passante inconsapevole sarebbe stata: “Ma a che cosa fanno la guardia? Quello è un semplice magazzino abbandonato!” Infatti era proprio quello l’aspetto della facciata, di nudo cemento annerito dall’inquinamento, in alcuni punti talmente rovinato da far intravedere il mattoni al di sotto oppure deturpato da diverse tag orribili o insulti scritti a bomboletta. Solo la luce di un lampione malandato lanciava un riflesso intermittente su quel paesaggio desolante. Il ragazzo scosse la testa, osservando con fare guardingo Mustang che si avvicinava a passo sicuro all’entrata, seguito a ruota dall’intera vociante compagnia: se era uno scherzo, era stato presto scoperto… Anche se non vedeva la necessità di farlo vestire bene per una semplice burla…
-Edward-kun! Forza, dobbiamo entrare!
Con un sospiro il biondo alchimista entrò nel locale insieme agli altri, cercando di nascondere la sua crescente irritazione.
“Ma chi vogliono prendere in giro? Figurati se c’è qualcosa dentro questo edifico malandato…”
Neanche aveva finito di pensarlo che dovette immediatamente ricredersi: la facciata non l’aveva preparato ad un tale splendore dell’interno, completamente illuminato da soffici luci dorate, in perfetto abbinamento con le pareti di un pallido panna. Un bancone di lucido mogano dominava tutta la parete destra, leggermente panneggiata con veli di seta d’oro bruciato uniti con lucenti spille dello stesso colore; e come se non fosse abbastanza, una splendida ragazza dalla chioma platino sorrideva dal bancone, facendo loro segno di venire avanti, salutando poi in modo molto confidenziale la compagnia, come se fossero clienti abituali.
-Molto lieto di rivedervi, tutti quanti!- esclamò la ragazza, stringendo la mano sia agli uomini che alle donne; lo notò solo in un secondo tempo, fissandolo per qualche secondo con perplessità, per poi indicarlo con meraviglia, il viso trasfigurato in un’espressione di stupore.
-Ma tu sei Edward! Scusa se non ti ho riconosciuto prima, ma ho impiegato un attimo ad associare al tuo volto la descrizione. E per la cronaca sei molto più carino di quanto questi cattivoni avevano detto!- esclamò, indicando gli uomini del gruppo, in modo particolare il Colonnello.
“Ma quanto parla questa?!” pensò al massimo dell’imbarazzo, il povero alchimista, che balbettò qualche indecisa parola di ringraziamento.
-Comunque, il mio nome è Draco Malfoy e per stasera sono il “portiere” del “Crazy”, che per inciso è il nome di questo locale. Visto che è la prima volta che vieni e vedo già che sei molto sorpreso dal mio modo di parlare, ti avverto già che io non sono quello che tu pensi.
Edward azzardò una frase, osservando di sottecchi la ragazza dagli occhi color cenere –E perché dovrei essere sorpreso?
-Perché parlo di me stesso come se fossi un uomo, anche se ho questo bel corpo femminile- ribatté con sicurezza Draco, fissandolo con uno sguardo penetrante, gettandosi i lunghi capelli biondi alle spalle –Infatti io SONO un uomo.
“Oddio, un travestito!!!” pensò con orrore il ragazzino, facendo inconsapevolmente qualche passo indietro “Ma in che posto mi hanno portato questi deficienti?!”
Draco alzò gli occhi al cielo, intuendo ovviamente il pensiero di Fullmetal, il cui volto si era trasfigurato in una maschera di orrore e disgusto.
-Non un sono un maniaco né un travestito, tranquillo. Ora ti faccio vedere.
Gli bastò uno schiocco di dita: davanti agli occhi stupefatti di Ed, la lucente chioma platino si accorciò fino ad un pulito taglio a caschetto, le forme prosperose scomparvero lasciando il posto ad una fisionomia ben più virile e longilinea, mentre il sensuale vestito di seta nera lasciava il posto ad un altrettanto elegante completo scuro. Draco fissò il biondino con uno sguardo ironico, le labbra stirate in un sorriso altrettanto irrisorio.
-Capisci ora cosa voglio dire? Non si tratta di malefici o alchimia, semplicemente magia. Ma non sono qui per spiegarti in che modo possa farlo, anche perché sarebbe molto lungo… Sappi solo che all’interno di questo locale, per tutto il tempo in cui starai qui dentro, tu sarai capace di cambiare sesso in qualunque momento, semplicemente volendolo. Basta che vi pensi intensamente e ti troverai molto cambiato, mi spiego?
Ed annuì, ancora sbalordito per l’inattesa trasformazione, non sentendo neanche le risatine soffocate degli altri: la sorpresa era stata troppo grande.
“Ma come diamine è possibile? Ha detto che non è alchimia, ma magia… Ma la magia non esiste, è solo una superstizione! Diamine, qua mi sta andando in fumo il cervello…”
Una mano si posò leggera sulla sua spalla, spingendolo via dal bancone; Ed alzò lo sguardo, incontrando gli occhi scuri di Roy.
-Stai tranquillo e non pensare a come posso succedere. Stasera non si pensa, ci si diverte. Quindi Fullmetal, togliti dalla testa di fare domande su questo argomento, siamo intesi?
Il biondo annuì, togliendo dalla propria spalla la mano dell’altro, riprendendo la sua solita espressione da duro. Era così impegnato a costringere la sua mente a distogliersi da quella stranezza inconcepibile che non notò neppure Draco che, al bancone, lo fissava sorridendo, abbracciato ad un ragazzo dalla chioma corvina.

-Cameriere, altre due birre!- sbraitò Havoc all’indirizzo di un bel ragazzo in completo scuro, che gli fece un gesto affermativo col capo, per poi riprendere il suo giro tra i tavoli.
