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Autore: ssj4gohan    24/07/2012    0 recensioni
Bahamas, un paradiso terrestre. Due giovani ragazzi si ritrovano sull'isola senza sapere chi sono e come sono arrivati fin lì. Vengono soccorsi dalla gente del luogo e adottati come se fossero figli della stessa isola. Col passare del tempo però riscoprono in sé stessi un dono particolare che cambierà il loro modo di rapportarsi con l'ambiente circostante, ignari che altri danno loro la caccia a causa di questo strano potere.
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III


Il sole stava calando. Un altro giorno era in procinto di essere ricordato. Il mare si era calmato e nemmeno il leggero vento soffiava tra le palme. Sarebbe stata davvero una bella serata.

Shawn indossò una camicia nera e pantaloni lunghi, adatti ad una serata elegante. Si pettinò i capelli all’indietro usando solo dell’acqua. Maya da canto suo seguì la stessa linea. Apparve con una maglietta bianca non molto lunga, mettendole allo scoperto l’ombelico, e pantaloni anch’essi dello stesso colore, abbinati a saldali scuri. Si legò i capelli a formare una lunga coda e cominciò a truccarsi d’avanti allo specchio.

«Forse troverai qualche scheggia.»

Shawn indicò lo specchio non appena Maya si voltò verso di lui, non avendo compreso bene le sue parole.

«Lo specchio intendo. Io sono così brutto che forse l’ho rotto.»

La ragazza sorrise e continuò a provare il rossetto sulle labbra. Essendo un po’ sottili, l’effetto fu quello di aumentarne la carnosità. A Shawn non dispiaceva il suo viso al naturale, ma di certo ora era molto più bella.

«Ho indossato il costume, casomai andassimo alla cascata. Poi se incontrassimo Papà Nonda, non vorrei avesse un infarto vedendomi così elegante. Lui che va in giro sempre mezzo nudo potrebbe avere un eccesso di pudore.»

Shawn si sedette sul letto in attesa che Maya finisse di prepararsi. Rossetto a parte, passò col sistemarsi le ciglia.

«Et voilà… Come sto?»

Il ragazzo inclinò da un lato la testa mentre Maya assumeva una posizione da passerella, gambe unite, braccio sinistro sul fianco e mano destra sopra la testa. Gli occhi azzurri erano ancora più evidenti, messi in contrasto con quei capelli nerissimi, per di più tirati indietro.

«Hai qualcosa di strano, sarà forse il muso.» ebbe da ridire Shawn.

La ragazza smise di sorridere e mise il broncio. «Devi per forza dire quella parola?»

«Tu puoi dirmi che faccio schifo e io non posso dire la verità?»

Maya scosse la testa e si voltò verso lo specchio per spruzzarsi un po’ di profumo.

«Così ti rovini l’abbronzatura. Un vero peccato avere la pelle squamata.» mentre lo diceva, Shawn mostrò una smorfia come per provocare Maya.

«Sarà sempre migliore della tua. Assomigli sempre di più ad un coccodrillo. Comunque possiamo andare e speriamo la serata vada meglio.»

Shawn si alzò dal letto ed insieme uscirono fuori dal bungalow. Per fortuna i turisti erano spariti, anche perché con l’arrivo della sera si erano rintanati in albergo o erano rientrati negli altri vari alloggi disseminati in spiaggia.

I due si presero per mano e proseguirono lungo il sentiero che portava prima al bar di Cody e poi al Westin Hotel, l’albergo sulla spiaggia dell’arcipelago Grand Bahama.

Il Cody’s Pit era naturalmente chiuso, c’erano solo le foglie di palma sul tetto che rendevano il tutto più scenografico. Il sentiero che portava all’albergo era costeggiato da una parte dal mare e dall’altra dalle colline. Lungo tutto il percorso erano tenute accese delle torce per mostrare la strada da seguire. Il mare era calmissimo. L’acqua limpida lambiva la sabbia. Shawn ebbe un desiderio irrefrenabile di tuffarsi e dar sfogo a tutta la sua libertà, ma dovette reprimere tale desiderio per far fronte a necessità più importanti. Maya notò la sua espressione rivolta al mare ma non osò chiedere nulla. Da solo, il suo viso spiegava tutto.

