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Autore: Alexchil    23/07/2012    2 recensioni
Tu per me sei come il mare.
Un immenso mare che nasconde mille segreti e cela le sue bellezze nelle profonditá piú remote.
England & Seychelles.
[Le immagini inserite sono solo a scopo di presentazione e spiegazione, non di mia proprietà!]
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Seychelles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tu per me sei come il mare.
Un immenso mare che nasconde mille segreti e cela le sue bellezze nelle profonditá piú remote.




Estate. Una caldissima estate inoltrata.
Seychelles era seduta su una delle numerose spiaggie di quella magnifica isola situata nell'Oceano Indiano.
Con lo sguardo perso, ammirava quell'infinito paesaggio che veniva definito "the last heaven", ovvero "l'ultimo paradiso".
Non sapeva neanche lei il perché, ma ultimamente si ritrovava spesso a pensare cose malinconiche. Forse la causa era dovuta al fatto che si sentisse sola.
Certo, su quell'isola si divertiva a giocare con gabbiani, tartarughe e delfini, e voleva bene anche al nonno; ma sentiva che le mancava qualcosa.
- Bene, mi conviene rientrare... c'é un pò troppo vento per i miei gusti. Si allontanò dalla spiaggia, lasciandosi dietro le impronte stampate sulla sabbia.
Anche gli abitanti del villaggio se ne erano accorti. "Eppure é sempre stata cosí allegra...", "Che sia ammalata?", "Forse le é successo qualcosa!"; dicevano le voci. Ma in pochi avevano il coraggio di chiederle cosa la tormentava, e quei pochi tornavano sempre indietro con la stessa risposta.
- Mi ha detto "non é niente" con un sorriso...
Probabilmente non voleva comunicare anche agli altri i suoi problemi.
Quando c'era qualcosa che non andava, si sfogava sempre con i suoi amici marini. Ma ovviamente, non otteneva mai consigli o buoni propositi.
Quella sera, a cena, non aprí bocca col nonno.
- Senti, figliola... ultimamente la gente dell'isola si chiede spesso cosa ti sia successo... se ti deprimi tu, anche l'ambiente ne risentirà!
- Nonno, ti ho giá spiegato che non é niente! É vero che sono strana, ma forse é dovuto al fatto che ho sempre sonno. Sará l'eccessivo caldo. Io sto bene, davvero. Perciò smettetela di preoccuparvi, va bene?
Il nonno annuí poco convinto, ma non volle infierire oltre.
- Ho finito, sparecchio e vado a letto. Buonanotte!
- Okay, ma...
Non fece in tempo a finire la frase che la porta della capanna si era giá chiusa alle sue spalle.
- Sono appena le 7...

Sesel dormí piú del previsto. Si svegliò alle 10 circa e non fece colazione.
Quel giorno però, era diverso.
Improvvisamente, dalla piazza del paese, sentí delle urla di bambini.
In preda al panico, uscí dalla capanna e corse piú veloce che poté.
Nonostante tutto, era felice. Sì, era crudele da dire: potevano stare male dei bambini, poteva essere successo qualcosa di brutto, ma dentro di sé era contenta, perché finalmente succedeva qualcosa che rompesse l'abitudine quotidiana. Si odiava per questo.
- Ehi, che sta succedendo qui...?!
Quando arrivò, si trovò davanti un volto noto, un volto che mai avrebbe pensato di rivedere.
- Arthur?!
Il ragazzo si trovava all'interno di un cerchio disegnato con pietre e vari colori. Era circondato da bambini che urlavano emozionati.
- S-Sesel?! Che cosa vuo- ooohi! Bambini, state lontani dal cerchio! Interferite con i miei incantesimi, é pericoloso!
- Ehi, aspetta un attimo! - intervenne la ragazza irata - Sono io che dovrei chiedertelo! Che ci fai qui?!
- Qual é il problema, scusa? Sei una mia colonia, non capisco perchè te la prendi tanto! Ogni tanto anche io ho bisogno di una vacanza.
- Non chiamarmi colonia che mi mandi in bestia... avresti potuto avvisare!
- E perché mai?
Sesel sbuffò. Era inutile cercare di ragionare con uno come lui.
- Ebbene, che stai facendo?
- Non lo vedi?! Sto facendo un incantesimo! O almeno ci stavo provando, finché non sono intervenuti questi marmocchi! Pussa via! - esclamò, facendo il gesto di togliersi di torno.
- Signor Arthur, può far piovere noci di cocco?! - interruppe uno dei bambini.
A quella richiesta il ragazzo parve interessarsi all'attenzione di quei piccoli spettatori.
- So fare meglio che far piovere noci di cocco! Che ne dite di qualche caramella e dolciume?! Peró mi servirebbero dei sacrifici...
Sesel sobbalzó.
"S-sacrifici?! Non vorrá usare quei bambini come... devo fermarlo!" Corse verso il cerchio mistico e si rivolse ad Arthur.
- Arthie, non fare pazzie! Altro che sacrifi-
La ragazza si bloccò improvvisamente.
- S-Seychelles?! Non dovevi avvicinarti al cerchio, é pericoloso! Aspetta, come mi hai chiam...?!
Ovviamente non fece in tempo a sentirlo, che le venne un capogiro. "Ma cos... sto perdendo le forze..." pensò, prima di cadere nel buio piú totale.
Arthur, trovandosi la ragazza svenuta davanti ai suoi occhi, inizialmente non seppe che fare. Abbandonó il cerchio e le corse vicino.
- D-Damn it!
La prese sulla spalle facendo attenzione a non farle male, e si diresse alla sua capanna.
- E ora come me la sbrigo? Non ho scusanti... certo, però anche lei poteva evitare di essere cosí avventata! Forse avrei dovuto avvisarla prima...
Per un pò di tempo il ragazzo ha continuato a rimuginare su pensieri simili, non sapendo né come scusarsi né come pretendere le scuse.

