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Autore: BieberEyes    24/07/2012    4 recensioni
"Justin! Hai letto il mio diario?!" Glielo prendo di mano e lo tiro velocemente dentro la mia borsa.
Annuisce. "Pensavo fosse di Cassidy."
Sospiro e mi passo la mano tra i capelli. "Quindi... Sai tutto..."
"Diciamo che ora so il motivo per cui mia madre è la tua psicologa."
Perfetto. Una popstar mondiale che sa della mia vita di merda. AYE!
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Grazie, Pattie." Sorrido, alzandomi dalla poltrona e prendendo la mia borsa.
"Di niente." Si alza e mi porge un foglietto. "Ci vediamo tra due giorni, allora." Mi sorride e io esco fuori dallo studio, sospirando.
Percorro il corridoio che mi porta alle scale e vado di sotto, raggiungendo la porta d'ingresso.
Dio, finalmente sono fuori. Tiro giù le maniche della maglietta e mi incammino fino alla macchina di mia madre, entrandoci.
"Allora, com'è andata, tesoro?" Mi chiede, partendo velocemente. Guardo la casa della mia psicologa sparire dietro di noi.
"Come al solito." Faccio spallucce.
"Ti ha detto niente di nuovo?"
"Mamma, gli psicologi non ti dicono niente. Pattie mi ascolta e mi dice un'altra versione di ciò che racconto io." Sospiro. "Ti ho già detto migliaia di volte che è inutile andarci."
"A me sembra che ti abbia aiutata. In fondo ora esci di più, e hai ricominciato a mangiare." Sorride incoraggiante e io annuisco.
"Già." Ho ricominciato a mangiare. Come no.
Quando arriviamo a casa sono già le sette. Mia mamma prende le borse della spesa dal bagagliaio mentre io vado ad aprire la porta.
"Vai a lavarti le mani e finisci i compiti, io preparo la cena." Dice velocemente, sparendo in cucina. 
Poso le chiavi su un tavolino e mi avvio al piano di sopra, entrando nella mia camera e chiudendo al porta a chiave come al solito.
Sempre la solita stanza: pareti azzurro chiaro, letto matrimoniale accanto alla finestra e nell'angolo, armadio a muro, scrivania e pianoforte.
Mi siedo al piano e comincio a suonare la solita canzone: Hallelujah.
"Rebecca! Porta fuori la spazzatura!" Urla mia madre dal piano di sopra, e io sospiro, tornando al piano di sotto. 
Prendo il sacchetto ed esco, incontrando la vicina. Oh, cazzo. 
La vecchietta mi sorride, avvicinandosi. "Ciao, cara."
"Buonasera, signora Harriette." Sorrido, appoggiando il sacchetto accanto al cestino.
"Proprio una bella serata." Dice questa, scrutando il cielo senza nuvole.
Per lei è senza nuvole, immensamente perfetto.
Per me è troppo azzurro.
"Già." Sorrido. "Scusi, devo tornare dentro e finire i compiti. Buona serata." Dico velocemente, correndo dentro casa. Richiudo la porta e tiro un sospiro di sollievo.

"Becca, la cena è pronta." Mia madre entra nella mia camera mentre mi sto cambiando. Il suo sguardo saetta ai miei polsi e lei sospira. "Ti aspetto giù."
Annuisco. "Vengo subito." Chiude la porta ed esce. Mi infilo il trilione di braccialetti ai polsi e vado in cucina, sedendomi al tavolo.
Mia madre sospira e mette giù le posate. "Becca, ti sei tagliata ancora?"
Abbasso lo sguardo e gioco un po' con gli spinaci. "Mhm."
"Sarebbe un si?" Inarca un sopracciglio, guardandomi attentamente.
"No." Mento, infilandomi la forchetta in bocca.
Annuisce leggermente. "Mi fai vedere i polsi?"
"No, non voglio rivedere un'altra delle tue reazioni." Dico velocemente, allontanando il piatto. "Non ho fame, oggi."
"Non hai mangiato neanche a pranzo, Rebecca. Siediti e finisci la cena." Dice, indicando il piatto e riprendendo le sue posate.
"Basta che non parliamo di me di nuovo."
"Mi sembra che proprio il non parlare ci abbia portati fin qui, no?" Mi dice, masticando lentamente. 
Mi piace come dice 'ci' quando non gliene frega un emerito cazzo di me.
Lo adoro. Adoro sentire come fa finta di essere una madre, quando sono io che devo fermarla dall'ubriacarsi ogni giorno.
Giuro, è praticamente il mio passatempo preferito da quasi... Non so, due anni?
Mio padre è andato via quando mia madre è diventata alcolista, e io sono passata al tagliarmi i polsi quando ho scoperto che non ci sarà mai niente che io possa fare per aiutare mia madre.
O aiutare me stessa, prima.
Mia mamma sospira. "Oggi ho parlato con David."
Annuisco. É il tizio che ha conosciuto nel club degli alcolisti anonimi. "E che ha detto?"
"Che potrei andare anche io da uno pisocologo e andare avanti con medicine." Fa spallucce.
"Mi sembra una buona idea." Annuisco, giocando con il cibo.
Sospira. "Puoi guardarmi mentre ti parlo, Rebecca?"
"No, non posso guardarti mentre mi parli." Mi alzo e la guardo, facendo uno sforzo enorme. "Oppure mi ricordo continuamente chi non voglio essere." Torno in camera mia, scivolando lungo la porta e prendendomi la testa tra le mani.
Ora, la gente potrebbe paragonarmi a Demi Lovato, ma non è così.
Demi è pazzesca, un'ispirazione per molti, ma non ha niente a che fare con me.
Sono un altro tipo di persona, e non ho nessuna intenzione di drogarmi della sua musica.
Mi alzo e vado in bagno, lavandomi la faccia. 
Poso lo sguardo sulle lamette, per poi allontanarmi dal lavandino e uscire dal bagno, richiudendo la porta alle mie spalle.
Mi butto sul letto e mi addormento, ancora vestita.