Dopo poco tempo avvistarono le prime luci dell’albergo, una maestosa struttura che si ergeva a ridosso di una scogliera. I vari piani erano illuminati, solo alcune finestre erano tenute chiuse e prive di luce.

L’ingresso dell’albergo si presentava con un ampia arcata ai cui lati erano disposte delle fiaccole per far spazio ad una pedana in legno che portava alla piscina. C’era molto viavai di gente in costume che preferiva rinfrescarsi facendo un bagno o usufruiva delle diverse sdraio messe a disposizione dalla direzione dell’albergo.

A bordo piscina erano stati abbelliti dei tavoli per chi decideva di pranzare o prendere solo un drink sotto le luci soffuse nidificate in tutti i gazebo attorno al bordo vasca. Superata la pedana in legno c’era un piccolo bar che serviva bevande a chi alloggiava.

Shawn intravide la sagoma di Cody che lavorava come una forsennata per produrre aperitivi e drink ai molteplici turisti. Decise di non andare a salutarla o avrebbe rischiato un’insurrezione dei consumatori.

«Alla fine siete venuti.»

Maya sorrise voltandosi e riconobbe la voce di Connor che stava passando accanto a loro con un vassoio pieno di tartine e calici da champagne. Shawn non ebbe nemmeno il tempo di salutarlo che subito volò via verso i tavoli. Sentì solo qualcosa di vagamente simile ad arrivo subito.

Come suggerito, i due si fermarono a bordo piscina. Le luci poste sotto la superficie dell’acqua erano accese. Per fortuna non erano invadenti. Formavano sfumature azzurro-violacee di non troppa intensità, tanto che i bagnanti non tentavano nemmeno di nuotare ma erano sdraiati su dei materassini traslucidi e attendevano un risveglio a causa del troppo relax.

Maya sospirò. Evidentemente voleva passare anche lei una serata di perfetta serenità a pelo d’acqua su uno di quei materassi. Un giorno avrebbero anche potuto concederselo.

Connor fu di parola e fece presto ritorno. Era un ragazzo giovane, dalla pelle scura e molto slanciato, più alto di Shawn di almeno una manciata di centimetri, fisico atletico e con capigliatura da perfetto hawaiano, biondo scompigliato e abbronzatura di chi passa ore e ore sotto una lampada. Aveva una mascella robusta e la voce che non si addiceva al suo aspetto, un po’ troppo seria per i gusti di Shawn, ma pur sempre un gran bravo ragazzo ed un amico affidabile, alla pari di Cody.

«Scusate l’attesa, Cody mi ha chiesto di riservarvi un posto sotto un gazebo. Dovevate vedere la faccia del signor Gordon. Stava per buttarsi in piscina non appena gli ho detto a chi era riservato il tavolo. Sembra proprio che qui tutti vi vogliano bene ragazzi.»

Shawn fece dondolare un po’ la testa e innalzò le sopraciglia. «La verità è che siamo stati fortunati.»

«Non chiamarla fortuna Shawn.» rispose con sincerità Connor. «La verità è questa. Non tutti al mondo sono cattivi e imbroglioni. Esiste anche tanta brava gente. Il mondo sarebbe davvero migliore se ci fosse gente come voi e come noi.»

«Può anche darsi, ma il mondo va avanti anche senza di voi e senza di noi.»

Maya colpì con il gomito il fianco di Shawn e gli lanciò uno sguardo di sfida. Il ragazzo alzò le braccia come il suo solito segno di sconfitta e si rilassò.

«Scherzavo Connor, sai che il mio senso dell’umorismo è simile ai gentleman inglesi.»

Connor rise di gusto e indico i ragazzi di seguirlo. «Lo sanno tutti che è il mare a ridere per te. A proposito, avete sentito del salvataggio di oggi? Quel ragazzo deve aver avuto un gran coraggio. Non è che vi è capitato di assistere in diretta all’episodio?»

«Scherzi?» intervenne Maya sorridendo. «Il vero salvatore è con noi questa sera, ma spero vivamente per lui che nessuno lo riconosca qui altrimenti la nostra serata la passeremo brindando con gli altri.»

«Non mi dire, Shawn. Sei stato proprio tu! Ah. L’ho sempre saputo che qui alberga un gran cuore.»

Connor fece la finta di strappargli il cuore dal petto, e toccandolo causò una risata da parte di Shawn per via del solletico.

«Ci guardano tutti... Finiscila.» lo costrinse a smettere, guardandosi intorno.