Edward fissò il militare con un’espressione a dir poco divertita: sapeva benissimo che il soldato aveva una certa predisposizione per le feste e i bagordi, ma non aveva mai immaginato che potesse giungere al punto di intraprendere una gara di bevute all’ultimo sorso con un perfetto sconosciuto, il quale osserva Havoc sorridendo amabilmente, gli occhi verdi quasi invisibili dietro la lunga frangia scura e l’insolito monocolo.
-Hakkai, ti batterò! Sono riuscito a sconfiggere tutti dentro questo locale fino ad adesso, non mi lasciare di certo battere da te!- urlò con voce malferma il biondo, il viso rosso per dimostrare quanto l’alcool avesse già fatto effetto sul suo organismo.
-C’è sempre una prima volta per tutto, Havoc-san.- replicò con calma assoluta l’altro, senza che il sorriso sul suo volto si smuovesse di un centimetro.
“Ma cosa ha questo, una paresi facciale? È almeno mezz’ora che sorride!” pensò Ed, buttando giù un altro sorso del suo drink; era quanto di meno alcolico c’era sulla lista, senza contare gli analcolici, ma l’alchimista non era affatto abituato a bere, quindi non c’era voluto molto perché il ragazzo cominciasse a sciogliersi. Oltretutto era quasi impossibile tenere il broncio e non divertirsi in quel luogo: solo il fatto che ci fosse così tanta gente, al posto di dargli fastidio, sembrava incoraggiarlo ad essere a sua volta più amichevole e meno caustico; inoltre l’ambiente era talmente piacevole che non capiva, a livello istintuale, il motivo di fare gli asociali: l’enorme sala da ballo era illuminata da potenti luci colorate, mentre tutt’attorno, abbastanza distanziata per evitare di ricevere i riflettori in tutta la loro luminosità, ma non abbastanza da rendere la musica un mormorio insensato, erano disposti tavolini in legno, divani di raso e stoffa e sedie che avevano più somiglianze con i troni che con i comuni sedili. Si sentiva quasi a casa sua in quella profusione d’oro e vita; forse il suo buonumore era interamente dovuto all’alcool, ma, anche se se ne rendeva conto, non gli dava una grande importanza.
-Ti stai divertendo, Edward-kun?- domandò il Vice-Colonnello, alzando leggermente la voce per farsi sentire al di sopra delle urla di incitamento per i due contendenti bevitori; il biondo si limitò ad annuire, nascondendo a forza un enorme sorriso dietro un lungo sorso di quella che, finalmente, aveva capito essere crema di whisky.
-Beh, strano, pensavo il piccoletto si sarebbe trovato a disagio in mezzo a tutti questi adulti…
Edward lanciò un’occhiata di fuoco a Mustang, fulminandolo con il suo sorriso strafottente sulle labbra.
-Non sono un piccoletto…- ringhiò il biondo, finendo d’un botto il bicchiere, distogliendo velocemente lo sguardo: ecco, lo sapeva, quel maledetto bastardo aveva il potere innegabile di fargli perdere la pazienza, di farlo infuriare, di… insomma, gli faceva girare le palle! Non sopportava quel suo insopportabile modo di fare, come se ne sapesse sempre una più del proprio interlocutore, come se si divertisse immensamente nel vedere gli altri contorcersi per il desiderio di prenderlo a schiaffi o di rompergli ogni osso del corpo. E ancora non riusciva a capire come molti riuscissero a trovarlo interessante! Era veramente una pazzia! Erano soprattutto le donne, rifletté lanciandogli un’occhiata di traverso, soprattutto loro a stargli appiccicate come sanguisughe, tutte lezzi e moine, quasi cercassero di ingraziarselo per un secondo fine; non che il Colonnello fosse brutto, anzi, Edward sapeva benissimo che il gentil sesso era attirato dall’aria da bel tenebroso che Mustang pareva emanare come una strana essenza afrodisiaca, oltre che dalle sue maniera galanti. Detto in poche parole, era un uomo capace di affascinare una donna per poi mollarla in tronco senza alcun motivo apparente solo perché si era stancato di lei. “Riprovevole, oltre che perfido” commentò tra sé e sé il ragazzo, ordinando un altro drink.
-A cosa devo lo sguardo di prima, Fullmetal?
La domanda del Colonnello lo colse quanto mai alla sprovvista: pensava fosse così impegnato a levarsi di torno una ragazzina prosperosa dai capelli viola da non accorgersi della sua indagine ottica.
-Nulla- latrò il biondo, sprofondando nella morbidezza del divano di raso, affondando le mani nei pantaloni neri; sentì lo sguardo dell’altro uomo vagare su di sé, indugiando sul suo volto imbronciato, per poi scendere sul petto solo leggermente velato da una canottiera scura, osservando attentamente come il tessuto si contraeva ad ogni suo respiro, disegnando la linea dello stomaco al di sotto, fino a congiungersi con i jeans bassi, e poi…
-Ehi, ti sei incantato?!- abbaiò Ed, cercando di palesare un’aria di sufficienza che non gli apparteneva affatto, visto che lo sguardo indagatore di Mustang era riuscito ad imbarazzarlo abbastanza da mandargli le guance a fuoco.
-No, ricambiavo solamente l’occhiata che mi hai lanciato prima.. Anche se non ne capisco il motivo…- un sorrisetto si fece largo sul suo volto –È per quella ragazzina di prima, vero? Cos’è, ti piaceva?
Se possibile, Edward si fece ancora più rosso, passando attraverso diverse sfumature di carminio e bordeaux. -Ma sei già ubriaco?! Certo che no!
-Eh, mi dispiace Fullmetal, ma quella non ci sarebbe mai stata con te: evidentemente cercava uomini più maturi e più esperti…- calcò particolarmente l’ultima parola, lasciando che si facesse lentamente strada nella testa del biondo mentre lui sorseggiava distrattamente il proprio drink.
-Ehi, cosa diamine vuoi insinuare?! Se volessi, sarei capace di avere tutte le donne che voglio!- esplose l’alchimista, saltando in piedi: non sapeva neppure perché avesse detto quella frase, visto che riconosceva la propria assoluta ignoranza in campo affettivo e sessuale, ma forse l’effetto dell’alcool e l’enorme irritazione che Mustang riusciva a scatenare in lui erano le cause effettive di quella sua uscita senza senso.
