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Autore: SamanthaMcQueen    24/07/2012    2 recensioni
PARTE PRESA DAL TESTO:
*''Il momento in cui tutto sprofondò nel nulla.
Pensavo che la morte fosse la parte peggiore della vita. Beh.. mi sbagliavo.
Il buio. Tutto ciò che riuscivo a vedere avanti a me era buio ed oscurità, una sensazione di gelo m’inondava il cuore, la mente.''*
E' LA MIA PRIMA LONG STEROLINE, SPERO VIVAMENTE CHE VI PIACCIA E LA SEGUIATE. :)
°Sam.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.

Il momento in cui tutto sprofondò nel nulla.

 

Pensavo che la morte fosse la parte peggiore della vita. Beh.. mi sbagliavo.
 
Il buio. Tutto ciò che riuscivo a vedere avanti a me era buio ed oscurità, una sensazione di gelo m’inondava il cuore, la mente.
 
Erano passati diversi giorni da quando ero ‘rinata’, da quando mi ero svegliata in quel letto d’ospedale, senza vita, senza anima, vuota. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era la boccetta della flebo accanto a me, che conteneva quel bellissimo e brillante liquido rosso che mi attirava solo alla vista. Ogni volta che sentivo quell’odore, sentivo che averne bevuta anche una sola goccia avrebbe risolto ogni mio problema, che tutto poi sarebbe andato a posto da sé.
Ma questa non era la realtà, quello che mi stava accadendo era l’incubo peggiore, e non avrei mai potuto porvi rimedio, a me no che non mi fossi  uccisa. Ma ero troppo, troppo impaurita per tentare il suicidio, non era da me.
Ora, tutto ciò che mi rimaneva erano un paio di ricordi sbiaditi, e il mio corpo sempre più freddo, sempre più morto, senza vita, che non faceva altro che ricordarmi quale mostro io fossi diventata.
 
Erano passati dei giorni da quel giorno, quel maledetto giorno che non potevo più dimenticare, il momento che segnò l’inizio della mia nuova vita, il giorno in cui per la prima volta mi sporcai le mani del colore del sangue, ed uccisi un uomo.
Fu il momento peggiore per me, quello che mi fece crollare del tutto, non riuscivo a credere di averlo fatto.
E poi perché ora? Perché adesso?
La mia vita era perfetta. Avevo una bella casa, parlavo di nuovo con mio padre, anche se di rado al telefono, la relazione con mia madre era più stabile, ero una cheerleader affermata, una delle ragazze più belle e popolari di Mystic Falls. Ora era uno schifo, un incubo.
Il mio unico pensiero non era più come vestirmi per uscire, o trovare il tempo per studiare, ma era ben altro.
Mi ero ritrovata in poche ore in una cella, una buia cella nella cantina di casa Salvatore, con la bocca sporca di sangue, i capelli arruffati, gli occhi sconvolti, a pensare cosa avevo fatto.
Il viso di quel povero uomo che lentamente perdeva la vita per mia mano, le sue pupille dilatate in segno di terrore, le unghie infilate nella mia carne nel tentativo -decisamente vano- di sfuggire alla mia forza, era orribile, mi tormentava anche mentre dormivo, il senso di colpa mi divorava l’anima, sempre che ne avessi ancora una.
 
Passarono ore che mi sembrarono giorni, ma nessuno tornava. Ero lì chiusa, Damon aveva detto che dovevo rimanerci un po’, che poi mi avrebbero aiutato a controllare la sete.
La sete.. più ci pensavo e più sentivo un dannato formicolio alla gola, che mi vibrava in tutto il corpo e nelle tempie, come a ricordarmi che mi mancava qualcosa, qualcosa di importante, qualcosa di cui avevo un fottuto bisogno, ma allo stesso tempo non avrei voluto più assaggiare in tutta la mia vita.
Ero un mostro, nessuno più mi avrebbe voluto bene.
E mia madre? Che cosa avrebbe detto lei, che cosa avrebbe fatto? Non sapevo nemmeno quando avrei potuto rivederla, avevo paura di poterle fare del male.
Avevo paura di me stessa, volevo morire.
 