«Questo è il vostro tavolo. Prendete quello che volete e non preoccupatevi, appena Gordon saprà la vera identità di Superman, ti donerà anche l’albergo. Comunque, seriamente ragazzi, è tutto a vostra disposizione e non pagherete nulla.» ripeté con convinzione Connor allargando le braccia.

«Anche se non mi piace, ma va bene.» fu costretto a controbattere Shawn dopo lo sguardo minaccioso di Maya.


La serata proseguì tranquilla, tra un bicchiere di vino e buon cibo, per di più gratis. C’era molta tranquillità nei pressi della piscina. La musica soft rendeva tutto molto coinvolgente. Maya si allungò sulla sedia e portò indietro la testa. Shawn finì di ingoiare l’ultimo boccone di pesce fatto alla brace. Si pulì la bocca col tovagliolo e tentò di dire qualcosa. La sua voce venne strozzata a causa del cibo. Si ricordò che non doveva sempre parlare con la bocca piena.

«Un giorno di questi finirai per boccheggiare.» gli confermò Maya non cambiando posizione.

Shawn deglutì un po’ di vino per liberarsi da quella situazione. Si guardò intorno per osservare tutta quella gente che non faceva altro che pranzare sotto le stelle in melodica compagnia.

«Alle volte mi chiedo se la vita sia più o meno così. Non ci fanno mancare nulla, ci mantengono…»

Maya rialzò la testa, osservandolo negli occhi.

«Voglio dire, non ti pare un po’ da parassiti?»

La ragazza inarcò le sopracciglia e si avvicinò al tavolo, appoggiando i gomiti.

«C’è sempre qualcosa di sbagliato se la gente si aiuta? Noi non approfittiamo di nulla e questo loro lo sanno. Cavolo Shawn, lavoriamo anche noi per il signor Gordon; portiamo la gente da una parte all’altra dell’isola, facciamo fare loro escursioni, li facciamo divertire, anche noi abbiamo bisogno di conforto. Proprio non ti capisco.»

Shawn afferrò la bottiglia di vino posta nel cestello di ghiaccio, in mezzo al tavolo. Ne versò un po’ nel bicchiere e attese qualche istante prima di assaggiarlo. Rigirò il bicchiere tra le dita, lo sguardo perso nel vuoto.

«Come al solito hai ragione, solo che non voglio che un giorno mi rinfaccino qualcosa di cui non ho colpa.»

Maya sorrise appena e gli sfiorò la guancia con la mano. Stava per dirgli qualcosa ma Connor scelse il momento più opportuno per andare a trovare i suoi clienti.

«Spero che la cena sia stata di vostro gradimento. Desiderate altro?»

Shawn deglutì e fece cenno con la mano di non volere altro. Anche Maya scosse la testa e prima di ringraziarlo venne fermata per l’ennesima volta.

«Perfetto.» li sorprese Connor voltandosi verso Cody. «Una bottiglia di Champagne per questo tavolo!»

Shawn fece cadere la testa, rassegnato. Maya allargò le braccia in segno di discolpa.

«Hai visto qui? Guarda… Si vede la pinna! Qui invece non c’è più. Era proprio dietro! Mai vista una cosa così…»

Un giovane ragazzo passò accanto al loro tavolo. Con lui c’erano anche altri due coetanei e un uomo adulto, probabilmente il padre di uno di loro. Era chiaro che parlavano del salvataggio di Shawn con tanto di video sul cellulare che riprendeva lo squalo.

Per fortuna si allontanarono in fretta ma Maya riuscì comunque ad origliare la parola internet. Che forse qualcuno si era già accorto della situazione in cui si trovavano? Con tutto il cuore desiderava di no.

Cody arrivò giusto in tempo, portando il famoso champagne.

«Non andate via subito perché le sorprese non sono terminate.» riuscì a confessare stappando la bottiglia. Si udì un forte scoppiettio seguito da una lieve fontana di bollicine che finì sulla testa di Shawn.

Il ragazzo rimase impassibile, gomito appoggiato al tavolo che sorreggeva il mento. Le sue labbra scoprirono una smorfia ma non pronunciò una parola.

«Era questa la sorpresa?» domandò divertito Connor mentre cercava di asciugare Shawn, ormai trasformatosi in una statua.

