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Autore: SickOfLoveSong    24/07/2012    1 recensioni
Riuscirà una semplice ragazza a sfuggire al suo destino e iniziare una nuova vita a Londra? Con la forza di volontà tutto è possibile.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mio padre in una calda sera d’estate decise di andarsene senza alcun motivo e lasciare senza un padre mio fratello e me, e senza un marito mia madre.
Fu un periodo bruttissimo ma fu in quel periodo che decisi di prendere la decisione migliore della mia vita; non ne potevo più di sentire mia madre piangere silenziosamente durante la notte e di vederla sorridere e fare la parte della dura durante il giorno; mio fratello praticamente era uno zombie ambulante che faceva tutto tranne che renderci la vita un po’ più semplice almeno nel suo piccolo; i miei zii e nonni materni non facevano altro che criticarci e giudicarci.
Avevo ripetuto migliaia di volte a mia madre di trasferirci, che non avevamo più niente che ci legasse in quel posto, la risposta che ricevevo era “Sofia non sai quello che dici, non possiamo andare da nessuna parte. Rimarremo qui!!”.
Durante le numerose notti insonni  maturò in me lentamente un’idea su cui dovevo lavorarci bene per farla avverare.
Un giorno di fine agosto durante il pranzo a casa decisi di spegnere il televisore ed osservai gli unici familiari che mi erano rimasti: mia madre e mio fratello.
“Io non posso più rimanere qui, parto entro la fine della settimana, ho racimolato abbastanza soldi per poter mantenermi almeno un mesetto” dissi con un tono di voce serio, che non ammetteva repliche, “Sapevo che questo momento sarebbe arrivato e non posso bloccarti, ormai sei maggiorenne ma se non ti prendono all’università??” mi chiese mamma, “Avevo messo in conto anche questo, se non mi prendono lavorerò e l’anno prossimo ritenterò” risposi, mi ero soffermata su ogni possibile avvenimento e possibilità che avevo, avevo deciso di intraprendere non la strada più facile ma quella che mi avrebbe dato di più in futuro.
“Dove andrai??” mi chiese mio fratello, sapeva già la risposta ma voleva sentirla da me, “Londra”.
Ormai era un mese che mi ero trasferita a Londra, la mia migliore amica che cercava solo una scusa per andarsene dal paesino in cui vivevamo aveva deciso di seguirmi e avevamo affittato un appartamento insieme, era in zona 3 ma era l’unica cosa che ci potevamo permettere per adesso.
Avevo provato ad entrare attraverso un test all’università e non mi avevano presa, cosa che mi aspettavo per questo dopo aver visto il risultato ero scoppiata a ridere sotto lo sguardo dispiaciuto e incredulo della mia amica; lei a differenza mia era stata presa alla facoltà Scienze Della Comunicazioni ed era sempre impegnata con lo studio.
“Sara ho fatto avviare la lavatrice, non devi fare niente ricordati solo di chiudere le finestre quando esci” dissi indossando il giubbotto, “Quando finisci il turno oggi??” mi chiese Sara masticando il biscotto che aveva appena inzuppato nel latte, “Finisco alle 3” risposi aprendo la porta, “Arrivo prima io a casa, oggi cucino io” disse e ridendo la presi in giro “Basta che non fai scoppiare l’appartamento, ricordati che è l’unico che possiamo permetterci”.
Dopo non aver passato il test cercai un lavoro e mi assunsero come commessa in un negozio sportivo: Foot Locker; era il lavoro che più mi si addiceva visto che adoravo tutto ciò che riguardava il calcio.
Quella mattina era sorprendentemente noiosa e calma, cosa strana visto che il negozio si trovava a Oxford Street, una delle mete più gettonate dai turisti e non a Londra; “Sofia è appena entrata una coppia te ne occupi tu?" disse John quando il campanellino appeso alla porta tintinnò avvisandoci dell’arrivo di qualcuno.
“Salve come posso aiutarvi?” dissi avvicinandomi alla coppia, la donna era bionda e aveva un viso conosciuto ma era impossibile che l’avessi vista da qualche parte visto che ero nuova di lì, mentre il marito era abbastanza alto e ben piazzato, aveva dei capelli ricci.
