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Autore: SheBecameDirectioner    22/07/2012    1 recensioni
"Mi voltai di scatto e lo vidi.
Il ragazzo.
Capelli biondo scuro, occhi color miele, labbra sottili e rosee, corporatura atletica… sapevo chi era, lo conoscevo da una vita, eravamo cresciuti insieme, per la miseria!
Mi fidavo di lui, ora non più.
Era sangue del mio sangue, solo pensando a tutti quei momenti che avevamo passato insieme mi fece rabbrividire. E ora si era trasformato in un mostro, voleva uccidere la ragazza che fino a poche ore prima amava follemente."
Angeli, nephilim, paure e amori contrastati...
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Malaikat
capitolo 1


Sapevo dove trovarla, sapevo che era in pericolo. Non mi aveva concesso di accompagnarla, la odiavo per questo.  È la mia migliore amica. Non dovevamo essere amiche, era contro la legge.
I momenti più belli della mia vita li avevo trascorsi con lei e non potevo perderla. La dovevo salvare, dovevo aiutarla.
La rabbia e la paura si fondevano con il mio sangue, sicuramente non sarei riuscita ad uccidere il ragazzo ma dovevo tentare. Per lei.
Spinsi il pedale dell’acceleratore e mi fiondai in strada sfrecciando fino ai limiti di velocità consentiti. In quei minuti nella mia mente vedevo le immagini di quando eravamo piccole e giocavamo nella stradina di fronte a casa, condividevamo tutto, io sapevo tutto di lei e lei sapeva tutto di me. Eravamo esattamente opposte come corporatura, lei alta, magra ed io più bassa di lei e più grassa.
Arrivata alla spiaggia parcheggiai l’Audi blu e andai verso la banchina.
Era l’alba.
Il rumore delle onde che si infrangevano sugli altissimi scogli mi circondava e il sapore di mare, sole e sale mi avvolgeva con dolcezza. L’alba è sempre stata la parte preferita della giornata di Amber, a volte il signor Baker ci portava alle sei di mattina in quella magnifica spiaggia solo per ammirare il colorato tramonto che faceva largo al sole dietro le montagne. Ci fermavamo fino a mezzogiorno aspettando l’ora di pranzo e poi di solito tornavamo a casa con il Range Rover del signor Baker, il padre di Amber.
O almeno così credeva lei.
Dopo pochi metri la vidi. Era distesa in un lago di sangue scuro che le colava dalla schiena. Non sarebbe morta, ma se il ragazzo le avesse preso una piuma per lei sarebbe stata la fine. Corsi da lei mentre le lacrime mi rigavano il viso.
Mi accasciai a terra con lei e la vidi piangere, aveva gli occhi gonfi, spaventati. Non avrebbe dovuto venire in spiaggia, né ora né mai.
Mi voltai di scatto e lo vidi.
Il ragazzo.
Capelli biondo scuro, occhi color miele,  labbra sottili e rosee, corporatura atletica… sapevo chi era, lo conoscevo da una vita, eravamo cresciuti insieme, per la miseria!
Mi fidavo di lui, ora non più.
Era sangue del mio sangue, solo pensando a tutti quei momenti che avevamo passato insieme rabbrividii. E ora si era trasformato in un mostro, voleva uccidere la ragazza che fino a poche ore prima amava follemente.
Era diventato il mio nemico, lo avrei ucciso a costo di rimetterci la vita!
Mi alzai, eravamo uno di fronte all’altra e lo guardavo negli occhi con uno sguardo lacerante. Lo spinsi e cadde a terra, si mise una mano tra i capelli e dalla tasca posteriore dei suoi jeans scuri estrasse una pistola, la mia pistola.
La mia Beretta 9 mm.
Lo guardavo ancora negli occhi, sapevo che non lo avrebbe fatto. Non potevo morire e lui lo sapeva. Eravamo della stessa razza.
Si alzò da terra e mi puntò la pistola alla tempia, potevo sentire il metallo freddo sulla mia pelle.
-Tu non lo faresti!- gli dissi con voce calma. Avrei voluto chiamare aiuto e gridare, gridare con tutto il fiato che avevo in corpo. Dimostravo più coraggio di quanto ne avevo, rimanere calma era la cosa migliore per tutti e due.
-Lo so.- non mi sarei aspettata una risposta del genere ma in quel momento non era in sé, non avrebbe mai fatto una cosa del genere se fosse stato lucido e in grado di ragionare sulle sue azioni.
Tolse la pistola dalla mia tempia destra e se la rimise in tasca.
-Chi è? Chi ti ha ordinato di fare tutto questo?- gli chiesi senza sapere se mi avrebbe risposto. Non volevo credere a ciò che mi aveva detto svariati giorni prima, non potevo crederci!
-Lo sai.-
-No!-