Cody mostrò un sorriso e versò lo champagne in due lunghi bicchieri di vetro. Maya sembrava più preoccupata per la reazione di Shawn ma visto il suo comportamento, si tranquillizzò.

Terminato il servizio, Cody li lasciò per andare a preparare qualcosa al bar, vista la mole di clienti. Connor si rimise il tovagliolo sul braccio e con un mezzo inchino cercò di congedarsi.

«Bene signore, spero sia stato tutto di suo gradimento, con permesso.»

Non dette nemmeno il tempo a Shawn di controbattere che già stava servendo un altro tavolo, proprio dietro di loro.

«Va bene, sentiamoci tutti allegri.» parlò tra sé e sé il ragazzo.

Maya scosse la testa e sorrise. «Perché devi prendere sempre tutto in maniera brusca? Il tempo dei depressi è finito. Quando te ne renderai conto sarà troppo tardi.»

«Io sarei depresso?» sbottò indicando sé stesso. «C’è una bella differenza tra me e te. Tu non riesci a capire l’importanza che ha per me il fatto di non essere scoperto. La conferma l’hai avuta da quel ragazzino che mostrerà a tutto il mondo il video con quello squalo.»

«Credevo non lo avessi sentito.» ammise con sofferenza Maya abbassando la voce.

Shawn sospirò.

«Cosa accadrebbe a tutti e due? Non mi importa dello squalo, lo sai, mi interessi solo tu…»

A Maya ritornò il sorriso e distolse lo sguardo forse per non mostrare qualche sua debolezza.

«Signore e signori, un attimo di attenzione prego!»

A distoglierli dai loro pensieri ci pensò Cody, che afferrato un microfono, si cimentò come speaker e aiutante dj. C’era un bel po’ di movimento dietro il bar e Shawn tentò di guardare meglio. Intravide una ragazza vestita in modo particolare ma scomparve subito dietro Cody.

Il volto di Maya si frappose tra la vista di Shawn. Gli passò addirittura una mano d’avanti agli occhi. «Che stai guardando? Vuoi forse che mi alzi?»

Lo sguardo di Shawn ritornò su di lei e scrollò le spalle. «Certo che no. Notavo solo il lavoro di Cody.»

Le prese la mano mentre con l’altra a disposizione afferrò il lungo bicchiere pieno di champagne. Lo sollevò all’altezza degli occhi, potendo osservare attraverso le bollicine il volto radioso di Maya.

«Il passato non ritorna mai per farci comprendere la nostra storia, ma il futuro sarà sempre ben chiaro. Il presente rappresenta una porzione troppo sfuggente per poter assaporare i momenti felici e per questo motivo mi riterrò per sempre fortunato di averti con me per il tempo che mi resta. Sarà una domanda stupida e per niente intelligente, ma la tua voglia di restare con me in quale evento temporale si colloca?»

La ragazza gli accarezzò il dorso della mano fino ad arrivare alle nocche ed abbassò lo sguardo. Sorrise senza farsi notare da Shawn.

«Anche se il presente rappresenta un’alternativa certa, io scelgo il domani. Possiamo deliziarci di ricordi persuasivi se qualcosa va male ma in questo momento preferisco ricordare ciò che sto vivendo.»

Shawn abbassò il calice e alzò gli occhi al cielo. C’erano disparate stelle che si stampavano sulla retina, dimostrando la loro piccolezza rispetto al cosmo e di una immensa volontà equiparata al loro splendore. Com’era rilassante osservare lo spazio lontano da tutti i pensieri cattivi che circondavano il mondo.

«Promettimi che resterai sempre con me.» continuò Maya stringendogli la mano. «Promettimi che qualunque cosa accada non permetterai mai ai tuoi pensieri di trasformarmi in un cattivo ricordo.»

Ci fu un attimo di pausa. Shawn continuò a fissare il cielo e a tenersi stretta quella sensazione di pace.

«Hai visto quante stelle? Paragonate a loro tu sei di gran lunga quella più luminosa. Io non sarei degno di brillare al tuo fianco ma se ciò ti rendesse felice, sarei lieto di farlo per te.»

Maya si accorse troppo tardi che i suoi occhi scintillavano. Non era causato dalle luci soffuse e nemmeno dalla lieve brezza serale, ma dall’emozione che stava inondando il suo viso.