"Rebecca, la col-" Interrompo mia madre sbattendo la porta di casa e uscendo, incamminandomi verso scuola.
Elise mi raggiunge, camminando al mio fianco. "Ho una domanda." Dice, tenendo il libro di Scienze aperto.
"Dimmi." Annuisco, tirando l'iPhone nella borsa.
"Come fanno le rocce a rompersi con il vento? Perchè, seriamente, è una cosa che mi è davvero poco chiara!" Sbuffa, alzando gli occhi al cielo.
Rido. "Non so, il vento trasporta sassolini, spinge le rocce." Faccio spallucce. "Non so, non avevo voglia di studiare."
Annuisce. "Ok, ho un'altra domanda."
"Spara."
"Come mai sei così spesso a casa di Justin Bieber?" Mi guarda e io sospiro.
"Pattie è la mia psicologa." Faccio spallucce leggermente, legandomi i capelli.
"Ohh." Annuisce. "É il colmo: la madre di una popstar è la tua psicologa."
Ridacchio. "Già, è strano."
"Ci hai mai parlato?"
"Ci parlo ogni due giorni, El. Sai, visto che è la mia psicol-"
Mi interrompo. "No, dico con Justin! Non l'hai mai visto?"
"No, ma è comprensibile. É sempre fuori."
"E prende anche buoni voti a scuola!" Sbuffa, tirando il libro di Scienze nella borsa. "Secondo me studia di notte. Oppure ha una macchina del tempo e la usa dopo essere tornato a casa. Ecco come si spiegano i dejà vu!"
Scoppio a ridere. "Elise, devi farti una bella dormita e smetterla di pensare ai libri di Geronimo Stilton."
Sorride. "Quel topo è il mio idolo!" Ridiamo e raggiungiamo la scuola. "Ho un piano." Annuncia appena ci sediamo sulle scale.
"Vai." Gioco un po' con uno dei braccialetti che ho al polso.
"Oddio, quant'è carino!"Elise mi prende il polso e mi toglie un braccialetto, provandoselo. "Posso tenerlo?"
"Mhm, si." Annuisco e lei sorride.
"Comunque, stavo dicendo..." Ci pensa un po' su. "Stasera c'è una festa. Vieni con noi?"
Faccio spallucce. "Ho una scelta?"
Sorride. "No, ovviamente! Ci sarà tutta la scuola, ci divertiremo!"
Ecco perchè la adoro. Sa tutto ciò che mi sta succedendo, e invece di stare seduta accanto a me mentre cerco di impasticcarmi con sonniferi, mi porta fuori e non mi permette di rimanere sola neanche un attimo.
Ed è anche ciò che odio. Io voglio rimanere sola, santo Dio. É la cosa che preferisco, ormai. Non posso farne a meno.
Mi sventola una mano davanti al viso. "Allora? Hai sentito?"
"Ehm, la festa." Annuisco.
Sbuffa. "Quella è roba vecchia! Parlavo di Robby!"
"Ohh." Annuisco. Il tizio che le piace, ok. "Beh?"
"Mi ha chiesto di uscire!" Sorride e io rido.
"Quando uscite?"
"La settimana prossima. Ha detto che c'è un posto speciale dove vuole portarmi." Sorride e applaude allegramente.
La campanella suona e io mi alzo. "Ci vediamo all'uscita, El." Dico, entrando a scuola. 
Entro nella classe di Matematica e mi siedo all'ultimo banco, appoggiando la borsa sulla sedia accanto alla mia per non farci sedere nessuno.
"Ehi, stronza." Lauren si siede accanto a me, buttando giù la borsa. Mi sorride. "Hai sentito della festa?"
"Si." Sorrido, stiracchiandomi sul banco.
"Dovresti andare a farteli togliere quei tagli. Sai, con il laser." Fa spallucce. "Poi potresti portare magliette a maniche corte."
"Mhm, ci penserò." Faccio spallucce.
"Oggi vengo a casa tua per i vestiti." Annuncia, tirando fuori i libri.
Sbadiglio e appoggio la testa sul banco, chiudendo gli occhi. "Se proprio vuoi. Io andrò a dormire appena arrivo in camera."
Lauren ride. "Ah, si? Non penso proprio."
"Fammi indovinare: hai incontrato Elise in corridoio e ti ha detto di tenermi d'occhio, vero?"
Sorride innocentemente. "Non so di cosa tu stia parlando, Becky." 
Scuoto la testa. "Siete due stronze, me la pagherete."
Ride. "Oh, ma smettila. Quando ti troverai un ragazzo figo per merito nostro, ci ringrazierai."
Le punto il dito contro. "Allora ammetti che hai visto Elise!"
Mi sposta la mano sorridendo. "No."

