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Autore: Dreamer In Love    24/07/2012    6 recensioni
"Tell me somethin', girl
Are you happy in this modern world?
Or do you need more?
Is there somethin' else you're searchin' for?"
(Shallow - Lady Gaga & Bradley Cooper)
Shade si è appena trasferito in una nuova città, in una nuova scuola dove, volente o nolente, è costretto a entrare in contatto con un gruppo di scalmanati. E lui che pensava di passare un anno tranquillo… Tra lezioni, amicizie e amori, scoprirà che a volte non tutto ciò che si vede è la verità. Dovrà scontrarsi con un mondo a volte troppo crudele e inoltrarsi in strade buie e tormentate per riuscire a scorgere la luce dell'amore nell'oscurità.
La RedMoon è vita, ma in un certo senso c'è anche qualche cenno di RXS e RXB e FxB.
Genere: Azione, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Fine, Shade
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Cattive ragazze '
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2.
Tigre rossa

- Galline e nuove amicizie -
 
Un ragazzo dai capelli e dagli occhi cobalto camminava per il viale alberato. Indossava una camicia bianca e dei pantaloni scuri, rigidi e stirati; la cravatta era sistemata di tutto punto e ciò gli conferiva un'aria distinta.
Una leggera brezza primaverile muoveva le chiome dei ciliegi in fiore e trasportava nel cielo petali rosa. Accanto a lui, altri ragazzi e ragazze con la stessa uniforme si avviavano verso l’imponente struttura della scuola che sovrastava il quartiere dalla cima di una collina.
 
Ecco, quello sono io: Shade Moon, nuovo studente dell’istituto superiore Keonguk di Osaka. Era venerdì mattina, per fortuna. La prima settimana di scuola era finita ed era stata fin troppo stressante per i miei gusti: avevo dovuto affrontare nuovi compagni e professori a quadrimestre già iniziato. La mia speranza a quel punto era di sopravvivere indenne all’ultimo anno senza farmi troppo notare e prepararmi a dovere agli esami per l’università.
 
Sbadigliò. Il trasferimento e il cambiamento che volente o nolente aveva subito non gli permettevano di riposare bene durante la notte dove continuava a girarsi nel letto per rimuginare su ciò che aveva lasciato: Tokyo era stata la sua città negli ultimi cinque anni e recidere per l’ennesima volta i legami creati non era stato piacevole; soprattutto non così all’improvviso. A stento era riuscito a salutare i compagni di scuola: ragazzi con cui era cresciuto e che avevano ascoltato la sua storia e accolto il suo dolore; con cui aveva condiviso i giorni belli e quelli brutti della vita quotidiana; con cui aveva fatto le sue prime esperienze. Avrebbe voluto concludere con loro il terzo anno, non certo con un branco di sconosciuti. In più non brillava in esuberanza. Avrebbe faticato a farsi dei nuovi amici.
Un suono acuto proveniente dalla tasca dei pantaloni gli fece prendere in mano il telefono e controllare il display. I messaggi d’incoraggiamento erano divertenti e spensierati, un tentativo di tirargli su il morale. Sorrise triste allo schermo. Sapeva che con il passare dei giorni anche loro si sarebbero dimenticati di lui e i contatti sarebbero stati sempre più radi.
Una folata di vento gli investì improvvisamente il volto, insieme a un volantino ingiallito che per un attimo lo soffocò. Lo allontanò con fatica dalla faccia e lo incenerì con lo sguardo; poi, esasperato, lo buttò a terra ringhiando. A quel gesto, una risata cristallina vibrò nell’aria e lo fece sobbalzare. Guardò nella direzione da cui era venuta.
Una ragazza, seduta mollemente su un muretto qualche metro più avanti, lo stava guardando divertita e non si preoccupò dell’essere stata scoperta nel prendersi gioco di lui. I suoi occhi rubini incontrarono fieri e divertiti quelli blu del ragazzo.
 
Era la ragazza più bella che avessi mai visto.
 