«Lo avevo detto che nessuna di loro mi avrebbe dato quella luce.» sussurrò Shawn raccogliendo un rivolo di lacrima che attraversava la guancia di Maya.

«Questo sarà il mio più bel ricordo che porterò con me.» continuò in silenzio portandosi il dito verso le labbra.

L’atmosfera avvertita da Maya terminò presto visto che Cody interruppe quel momento con una delle sue uscite da vocalist. La musica cambiò a discapito del volume.

Shawn vide la giovane ragazza tailandese avanzare verso il loro tavolo, seguita da altra gente che non riusciva a vedere. Durante il cammino, cercava di coinvolgere tutti battendo le mani a ritmo di musica e muovendo il corpo per assecondare la melodia.

«Mi permetto di provare questo giovane ragazzo che tanto ha offerto oggi.» sparò ai quattro venti Cody con l’ausilio del microfono.

«Cody, ti prego, non…» cercò di non farsi coinvolgere Shawn.

Troppo tardi. Cody tirò indietro la sedia, separandolo dal tavolo e dalle mani di Maya. Quasi cercò di riprenderle mentre veniva allontanato da lei. Si rilassò solo quando vide il sorriso sul suo volto.

Shawn venne trasportato nei pressi della piscina con tutta la sedia. La gente cominciò ad alzarsi dai tavoli per poter osservare meglio. Ciò che videro era solo un ragazzo seduto a bordo piscina con un’addetta dell’albergo che parlava al microfono.

«Faremo un gioco…» si udì la sua voce dagli altoparlanti mentre avvicinava il microfono alle labbra del ragazzo.

«Shawn.» rispose in tono serio.

«Giusto. Faremo un gioco Shawn. Tu resterai immobile su questa sedia, mentre ascolterai un po’ di musica. Una ragazza si avvicinerà a te e tu dovrai solo cercare di prenderle un campanello che ha legato alla gamba con un laccetto. Attento però, non potrai usare le mani, anzi, tienile incrociate dietro la sedia così non avrai tentazioni.» un sorriso maligno apparve improvvisamente.

Shawn aggrottò la fronte e scosse la testa. Stava per controbattere la proposta ma Cody gli mise un dito sulle labbra per zittirlo.

«La ragazza ballerà vicino a te quindi dovrai scegliere bene le tue mosse e soprattutto avrai tempo fino allo scadere della musica per riuscirci. Avrai una brutta sorpresa se la prova dovesse fallire. Tutto chiaro?»

Shawn non avendo alternative di ribellione dapprima sospirò e suo malgrado annuì.

«Bene, parta la musica!» urlò allontanandosi dal ragazzo.

A sostituire Cody fu ragazza vestita con camicetta bianca e kilt scozzese. Aveva dei capelli rossi che le scendevano sulle spalle ed una pelle chiara. Consono al suo abbigliamento, la musica scozzese provocata dal suono di cornamuse, flauti e percussioni tambureggianti, confezionarono un’atmosfera di puro intrattenimento e anche allegoria. Non era solo Shawn a trovarsi al centro del divertimento ma anche tutta la gente dell’hotel sembrava divertirsi a ballare.

Si sarebbe aspettato qualcosa di più cupo, con quella musica roboante che gli faceva sanguinare le orecchie, invece la situazione era completamente diversa dalle aspettative.

Mentre la ragazza gli ballava accanto facendo ondeggiare i fianchi, sentiva il tintinnio di un campanello che probabilmente era sotto il gonnellino scozzese.

Cominciò a guardasi attorno in cerca dello sguardo di Maya e cercare in lei la giusta scelta da fare. Poteva tentare di superare quella buffa prova senza farla ingelosire?

Che diamine, era solo un gioco, lo sapevano tutti.

La ragazza gli si sedette sulle gambe e Shawn capì di aver di fronte una complessa situazione maliziosa. Non avvertiva il campanellino a ridosso delle sue cosce, almeno quella era la prima impressione. Istintivamente cominciò a sbottonare la camicetta con i denti. Sfortunatamente i piccoli oggetti volarono via a causa di una presa troppo forte. La ragazza sorrise e continuò a muoversi contro il corpo di Shawn.

Si sollevò da lui solo quando tutti i bottoni scomparvero, quindi si levò di dosso l’indumento lasciando trasparire un reggiseno dalla stessa colorazione del kilt, rosso con disegni quadrettati. Il campanello non c’era.

