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Autore: SunRising    22/07/2012    2 recensioni
Dalla storia:
Ormai non c'è più bisogno che io vada a cacciare per barattare qualche scoiattolo per avere da mangiare e tanto meno ne ho bisogno per uccidere qualche adoloscente assetato di sangue. Del mio sangue. La verità è che quando impugno l'arma che mi è sempre stata compagna nelle battute di caccia, mi ritorna in mente l'odore putrido del cadavere di Lux e il ragazzo del Distretto 1 che si accascia sul corpo della piccola Rue con una freccia nel collo e Cato che, fra le sue stesse membra, mi supplica di finirlo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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HUnger
Insomnia

 

 

 

Fa freddo e poi di nuovo caldo. C'è il gelo e poi di nuovo il fuoco.

Scappo dal muro di fiamme e salto per non cadere nel torrente ghiacciato.

C'è Rue che urla.

- Katniss!-

 

Mi sveglio in un lago di sudore, le labbra secche e le mani ghiacciate. Mi alzo leggermente sostenendomi sui gomiti sperando di non aver svegliato nessuno e i corpi immobili di mia madre e Prim me ne danno conferma.

E' ancora notte fonda. Lo capisco dalla luna ancora alta in cielo e dal silenzio quasi macabro che regna nel Distretto. Mi capita spesso di svegliarmi durante la notte dopo essere tornata dall'arena; per questo Prim non dorme più con me e per questo lascio sempre pronti accanto al mio letto un paio di pantaloni, una maglia e i miei stivali di pelle. Me li infilo e con cautela esco di casa per dirigermi verso la recinzione che divide il Giacimento dai boschi, ma quando la supero non vado in direzione dell'albero nel quale sono accuratamente nascosti il mio arco e le mie frecce. Non ne impugno una da quando sono tornata dagli hunger games. "Non ce n'è più bisogno" mi dico. Ormai non c'è più bisogno che io vada a cacciare per barattare qualche scoiattolo per avere da mangiare e tanto meno ne ho bisogno per uccidere qualche adoloscente assetato di sangue. Del mio sangue. La verità è che quando impugno l'arma che mi è sempre stata compagna nelle battute di caccia, mi ritorna in mente l'odore putrido del cadavere di Lux e il ragazzo del Distretto 1 che si accascia sul corpo della piccola Rue con una freccia nel collo e Cato che, fra le sue stesse membra, mi supplica di finirlo.

Cammino silenziosa per raggiungere la collina sulla quale io e Gale abbiamo passato insieme la maggior parte dei pomeriggi prima della mietitura. Ora so che non ci sarà lui ad aspettarmi perchè sento due mani -tremanti- che mi stringono il collo e la mia schiena impattarsi violentemente contro il tronco di qualche albero. Sono proprio quelle mani tremanti di paura che mi fanno realizzare che da quell'arena non sono la sola ad esserne uscita viva.

- Peeta, sono io... sono Katniss -

La sua presa si fa sempre meno forte, fino a lasciar cadere le mani sulle mie spalle. Mi sta fissando. E con uno slancio mi abbraccia.

Non lo vedo da quando le nostre mani si sono slacciate all'arrivo nella stazione del Distretto. Non ci siamo più parlati, incontrati o visti di sfuggita. Lui troppo arrabbiato e io troppo imbarazzata. Solo ora che sento le sue braccia circondare il mio corpo ancora troppo magro, mi rendo conto di quanto mi sia mancato.

Ci sediamo ai piedi dell'albero aspettando che qualcuno parli. Ne approfitto per respirare a pieni polmoni e regolarizzare i battiti del mio cuore, che sembra sul punto di saltarmi fuori dal petto.

- Scusami per prima ... è che scatto con niente da quando...-  Non c'è bisogno che finisca la frase.

Quando si è nell'arena si pensa alle varie possibilità che si presentano. O meglio alle due possibilità: vivere o morire. Oltre alla fama e alla ricchezza, nessuno ti prepara a dover affrontare tutto ciò che viene dopo, di conseguenza. All'odore del sangue impregnato perennemente nelle narici, alla vista dei cadaveri che ti coglie di sorpresa non appena chiudi gli occhi o al terrore che ti assale quando qualcuno ti tocca senza che tu sia preparato.

- Tu come stai?- mi domanda.

- Sono disarmata e ansimante, in un bosco, nel bel mezzo della notte-  tu come credi che stia?

- Io ti ho quasi strangolata-

Ride. E prima che me ne possa accorgere, gli angoli della mia bocca si alzano in un sorriso spontaneo. E' da tanto che non rido. Rido nonostante queste siano le uniche parole che ci scambiamo e nonostante abbia appena tentato di uccidermi. Nonostante tutto questo sono contenta di averlo incontrato questa notte.

Sbadiglio. E' da tanto che non dormo per almeno quattro ore filate e, guardando le sue occhiaie, neanche lui deve riuscirci. Sbadiglio ancora e questa volta mentre lo faccio la mia testa si adagia sulla sua spalla. Sbadiglio ancora e le palpebre si fanno pesanti. Sbadiglio ancora e quando riapro gli occhi gli uccellini cantano, il sole filtra dalle chiome degli alberi e io sono ancora viva.

Peeta accanto a me sorride.

Mi ha salvata.


  
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