-Fawn, sai che è così, non ci puoi fare nulla! Lei non è una di noi!- mi rifiutavo di credere che l’uomo che Amber aveva chiamato padre per tutta la vita era l'artefice di tutto questo!
 -Ora vattene! Tu non dovresti essere qui e tanto meno non dovresti immischiarti in questi affari.- mi disse con un filo di rabbia.
-Devo soccorrerla! Tu non capisci!- sentivo le lacrime bruciare in fondo ai miei occhi.
-Ti ho detto di andartene, Fawn!- ora la rabbia era dentro di lui, lo possedeva, ma non avevo paura di lui.
Mi girai e presi Amber sotto braccio accompagnandola fino all’Audi. Era ancora stordita e non riusciva a dire una singola parola.
Ci stava seguendo, sentivo il rumore delle scarpe che gli avevo regalato al suo compleanno seguirci. Supra nere.
Avrei voluto ucciderlo. Era l’occasione giusta, ce la potevo fare.
-Aspetta Fawn!- mi gridò da dietro le spalle.
-Justin, torna da lui! Vattene e dimentica tutto quanto, a lei ci penso io.-
Si voltò ed io gli presi la pistola dalla tasca posteriore dei pantaloni e gliela puntai alla testa.
Avrebbe pagato per quello che aveva fatto e ora era la mia occasione.
Sentivo le mie gambe tremare e le mie mani sudavano, il sole stava arrancando.
-Oh-Oh, la piccola di casa ora vuole fare il boss- strinsi la pistola e con l’indice sfiorai il grilletto.
-Bene bene Fawn, fammi vedere quello che sai fare!- aprì le braccia gesticolando per farmi avvicinare a lui. Odio, in quel momento riuscivo solo a pensare a quello.
-Perché lo fai? Tu l’amavi, siamo cresciuti insieme e vi siete innamorati! Mi fa schifo pensare a cosa sei diventato in poche ore, pensa a quando vi siete baciati per la prima volta, pensa al suo sguardo angelico e a come ti faceva sentire al sicuro quando eri con lei. So che siete diversi ma anche tu hai detto che l’amore non ha limiti e ora tu vuoi uccidere la ragazza che ami solo per un gruzzoletto di contanti?- il suo capo Nephilim gli aveva sicuramente offerto dei soldi, molti soldi. Lui lo conosceva, giocavamo nel giardino dei Baker quasi tutti i pomeriggi dopo la scuola. Le immagini di quando eravamo innocenti e privi di conoscenza del mondo là fuori mi contorcevano la mente. Ora non riuscivo più a trattenere le lacrime che colavano sulle mie guance calde e rosee.
-Tu proprio non capisci vero? Cresci Fawn! Non puoi basare la tua vita sui ricordi di quando eravamo piccoli santo cielo! Adesso sei una donna, una bellissima donna e non puoi farti rovinare da un angioletto! Sai perfettamente che se venissi dalla nostra parte avresti molti privilegi, sei molto forte, forse anche più di me e io non lascerò che lei te lo impedisca. Mai.- le sue parole mi rimbombavano nella testa.
Stava usando quegli stupidi trucchetti da Nephilim con me. Non posso lasciarla. Non adesso.
Ero a conoscenza delle differenze che c’erano tra noi due.
Lei un angelo caduto e io un Nephilim. La razza più sfigata della razza umana –se così ci possiamo definire.
Come degli idioti i Nephilim si fanno come possedere dagli angeli caduti che evidentemente durante il resto dell’anno non hanno una vera e propria vita sociale e sentimentale, non potendo sentire emozioni di nessun tipo, si impadroniscono dei nostri corpi costringendoci con la forza a fare un giuramento.
Da piccoli Justin ed io tutte le estati frequentavamo il grest (una specie di oratorio estivo con le suore), io ero la lettrice delle leggende. Tutti i giorni suor Claudia mi faceva leggere una leggenda riguardante l’amicizia, la mia prima leggenda è stata quella intitolata “il giuramento”. Parlava di questo imperatore cinese che un giorno decise di sterminare tutti i suoi nemici presenti nel suo regno ed un cortigiano che passava per puro, purissimo caso davanti alla magnifica villa dell’imperatore lo vide che passeggiava con i suoi peggior nemici e il cortigiano gli chiese: -Ma non dovevi sterminarli tutti i tuoi nemici?- (forse non sono proprio le esatte parole ma la memoria dopo un po’ di anni si affievolisce).
Allora il vecchio e saggio imperatore gli rispose: -Li ho cancellati infatti! Li ho fatti diventare tutti miei amici.-
Sì, la favoletta allegra non c'entra veramente nulla con il giuramento dei Nephilim per gli angeli caduti ma la prima cosa che ho pensato quando mio fratello mi ha raccontato la faccenda è stata questa.
Aprii lo sportello della mia auto e ci infilai Amber, chiusi la portiera e vidi Justin alle mie spalle.