La musica stava per finire e la ragazza danzava con i fianchi a ridosso della testa di Shawn. Si girò da un lato per permettergli di vedere le fibbie del gonnellino. Il ragazzo cercò con i denti di slacciarle verso il basso ma con scarsi risultati; erano troppo piccole per morderle. Cercò quindi di infilare la testa sotto il kilt e osservò con stupore che il laccetto era ben saldo nella parte alta della gamba. Non fece caso al corpo della ballerina e afferrò velocemente il piccolo oggetto fonte del tintinnio.

Diede uno strappo così forte che perse l’equilibrio dalla sedia trascinando con sé anche la ragazza. Maya vide Shawn e la ballerina scozzese cadere in piscina con tanto di tonfo nell’acqua.

La gente cominciò a incitare Shawn affinché risalisse con la ragazza priva degli indumenti. In effetti passò qualche attimo prima di veder riaffiorare i due. Shawn aveva tutti i capelli sugli occhi ma nonostante l’ingombro riuscì a far sedere a bordo piscina la ragazza.

Maya accorse in aiuto di Shawn, prendendosi cura solo di lui e lasciando perdere tutti gli altri divertimenti. Anche Cody non volle perdersi lo spettacolo e mentre il ragazzo ritornava sulla terra ferma si congratulò con tutti.

«La riuscita della prova avrebbe dovuto prevedere il bagno del trofeo, invece in questo modo tutto è fallito, peccato. Comunque sia andata, questo è il giusto premio a chi oggi ha rischiato la propria vita per salvare una bambina dalle grinfie di uno squalo!»

Uno stupore generale accompagnò un plauso di ringraziamento. Decine di persone si ammassarono per sommergere di domande Shawn che disorientato cercava solo il conforto di Maya.

La trovò lì, accanto a lui che gli stringeva la mano. Con energia cercava di farsi largo tra la gente per portarlo via. Sapeva che la confusione di Shawn poteva solo nuocere in quella situazione. Sapeva che Cody aveva agito in buona fede ma solo lei poteva immaginare la reazione che avrebbe avuto il ragazzo. L’indomani avrebbe spiegato ogni cosa agli amici ma in quel momento la cosa importante era portare Shawn lontano dalla gente.


«Stai meglio ora?»

Maya era inginocchiata al fianco di Shawn. L’amaca ondeggiava in maniera armoniosa ed era quasi difficoltoso restare ancora svegli. Quella calma era meravigliosa. Avrebbe dovuto andar via prima dall’albergo. Era anche vero che non ricordava benissimo quello che era successo lì, o almeno non ancora.

«Tu come ti senti?» riuscì a dire a bassa voce con lo sguardo perso sul soffitto.

«A me viene da ridere…» mentì a sé stessa e a Shawn, pensando fosse la cosa migliore da fare. Sviare l’accaduto forse lo avrebbe tranquillizzato.

«Avresti dovuto vedere la tua faccia mentre cadevi in acqua. Forse eri troppo impegnato a vedere cosa ci fosse sotto la gonna della scozzese.»

Shawn aggrottò la fronte e la guardò negli occhi questa volta.

«Ma sotto il kilt, gli scozzesi cosa portano?»

Maya scosse la testa e sorrise. «Ti va di fare un gioco?»

«Un altro?» si agitò Shawn nel tentativo di alzarsi dall’amaca. Maya annuì e si indicò la camicetta.

«Non portavi una maglia?» domandò dubbioso il ragazzo.

«Non potevo certo tenermi addosso tutto il cloro della piscina. Ti propongo di fare la stessa cosa che hai fatto a quella ragazza, solo… Niente sedia.»

Shawn scosse la testa confuso.

«In acqua. Mi devi ancora una serata romantica tra i coralli e la quiete che solo il mare può darmi.»

Il ragazzo si mise a sedere e fissò Maya negli occhi. Erano ancora luminosi e per un attimo ripensò alle stelle. Scese dall’amaca e la prese per mano.

La portò sulla spiaggia. Lieve onde si stampavano sulla sabbia e il rumore provocato dalla musica era appena percettibile a quella distanza.

Si incamminarono nell’acqua fino a quando la loro testa scomparve nel mare. Per tutto il tempo si tennero per mano pensando alla loro solitudine. Il fondo marino cominciò a farsi profondo e i due si abbracciarono. Trattennero il respiro sfiorandosi reciprocamente i capelli. Shawn aprì gli occhi ed aspettò un cenno da parte di Maya.