Seychelles era nel suo letto, si era appena svegliata, anche se un pò intontita.
Seduto su una sedia di fianco a lei e sdraiato con la testa sul letto, c'era Arthur.
Si era addormentato mentre aspettava il suo risveglio.
"É stato qui tutto il tempo?"
Arthur sobbalzò di colpo, si guardò un pò in giro e, notando che la ragazza si era svegliata, le prese le spalle.
- Se-Seychelles, tutto bene?!
Lei lo guardò stupita. Mai si sarebbe inmaginata un comportamento simile nei suoi confronti. Insomma, si parlava comunque di Arthur, l'Inghilterra, conosciuto per fama per essere ottuso, cinico e arrogante. Infatti, il ragazzo si rese conto dopo del suo atteggiamento anomalo, e arrossí.
- N-non che mi interessi di te! Solo che non voglio responsabiltá, essendo mia colonia...
Appunto. Sesel sbuffó.
- Tranquillo, non ho mai pensato niente del genere... in ogni caso grazie lo stesso! - disse sorridendo.
Il ragazzo non perse il suo rossore e voltò lo sguardo.
- Adesso mi sento meglio! Ma cosa é successo esattamente? - chiese insospettita.
- Sei solo entrata in uno dei miei cerchi magici, e siccome non si deve oltrepassare la linea di confine durante l'incantesimo, hai perso i sensi e sei caduta.
Seychelles trattenne una risata.
- Ma dai... ah ah ah...
- Mi spieghi cosa c'é da ridere?
- Non sto ridendo...!
- Sí invece!!
- Ti ho detto di no! Piuttosto, che ne dici di fare due passi?
"Non che voglia stare insieme a lui... giusto per riprendermi un pó..."
Arthur annuí poco convinto e uscirono dalla capanna. A quell'ora la spiaggia era ormai deserta. Il tramonto che si affacciava sul mare, rifletteva quei colori che sembravano danzare quando le onde si infrangevano sugli scogli.
- Che fai? Non vorrai camminare in spiaggia con le scarpe?!
- Cosa c'é di strano, scusa?
- Toglitele subito! - urlò Sesel scherzosa.
- N-non ci penso neanche! Mi si sporcano i piedi!
- Sceeeemo, come fai a provare i piaceri della spiaggia se non sei scalzo?!
Il ragazzo non si oppose oltre, visto che sapeva quanto fosse testarda Sesel. Si tolse le scarpe e le abbandonó lontano dalla riva, per evitare che il mare le portasse via.
- Contenta ora?
- Dovrei chiedertelo io! Come ti sembra? Non é piú piacevole? - gli chiese saltellando qua e lá piena di allegria.
Il ragazzo era quasi commosso da tutto quell'entusiasmo, era da un pò che non la vedeva cosí felice.
Improvvisamente Sesel inciampó su un sasso nascosto sotto la sabbia.
- Ah!
Cadde a terra come un salame. Arthur le venne incontro preoccupato.
- Tutto a posto?
- Ahi... - sussurrò lei - Decisamente oggi non é giornata...
Rise, e il suo sorriso contagiò anche lui.
Si sedettero per un po' ad osservare l'oceano. Sesel si stiracchiò. Ci furono attimi di silenzio assoluto, in cui si udivano solo i rumori dell'acqua.
- Arthur... - cominciò Seychelles - Osserva a lungo l'oceano: a cosa ti fa pensare?
Egli parve un po' sorpreso da quella domanda. Poteva trattarsi di una specie di trabocchetto per guadagnarsi la sua fiducia?
- Ehm... é una domanda un pò vaga... a me fa pensare molto ai miei anni passati da corsaro, ai tesori che nasconde, agli animali piú strani e conplessi... ah, e anche alla potenza! Perché quando il mare diventa furioso, perfino il piú grande pirata di tutti i tempi é costretto ad arrendersi.
Sesel parve molto sorpresa da quelle parole. Forse stava conoscendo un lato nuovo di quello che era il suo colonizzatore? Ci furoni altri silenzi al susseguirsi di quella risposta.
- E a te invece?
Seychelles esitò.
- A me non é che ricorda qualcosa... ma mi fa riflettere - la sua voce raccolse quel poco di malinconico che c'era nell'aria.
- Molti vedono il mare come un enorme ammasso d'acqua, un luogo in cui divertirsi, ma anche un posto per rilassarsi e per pensare.
Arthur sembrò interessato ma impaurito allo stesso tempo.
- Prendi l'inverno, ad esempio. Ti sei mai immaginato la gente che va a divertirsi al mare d'inverno?
- Beh, effettivamente é un pó un controsenso...
La ragazza si infastidí.
- Ecco, lo pensano tutti. Tutti credono la stessa cosa. Eppure... anche in inverno il mare ha il suo fascino. Certo, é gelato, freddo, desolato. Eppure alcune delle specie piú affascinanti non si fanno vedere se non in inverno. E poi c'é la neve. Una nevicata nei pressi di un mare. É un concetto che sembra assurdo, eppure esiste...
Il ragazzo non capiva dove lei voleva arrivare.
Un concetto cosí complicato era al di lá della personalitá di Seychelles.
Lei sospiró.
- Per me il mare rappresenta certo, molte cose. Come per esempio, l'infinito. Un immenso luogo dove non esiste né un inizio né una fine. Però, ultimamente, quando guardo l'oceano mi viene in mente una sola cosa.
Si alzò un forte vento, che fece svolazzare i capelli della ragazza e i vestiti di lui.
- Solitudine - sussurrò con un filo di voce.
Arthur rimase spiazzato. Sesel stava male, e lo si vedeva da lontano, ma possibile che una ragazza come lei soffriva di solitudine? Lei, che era circondata da amici, umani e non, un nonno che la amava, persone che la seguivano ovunque e comunque.
E allora lui? Lui cosa avrebbe dovuto dire? Sesel lo sapeva benissimo.
- So bene che una persona mediocre come me non dovrebbe dire cose simili, eppure... da quando mi hai reso tua colonia, sento che mi sia acceso qualcosa che non pensavo di avere... Ti conosco ormai. Vivi da solo. Io no. Eppure... hai mai la sensazione che ti manchi qualcosa? Come un vuoto dentro? Gli occhi le si erano illuminati. Di tristezza? Di felicitá?
Il ragazzo annuí timidamente, poi le prese le spalle di sorpresa.
- E-ehi! - S-senti, Seychelles... c'é una cosa che devo dirti...!
- ? D-di che si tratta?
- E-ecco... insomma, io...
"Vorrei rimanere a fianco a te per sempre. Vorrei che tu mi accettassi per quello che sono, perchè a me tu piaci cosí come sei."
Era questo che avrebbe voluto dirle, ma che non accennò minimamente.
- Tu non sei sola... i-insomma, se hai qualche problema, sappi che puoi confidarti con me, come hai fatto poco fa.
A Sesel scesero delle tenere lacrime.
Lacrime di gioia, piccole gocce salate che aspettavano di cadere da tanto tempo, proprio sulle spalle di quella persona che per molto ha aspettato. Per questo motivo, non esitò oltre e abbraccio con affetto colui che le stava davanti e che, ora sapeva dirlo, amava con tutto il suo cuore.




