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Autore: ali_fainellers    22/07/2012    0 recensioni
[Sonohra]
"è una battaglia contro me stessa,prima o poi una delle due perderà,in ogni caso sarò comunque io"
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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La mia è una brutta storia. Tratta di una “ragazza triste” quello era il nome che mi diedero il giorno in cui entrai per la prima volta in quel grande edificio isolato tra le montagne svedesi...

Mia madre guardava dritto avanti a se,mio padre invece aveva lo sguardo basso, avevano davvero avuto il coraggio di portarmi in quell'istituto,come avevano potuto,le lacrime mi salirono a gli occhi ma gli impedii di scendere,continuavo a deglutire senza guardare nessuno dei due, “Erin...” sussurrò mia madre, mi voltai verso di lei “credimi lo stiamo facendo per te,perché tu possa essere felice” non riuscivo proprio a capire cosa mi avrebbe reso felice di quello a cui stavo andando incontro,non le risposi,erano più di venti minuti che eravamo seduti nell'ufficio della dirigente dell'istituto,una grande scrivania di legno di quercia,un computer fisso e qualche foglio ordinato sopra, entrò una donna non molto alta,magra,con lunghi capelli bianchi stretti in un concio,la salutai educatamente “oh tu sei Erin Anselm giusto?” “ehm si” risposi senza guardarla “bene,ora se vuoi seguirmi” mi fece cenno di andare nel corridoio,andai subito “direi che voi potete andare,vi faremo sapere” sentii la donna parlare ai miei genitori,mamma si avvicinò a me e mi strinse forte,io guardavo mio padre,avevo riposto tutte le mie speranze in lui,ma non era riuscito a cambiare le cose,quando mia madre mi lasciò andare andai da lui,ero arrabbiata e delusa ma mi sarebbe mancato. La donna mi accompagnò in una stanza vuota “aspetta qui tu” disse uscendo dalla porta e chiudendosela alle spalle,c'era solo una piccola finestra con le sbarre,mi fece rabbrividire,abbassai lo sguardo,entrò un uomo sui 50 anni con i capelli bianchi corti e la barba un po' incolta “buongiorno” tentai “non per te” rispose duro,allora fissai il tavolo,lui si sedette davanti a me “perché sei qui?” chiese guardandomi dritta in faccia,che risposta avrei potuto dargli... “dicono che io abbia bisogno d'aiuto” “e tu sei d'accordo con loro?” dovevo essere il più lucida possibile,avevo capito a che gioco stava giocando,e non avevo intenzione di cadere in queste domande “non di questo tipo” “e sentiamo quale sarebbe la tua patologia?” “oh non mi prenda in giro lei lo sa” doveva aver letto e studiato la mia cartella prima di questo 'interrogatorio' “si che lo so ma vorrei che me lo dicessi anche tu” “sono solo diversa” “una ragazza triste” “si esatto” “bene ti dico brevemente che c'è scritto qui: Erin Anselm soffre di autolesionismo,depressione,bulimia,è emotivamente instabile,ha una personalità borderline; ti riconosci in queste caratteristiche?” “si” “sai che queste persone non sono considerate 'diverse' dalla società ma 'PAZZE'” scandì bene l'ultima parola che mi riecheggiò nelle orecchie “si lo so” “non hanno tutti torti lo sai vero?” “lei da che parte sta scusi?” “non essere arrogante ragazzina” “non sono arrogante” “rispondi alla mia domanda, lo sai?” “si,lo so” “bene come ti rapporti a questa verità?” “ci convivo” “perché vivi?” “non merito di morire” la fredda espressione sul suo volto per un attimo divenne sorpresa ma poi tornò impassabile “puoi andare” mi alzai andai nel corridoio mi passò di fianco e mi disse “siediti lì” mi sedetti su una sedia nel corridoio,aspettai dieci minuti e arrivò,una ragazza sui 25 anni magra con i capelli rossi “allora,ciao,questi sono gli orari delle lezioni e tutto il resto,questo è il numero della tua camera,settimo piano primo corridoio a sinistra,buonafortuna” “grazie” le sorrisi e andai verso le scale,non c'erano ascensori,solo ripide scale,ed ecco la mia stanza,la numero 342,bussai “chi è?” sentì una voce sottile chiedere “sono Erin la ragazza nuova” una ragazza dai lunghi capelli biondi mi aprì la porta,mi accennò un sorriso “entra pure” entrai era una piccola stanza,con due letti uno da una parte e l'altro dall'altra della camera, una scrivania,una piccola finestra da cui entrava a fatica la luce,due armadi non molto grandi e un bagno in un angolo “questo è il tuo letto,il tuo arimadio,in bagno ci puoi mettere le tue cose,è piccolo e lo puliscono in continuazione” in effetti l'odore di disinfettante era un po' ovunque “benvenuta in carcere” “oh ehm grazie” risposi sorridendo “sono Amy” “Erin” mi allungò la mano magra. Cominciai a mettere via le mie cose,qualche minuto dopo Amy parlò di nuovo “cosa è successo? Isomma cosa ti ha portato qui?” la sua voce ruppe il silenzio “sono crollata” mi guardò stranita “che cosa vuoi dire?” “bullismo direi” “cosa? Una ragazza bella come te come può essere presa di mira dai bulli?” sentivo tutto scoppiettarmi dentro come fuochi d'artificio,era una di quelle sensazioni che provavo ogni volta che mi facevano un complimento,mi sentivo più completa ecco, quell'emozione però perdeva intesità subito dopo,dovevo risponderle,dovevo tirare fuori quella verità,quella ragazza da gli occhi color ghiaccio aveva qualcosa di speciale,non riuscivo a capire cosa però,non mi fidavo delle persone,non più,ma per lei era diverso,era come se fosse necessario parlargliene “diciamo che non è proprio così semplice,io lo chiamo bullismo,ma è avvenuto tutto dentro di me,io ero e sono il mio peggiore incubo,sono così dannatamente fragile,il fatto è che non riesco a controllarmi,ogni volta che succede qualcosa di brutto,che mi sento ferita,sola,triste,arriva sempre lui,il bullo,quello che vuole solo vedermi soffrire di più,che mi odia a tal punto che vorrebbe uccidermi,il fatto è che quel bullo sono io,e non ho armi né vie di fuga per proteggermi da lui,ho sopportato in silenzio tutto quel dolore,ho tenuto tutto sotto chiave fino a quando il cassetto non fu troppo pieno,a quel punto non riuscivo più a chiuderlo,ho gettato la spugna,ho smesso di lottare combattere,non volevo nemmeno più uscire di casa,non ne avevo ragione,i miei genitori non ne potevano più di questa situazione...” terminai,i suoi occhi erano pieni di dolore “tu,non sei sola okay?” quelle parole...nessuno me le aveva mai dette in faccia,un calore mi invase tutto il corpo,sorrisi e basta “grazie” “e tu invece?” “diciamo che le nostre storie non sono poi troppo diverse,soffro di anoressia,ma quando tutto è iniziato pesavo 65 chili non ero proprio 'grassa' nessuno me lo aveva mai detto in faccia,ma era come se negli occhi della gente vedessi i loro pensieri,e una voce dentro di me mi insultava,mi diceva che facevo schifo,dovevo vergognarmi,allora ho cominciato a farlo,ho smesso di mangiare piano piano,ma ogni chilo che perdevo nella mia testa quella voce diceva che non era abbastanza,arrivai proprio a un punto in cui mi resi conto che non mi sarebbe mai bastato,ma andava bene così volevo morire in quel,di magrezza,troppo magra per vivere,mi piaceva come strada,i miei hanno messo fine a questo,mi hanno portata qui l'anno scorso,quando sono entrata pesavo 40 chili” si fermò u attimo per guardarmi poi riominciò “principalmente dopo un anno sono arrivata a capire che questo dovrebbe essere un posto che aiuti a sentirsi meno soli” “e funziona?” “mah non so,forse un po'” “dai muoviti a mettere a posto le cose che ti porto a fare un giro per l'istituto” disse tornando a sorridere,mi ero seduta mentre parlava,mi rialzai e andai in bagno a mettere le ultime cose.