Un’improvvisa ondata d’imbarazzo – per la sorpresa, la sua bellezza e lo sguardo sfrontato che lei gli aveva rivolto – obbligò Shade a nascondersi dietro lo schermo del cellulare. Dopo pochi secondi, però, tornò di nascosto a fissarla: la ragazza non gli stava già più prestando attenzione. I capelli rossi le ricadevano morbidi sulle spalle ed erano raccolti in due codine basse; le labbra rosee erano incurvate in un’espressione annoiata, malinconica, e a intervalli regolari si serravano attorno al filtro di una sigaretta. La vide chiudere per un attimo gli occhi per godere di un leggero venticello che le accarezzava il viso pallido ed elegante. Poi, le iridi cremisi, illuminate dai raggi del sole, si misero ad osservare il rivolo di fumo che rilasciava il tabacco bruciato e che si disperdeva nell’atmosfera. Il cobalto constatò che portava la sua stessa divisa. La gonna corta color cachi mostrava gambe perfette e lunghe, accavallate l’una sull’altra, e la camicetta bianca era slacciata nei primi bottoni lasciando intravedere l’attaccatura del collo sottile...
All'improvviso la giovane si alzò dal suo rude scanno: un pensiero fugace aveva trasformato la sua espressione rilassata in un cipiglio nervoso. Buttò a terra il rimanente della sigaretta e con il tacco delle scarpe spense il piccolo focolare. Notando che Shade non si era ancora spostato dalla sua posizione, gli sorrise mollemente. Si portò una ciocca dietro all’orecchio e gli passò accanto senza cedere nel guardarlo apertamente; stavolta, il cobalto tenne il suo sguardò finché lei non lo superò. Seguì la sua figura ancora per un attimo; lei estrasse dalla tasca il telefonino e selezionò un numero.
- Lio… -, la sentì dire.
La rossa si allontanò a passo deciso continuando a parlare.
 
 Peccato che la scuola fosse dall’altra parte.
 
Shade continuò per la sua strada; si rese conto di essere in ritardo e accelerò il passo per arrivare il prima possibile ai cancelli della scuola. Andò sicuro verso la sua sezione, e si sedette al banco che il professor Ban Jo gli aveva assegnato qualche giorno prima. Attorno a lui, si erano creati gruppetti rumorosi che chiacchieravano in attesa dell’inizio della lezione. Come sempre, nessuno l’aveva salutato e nessuno aveva cercato di intavolare una conversazione con lui. Sapeva di avere un carattere spigoloso: Shade era restio a dare confidenza agli altri, non gli piaceva essere al centro dell’attenzione e determinato nei suoi obiettivi. Estrasse gli appunti della lezione e si mise a leggerli, giusto per far passare il tempo. Una mano che sbatteva improvvisa sul suo banco lo fece sobbalzare. Alzò lentamente lo sguardo sulla fonte di disturbo: un biondino dagli occhi rubino lo guardava accigliato. Era un bel ragazzo, ben piazzato e dal viso pulito: sicuramente era molto popolare tra le ragazze.
- Sei il nuovo arrivato, giusto? Il ragazzo di Tokyo? –
Shade non ritenne necessario rispondere visto che il ragazzo sembrava già abbastanza informato su di lui. Tornò a fissare il foglio.
- Quindi? –
- C’è qualche problema? -, chiese allora con uno sbuffo scocciato.
Si era reso ben conto che il resto della classe stava osservando in religioso silenzio tutta la conversazione. Era infastidito dall’attenzione distaccata dei suoi compagni e dal tono calzante e predominante del suo interlocutore.
- Vedi di non dare fastidio a nessuno e di comportarti come si deve altrimenti te la vedrai con noi. –
In quel momento comparve da dietro la schiena del giovane un altro studente -alto, spalle larghe e lunghi capelli azzurri -, che in quella scenetta aveva il compito di incutere timore.
- Come volete. -, si limitò a rispondere Shade tornando a concentrarsi sul quaderno.
Una vocina acuta e snervante fece capolino nell’aula, seguita subito dopo da una figura minuta che si fece largo passando in mezzo ai due uomini.
- Via, via. Non è questo il modo di accogliere i nuovi arrivati Bright. Shade Moon, giusto? –
Una bella ragazza bionda si fermò quindi davanti a lui e gli sorrise caldamente. Qualcosa in quei modi accomodanti inquietò il cobalto che si limitò ad annuire.
- Ti volevamo dare il benvenuto nella nostra scuola. Scusa il ritardo ma abbiamo avuto un po’ da fare in questi giorni. –
Quello che doveva essere Bright incrociò le braccia al petto, seccato, mentre il volto dell’azzurro alla presenza della ragazza si era visibilmente addolcito andando a incrinare la sua aura da duro.
- Sono Altezza Jewel. Il bruto qua affianco è mio fratello Bright. -, e indicò il primo che aveva parlato. – Mentre lui è Auler Air. Se dovessi avere problemi o ti servisse qualcosa rivolgiti pure a noi. –
- Siete del consiglio studentesco? –
La giovane alzò le spalle noncurante.
- Certo che no. Come mai ti sei trasferito ad anno già iniziato? –
La domanda a bruciapelo fece impallidire Shade che rimase a guardare la ragazza, imbambolato. Altezza manteneva l’espressione rilassata e sorniona in attesa. Quando dopo diversi secondi non ricevette risposta, ridacchiò nervosa.
- Sei un ragazzo riservato immagino. -, congiunse le mani facendole schioccare. – Spero che ti troverai bene qui. Ognuno di noi farà del proprio meglio per farti sentire come a casa. –
Il tono era fin troppo alto e Shade dubitò che quelle parole fossero rivolte davvero a lui: sembrava un monito per i suoi compagni di classe.
- Io vado. Tra poco inizia la lezione. –
Veloce come era arrivata, Altezza sparì oltre la porta scorrevole seguita da Auler. Bright si sedette a qualche banco di distanza non mancando di lanciare uno sguardo sprezzante al cobalto. Qualche minuto dopo iniziò la lezione.
 