Arthur rimase talmente sorpreso che per poco non cadde all'indietro.
- E-ehi! Perché piangi...?
- Cosí... lasciami sfogare... - rispose singhiozzando.
Non volle chiedere altro.
Gli piacque molto quell'abbraccio improvviso, che lo ricambió timidamente con un bacio sulla fronte.
Si guardarono negli occhi e sorrisero.
Entrambi pensavano la stessa cosa.
Entrambi avevano aspettato quella parte unica e insostituibile che poteva riempire quel grande senso di vuoto.
"L'anima gemella..." pensò Arthur "...o almeno cosí disse Shaekspear..."
Si alzarono dalla sabbia e si diressero verso la capanna. Lei che teneva timidamente la giacca del ragazzo e lui che ogni tanto le accarezzava la testa. Lei sorrideva, lui scostava lo sguardo, rosso in volto.
Quando tornarono alla capanna, trovarono il nonno intento a cucinare.
- Ah, siete tornati finalmente! Dov'eravate finiti? Forza, é pronto in tavola!
- Nonno! Ma oggi era il mio turno per cucinare! Non dovevi disturbarti…
- Tranquilla, tranquilla! Ho avuto l'illuminazione...
- Eh...? L'illuminazione...?
- Ah ah ah! Lascia stare!
- Se vuole la posso aiutare io in qualcosa, signore...
Sesel e i nonno rabbrividirono.
- N-no, non ce n'è bisogno davvero! E' g-già tutto pronto, mettiti pure comodo!
- esclamò Sesel con foga. "Che nonnetto vivace..." pensò Arthur.