Una risatina sgorgò leggera delle lebbra fini del Colonnello, stirate in un ghigno di compatimento.
-Andiamo Fullmetal, sappiamo entrambi che la tua esperienza con il gentil sesso si limita alla cara Winry e di certo non puoi avere avuto con lei certi… comportamenti. I bambini dovrebbero limitarsi a giocare alla guerra, non al dottore.
-IO NON SONO UN BAMBINO!- urlò Ed, sbattendo violentemente il proprio bicchiere sul tavolo e fissando l’uomo con le proprie profonde iridi dorate, fiammeggianti d’ira. –VEDRAI SE NON SONO CAPACE DI SEDURRE QUALCUNO, IO!
E con questo, si allontanò, sorpassando con noncuranza un Havoc completamente ubriaco, piegato in due sul tavolo che, con ammirabile coraggio e stupidità, puntava un dito accusatorio contro l’impassibile Hakkai.
-Non ho ancora perso!

Edward, mossi appena una decina di passi dai divanetti, si stava già dando dell’imbecille: cosa gli era mai saltato in mente di urlare ai quattro venti quella stupida frase sul sedurre? In primis, sapeva benissimo di non esserne capace, poiché non aveva mai avuto una relazione con nessuno, in secundis, non gli interessava neppure tentare un approccio del genere con una perfetta sconosciuta; in fondo l’unico motivo effettivo era che non sopportava più di vedersi continuamente sminuito agli occhi del Colonnello: forse perché era un suo superiore o forse per la specialità del rapporto che aveva con lui, trovava inaccettabile che l’uomo si prendesse gioco di lui, andandolo a colpire proprio nelle sue mancanze. Diamine, era quanto di più irritante c’era al mondo!
Con un gesto stanco, si sedette pesantemente su uno degli alti sgabelli accanto al lungo bancone del bar, protetto da una leggera penombra che pareva rendere ancora più pressante i suoi amari pensieri; alzò una mano con fare distratto, chiamando un ipotetico barista, visto che non aveva notato nessuno alla prima occhiata, né sperava che qualcuno gli rispondesse: era solo per non rimanere in una posizione di palese auto-compatimento.
-Desidera?
Sollevò un poco lo sguardo dalla lucida superficie in legno, trovandosi di fronte il volto sorridente del cameriere che l’aveva servito in precedenza; la sorpresa del vedere un viso quantomeno noto fu tanta che si dimenticò persino di ordinare, puntando le proprie iridi di falco sull’uomo in un’espressione di enorme sorpresa.
-E tu cosa ci fai qui? Non fai il cameriere?
L’uomo sorrise cortesemente –Purtroppo sembra che il mio collega si sia dileguato insieme ad una piacevole compagnia, lasciando che mi occupassi io del bar al posto suo. Ed eccomi qua. Comunque, quello di prima, immagino.
Edward annuì, posando con un noncuranza un braccio sul bancone, fissando distrattamente la pista da ballo poco distante, ancora gremita di persone di entrambi i sessi: forse, se si fosse inserito in quella folla in pura estasi, sarebbe riuscito a far rimangiare al Colonnello quel suo sorrisetto ironico. Insomma, poteva anche essere imbranato, ma, da quanto vedeva, in quella calca impressionante erano più le persone intente in attività particolarmente intime che quelle che ballavano! Arrossì in modo quasi indecente osservando una coppia che, staccatasi dalla fiumana di gente, si era gettata su un divanetto e aveva preso ad agitarsi con movenze particolarmente esplicite. Sussultò leggermente quando il rumore del bicchiere posato accanto a sé lo riportò alla realtà; il barista lo fissò con un sorriso sornione, indicante con un cenno del capo nella direzione in cui il biondo stava guardando
. -Bello spettacolo, vero? Katou e Iwaki non hanno il minimo senso della misura o del pudore; credo che qualcuno dovrà fermarli prima che giungano a livelli troppo spinti.
-Ma perché, lo fanno sempre?- chiese sbalordito Edward, notando il tono assolutamente tranquillo e rilassato con l’uomo aveva pronunciato la frase; quello si limitò a scrollare le spalle, continuando ad asciugare diligentemente un boccale.
-Devi sapere che la padrona del locale non solo accetta tali manifestazioni di affetto, ma anzi le incoraggia: nel retro del locale ci sono stanze apposite che si possono occupare ad ore, assolutamente insonorizzate e isolate. Privacy e una stanza: garanzia per grandi incassi sottobanco.
L’alchimista restò a fissarlo a bocca aperta, quasi gli fossero spuntati un altro paio di occhi al di sotto dell’ordinata frangia scura: non riusciva a comprendere come quell’uomo riuscisse a parlare con tanta tranquillità di cose del genere.
“Ma in che razza di posto mi hanno trascinato quei deficienti?! Sono finito in un club a luci rossi, non in un pub!”
-In ogni caso, come mai ti sei allontanato dal tuo gruppo?- domandò il barista, chinandosi verso di lui in un gesto confidenziale, approfittando di un momento di calma. –Non mi sembra che ti sia allontanato con un sorriso: il tuo urlo ha fatto girare più di una testa.
Edward arrossì leggermente, giocando nervosamente con il bicchiere, facendo passare un dito lungo il bordo del calice, descrivendo infiniti cerchi mentre tentava di radunare un discorso quantomeno sensato.
-No, solo che… Diamine, quell’uomo mi fa incazzare! Possibile che guardi sempre gli altri con aria di superiorità? Deve capire che non tutti sono come il Vice colonnello, che sopporta tutto senza dire una parola!
-Stai evitando la mia domanda…- commentò il barista, fissandolo con una scintilla critica e perplessa nelle iridi rosse –Perché te ne sei andato dal gruppo? Insomma, poteva averti fatto adirare quanto vuoi, ma il tuo grido indicava anche una certa componente sensuale, mi sbaglio?
