In The Club
Kim
Kibum era una di quelle persone che, per quanto ci si sforzasse, era
impossibile ignorare. Il suo corpo magro e slanciato, la sua pelle
chiara e l'espressione lussuriosa sul suo volto erano in grado di
stregare chiunque. Capitava ogni volta, era come se nell'intero mondo
calasse il buio e lui avesse un riflettore puntato addosso. Kim Kibum
era bello, più bello di ogni ragazza e ogni ragazzo della
città.
Semplicemente, toglieva il fiato a chiunque posasse i suoi occhi su
di lui, facendosi desiderare così come si desidera un
orgasmo che
viene più volte negato. Kim Kibum era una droga, un nettare
delizioso che tutti volevano assaggiare, ma allo stesso tempo era la
mela rossa posta all'estremità dell'albero: impossibile da
raggiungere, per quanto ci si sforzasse. E forse era questo che
rendeva Kim Kibum così desiderato: il fatto di non essere di
nessuno, il fatto di non essersi mai concesso a nessuna donna
né a
nessun uomo. Dicevano che fosse un Narciso, che non amasse nessuno se
non sé stesso – e guardandolo muoversi sulla pista
da ballo non
risultava affatto difficile credere a quelle parole. La sua
sicurezza, il modo in cui si muoveva e posava gli occhi sulle persone
metteva letteralmente i brividi.
Era aggraziato, fiero, elegante,
erotico. Era
Kim Kibum,
ed era un'allucinazione bollente in una notte gelida.
Choi
Minho se n'era accorto fin da subito che la bellezza del biondo aveva
finito col mettere sotto anche il suo migliore amico, Kim Jonghyun,
ma aveva pensato che per lui fosse come per tutti gli altri: un
qualcosa da guardare, da apprezzare magari, e se si era
particolarmente ispirati,
buon materiale con cui passare una mezz'oretta in bagno, ma con il
passare del tempo si era accorto che per Jonghyun le cose erano
diverse. Era quasi un'ossessione quella che vedeva nei suoi occhi. Se
non fosse stato Kim Jonghyun, se non fosse stato uno di quelli che si
porta a letto chiunque senza scrupoli e senza troppe preoccupazioni,
allora avrebbe pensato che se ne fosse innamorato.
Ma era impossibile. Kim Kibum era l'unica puttana
che non sarebbe mai finita nel suo letto.
«Minho,
cos'è, prima mi inviti a bere qualcosa e poi te ne stai in
silenzio,
perso in chissà quali pensieri?»
scherzò Jonghyun facendogli un
occhiolino «Sei davvero penoso negli appuntamenti. Se fossi
nel tuo
fidanzatino ti mollerei subito.»
«Ah ah, divertente, hyung.»
Choi Minho buttò giù l'ultimo sorso che era
rimasto del suo
Margarita e poi scosse piano la testa, sorridendo «E'
già l'una
meno un quarto e tu non hai ancora trovato nessuno da portarti a
letto. Stai perdendo colpi, hyung?»
«Chi ti dice che non ho
puntato nessuno?» Jonghyun ghignò e, allo sguardo
interrogativo di
Minho, fece un cenno in direzione della pista da ballo dove Kim Kibum
al momento stava ridendo in compagnia di un amico.
«Ti prego! Non
mi vorrai far credere che pensi davvero di avere una
possibilità con
uno come lui? Hyung, sai quanto ti rispetto, ma... Hai meno di zero
possibilità.»
«E perché? Devo forse ricordarti che non ho mai,
e dico mai, ricevuto un due di picche in vita mia? Né da
uomini, né
da donne. Devi ammettere che è abbastanza
impressionante.»
«Per
quanto ne so io Kim Kibum ama solo sé stesso. Si dice che
sia
vergine e che non ami nulla, se non il suo riflesso. È una
specie di
asessuale.» Choi Minho stava solo ripetendo le voci che aveva
sentito da alcuni giovani del locale, ma non era convinto di quella
storia e dalla faccia divertita di Jonghyun capì che non lo
era
nemmeno lui.
«Asessuale? Ti prego. Non vedi come muove il culo?
Te lo dico io, quello là fa il difficile, ma se trovi il
modo di
scioglierlo diventa la più vogliosa tra le-»
«Ho afferrato il
concetto.» Tagliò corto Minho, scuotendo la testa.