Camminavamo per i corridoi,Amy parlava senza sosta,descriveva ogni cosa,ogni tanto si vedeva qualche ragazzo seduto a leggere,ascoltare musica o altro,era domenica,giorno libero,ogniuno poteva fare ciò che voleva,ma c'era un silenzio quasi fastidioso nell'aria “qui non si ha amici,qui siamo tutti casi diversi,dal più grave al più superficiale,ci si rispetta e basta” quella frase a differenza delle altre mi rimase in testa invece che scivolare via “vuoi dire che tu in un anno non hai legato con nessuno?” “beh...io” vidi il suo volto scurirsi “che c'è?” “vedi qui è un po' 'difficile' diciamo,ti do un consiglio,non affezionarti troppo a nessuno” ci eravamo sedute sul ultimo gradino delle scale,quando una porta si spalancò e una donna in divisa da lavoro e una ragazzina qualche anno più piccola di noi con i codini ci passarono di fianco correndo,la donna cominciò a bussare ad una porta,nessuna risposta,allora diede una forte spallata e entrò,un urlo agghiacciante,probabilmente da parte della ragazzina,Amy si alzò di scatto,io la seguii,ci mettemmo davanti a la porta ma non entrammo,l'immagine davanti ai miei occhi mi lasciò senza parole,una ragazza dai capelli neri e le gambe lunghe era praticamente appesa alla finestra,attorno al collo aveva un fil di ferro,e gli occhi chiusi,la donna prese il corpo della ragazzina e lo posò sul letto,le prese il polso,poi sfiorò il collo,ma niente,la ragazzina con i codini era seduta atterra,e piangeva come mai avevo visto prima era come se il suo dolore fosse tanto acuto da lanciare un grido anche se silenzioso,mi voltai verso Amy guardava tutto con gli occhi pieni di lacrime,era come se si fosse allontanata per un attimo da quella scena e stesse vivendo in un altro universo, si voltò verso di me, “per questo,qui può succedere,ricorda che stiamo parlando di persone instabili,siamo tutti qui per un motivo,salvarci da quello che è un futuro già scritto,non tutti ci riescono” ero ancora sconvolta,abbassai lo sguardo, “Amelia vai a chiamare la preside,portati anche la nuova” Amy mi prese per mano,mi sentivo vuota,come se qualcuno mi avesse estorto l'anima con la forza,non provavo nessuna emozione,non ero nemmeno triste,ero fredda...

  
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