 
Quando suonò la campanella della ricreazione, Shade si ritrovò improvvisamente circondato dai suoi compagni di classe che cercavano di fare amicizia con lui. Non dubitò che quella gentilezza fosse dovuta all’intervento di Altezza e ne rimase infastidito. Infatti, rispose a monosillabi alle domande che gli venivano rivolte e uscì nel cortile alla ricerca di un po’ di calma. Come era possibile che un gruppetto di studenti potesse avere una tale influenza sul resto del corpo studentesco? Svoltò l’angolo per dirigersi verso il campo da calcio. Gli sembrava una buona idea sedersi sugli spalti a mangiucchiare e a godere del sole di quella mattina primaverile. Aveva portato con sé anche un libro.
La sua attenzione venne attratta da una figura che svettava al centro del vialetto. A qualche metro di distanza c’era una piccola gallina rossa che beccava tra i ciottoli. Rimase sorpreso da quella presenza ma immaginò che la scuola tenesse un piccolo allevamento. Si ricordò che nel suo vecchio istituto a Tokyo il club di giardinaggio aveva allestito una serra sul tetto e con la produzione contribuiva ai rifornimenti per il menù della mensa; si occupavano anche di conigli e pulcini. Proseguì ancora di qualche passo e la gallina tirò su la testa, ora vigile, e cominciò a fissarlo impettita.
 
Sembrava decisamente minacciosa…
 
- Non andrei oltre se fossi in te. –
La voce lo fece sobbalzare e alzò la testa per capire chi era stato a parlare. Bright, con un sorriso sornione, era affacciato alla finestra del secondo piano. Auler era accanto a lui e sembrava annoiato. Sugli altri davanzali, invece, stavano appollaiati parecchi studenti che seguivano con attenzione ogni spostamento del nuovo arrivato e passavano lo sguardo tra lui, Bright e il pennuto.
- Perché? E’ solo una gallina. -, si azzardò a chiedere il cobalto.
– Non è una semplice gallina. E’ la Tigre rossa. -,
Proprio in quel momento, l’uccello prese a zampettare velocemente verso di lui. Gli occhi blu del ragazzo incontrarono quelli neri della gallina. Quella, gli becco la gamba per poi cominciare a correre intorno a lui. Stupito, si accucciò su se stesso per sfregarsi la ferita e in quel momento la Tigre rossa riprese ad attaccarlo. Shade riuscì ad evitare il colpo solo grazie a una buona presenza di spirito e a uno scatto veloce.
Cazzo! -, imprecò non sapendo bene come comportarsi.
Fuggire voleva dire farsi rincorrere e rischiare di essere attaccato di nuovo. Doveva togliersi da quell’impiccio al più presto. Non gli piaceva dare spettacolo e a stento sopportava il ghigno di trionfo sul volto di Bright. Notò allora che a qualche metro di distanza c’era il pollaio da cui sicuramente la bestia assatanata era scappata e senza pensarci troppo seguì il suo istinto. Corse nella gabbia e accostò la porticina per impedire che la gallina potesse seguirlo. Quella, infatti, gli era andata dietro e, trovandosi chiusa fuori dalla sua stessa casa, si era messa a starnazzare agitata. Il ragazzo di Tokyo prese un po’ di mangime per spargendolo sull’entrata del recinto. Poi, trovato un telo cerato, si sistemò su un secchio rovesciato e aprì la porticina. La gallina si chetò improvvisamente fissando sconcertata l’aia vuota: l’intruso sembrava sparito. La sua attenzione fu poi attirata dal mangime e si avvicinò cauta. Prima di abbassarsi e mangiare si guardò ancora furtivamente attorno ma non vedendo minacce si concesse quella pausa. Proprio in quel momento incombette su di lei il telo e Shade ebbe il tempo di uscire dalla gabbia e chiudere l’ingresso. Si assicurò più volte che il lucchetto fosse ben chiuso. L’animale all’interno comunque sembrava troppo stordito per avere una reazione.
Il cobalto alzò lo sguardo sui suoi spettatori che lo fissavano basiti. Improvvisò un inchino infastidito; era soddisfatto di averli stupiti e, dopotutto, anche di aver risolto alla svelta il problema con la gallina. Qualcuno si azzardò ad applaudire ma venne subito fermato. Si soffermò sul suo compagno di classe dai capelli biondi e lo trovò che, insieme ad Auler, lo scrutava meravigliato.
– Quanto ci ha impiegato? -, chiese sottovoce il biondo all’amico.
– Tre minuti e trentacinque secondi -, rispose l’altro, guardando l’orologio. - E’ un nuovo record. -, aggiunse poi sovrappensiero.
Il biondo scoppiò in una risata nervosa e si sporse ulteriormente dal davanzale.
- Complimenti Shade Moon. Mi hai stupito. –
Il cobalto si domandò distrattamente per cosa si stesse complimentando Bright.
- Benvenuto alla Keonguk. Ti andrebbe di mangiare con noi in mensa? –
Il corpo studentesco presente cominciò improvvisamente a mormorare il proprio stupore per quella richiesta. Shade non riuscì a capire come mai tanto clamore. Si limitò ad annuire, contento che finalmente il biondino gli avesse rivolto parole quantomeno gentili e di non dover mangiare nuovamente da solo. Avrebbe valutato poi se ritenere quelle persone interessanti o meno.
 

