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Autore: _Smeralda_    23/07/2012    3 recensioni
Ho sempre conosciuto alla perfezione ogni angolo del mio paesino. Ogni vicolo, ogni strada, ogni scorciatoia che io e miei amici usavamo. È sempre stato il nostro territorio. Ho sempre amato camminare per quelle stradine con i miei compagni, eravamo noi a comandare. C’era un luogo però in cui non eravamo mai entrati e neanche controllato da fuori. Si trattava di un’officina per la riparazione delle auto d’epoca.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Io mi chiamo Silvia e vivo in un piccolo paese in montagna, vivo con i miei nonni da un po’ e con loro ho anche Smile un pastore tedesco di due anni. Ho sempre conosciuto alla perfezione ogni angolo del mio paesino. Ogni vicolo, ogni strada, ogni scorciatoia che io e miei amici usavamo. È sempre stato il nostro territorio. Ho sempre amato camminare per quelle stradine con i miei compagni, eravamo noi a comandare. C’era un luogo però in cui non eravamo mai entrati e neanche controllato da fuori. Si trattava di un’officina per la riparazione delle auto d’epoca. Non ci interessava molto di ciò che facevano dentro quell’edificio e poi eravamo sicuri che fosse una normalissima officina abbandonata. Una sera decisi di portare a spasso il cane per quella stradina abbandonata. Il cielo era limpido e non tirava neanche un po’ di vento poi doveva ancora fare buio visto che eravamo in estate. Misi il collare al cane e uscii di casa senza salutare o avvertire nessuno, sarei tornata presto. Era un paesino molto tranquillo quindi non c’era nulla di cui preoccuparsi. Voltai a destra e imboccai la strada principale per poi svoltare a sinistra nella stradina abbandonata che portava verso una piccola altura. Sulla stradina si affacciavano delle piccole villette ma erano tutte in vendita da quasi un anno e nessuno si era mai fatto avanti per comprarle. Quella sera Smile tirava un sacco ed era inutile cercare di richiamarlo perché non ascoltava. In prossimità dell’officina però si fermò improvvisamente e mentre io riprendevo fiato lui  annusava l’aria ringhiando. Mi meravigliai del suo comportamento, non aveva mai fatto così ma forse aveva sentito l’odore di un gatto. Più mi avvicinavo all’officina più lui ringhiava e si ribellava ma io non volevo tornare indietro, volevo vedere perché faceva così.

-Smile cavolo smett…- venni interrotta dal rumore di un vetro che andava in frantumi, veniva da dentro.

Spinsi il grosso cancello di ferro nero ed entrai seguita dal cane, con lui mi sentivo protetta. Attraversai il giardino che era privo di vegetazione, era deprimente, e pieno di pezzi di vetro. Cercai di far evitare le schegge al cane che si sarebbe ferito. Mi fermai davanti all’entrata che era chiusa da due grosse porte in legno dipinto di bianco e vetro, rotto dai sassi che i ragazzi gli tiravano contro. Rimasi sorpresa di vedere che le porte non erano chiuse da un lucchetto ma allo stesso tempo ero felice di poter essere la prima del mio gruppo ad entrare e esplorare. Feci un respiro profondo ed entrai.  Potevo sentire i pezzi di vetro scricchiolare sotto i miei piedi e Smile ringhiare. Era veramente grande quel posto! Non capisco perché non l’abbiano buttato giù per costruirci qualcosa di meglio. Intorno a me ci sono varie attrezzature tutte ricoperte da uno spesso strato di polvere. Dentro l’aria è pesante e chiusa, mi sento soffocare ma vado avanti. L’officina è di un solo piano e lì da quanto vedo ci dovrebbe essere l’ufficio del direttore. Una goccia d’acqua mi colpisce in testa facendomi sobbalzare. Tiro il collare del cane e insieme a lui avanzo. Il luogo è pieno di pezzi di varie auto: cerchioni, volanti, specchietti e persino portiere. Tutto diviso da colonne alte e spesse di forma quadrata che un tempo erano bianche mentre ore sono scrostate e piene di muffa. Credo che questo sia l’unico edificio abbandonato in cui i ragazzi della zona non sono venuti a dipingere i muri con le bombolette spray. Mi avvicino a una dei muri sulla sinistra su cui è poggiato il cofano di una Ferrari tutto ammaccato. Su un pannello di legno ci sono appese varie foto di auto ridipinte e messe a nuovo e vicino a una di queste c’è un uomo vecchio con una barba bianca che arriva fin sotto il collo. Su un piccolo tavolino li vicino sono posati dei bicchierini di plastica usati ed ora pieni di polvere  e qualche attrezzo. Mentre osservo quella postazione sento Smile irrigidirsi e emettere un latrato che rimbomba spezzando il silenzio. Guardo l’oggetto che sta puntando, un’auto. L’unica auto che c’è qui dentro. Sembra una vecchia Bugatti ma è tutta arrugginita e anch’essa coperta da un spesso strato di polvere. Mi avvicino ma un rumore nell’ufficio mi và sobbalzare. Mi allontano dall’auto ed entro nell’ufficio. La porta scricchiola ma non ci faccio caso. Ci sono quattro piante morte agli angoli della stanza mentre nel centro una scrivania in mogano e una sedia in pelle nera. Sul tavolo c’è un centrino, una tazza, dei registri e un vecchio computer. Smile si alza sulle zampe posteriori e annusa il tavolo per poi starnutire a causa della polvere.