La ragazza annuì e si liberò da lui. Si distese aprendo le braccia. Shawn cominciò a levarle gli indumenti fino a quando la pelle della ragazza cominciò a cambiare aspetto. Shawn non smise di toccarla. Cominciò ad assumere uno strano colorito pallido, diventando sempre più liscia e vellutata. Il suo corpo si arcuò sovrastando la statura di Shawn. Maya prese la mani del ragazzo. Le dita si affusolarono fino a fargliele scomparire. I lunghi capelli neri si ritrassero per lasciare spazio ad una fronte ampia e liscia. La bocca le si ingrandì permettendole di mettere in mostra una fila di lunghi denti d’avorio. Il naso aggraziato scomparì.

Shawn le accarezzò la schiena trovando il punto dove lei soffriva maggiormente il solletico. Era come farle il solletico sul naso e lo trovava sempre divertente farglielo.

Maya emise un suono e si divincolò. Aprì la bocca larga facendo fuoriuscire l’aria che aveva nei polmoni.

«Smettila! Non riesco a trattenermi ogni volta che lo fai.»

Poi ritornò nuovamente seria. Gli occhi affusolati lo guardarono intensamente.

«Ti piaccio più così o hai nostalgia di quella ragazza che ti teneva per mano mentre osservavi il cielo?»

Shawn scosse la testa e si allontanò di poco. La sua pelle assunse un colore più cupo. I suoi arti si allungarono e svilupparono una nuova massa muscolare. Anche i suoi capelli scomparvero per lasciar spazio ad una fronte acuminata dove far collocare gli occhi sottili. All’altezza della gola stavano formandosi delle aperture che ad intervalli regolari si aprivano e si chiudevano. Con uno slancio, compì un giro su sé stesso mostrando una pinna robusta sul dorso.

«La stessa domanda vale per te ovviamente.»

La sua voce era rauca, fuoriuscita da una cavità dove erano presenti lunghi denti acuminati sovrastati da una possente mandibola.

«Dici che la ragazza scozzese mi avrebbe fatto prendere il campanellino ora?»

Maya rise emettendo un suono stridulo. «Ne dubito. Al limite l’avrei spinta dall’altra parte della piscina, dritta sugli ombrelloni!»

Shawn la prese per mano e scosse la testa. La trascinò con se verso il largo, dove il fondale restava immutato e la corrente marina si affievoliva. Piccoli pesci colorati scappavano non appena passavano loro accanto. L’acqua era limpida e pulita. Nuotare in quel mare era come svuotarsi di tutti i pensieri cattivi relativi al passato. Nuotarono fino ad arrivare nei pressi di una conca, dove i coralli erano sparsi per tutta l’ampiezza dell’ambiente.

I pesci più piccoli erano immobili, nascosti tra anemoni e alghe, presi dalla stanchezza della giornata e cercando un riparo per la notte. Ogni specie era addormentata al fianco di un suo simile, trovando un po’ di conforto.

Sul fondale c’erano dei massi adornati da alghe fluorescenti e da anemoni. Si sedettero su un masso tenendosi per mano.

«Te lo ricordi questo posto vero?» domandò Shawn indicando i coralli ancorati alle pareti dei massi.

«Qui è dove mi sono risvegliata, e dove tu eri già accanto a me…» sospirò Maya.

Shawn annuì, per quel poco che poteva fare con il capo. I suoi movimenti erano diversi ora in quella forma. Aveva una grande agilità in acqua ma i movimenti motori fuori da quell’ambiente erano molto limitati.

«In quel momento credevo di poter vedere altri come noi, ma vidi solo te. Perché siamo così?»

«Stai nuovamente ricordando il passato. Forse è una caratteristica di voi squali. L’unica cosa che mi domando è il perché tu non sia come me.»

«Quindi anche tu hai delle domande senza risposta?»

Maya tracciò dei cerchi nell’acqua con le lunghe dita. «Ci risiamo. Era ironico Shawn.»

«Davvero? Guarda solo la mia pinna allora sta ridendo. D’accordo hai ragione tu, dove eravamo rimasti?»

I due si avvicinarono e per quanto poco umano fosse stato, il loro bacio aveva un’essenza ben più profonda di un’effusione umana.

   
 
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