Dei passi attirarono la mia attenzione, dei passi calmi, misurati, controllati.
Alzai lo sguardo verso la porta di ferro, e lo trovai davanti a me.
‘’Stefan’’.
Eccolo, con la mia dose di sangue mattutina, puntuale come un orologio. Detestavo che mi portasse quella roba da bere, volevo evitarlo se possibile, ma quando mi dava in mano quella bustarella di plastica, non riuscivo a trattenermi. Era come se qualcosa, o qualcuno si impossessasse di me, forse era davvero così, era quel demone dai canini sporgenti che saltava fuori ogni tanto, accecato dalla rabbia e dal dolore, annebbiava la mia mente e agiva per suo conto, senza darmi la possibilità di reagire.
‘’Dimmi, come ti senti oggi?’’ Ogni volta che mi rivolgeva la parola aveva sempre quel sorriso gentile, angelico quasi, tanto dolce da farmi sciogliere, da farmi dimenticare un attimo perché mi trovassi lì.
‘’Beh, sai.. non è proprio una suite a cinque stelle, ma credo che per il momento io possa accontentarmi’’ bofonchiai, arrossendo appena.
Dovevo avere un aspetto orribile, visto che non mi avevano permesso di farmi nemmeno una doccia da quella notte.
‘’Non preoccuparti, tanto oggi usciamo’’.
Lo guardai sbigottito per un attimo. Che? Uscire? Non mi sentivo ancora pronta, avevo paura.
Lui si limitò a porgermi un anellino color ambra, facendomi cenno di indossarlo.
‘’Beh, non ho bisogno di questi regali per sentirmi meglio, preferirei che..’’ il ragazzo abbozzò un sorriso più marcato, come se volesse trattenersi dal ridere.
‘’E’ di Bonnie, ha usato la sua magia per far sì che potessi utilizzarlo per camminare alla luce del sole’’.
Certo, che sciocca, Bonnie.
Bonnie… erano giorni che non ci sentivamo. Elena era venuta un paio di volte, lei nessuna. Probabilmente ora mi disprezzava, e come darle torto.
Il ragazzo mi porse la mano, e capii al volo. Mi ci volle una frazione di secondo per afferrarla, sapevo che con lui non avevo nulla da temere, mi fidavo di lui. Era l’unica persona che realmente sembrava credere in me, credere che ce l’avrei fatta, che avrei lottato per restare viva. Nemmeno io ci credevo più ormai.
‘’Andiamo’’ mi limitai a sussurrare, sapendo che mi avrebbe sentito sicuramente.
Non sapevo a cosa stavo andando incontro, quel buio, quel vuoto continuavano a prendere possesso della mia mente, ma qualcosa dentro di me, qualcosa di piccolo ancora, sapeva che grazie a lui c’era un barlume di speranza, qualcosa in cui credere.
 
 
 
 
 
 




*Hola miei carissimi ed inesistenti lettori! :°D
Allora, ho iniziato a scrivere questa long perché… sono idiota. No okay, il fatto è che non trovo ff Steroline, e sinceramente non capisco perché u.u infondo non sarebbero male insieme, io li amo CWC. E ve lo dice una Stelena convinta, eh.
Mo non sto qua ad annoiarvi parlandovi di come mi sono interessata a questa coppia, perché ve scriverei un papello.
No, non ho rispettato tutto quello che successe nell’episodio, prendo solo alcune parti per aggrapparmi come una sorta di ‘spunto’, non voglio proprio ricreare la stessa circostanza.
Anyway, spero che comunque il capitolo ci piaccia, e che me lo recensiate, vi prego recensite o entro in depressione e non ne esco più.(?)
Mhm.. ultima cosa, vorrei ringraziare la mia Concetta, la Caroline del mio Stefan, ‘nsomma(?), perché l’ispirazione mi è venuta grazie a lei, perché la amo tanto e.. niente, se non ci fosse lei mo non l’avrei scritta u.u (amore, quando la leggi non tagliarti le vene per lo schifo.)
Grazie per chi recensisce e recensirà (nessuno lol), e anche solo per chi la legge, già mi fa un enorme favore.
Al prossimo capitolo, che scriverò in base a questo, se vi è piaciuto o meno :3 Alla prossima!
°Sam.

  
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