Dopo circa un’ora quella coppia aveva deciso di comprare una maglia adidas con una stampa sopra, era per il loro figlio “che vedevano poco” avevano detto.
Nel pomeriggio presto tornai a casa e per la mia gioia Sara non aveva distrutto niente, anzi contrariamente a quanto mi aspettassi aveva cucinato degli spaghetti al sugo buonissimi anche se cucinava poco visto che quella che passava più tempo a casa ero io.
Non le raccontai niente di quella strana coppia che era venuta in negozio e Sara subito dopo aver finito di mangiare si chiuse in stanza per poter studiare.
“Io esco” dissi entrando nella stanza di Sara che era appoggiata sul letto con le cuffie nelle orecchie e leggeva il libro poggiato sulle gambe leggermente piegate, “Dove vai??” chiese incuriosita, di solito ero io quella che rimaneva in casa perché era troppo pigra per uscire e il fatto che uscissi così presto quel pomeriggio era strano, “Vado a fare una cosa torno più tardi” risposi e uscii per dirigermi verso la metropolitana, era il mio unico e fidato mezzo di trasporto.
Avevo appuntamento in un negozio a Camden Town, era da sempre che volevo poter andare lì ma non mi bastavano mai i soldi, per questo ogni volta che mi avanzano li mettevo tra le pagine di un libro per non poterli sprecare e una volta raggiunta la cifra necessaria mi recai personalmente nel negozio per prendere l’appuntamento.
“Buona sera” dissi entrando nel locale che fortunatamente on era così pieno come avevo immaginato, quindi significava che non avrei dovuto aspettare molto; dopo circa un ora il proprietario uscii dalla sua stanza di lavoro  e mi venne a chiamare, “Allora hai portato il foglio??” mi chiese sorridendomi e facendo accomodare sulla sedia, “Ovvio Tony” dissi prendendo il foglio dalla tasca dei jeans.
Tony era un ragazzo sulla trentina che aveva aperto  un negozio di tatuaggi in Camden Town e mi era sembrato il più affidale per questo mi ero rivolta a lui, all’inizio era un po’ scettico perché “Non avevo la faccia da dura” così aveva detto ma io volevo quel tatuaggio ed ero disposta a qualsiasi cosa; “Allora dove la scriviamo questa frase” mi chiese dopo aver letto il foglio, “Qui” dissi alzando la maglietta e indicando il punto sotto il reggiseno, “Perfetto” rispose e si mise a mettere subito al lavoro.
Ormai erano passate 4 ore e sicuramente Sara si era preoccupata, dopo essere uscita del negozio presi il telefono dalla borsa e trovai 3 messaggi, tutti inviati da Sara che mi chiedevano che fine avessi fatto: ARRIVO TRA UN QUARTO D’ORA risposi e pensai alla frase che mi ero fatta tatuare: LIVE, DREAM, DON’T EXIST; ormai era parte di me e ci avrei dovuto convivere per sempre ma ero sicura di quello che avevo fatto scrivere, nessuno mi avrebbe mai fatto cambiare idea, ormai non si poteva più tornare indietro.
“Eccomi” gridai aprendo la porta di casa e togliendomi il giubbotto, “Che fine avevi fatto??? Mi hai fatto preoccupare e non rispondevi al telefono!!” disse Sara, “A fare questo” risposi orgogliosa, alzai la maglia e tolsi la benda che mi aveva messo Tony per proteggere il tatuaggio.
“Tu sei pazza!!!” disse la mia amica vedendo la scritta, “E tua madre che ti deve dire??” mi chiese dopo aver osservato più da vicino la scritta, “Che ne so! E poi sono due settimane che non ci sentiamo non credo che le interessi più di tanto” risposi abbassando lo sguardo; era come se fossi diventata orfana nel giro di un paio di mesi, “Dovresti chiamarla” mi disse apprensiva, “Assolutamente no!”.



Corner
Eccomi qui con una nuova storia, spero vi piaccia e mi racomando scrivete nei commenti tutto quello che vi passa per la testa, anche solo per dirmi che fa schifo ;)
Grazie a tutti quelli che leggeranno, che commenteranno o che semplicemente apripranno il link per vedere di cosa si tratti.


Un bacio e alla prossima volta :*

 
  
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