Edward si dedicò per qualche secondo al suo drink, amando la sensazione di fuoco liquido che scendeva bruciando nella sua gola, accarezzando i suoi sensi come le mani delicate di una donna… Già, come quella donna che Mustang gli rinfacciava di non saper conquistare. Un sorriso amaro gli stirò le labbra.
-Diciamo che è andato a colpire il mio amor proprio. E per questo deve pagarla.
Una leggera risata accolse questa sua ultima uscita; Ed si voltò leggermente, trovandosi a fissare una bella ragazza dalla pelle scura e gli occhi di ghiaccio, vestita con abiti maschili.
-E così vorresti farla pagare a qualcuno? Quanto ti capisco!
-Salve Kurai, il solito?- domandò il barista alla nuova arrivata, con un sorriso confidenziale.
-Certo, Creed-chan!- poi voltandosi verso il biondo alchimista –Ora, ti do un consiglio, anche se forse non lo accoglierai volentieri: se vuoi vendicarti sul tuo “amico” per quello che ti ha fatto, vai dietro le quinte del palco, quello in fondo alla sala, e chiedi di Shuichi; se non lo trovi, parla con qualcuno che sta là dietro. In ogni caso, ti daranno loro un metodo efficace per farla pagare a Mustang.
L’alchimista rimase per l’ennesima volta sconcertato: non capiva come una perfetta sconosciuta potesse usare un tono confidenziale nei suoi confronti, senza neppure conoscere la situazione in cui si trovava e lui stesso; gli risultava assolutamente inconcepibile che quel consiglio fosse stato fatto per puro spirito caritatevole; inoltre, il sorriso che pareva illuminarle il volto era così divertito che Edward non poté fare a meno di rabbrividire per il terrore e aggrottare la fronte per il sospetto. Creed, il barista, notando la reazione del ragazzo, si sporse leggermente, abbassando un poco la voce.
-Guarda che ha ragione, fidati; anche io, quando ho litigato con il mio amore, sono ricorso all’aiuto di Shuichi e della sua compagnia. È un metodo che dà sempre i suoi frutti.
Edward annuì, leggermente soprappensiero, per poi riscuotersi con un urletto strozzato, le guance imporporate per l’imbarazzo e la rabbia.
-Ma io e il Colonnello non siamo mica fidanzati!- strepitò, agitando le mani davanti al viso, rischiando quasi di cadere dalla sedia per la foga con cui si muoveva; tutto ciò non fece che scatenare uno scoppio di risa da parte della piccola Kurai, che si era arrampicata su uno sgabello e succhiava distrattamente l’oliva nel suo drink, e un sorriso ancora più cortese del paziente Creed.
-Lo so, ma il mio era solo un esempio. Non pensavo avessi una tale coda di paglia…- mormorò, prima di riprendere a servire un gruppo di ragazzi accaldati per il ballo.
Ed, quasi soprappensiero, si allontanò dal bancone, i piedi che incoscientemente lo portavano verso quel palco

In effetti, era proprio come aveva detto la ragazzina di nome Kurai: il palco era situato in fondo al locale, in una posizione tale da dominare l’intera pista da ballo e buona parte dei tavoli, a parte quelli della parte est, accuratamente separati da tutti gli altri da una parete di vetro traslucido; con una facilità quasi impressionante, Ed si intrufolò dietro il pesante tendaggio rosso fuoco che nascondeva le quinte, trovandosi a fissare, con suo grandissimo stupore, un ambiente più grande di quanto si sarebbe mai aspettato: un corridoio correva da una parte all’altra del palco, largo circa quattro metri, dando accesso ad una serie di porte in legno accuratamente contrassegnate. Ancora incerto sul da farsi, il biondo alchimista percorse avanti e indietro tutte le porte, cercando un targhetta con il nome Shuichi, ma non trovandola.
-Al diavolo!- mormorò sottovoce, mordendosi l’unghia del pollice –Io entro in una a caso e quel che succede, succede!
Spalancò un uscio, senza neanche preoccuparsi di bussare o di leggere la targhetta.
-Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!
Un urlo senza precedenti gli trapanò i timpani, facendolo scattare all’indietro di qualche metro, premendosi la mani sulle orecchie: era il suono più acuto che avesse mai sentito in vita sua e aveva l’impressione che, semmai il suo corpo fosse stato fatto di vetro, si sarebbe disintegrato al primo vibrare di quel grido. Quando l’ultima sillaba si esaurì, Ed si azzardò a socchiudere le palpebre che non si era neppure accorto di aver chiuso, balbettando un frastornato “Ma che diavolo…?”, ma una melodica e spaventata voce femminile gli intimò:
-Non osare aprire gli occhi! Non lo sai che si bussa prima di entrare in una stanza? Per giunta questo è un camerino! Maleducato!
-A dirla tutta, non sapevo neppure che questo fosse un camino, né che ci fosse qualcuno dentro!- cercò di giustificarsi il biondo alchimista, vagamente imbarazzato per la figuraccia appena fatta –Stavo solo cercando un certo Shuichi, ma siccome non è qui, io tolgo il disturbo…
Aveva appena fatto qualche passo che una mano leggera si posò sulla sua spalla; voltando appena il capo, Edward rimase sconvolto per l’abbagliante bellezza della ragazza che lo fissava timidamente con cremisi occhi da cerbiatto: i lunghi capelli fiammeggianti ricadevano disordinatamente sulla lunga vestaglia di un pallido rosso, sulla quale era ricamata una rosa blu intrecciata a fili dorati. Era una visione talmente angelica e delicata che il ragazzo non poté fare a meno di sentirsi assurdamente goffo e impacciato.
-Hai detto che stai cercando Shuichi-kun? Allora sei qui per lo spettacolo?
