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Autore: konachan98    23/07/2012    1 recensioni
Scusate il titolo altamente randomico, ma non avevo in mente nessun titolo decente D:
Fece per sedersi al tavolo di Sherlock, che gli lanciò un'occhiata apparentemente fredda, ma con un luccichio di impazienza negli occhi.
Il dottore sussurrò un affrettato “scusa il ritardo”, ma la mossa del consulente investigativo lo sbalordì alquanto, lasciandolo rigido sulla sedia dall'imbarazzo.
“No, non voglio fare sesso con te, John.”
Disse a voce alta.
Fin troppo alta.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Raggiungimi da Angelo, se puoi. Anche se non puoi.
SH
 
John sospirò rumorosamente.
Prima gli imponeva di non muoversi, di starsene barricato in casa a leggersi libri e a bersi the, e poi gli ordinava di andare da Angelo, così, senza un preciso e apparente motivo. Ma d'altronde era abituato ai comportamenti bizzarri e, a un primo esame, privi di logica del coinquilino, così s'alzò con rassegnazione dalla poltrona color nocciola e s'affrettò a prendere un taxi, ma due di fila lo superarono con nonchalance.
Possibile che solamente con lui non si fermavano?!
Finalmente, un tipico taxi nero rallentò e lo fece salire.
 
Pochi minuti dopo eccolo lì da Angelo, davanti alla grande vetrata che dava sulla strada (o all'interno del ristorante, dipende dai punti di vista). Cercò con lo sguardo Sherlock, che trovò seduto su un tavolo vicino al piano bar, con l'aria assente e annoiata, e il mento appoggiato alla mano.
Entrò, e il tipico campanello da negozio squillò con un trillo “casalingo”. Mentre si avvicinava al suo migliore amico, qualcuno gli diede un'occhiata veloce, bisbigliò qualcosa e poi tornò a parlare con i compagni di pranzo.
L'aria odorava di spaghetti e di tipica cucina italiana, era un ambiente caldo e quasi familiare.
Fece per sedersi al tavolo di Sherlock, che gli lanciò un'occhiata apparentemente fredda, ma con un luccichio di impazienza negli occhi.
Il dottore sussurrò un affrettato “scusa il ritardo”, ma la mossa del consulente investigativo lo sbalordì alquanto, lasciandolo rigido sulla sedia dall'imbarazzo.
“No, non voglio fare sesso con te, John.”
Disse a voce alta.
Fin troppo alta.
L'aria sembrò bloccarsi, tutti si voltarono a fissarli per cinque secondi al massimo nel più completo silenzio, per poi tornare alle loro chiacchiere futili e prive di fondamento (a detta di Sherlock). John voleva sprofondare sotto al tavolo, talmente rosso in volto che sembrava uno di quei sughi a base di pomodoro che Angelo utilizzava in cucina.
Intanto, Sherlock guardava compiaciuto la scena, e il cuoco gli lanciava un'occhiata come per dire “Beata gioventù, l'ho sempre saputo!”.
 
“Scusa, John.”
Sbottò Sherlock, con aria da bambino-viziato-che-era-costretto-a-fare-qualcosa-che-non-voleva, una volta che erano fuori dal locale.
John lo fissò acidamente. Davvero pensava che sarebbero bastate due semplici parole buttate lì per farsi perdonare?
“Vedi, era un esperimento. Volevo vedere come reagiva una persona presa in una situazione imbarazzante.”
Ah sì, dannato detective, o quel che sei? Ora lo proverai sulla tua pelle!
“Cosa?! 300 sterline per fare sesso?! Ma sei impazzito?!”
Urlò quasi, badando di farsi sentire da più gente possibile.
La reazione fu la stessa di quando avvenne nel ristorante, con l'unica differenza che Sherlock lo fissò inerte per 3 secondi circa, dopodiché scoppiò in una fragorosa risata.
“Va bene, va bene, hai avuto la tua vendetta! Ora che ne dici di tornare al 221B?”
“Non chiedo di meglio.”
 
“Non ti credo neppure un po', zio John!”
Sbottò Emily alla fine, leggermente divertita in realtà, mentre Sherlock da bravo coinquilino (ma ne era capace?) portava il vassoio con il the.
“Le tue storie sono troppo assurde!”
“Ti assicuro che è la verità!”
Ribatté deciso John, voltandosi verso Sherlock come in cerca d'appoggio.
Il consulente investigativo, appoggiando il vassoio sul tavolino in salotto, sospirò
“Sì, assolutamente vero.”
“...bah!”
Emily si lasciò cadere sulla poltrona, non del tutto convinta.
“Domande?”
Chiese il dottore, riempiendo la sua tazza della bevanda ambrata.
“Una. Alla fine l'avete fatto?”
John arrossì, e Sherlock ghignò sommessamente.
  
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