«Secondo me è
impossibile da sciogliere. Insomma, con tutti quelli che ci hanno
provato e hanno fallito... Non solo i più belli, ma anche i
più
ricchi. Chi diceva che era una troia ha dovuto ricredersi, a quanto
pare non si vende nemmeno per una somma incredibile di Won.»
«Che
vuoi dire?» domandò incuriosito Jonghyun.
«Sai Kang Jung Seo?
Suo padre è uno dei più grandi imprenditori di
Seoul, e lui si è
preso una bella cotta per Kibum, così gli ha detto che se
fosse
andato a letto con lui, anche solo una volta, gli avrebbe regalato
una macchina lussuosa. Kibum ha rifiutato, allora Kang gli ha detto
che avrebbe potuto addirittura comprargli un appartamento in centro,
se non un attico, e Kibum ha rifiutato di nuovo.» Minho
alzò le
spalle «Se io fossi stato in lui, avrei accettato
già dall'offerta
della macchina.»
«Da quando in qua sei una puttana, Choi Minho?»
rise Jonghyun «Dovrò dirlo al piccolo
Taemin!» tamburellò con le
dita contro lo sgabello. Quelle storie erano impressionanti, non
c'era che dire, ma non lo spaventavano per nulla. «Forse Kim
Kibum
ha così tanti soldi che le offerte di Kang Jung Seo gli sono
sembrate ridicole. Forse non sono i soldi la chiave per arrivare a
lui.»
«Se non è la bellezza, se non sono i soldi, allora
che
cos'è? Te lo dico io – se Kim Kibum è
una serratura, allora è
rotta.»
Jonghyun
alzò le spalle. «E se riuscissi ad... aprirlo?»
«Questa
era ambigua...!» fece notare Minho, e Jonghyun
ghignò. «No,
seriamente, se ci riuscissi? Se dovessi riuscire a portarmi a letto
Kim Kibum?»
«Ti dico che è impossibile» insistette
il più
giovane. «Jonghyun, dovresti smetterla di pensarci e trovarti
un
pesce più piccolo. Per una scopata occasionale, sarebbe
tutta fatica
sprecata. E poi cosa ne sarebbe del tuo ego di Casanova? Avresti il
primo due di picche della storia.»
«E invece no. Facciamo una
scommessa» Jonghyun sembrava testardo e divertito
«Se riesco a
portarmi a letto Kim Kibum, allora dovrai portare all'autolavaggio la
mia macchina ogni settimana. Per due mesi.»
«Cosa?» Minho rise.
«E pagare io? Scordatelo.»
«Tanto pensi che sia impossibile che
io vinca la scommessa, no?» insistette. «Se invece
perderò la
scommessa... Allora accetterò di insegnare a suonare il
basso al tuo
fidanzatino, così la smetterà di stressarmi ogni
volta che mi
vede.»
Minho doveva ammetterlo: la cosa si faceva interessante.
Era fuori questione che il suo amico riuscisse nell'impresa, e Taemin
ci teneva davvero tanto a quelle lezioni di basso... Se accettava,
rischiava soltanto di ottenere la gratitudine di Taemin, e la cosa
non poteva che fargli immensamente piacere. Strinse la mano,
annuendo. «Ricordati, hai promesso» disse.
«Me lo ricorderò.»
Ghignò Jonghyun, prima di alzarsi per raggiungere Kim Kibum.
Ma
lui nella pista da ballo non c'era già più.
Note:
Ed ecco finita la prima parte di questa mini fanfiction! Mini
perché
sarà composta da soli tre capitoli, tutti di una lunghezza
media di
1000 parole l'uno. È una cosa piccola e senza troppe pretese
che mi
andava di scrivere per uscire dal tremendo blocco che da più
di un
mese ormai mi attanaglia. Sembra quasi che ogni cosa che inizi a
scrivere non debba trovare una fine, e questo mi sta mettendo un po'
di inquietudine addosso. Spero che questo periodo passi velocemente,
in modo da poter mettermi al lavoro con nuove longfic JongKey.
Fino
a quel momento vi chiedo di essere pazienti e, se ne avete voglia, di
sostenermi. Mi date davvero un sacco di forza e senza di voi non so
proprio dove andrei! Quindi grazie mille per il supporto dato fino ad
ora.
Posterò il prossimo capitolo a breve! Fatemi sapere cosa
ne pensate e se l'idea vi piace almeno un po'!
PS: Mi scuso
per eventuali errori o sviste. Attualmente non ho una beta, ma sono
alla ricerca di una coraggiosa che si proponga xP