-…Spettacolo?- azzardò perplesso Edward, incuriosito dalla nuova rivelazione –In verità, sono stato mandato qui da una ragazzina di nome Kurai, se non mi ricordo male: mi ha detto di cercare questo Shuichi per… beh, devo vendicarmi di una persona…
Una scintilla indecifrabile si accese negli occhi della fanciulla, che gli concesse un radioso sorriso.
-Bene, allora ti do il benvenuto nella strampalata famiglia del Crazy! Ma immagino che tu non sappia affatto come dovrai “vendicarti” di questa persona, esatto?
Edward annuì semplicemente, a corto di parole, guadagnandosi un ennesimo sorriso da quella magnifica bellezza muliebre: non sapeva come comportarsi, quindi si limitò ad assecondarla, mentre con fare gentile e fermo lo conduceva all’interno del camerino incriminato, facendolo sedere a forza su un divano di foggia antica. -Allora- esordì la rossa, battendo le mani come una maestrina –Innanzitutto mi presento: il mio nome è Daisuke Niwa e prima che tu te lo chieda, sì,ho utilizzato i poteri del locale per trasformarmi in una donna. Ma è una cosa temporanea, visto che mi serve solo per qualche ora… Devi sapere, infatti, che l’attrazione principale di questa discoteca non è tanto la musica o l’ambiente, che dopotutto sono fantastici, ma il Night Side Show: è uno spettacolo a cui possono partecipare tutti, senza distinzione d’età o sesso. L’unica padrona è la musica.
-Sì, ma cosa succede, in pratica?- interruppe l’alchimista, impaziente e irritato da quel giro di parole.
-Calma, calma! Ora ti spiego!
Daisuke frugò per qualche secondo in un cassetto della toletta, porgendogli poi un foglio stampato a caratteri minuti, il cui titolo recitava chiaramente “Scaletta”
-La padrona del locale, a inizio di ogni serata –riprese la rossa, sedendosi comodamente davanti al suo interlocutore –consegna a chi di dovere, quindi solitamente Shuichi, una lista di canzoni che saranno suonate durante la serata a partire da mezzanotte in poi. Queste canzoni sono rigorosamente in versione acustica oppure suonate dal vivo da diversi dipendenti del locale; fatto sta che c’è bisogno di voci per cantare e vivacizzare la musica, quindi (e qui viene il bello) chiunque può venire dietro le quinte, prenotarsi per una canzone, salire sul palco e interpretare liberamente. Solo che ormai lo spettacolo è diventato l’occasione migliore per molte coppie di dichiararsi oppure per fare pace, o ancora per sedurre un partner leggermente schivo e ingenuo.
-Stop, qui c’è un errore!- interruppe Edward, balzando in piedi, rosso in volto –Il Colonnello non è il mio fidanzato! Né tanto meno io ho desiderio di sedurlo o chissà cosa!
-Dici sul serio?
La voce dolce di Daisuke assunse un tono inquisitorio e le magnifiche iridi cremisi si adombrarono, squadrando da capo a piedi il ragazzo, che ebbe immediatamente uno scatto violento all’indietro, innervosito da quello sguardo minaccioso.
-Io conosco piuttosto bene Roy e la voce di quello che è successo tra voi due è arrivata anche a me. Tu hai praticamente detto che avresti sedotto qualcuno per dimostrargli di non essere un bambino, ma…- alzò la mano per interrompere l’alchimista ancora prima che iniziasse a parlare –Ma in fondo, ti farebbe piacere conquistare qualcuno solo per il mero gusto della scommessa? Andiamo! Secondo me, se vuoi dimostrare di avere ragione e allo stesso tempo far zittire il Colonnello per un bel periodo, la cosa migliore è tentare di “sedurlo”.
La guance del biondino si tinsero di una meravigliosa tonalità vermiglia, ancora più forte della casacca che portava abitualmente; lanciò uno sguardo perforante alla ragazza che gli stava di fronte, tormentandosi le mani.
-Tu credi?
Anche se aveva qualche perplessità, stranamente sentiva di potersi fidare di quella ragazza (o meglio, di quel ragazzo, si corresse), quasi sentendo un’affinità tra le loro esperienze; chissà, magari anche lui, qualche tempo prima, aveva usato lo stesso metodo per riparare a un torto subito!
-Convinto al cento per cento!- esclamò radiosa Daisuke, annuendo con foga.
-Allora…- mormorò Edward, alzandosi dal divano con un ghigno malizioso –aiutami a prepararmi. Mustang non crederà ai suoi occhi quando mi vedrà.

Per l’ennesima volta nella serata, Roy sospirò. Non che lo facesse volontariamente, solo che osservandosi intorno non poteva evitare che quel leggero suono sorpassasse la barriera delle sue labbra: Havoc, perduta la sfida di bevute con un calmissimo Hakkai, era accasciato mollemente su un divano, passandosi un cubetto di ghiaccio sul collo e sulle fronte, cercando in un modo tutto particolare di far calmare un insopportabile mal di testa; tuttavia quel gesto aveva il solo effetto di calamitare l’attenzione di tutti sul biondo soldato, in particolare di Creed, che ronzava attorno all’uomo con l’insistenza di una pantera che voglia mostrare le proprie forme sinuose. E Roy era certo che, prima della fine della serata, avrebbe dovuto sorbirsi il resoconto di una scopata ai limiti dell’umano, visto che Creed era noto sia per le sue doti sessuali che per l’incredibile abitudine a essere mollato a velocità record. Hawkeye era impegnata in una fitta discussione con un ragazzo completamente vestito di nero, la guancia solcata da una cicatrice a forma di croce, che sembrava eccitato come un bambino davanti ad un nuovo giocattolo alla descrizione delle nuove armi del reggimento. Gli altri erano tutti sparsi per il locale, chi impegnato in balli sfrenati, chi assorto in un dialogo con una nuova affascinante conoscenza, chi ancora immerso in attività che era meglio tenere segrete.