Bright spalancò le porte della stanza dove gli studenti stavano già mangiando seduti a tavoli rotondi disposti a intervalli regolari. In un canto, una bacheca era tappezzata di avvisi e volantini e Shade ne intravide uno molto simile a quello che l’aveva aggredito la mattina. Fece una smorfia di disgusto che si trasformò presto in un mezzo sorriso ricordando la bella rossa che aveva incontrato. Seguì Bright e Auler che si avvicinavano ad essa con in mano un pennarello. Un foglio citava la gara della cattura alla Tigre rossa e il suo nome fu aggiunto in cima alla lista. Shade notò soddisfatto di aver superato una certa Fine che aveva impiegato tre minuti e cinquanta secondi. Tra i nomi che seguivano, riconobbe quelli di Auler, Bright e Altezza, anche se la lista non era lunga.
Su un intero lato si trovava il bancone, dove inservienti con retine alla testa servivano il cibo. Sembrava tutto delizioso ma Shade scoprì di non avere abbastanza soldi da permettersi anche solo un panino.
Il biondino intercettò l’incertezza del nuovo arrivato e gli mise una mano sulla spalla.
- Non preoccuparti. –, commentò solo.
Si avvicinò alla responsabile della cucina e le disse qualcosa nell’orecchio indicando, poi, il cobalto. Tornò con un vassoio pieno di ogni bene e lo spiattellò tra le mani di Shade.
- Prego. -, lo stuzzicò Bright con un sorriso caldo e invitandolo a seguirli.
Il ragazzo sentì Auler ridacchiare mentre lo precedeva verso il tavolo.
Le cose stavano diventando sempre più strane e assurde, per non parlare del fatto che prima di entrare in mensa Bright si era scusato per essere stato scortese durante la mattinata. Si erano chiariti brevemente; Shade non portava certo rancore per così poco e i ragazzi si erano azzardati a fargli qualche domanda sulla sua vita privata. Dopotutto li aveva trovati persino simpatici e si era sentito a suo agio.
Si accomodarono a un tavolo centrale rimasto stranamente vuoto. Auler chiese una sedia agli studenti vicini e l’aggiunse alle altre. Il cobalto lo guardò incuriosito ma capì che non sarebbero stati gli unici a sedersi.
L’attenzione di tutta la scuola era rivolta a lui: il ragazzo di Tokyo che in una sola settimana era riuscito a diventare amico di Bright e Auler e a battere il record indiscusso della Tigre Rossa.
 
