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Autore: GWatcher    23/07/2012    2 recensioni
La mia prima fic nella sezione di Bones.
Ambientata dopo la 1x21, questa storia ha l'intento di raccontare una personale continuazione della prima stagione.
Dopo aver visto quest'episodio, ho assimilato senza più dubbi che Bones non è un telefilm qualsiasi, e che rientra senz'altro tra i miei preferiti.
Da qui l'ispirazione mi ha folgorato.
Questa fic parla di Booth, il mio preferito, e del suo burrascoso passato da soldato, che si ritrova nuovamente ad affrontare. Se Tempe fosse stata vicina a lui in questo particolare momento della sua vita? E se questo avvicinamento avesse confermato l'attrazione che entrambi provano l'uno per l'altra?
In tutto ciò, si avverte una certa attrazione anche tra Angela e Hodgins... Buona lettura!
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angela Montenegro, Jack Hodgins, Seeley Booth, Temperance Brennan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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11

 

Da una tragica situazione, le vicende dei colleghi del Jeffersonian adesso varavano anche sul comico: tutti, ma proprio tutti, avevano saputo che Marianne sarebbe uscita per un appuntamento galante. Non da sola.

Il pretendente, però, era rimasto stranamente anonimo. Infatti, Jack era riuscito a convincere la donna a non dire parola sul loro… “incontro”.

Non sapeva ancora come uscire fuori da quella brutta situazione. Non voleva ferirla, ma non riusciva a trovare altre soluzioni. Ormai, lei si era messa in testa quella proposta ed era irremovibile. Magari stava già pensando al matrimonio!

Marianne era fatta così. Una persona terribilmente appiccicosa e molto, molto sociale… nel senso che a volte si ritrovava a parlare da sola, per via della sua lingua biforcuta che proprio non riusciva a fermarsi dal dire baggianate vagamente interessanti.

Sul lavoro era impeccabile, niente da ridire. Ma sul campo delle relazioni… forse, ricordava un certo qualcuno. Ma in uno stato piuttosto regredito.

Viveva da sola in un piccolo appartamento di città e, a volte, lasciava che alcuni gatti randagi le facessero compagnia.

Non si curava molto del suo aspetto esteriore, se non i suoi capelli, che apparivano sempre perfetti.

La femminilità sta tutta nei capelli’ diceva sempre, con ferma convinzione.

Hodgins, comunque, aveva imparato che fidarsi dell’acconciatura di una donna poteva portare gravi conseguenze. Nonché mortali.

Si torturava la mente, tentando di trovare una soluzione, ma nessun sbocco si mostrava davanti ai suoi occhi. Perciò, decise che il lavoro, in quel momento, era la cosa migliore per allontanarsi dai suoi stupidi problemi.

Aveva solo bisogno di distrarsi, ritornare a quei favolosi insetti, che senz’altro preferiva alla presenza della sua nuova “conquista”.

 

* * *

 

Mancava poco all'incontro, precisamente qualche decina di minuti. Tempe aveva chiamato intorno alle 21:00, poco dopo che Booth ritornasse a casa dall'incontro con suo figlio. Non sapeva quanto la donna sarebbe stata precisa, ma sperava che facesse  presto, perché quell'attesa era un pò snervante.

In verità, era anche piuttosto nervoso. D'altronde, la collega gli aveva detto solo di volerlo incontrare, senza un motivo in particolare. Era anche possibile che lei volesse dirgli qualcosa di non molto piacevole, addirittura catastrofico. L'ultima volta che si erano visti, era scappata, lasciandolo solo e scomparendo per un'intera settimana. Non poteva assolutamente sapere e immaginare quello che adesso voleva da lui. Ed era proprio questo che lo spaventava. Una possibile reazione negativa. In quel momento, non gli importava nemmeno che avesse ragione, voleva calmare le acque con Brennan.

A lui sarebbe andato bene anche solo ritornare a lavorare, risolvere casi assieme e disgustarsi per tutti quei cadaveri decomposti.

Voleva semplicemente tornare indietro e continuare come aveva sempre fatto fino a qualche tempo fa.

Per quei sette giorni, Booth l'aveva sempre cercata, in ogni momento, con telefonate, messaggi o addirittura improvvisate sul posto di lavoro. Aveva fatto di tutto, ma lei lo aveva sempre ignorato. Ed era questo il problema: una volta avuto il rifiuto, non poteva certo costringerla.

In ogni caso, aveva ricevuto quel messaggio e adesso poteva finalmente affrontarla. Quello che sarebbe successo dopo... era ancora tutto da vedere.

Indossò un semplice paio di jeans neri, e una camicia bianca a maniche lunghe, che spesso aveva anche sul luogo di lavoro. Non sapeva come lei si sarebbe vestita, ma pensò che fosse di ritorno dal Jeffersonian, perciò non si fece molti problemi riguardo l'abbigliamento. Stranamente, non riusciva a trovare le scarpe. Di tutte le paia che aveva, voleva le Converse, comode e sportive, per far sembrare il più naturale possibile quella specie di “appuntamento”.

Cercò dappertutto: sotto il letto, nell'armadio, nella cassettiera, nelle varie stanze dell'appartamento… ovunque, non riusciva a trovare quelle maledette scarpe porta fortuna. Che fosse il segno del destino? Sperava proprio di no.

Aveva ai piedi solo un coloratissimo paio di calzini a strisce blu, grigie e rosse. Di certo stonavano con il completo, lei se ne sarebbe accorta subito.

Nel profondo, però, sapeva che in realtà stava solo cercando un modo per occupare la mente, per non pensare a quello che avrebbe dovuto dire quando lei sarebbe arrivata. La sua cintura Cocky era riposta sul comodino, accanto al letto. Quella si che era davvero importante.

 

Mentre si avvinceva ancora alla ricerca delle scarpe, sentì un suono molto familiare provenire dalla porta. Il campanello.

‘Ok…’ si ripeteva, non sapendo cosa fare. Ovvero, certo che sapeva cosa fare! Rispondere…

 

Quando aprì la porta, scoprì quel volto familiare. I lineamenti del viso, i capelli profumati e i grandi occhi. Era Temperance, che finalmente aveva trovato il coraggio di mostrarsi dopo tempo. Booth la fissò a lungo, ed entrambi non proferirono alcuna parola. Ci fu un silenzio piuttosto imbarazzante, anche perché non sapevano assolutamente cosa dire, cosa fare, come comportarsi.

Avevano entrambi paura di sbagliare qualcosa, oppure di rovinare tutto. Quel momento riusciva ad essere speciale, anche se completamente muto.

“Entra” disse accogliendola. Aveva il solito tono di voce pacato, e questo la tranquillizzava. Temeva che lui potesse essere arrabbiato, e per una piccola parte lo era. Ma ormai, qualunque fosse il suo stato d’animo, adesso era arrivata lì, e non poteva certo farsi indietro.


  
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