-Senti Justin, vattene per favore. Te lo chiedo per favore, risparmiala!-
-Sorellina sorellina, suo padre mi ha detto di farlo, io devo farlo. Mi ucciderà se non la elimino. Non so che cosa c’è in ballo ma…-
Aveva un’aria stanca, chissà che cavolo aveva fatto l’idiota prima di venire qui ad uccidere la sua ragazza, nonché la mia migliore amica.
-Ma cosa? Vuoi uccidere la ragazza che ti stimava, forse l’unica. che bravo principe azzurro che sei! Io se fossi in te sarei già morto per lei.
-Anche io lo avrei fatto Fawn, ma se non lo faccio io sarà qualcun altro a farlo e ti assicuro che se qualcuno ha intenzione di ucciderla lo farà molto peggio di me! Non sentirà dolore.-
-Piantala cretino! Vattene e ucciditi, vai dal tuo caro capo e digli di puntarti una pistola alla testa!–
Era mio fratello, il ragazzo più dolce e gentile di tutta la terra – almeno così credevo.
Non avrei mai potuto fargli del male.
Si voltò e se ne andò.
Salii in macchina e misi in moto. Mi avviai verso casa ma poi pensai che a casa ci sarebbe sicuramente stato Justin quindi optai per la casa di Amber.
No. A casa di Amber era possibile che ci fosse suo padre e quindi avrebbe potuto rischiare la vita.
I pensieri mi annebbiavano la mente. Pensavo a salvare Amber ma non potevamo andare a rifugiarci sotto un ponte. Anche se l’idea mi si rimuginava in testa e il solo pensiero di andare ad abitare con un barbone mi fece venire il voltastomaco. Senza offesa per nessuno.
Mi ricordai di quando Justin, Amber ed io giocavamo sulle sponde del laghetto che era proprio davanti alla casa in collina che affittavano i nostri genitori tutti gli anni. Era bellissimo lanciare sassi e vedere chi li faceva rimbalzare più volte. Io perdevo sempre, non capivo il meccanismo con cui bisogna lanciare quei sassolini piatti che Justin raccoglieva con cura.
Ovvio. Come ho fatto a non pensarci prima, la casa in collina. Potevamo andarcene lì. Nel mazzo di chiavi dovevo avere sicuramente anche quella della casetta.
Mi fiondai in strada a tutta velocità e proseguii sempre dritta fino alla tangenziale nord, imboccai l’autostrada e poi uscii all’uscita giusta.
L’ultima volta che eravamo andati lì era stato per il mio compleanno. I miei amici mi avevano organizzato una festa a sorpresa, Amber aveva organizzato tutto e Justin mi ci aveva trascinata con la scusa di una serata tra coppie, io con Michael e lui con Amber.
Appena varcai la porta di legno antico mi ero ritrovata di fronte una mandria vera e propria di ragazzi e ragazze che gridavano “Auguri!”, nessuno andava a tempo e quindi si era creato un gran effetto di eco ma era comunque la festa più bella che avessi mai avuto.
Arrivammo dopo quasi un’ora e mezza di viaggio. Amber si era svegliata ma non aveva fatto altro che piangere e mugugnare qualcosa di incomprensibile che non riuscii a decifrare.
-L’ha presa!- mi disse mentre parcheggiavo l’auto nel giardino di casa. Chi aveva preso cosa?
All’improvviso capii.
Poteva essere la fine per lei. Sarebbe morta, mi sarebbe morta davanti. E la cosa più brutta era che non sapevo quando, come e perché. La cosa mi rendeva furiosa, Justin era un lurido bastardo. Riuscivo solo ad insultare mio fratello nella mente, io avrei rischiato la vita per proteggere le persone a cui volevo bene ma lui no. Su una cosa però aveva ragione: se non l’avesse uccisa lui lo avrebbe fatto sicuramente qualcun altro.
-Brutto bastardo, io lo uccido quello! Come si permette?!-
-Non era vero! Nulla era vero.-
Le lacrime le scivolavano morbide sul viso e mi fece venire voglia di prendere a pugni qualunque cosa mi fosse capitata davanti. 
Ora dovevo pensare solo alla strada.
Se mi fossi trovata davanti quel brutto imbecille lo avrei affettato e mangiato in un panino!


Buona sera :D sono tornata con una nuova fanfiction sugli angeli ed i nephilim*-* ovviamente su Bieber :) "Malaikat" in indonesiano significa "angelo", per questo ho scelto quel titolo :) Spero vi piaccia il primo capitolo ;) Se non si capisce niente (?) tranquille, capirete tutto più avanti :) E spero di ricevere tante visualizzazioni e recensioni u.u Un bacio e grazie a tutti quelli che recensiranno, leggeranno, metteranno nelle seguite o nelle preferite :3

SheBecameDirectioner

P.S.: Se volete, passate da "Hearts Beating", una one shot su Bieber ;)

  
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