-Ahaha Smile stà più attento. Dai andiamo- esco dall’ufficio e mi dirigo verso la Bugatti. Non so ma quell’auto ha un qualcosa che mi attira. Poso la mano sulla superficie fredda nera dell’auto. Se sistemata sarebbe bellissima.
-Tornata a casa magari lo dico al nonno, tu che ne dici Smile?- una voce fredda e roca mi fa sussultare.
-No, rimani qui con me-
-C-chi è?- chiedo incerta.

Affianco a me Smile ha scoperto i denti per proteggermi. Nessuno mi risponde così continuo ad ispezionare l’auto. Apro la portiera dell’auto e Smile senza pensarci su si fionda dentro. Che strano lui ha sempre odiato andare in auto e ora ci si butta dentro? Ma che ha?. Improvvisamente la porta dell’auto si chiude lasciando Smile intrappolato dentro e me qui fuori senza nessuno che mi protegga. Mentre cerco di aprire la portiera Smile si innervosisce e comincia a saltare per l’auto abbaiando. Si ferma sul sedile del guidatore e comincia a ringhiare e puntare qualcosa alle mie spalle. Non faccio in tempo a girarmi che qualcuno mi dà una forte colpo in testa facendomi cadere a terra. In tutto questo tempo non avevo mai osservato il pavimento e magari se l’avessi fatto ora sarei fuori da qui. Sul pavimento ora che sono stesa a terra noto varie macchie secche di sangue. Sento qualcosa sfiorarmi la schiena e intravedo qualcuno chinarsi vicino a me, alle mie spalle. Sento un dolore lancinante al fianco e vedo qualcosa scorrere lungo il mio corpo. E’ tutto buio ma credo che sia sangue, il mio sangue. In questo momento dovrei essere agitata, spaventata e soprattutto dovrei cercare di scappare. Ma non ci riesco. Mi sento così calma, tranquilla e senza pensieri. L’individuo mi morde la spalla e dei nuovi rivoli di sangue scendono per il mio corpo mentre si intravedono i muscoli e in alcuni punti l’osso. E’ buffo, ve lo sareste mai immaginato voi che finisse tutto così? Bè io no. Credevo che sarei andata a fare una semplice e banale passeggiata con il mio cane mentre ora sono qui, stesa mentre uno mi mangia viva. Non sono triste, sono solo scocciata. Perché devo andarmene così presto? Forse era scritto nel mio destino. La vista inizia a calare e io mi sento più debole. Prima di chiudere le palpebre per sempre sento il mio cane, Smile. Il mio fedele amico che ringhia e cerca di uscire dall’auto per salvarmi. Sento il rumore del finestrino rompersi e vedo Smile balzare fuori.

Vendicami.
Uccidili per me.
Fai schizzare il loro sangue su queste pareti.
Dagli la giusta punizione.
Io ora vado e non tornerò ma sappi che ti ringrazio per il tuo sforzo.
Vivi la tua vita per me.

Sento le forze mancarmi e un botto. L’ultima cosa che sento è la lingua ruvida Smile a contatto con la mia pelle mentre ogni tanto alza la testa e abbaia in cerca di aiuto. Addio.

ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti! Questa è la prima storia originale horror che scrivo e spero vi sia piaciuto.
Ringrazio molto chi la recensirà.
_Smeralda_
  
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