“Grazie al Cielo che adesso comincia lo spettacolo, almeno potrò divertirmi un po’…”
Infatti, dopo la scomparsa clamorosa di Fullmetal, Roy non si era mosso di un passo dal suo posto, in parte convinto che prima o poi il biondino sarebbe tornato, in parte perché in preda ad un timore quasi mistico: sapeva che Edward era il tipo che, quando voleva qualcosa, la ricercava con tutta la testardaggine dei bambini quando si fissano su qualcosa; era convinto che, se solo avesse fatto un passo lontano dalla sua postazione, si sarebbe imbattuto nel biondo alchimista, avvinghiato in una danza antica come al mondo, ad una figura ignota, baciandola con tutto il vigore della sua anima passionale. E non avrebbe mai potuto sopportarlo…
Le luci sul palco si accesero all’improvviso, illuminando la zona del locale che fino a quel momento era rimasta in penombra; si fece largo tra la folla che già gremiva lo spazio antistante il palcoscenico, andandosi ad accomodare su una sedia lasciata vuota da una coppia. Accavallò le gambe, appoggiando il mento su una mano in un atteggiamento che era allo stesso tempo trascurato e sensuale, come se non si impegnasse affatto per essere affascinante. Le prime note di una melodia ipnotizzante cominciarono filtrare nell’ambiente, con la conseguenza che molte persone ricominciarono a ballare, fortunatamente meno esplicitamente di prima. Una voce fuori campo cominciò a cantare, mentre sul palco apparivano tre figure angeliche, demoni pallidi ambasciatori di lussuria…

Put me on the table
Make me say your name
If I can't remember
Then give me all your pain
I can sit and listen
Or I can make you scream
Kiss it and make it better
Just put your trust in me


Le tre ragazze entrarono con passo felpato, librandosi sui tacchi vertiginosi come pantere in equilibrio su un tronco, con la sicurezza di chi non ha paura di nulla, neppure degli sguardi che trapassavano i loro corpi peccaminosi; formavano uno strano gruppo, donne dalle chiome di tre colori diversi, nero come le ali di un corvo, rosso delle fiamme e l’oro del sole. Lo sguardo di Roy venne calamitato sulla bionda, che aveva cantato da sola il primo pezzo: seguendo le parole che le uscivano dalle labbra carnose, si era distesa per metà su un tavolo che faceva parte della scenografia e lì aveva preso a cantare, incantando tutti con la sua voce suadente e i gesti ipnotici. Lanciò uno sguardo infiammato al pubblico e Roy rabbrividì, colpito dall’intensità di quegli occhi felini.

Oh my God, go a little slower
Oh my God, what was that again
La da da, let me feel you baby
Let me in, 'cause I understand
Let me feel you baby
'Cause I understand


La folla attorno al Colonnello cominciava a riscaldarsi, muovendosi come un’onda anomala al ritmo della musica; erano pochi coloro che, come Mustang, preferivano godersi lo spettacolo di nascosto, assaporando appieno la bellezza di quelle donne strette il minuscoli abiti in pelle, identici tranne per il colore, che si intonava alle loro chiome selvagge. L’algido militare si mosse a disagio nella poltrona, quasi fosse diventata all’improvviso scomoda… O forse erano i suoi abiti che stavano diventando incredibilmente insopportabili? Vampate di calore salivano al suo viso, per poi discendere verso parti non meglio identificate attorno al suo ombelico, formando un nodo che non pareva voler allentare la propria presa.
La folla impazzì quando le tre donne, cantando una seconda volta il ritornello, scesero dal palco, mescolando tra gli spettatori come felini in cerca di prede: notò la mora dirigersi con decisione verso un uomo dalla chioma altrettanto scura, spingendolo sensualmente contro un muro, mentre la rossa, a qualche metro di distanza, fissava le ardenti iridi cremisi sul viso affilato di un ragazzo completamente vestito di bianco. Con sua enorme sorpresa, invece, la bionda non pareva decidersi a scegliere un uomo con il quale continuare ad interpretare quella sensualissima canzone, ma continuava lentamente a camminare, con passi leggeri e calcolati, sfiorando le mani protese e i visi accaldati; man mano che si faceva più vicina, Roy rimaneva sempre più stupefatto della sua bellezza: non aveva mai visto un corpo talmente perfetto, pallido e guizzante sotto le luci soffuse, le curve perfettamente visibili attraverso quel sottile strato di pelle aderente; gli occhi di un incredibile oro paglierino colpivano chiunque con la loro profondità, con la loro lucentezza, presentando un mondo di possibilità lussuriose ed invitanti. Non aprì bocca quando quelle iridi calde si posarono su di lui, quando con assoluta noncuranza la ragazza si sedette sulle sue ginocchia, cantando a pochi centimetri dalle sue labbra:

This can be really easy
It doesn't have to be hard
Here baby let me show you
I'll have ya, climbing up the walls
You got all the problems
I think that I can solve
Why don't you come in here baby
Why don't we sit and talk

Roy rimase in un assoluto stato di trance, ipnotizzato da quelle movenze sensuali, dalle mani che, leggere, si erano posate sulle sue spalle, da quella voce degna di una magnifica sirena, una voce che avrebbe voluto zittire solo per sentire il sapore di quelle labbra carnose, di quella bocca dolcissima, di quella pelle profumata… Immerso com’era nelle sue fantasie, non si accorse che l’oggetto del suo desiderio si era avvicinato ancora di più, fino a posare un languido bacio sulla linea della sua giugulare, un bacio che gli provocò un brivido immediato lungo la schiena; era ben consapevole che tutta la tensione del suo corpo si era concentrata in un unico punto del suo basso ventre, com’era assolutamente che la stupenda cantante avesse sentito la sua eccitazione e stesse facendo di tutto per stuzzicarlo ulteriormente.
-Ti aspetto dopo…- furono le uniche parole che l’angelo biondo gli rivolse, sussurrando con fare cospiratore durante una pausa acustica della canzone, prima di risalire con movenze feline sul palco, continuando a cantare quella melodia che lo invitava a gettarsi ai suoi piedi e urlare: “Oh My God”.