Non avrei mai potuto immaginare che l’inconto fortuito con una gallina impazzita mi avrebbe permesso di accedere alla congrega dei ragazzi più popolari della scuola. La contentezza di aver finalmente rotto il guscio di solitudine a cui il trasferimento mi aveva condannato non riusciva però a superare l’ansia inconscia che quell’incontro aveva in me generato. C’era qualcosa che non mi tornava…
 
Vennero poi raggiunti dal resto del gruppo: quattro stupende ragazze fecero il loro ingresso nella mensa che per qualche secondo era calata in un silenzio surreale; c’era un’elettricità palpabile nell’aria.
- Accudiamo i cani randagi? -, sbottò Altezza calando sulla sedia di fronte a Shade.
Quel tono era così contrastante con l’espressione gentile della mattina.
 
Il mio cervello classificò immediatamente Altezza come nana scorbutica.
 
- L’ho invitato io. -, tagliò corto Bright, più concentrato sul suo piatto che non sulla sorella.
- Sii carina con il nuovo arrivato. –, la riprese una voce gentile.
Una ragazza dai lunghi capelli arancio inchinò leggera la testa come saluto e rivolse al cobalto un sorriso dolce prima di sedersi accanto a lui.
- Sono Lione Fire, terza E. Scusa la mia amica antipatica. –
L’interessata rizzò le spalle e arricciò le labbra, infastidita.
- Sono tutti molto più rilassati quando non c’è in giro Fine. –, sentenziò la terza studentessa, mentre si guardava attorno stralunata.
Si era sistemata tra Bright e Altezza e la bionda, alle sue parole, aveva alzato gli occhi al cielo, sbuffando.
- Io sono Sophie, comunque. -, aggiunse poi la ragazza incrociando lo sguardo di Shade.
- Sono nella terza B e Auler è mio fratello. –
Il cobalto ebbe giusto il tempo di sorriderle e ringraziarla che Sophie aveva già assunto un’espressione ebete e distratta.
- A proposito, dov’è Fine? -, chiese Bright agganciando la frase della sorella di Auler.
Lione e Altezza si scambiarono un’occhiata. 
- Aveva altro da fare. Comunque, stasera c’è. –
 
Era abbastanza chiaro che Altezza e Lione stessero tenendo nascosto qualcosa a proposito di questa Fine.
 
- Al Carma? –
Quella domanda appena sussurrata ricordò a Shade che c’era anche una quarta ragazza seduta al tavolo. Era rimasta nascosta dietro la figura di Lione e fino a quel momento non si era azzardata a parlare.
 
Mirlo Water aveva un viso rotondo e due occhi viola zuccherosi. Adorabilmente letale, come avrei imparato a mie spese.
 
- Nessuno ti ha invitata. -, borbottò Altezza maligna.
Un movimento veloce di Lione e il lamento di conseguenza della bionda, indicarono che le era stato dato un calcio nelle gambe.
- Ovviamente andiamo al Carma, Mirlo. Ci troviamo lì alle dieci. -, continuò la bionda per fare contenta l’amica dai capelli arancio.
Poi, si voltò nuovamente verso il ragazzo di Tokyo.
- Tutti parlano di te, Shade. È raro che uno studente del terzo anno si trasferisca, soprattutto due settimane dopo l’inizio delle lezioni.  –
- E’ stata un’esigenza di mia madre. -
- Non le rispondere, Shade. Ti metterà sul suo blog. -, lo interruppe Bright allungandosi sul tavolo per intercettare lo sguardo del nuovo amico.
- Blog? –
- Altezza tiene un sito di pettegolezzi sulla scuola. Il suo prossimo post sarà sicuramente su di te. -
Shade fece segno di tapparsi la bocca con una zip. Tutti scoppiarono a ridere e Altezza, un po’ offesa, digitò sul cellulare le poche informazioni che aveva recuperato.
- Ti andrebbe di unirti a noi, stasera? –, intervenne Lione rivolgendogli un sorriso dolce.
I presenti lo guardarono speranzosi, soprattutto una certa ragazzina dagli occhi viola.
- Dovrò chiedere a mia madre ma va bene. –
Si scambiarono il numero di cellulare con la promessa di mettersi d’accordo per quella sera.
Sophie si mise a ridere da sola.
 - Fine non sarà molto felice che facciamo nuove amicizie… -
 
Io quella battuta proprio non la capii. E, soprattutto, chi era questa Fine?
 





Ed ecco il nostro caro Shade che incontra per la prima volta Fine. Dopotutto, mi sono attenuta alla versione originale ma il contorno è nettamente cambiato, soprattutto le dinamiche con cui il cobalto interagisce con il resto della truppa. Altezza, come sempre nelle mie FF, rappresenterà la voce del popolo per cui ci darà grandi soddisfazioni. 
Dreamer In Love
  
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