"Allora ho detto a Stephanie che si sarebbe dovuta arrangiare e scegliere: o me, o Jimmy." Matt mi cammina affianco, parlando di una delle tante ragazze occasionali che ha avuto. "Mi stai ascoltando?" 
Annuisco leggermente. "Stephanie, tu, Jimmy." Riassumo velocemente, facendogli segno di continuare.
"Beh, lei è corsa da lui. Capisci? Mi ha mollato lì con quel cazzo di panda di peluche. Ho dovuto trascinarmelo fino a casa e dire a mia sorella che era per lei!" Sbuffa, appoggiandosi al suo armadietto. "Tu come stai?" Mi guarda.
"Sto benone." Apro il mio armadietto, che è accanto al suo, e butto i libri dentro.
"Bene in senso che stai male, di merda o vorresti morire?" Mi chiede, inarcando un sopracciglio.
"Diciamo la seconda."
"Wow, è già un passo avanti!" Sorride e mi abbraccia, facendomi ridere.
"Già." Sorrido, allontanandomi. "Che farai stasera?"
"Ci vedremo tutti alla festa." Fa spallucce. "Elise ha intasato i telefoni di tutti, ormai." 
Rido annuendo. "Lo so, me l'ha detto prima Stella."
"Tu ci vieni, vero?"
Annuisco. "Elise non accetta un no come risposta." 
Ridacchia. "Meno male, se non saresti sempre a casa." 
Gli faccio un sorriso. "Sai com'è, sintomi della depressione."
Alza le mani in alto in segno di difesa. "Si, signora Sotuttoio."
Rido e gli tiro un pugno sul braccio. "Stai zitto, Matt." Vedo Justin che ci passa accanto con tutta la sua compagnia. Accenna un saluto con la testa e io annuisco leggermente, per poi trascinarmi Matt dietro.
"Com'è che Bieber ti saluta?" Mi chiede, seguendomi.
"Non mi saluta." Faccio spallucce. "Non saluterebbe mai una come me."
"Già, sei troppo bella per lui." Mi bacia la guancia e io sorrido.
"Leccaculo, cosa vuoi?"
Scoppia a ridere. "Dormi da me, domani?"
Scuoto la testa. "No, Sabato è l'unico giorno che posso passare da sola." 
Sbuffa e incrocia le braccia. "Non è giusto." Dice, poi inarca un sopracciglio. "Che cosa fai quando sei sola?"
Sorrido. "Leggo."
"E?"
"Suono il piano."
"E?"
"Guardo la TV."
"Eee?"
"Uffa! Cosa vuoi, Matt?" Rido, alzandomi dalle scale appena vedo la macchina di mia madre. "Deve smetterla di venire a prendermi."
"Sai, da quando hai tentato di scappare di casa, non penso faccia così male." Dice sarcasticamente Matt, e io alzo gli occhi al cielo.
"Ero andata a fare una passeggiata, ok?!"
"E allora perchè eri in autostrada?"
"Stavo andando alle Bahamas!"
Ride e mi spinge leggermente verso la macchina. "Ciao, stupida. A stasera."
"Ci vediamo." Sorrido ed entro in macchina. "Mamma, ho 17 anni, lasciami tornare a casa da sola."
Alza gli occhi al cielo. "Prima volevi che venissi a prenderti."
"Era quando avevo 13 anni. Avresti dovuto esaudire le mie richieste prima, mamma." Abbasso il finestrino, accendo la radio e alzo il volume, lasciando che le note di Just Tonight di Taylor Momsen si spargano nella macchina.
Mia madre sospira appena sente le parole e continua a guidare in silenzio, aprendo la bocca qualche volta per parlare ma venendo immediatamente zittita da me che alzo di più il volume, fingendo di non vederla.
Casualità, no?

La canzone di Taylor è stupenda *-* 
EEEEEEEEEEEEE, ecco una nuova storia ._.
Non sarà come le altre, e mi piacerebbe continuarla :')
Ma decidete voi: recensite se vi piace.
<3


  
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