L’alba aveva già cominciato a spuntare all’orizzonte quando i buttafuori erano riusciti a sbattere tutta la gente fuori dal locale; l’impresa era stata più difficile del previsto, visto che le coppie più collaudate erano riuscite ad imboscarsi in posti assurdi ed erano stati ritrovate in stati più o meno avanzati di nudità, chi dormiente, chi intento ad amoreggiare col proprio partner. Durante la ricerca era stato determinante l’aiuto di Creed, il quale, nella sua eterna ricerca dell’anima gemella, aveva esplorato tutti i luoghi appartati del locale e sapeva ormai per esperienza quali coppie avrebbero dato loro più filo da torcere; inoltre aveva il dente particolarmente avvelenato perché Havoc, dopo un amplesso che l’aveva lasciato più morto che vivo, si era dileguato, impaurito da quello che aveva scoperto essere un uomo dagli appetiti… ehm, molto voraci…
Tuttavia c’erano ancora delle voci che animavano il locale. Dietro le quinte del palco, un gruppo di donne straordinariamente avvenenti si stava dando alla pazza gioia, bevendo champagne direttamente dalle bottiglie e carezzando con mani leggere come soffi di vento i petali dei fiori che riempivano il camerino.
-Bene, un brindisi è d’obbligo!- esclamò una ragazza bionda, i profondi occhi azzurri a dimostrare quanto alcool avesse bevuto –A Edward, il nuovo acquisto dell’NSS! Alla salute!
Un coro di risate accolse questo brindisi, ma nessuno si tirò indietro dall’ennesimo giro di bevute. La biondina in questione, perfettamente a suo agio in una semplice camicia bianca, che lasciava scoperte le gambe lattee, alzò la propria bottiglia in direzione dell’altra, esclamando:
-Parole sante, Naruto!
Daisuke, il viso leggermente arrossato per l’enorme quantità di champagne bevuto, si lasciò cadere sul divano a fianco di Edward, spodestando una mora completamente partita (si chiamava Harry, se non errava) che aveva preso a cantare una canzone in inglese.
-Allora, Ed-chan, sei soddisfatto? Mi hanno riferito che il Colonnello è rimasto molto impressionato dalla tua performance, e sottolineo il molto. Ogni volta che apparivi sul palco lanciava delle occhiate che avrebbero sciolto anche una parete d’acciaio!
Il biondo alchimista ridacchiò piano, accavallando comodamente le gambe.
-Beh, devo dire che è stato meno peggio di quanto pensassi. Mi sono persino divertito, in alcuni punti… Tipo quando Naruto, Micheal e Ichigo si sono messi a ballare sul palco con quei tre… Come si chiamavano?
-Sariel, Karasu e Belzebù!- esclamò con una risata Daisuke –Già, in quel momento ho pensato che Renji-kun sarebbe salito a fare una strage, seguito a ruota da Sasuke! Per la serie, quella è roba mia!
-Già! Comunque, per quanto riguarda Mustang…
La rossa si fece improvvisamente attenta, avvicinandosi di più all’alchimista, che aveva preso a giocare con l’orlo della propria camicia, mentre un vago rossore a metà tra l’imbarazzato e il compiaciuto si faceva strada sul suo volto, seguito da un sorrisetto inconsapevolmente dolce.
-Non mi sono affatto reso conto, mentre cantavo, di quello che facevo: ho agito di istinto e sono stato audace come mai avrei pensato di essere… Con quel bastardo di un Colonnello, oltretutto! Però non credo di essermene pentito…
-Beh, se la cosa ti può consolare, non sembrava che l’amico Colonnello stesse disprezzando le tue attenzioni!
Edward accennò leggermente col capo, sprofondando di più nel divano al ricordo confuso di quei momenti infuocati: aveva visto l’iniziale scintilla di confusione negli occhi scuri del proprio superiore sostituirsi a un’emozione più bruciante, soffocante quanto un fuoco che ti lambisce le membra ma più piacevole di un getto d’acqua calda sulle membra affaticate. Era stato quello sguardo a spingerlo ad essere più audace, a posare quel bacio sul suo collo, assaporando un odore di terra bruciata e liquirizia, a sussurrare quelle poche parole al suo orecchio; aveva trattenuto un fremito nel sentire il suo tremito e l’evidente durezza della sua eccitazione, staccandosi a malavoglia dal calore del suo corpo e di quelle mani che istintivamente si erano posate sulla pelle nuda della sua vita.
-Ehm, Ed? Non perderti in fantasie erotiche proprio adesso che è ora di andare!
Una voce cristallina e divertita interruppe i suoi pensieri (o meglio, i suoi sogni ad occhi aperti), facendolo balzare in aria; rivolse una serie di imprecazioni irate in direzione di Ichigo, il quale, tornato in versione maschile, si stava facendo strada verso l’uscita, stiracchiandosi stancamente. L’alchimista, resosi di nuovo presentabile e, soprattutto, uomo, seguì il gruppo, in preda ad una strana sensazione di disagio.
“Non capisco… Può essere perché ora vedo tutte le mie “compagne” come dei “compagni”? Lo ammetto, è veramente disturbante vederli passare da una forma all’altra, anche perché sono totalmente diversi: ad esempio, non avrei immaginato che Ichigo fosse è un tale scassaballe, visto che nella sua versione femminile è così simpatico ed esuberante. Sarà l’atmosfera del Crazy…”
Ancora una volta, i suoi pensieri lo fecero isolare dal mondo circostante, lasciandolo preda del fato; camminando lentamente, non si accorse di quella figura scura davanti a sé e andò a sbattervi contro. Non cadde a terra, ma per il solo fatto di essere lì in quel momento lo sconosciuto si guadagnò una serie di epiteti che avrebbero fatto impallidire uno scaricatore di porto.
-Qualcuno dovrebbe lavarti la bocca con il sapone, Fullmetal.