- Ah, Sesel! Vammi a prendere una noce di cocco!
- Subito, nonno! - disse col saluto militare - Arthie, non far stancare il nonno, intesi?
Detto questo, si dileguó.
Il nonno si avvicinó al ragazzo.
- Allora? Com'é andata?
Arthur sobbalzó.
- I-in che senso?
- L'avevo capito fin da subito che a Sesel mancavi tu! É per questo che ti ho fatto chiamare, cosa credi?
Era rimasto scioccato.
- Ah ah ah! Mica era una semplice visita di cortesia, la tua! Mai sottovalutare i nonni...
"Il carattere di questo tizio mi ricorda molto quello di America... possibile?"
Insomma, il nonno conosceva bene entrambi e in qualche modo aveva progettato di farli "confessare".
- Eccomi! - irruppe Sesel. Vide Arthur cosí rosso che poteva far concorrenza ad un peperone.
- ?! Nonno, che hai fatto?! Se lui non doveva farti stancare, questo non vuol dire che tu non debba infastidirlo! - esclamó arrabbiata.
- Maddai, mica lo ho infastidito! Piuttosto, il cocco?
- Eccolo - rispose non perdendo quel tono sospettoso.
Cominciarono a mangiare allegramente, e qualche volta prendevano in giro il povero Arthur per le sue improvvise sfuriate.
La serata passó velocemente, e Arthur decise di rimanere un pó. Finché non arrivó quella proposta improvvisa.
- Eeeeeh?! Trasferirmi da te?! Dici sul serio?
- Ti pare che scherzi su una cosa del genere?! - esclamó lui infastidito.
Sesel era in preda alla felicitá, ma anche all'indecisione.
Come se la sarebbe cavata il nonno? E la gente del villaggio?
- Nessun problema!
Il nonno sbucó improvvisamente dalla porta, pietrificando i due dallo spavento.
- Aaah, era ora che glielo proponessi, figliolo! - disse beatamente posando un braccio sulla spalla del ragazzo.
- F-figliolo?!
- Ovviamente sono d'accordo. So benissimo che lo volete entrambi, quindi non vi fermeró.
- Ma nonno... - intervenne la ragazza afflitta - sei sicuro che te la caverai da solo?
- Ma certo che sí! E poi verrete a trovarmi qualche volta, no?
Sorrisero.

A quanto pare, la felicitá aveva raggiunto anche le profonditá piú remote dei loro cuori infreddoliti dalla solitudine. Ora quell'immenso spazio di acqua, guardandolo, non comunicava piú quell'emozione triste che li aveva perseguitati a lungo. Ma non regalava altro che forti pensieri legati a quelli che erano la felicitá, l'affetto e l'amore, dovuti a quelle lacrime che un tempo si erano incrociate silenziosamente, comunicando tutto ciò che era nascosto in quegli abissi dell'animo. Perfino quando tutto é ricoperto da fredda neve.


Tu per me sei come il mare. Un immenso mare che nasconde mille segreti e cela le sue bellezze nelle profonditá piú remote. Come un mare d'inverno.
   
 
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