Edward si irrigidì, consapevole del proprio errore; una mano guantata si posò sotto al suo mento, facendogli alzare il viso fino ad incontrare le iridi d’ardesia del suo superiore.
-Cos è, hai perso la lingua? Te l’ha mangiata qualche bella donna?
Con grande stupore di Mustang, sul volte del ragazzo fiorì un sorrisetto sarcastico, come se tutta la situazione gli paresse ridicola; poi, alzandosi leggermente in punta di piedi, sussurrò all’orecchio del militare:
-Non eri così loquace, qualche ora fa…
Si allontanò di qualche passo, indeciso se congratularsi con se stesso per il proprio gesto oppure se tirarsi una decina di pugni in testa per l’infelice uscita, visto che il povero Roy non pareva aver preso bene la notizia contenuta in quelle parole: non si era mosso di un centimetro dalla posizione in cui stava, a malapena si sarebbe potuto notare l’alzarsi del suo petto sotto la camicia bianca. Una perfetta statua di marmo.
-Beh, che c’è, perso la parola?- esclamò Edward, ritenendo l’attacco migliore di un silenzio così pieno di tensione –Si dà il caso che tu mi abbia dato del bambino e io ti ho smentito, seducendo te stesso. Ammetti la sconfitta!
Passarono diversi battiti di cuore, così profondi e lunghi che parevano rimbombare nella strada oramai deserta, vagamente bagnata dalla luce del sole nascente. Poi, in un guizzo di iridi scure, l’uomo si avvicinò al biondo alchimista, cogliendolo di sorpresa e intrappolandolo tra le sue braccia. Edward non ebbe neanche il tempo di pronunciare un verso di stupito diniego, perché l’uomo lo inchiodò con i propri occhi brucianti, rendendogli impossibile articolare un pensiero coerente o pronunciare una qualsiasi parola.
-Hai mai pensato a quali potevano essere le conseguenze del tuo piano, Edward?
Il ragazzo mosse le labbra a vuoto, la voce che si rifiutava di supportare le vivaci proteste che si scontravano nella sua mente: da una parte, avrebbe voluto svincolarsi dalla presa ferrea del suo superiore, dall’altra, non aveva alcuna voglia di andarsene proprio in quel momento, preso com’era nell’osservare quegli occhi scuri come un pozzo senza fondo, e come un pozzo incantato, lo trascinavano sempre più giù, negli angoli più nascosti e bui…
Senza accorgersene, Edward si sollevò in punta di piedi, posando delicatamente le mani sulle ampie spalle del Colonnello per avere più stabilità; le iridi aquiline del biondo erano ora quasi allo stesso livello di quelle dell’uomo, che non aveva allentato la presa attorno al suo corpo. Roy sorrise impercettibilmente, mentre i tratti del viso, prima così duri e gravi, si rilassavano un poco, senza tuttavia perdere la scintilla di fuoco che ardeva nei suoi occhi.
-Non pensavo i saresti spinto a tanto per vendicarti, Full… Edward.
Il biondino gli lanciò uno sguardo indecifrabile, mentre un sorriso si faceva largo sul suo volto, illuminandolo di una luce maliziosa.
-E io non pensavo che tu saresti caduto nella mia rete, Roy.
Pronunciò il nome con lentezza, facendolo scivolare sulla lingua in un soffio caldo che provocò un brivido involontario lungo la schiena dell’uomo.
-Era una trappola molto ben congeniata… Molto intrigante…
Edward osservò senza protestare il viso del Colonnello farsi più vicino, fino a sentire il tocco caldo del suo respiro sul suo volto; le sue labbra cominciarono a pizzicare, quasi in un’anticipazione di quello che lui sapeva sarebbe accaduto nel giro di pochi secondi, pregustando quasi quel sapore agrodolce che aveva assaggiato anche sul suo collo, solo qualche ora prima. La labbra di Roy si congiunsero con le sue, dapprima dolcemente, come timorose di una sua reazione, più in modo sempre più passionale, quasi cercando di divorare ogni millimetro di quella bocca, come un assetato che ritrovi dopo una lunga agonia una fonte di acqua pura; mani guantate trovarono la loro strada sotto la canottiera scura dell’altro, mentre l’altro si aggrappava alle sue spalle con tutta la forza del suo piccolo corpo, premendosi contro di lui per cercare quel calore soffocante e intossicante che l’aveva imprigionato nelle sue spire di fiamme e passione. Dopo un tempo indeterminato (secondi? Minuti? Ore? Fatto sta che il sole era alto ormai nel cielo), il militare si separò dalle labbra morbide e dolci del biondo, guadagnando così un flebile miagolio di protesta, oltre che un’ulteriore aumento nella stretta attorno al suo collo.
-Se mi soffochi ora, non potremo continuare questa interessante conversazione, Edward.
Gli dava un’inspiegabile sensazione di calore e soddisfazione, poter pronunciare liberamente il nome dell’alchimista dai capelli dorati, esattamente la stessa sensazione che sentiva crescergli nel petto nel vedere quel volto non più fanciullesco colorato da un lieve rossore; gli incredibili occhi di falco dorati, di solito così acuti e penetranti, erano velati da una patina di lussuria mista a vergineo imbarazzo.
-E quando possiamo riprendere questa… conversazione?- riuscì a sussurrare il biondino, lasciando scivolare le mani lungo il petto solido del colonnello, che cominciava ad apprezzare l’insolita audacia del giovane Elric.
-Domani, mio falco… Al Crazy…
Edward ghignò leggermente, riacquisendo un parte del suo abituale controllo.
-Bastardo di un Colonnello… Ammettilo che vuoi vedermi di nuovo vestito di pelle
! Un risatina sfuggì dalla labbra sottili dell’uomo che, prima di chinarsi nuovamente sul suo amante, sussurrò:
-E chi non vorrebbe?


Note finali: la canzone usata è "Oh My God" di Pink. Tutti i pgs, tranne Creed, non sono di mia proprietà, ahimè... ç_ç
Spero in tanti commenti! **
  
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