Salve a tutte.
Bene. Sono qui per pubblicare, per la prima volta in tredici anni da fan, un
racconto sui mitici Take That.
Vi prego quindi di essere clementi, di non offendervi se leggerete delle cose
che potrebbero non piacere a chi, come me, è stata una fan dei mitici per anni.
Molto di quello che scrivo, prende spunto dal DVD Take That For The Record, dove
i vecchi componenti del gruppo parlavano di loro ai tempi dei TT e del dopo TT.
Spero che vi piaccia.
Un saluto a tutte.
Niniel.
Disclamer: io non conosco i Take That e non sono mai entrata in contatto con
loro.
Nella storia, alle volte, si fa riferimento a delle scene di sesso e si usa un
linguaggio non del tutto forbito. Si prega quindi, chiunque leggerà questa
storia di tenere presente questo, per evitare lamentele future.
Tutto quello che leggerete è fiction. Giada, la protagonista della storia non
esiste. E tanto meno non sono veri i rapporti descritti nella storia, con
qualsiasi membro della band.
La storia è un omaggio a Robbie, Mark, Jason, Howard e Gary e per chi, come me,
gli ama da tanti anni.
Ps: le critiche sono ben accette. Basta che siano costruttive e non offensive.
L’amore segreto: storia di
un’amicizia particolare.
Capitolo 1:La promessa
Molti anni fa a Stoke-on-Trent
“Quando diventerò grande, diventerò famoso e mi comprerò una casa a Los Angeles,
perché sarò ricchissimo..”
A parlare era un bambino di circa cinque anni, dai capelli neri e gli occhi di
uno straordinario verde. Seduto davanti a lui, ascoltava rapita, la sua
amichetta del cuore, una bambina dai lunghissimi e lucidissimi capelli neri, con
occhi straordinariamente verdi, arricchiti da pagliuzze dorate. Anche lei aveva
cinque anni. E conosceva il bambino da quando era nata, o quasi.
“See!” rise limpida la bambina. “E se tu parti a Los Angeles, io che farò?”
Il bambino sorrise sornione e disse piano:
“Tu verrai con me e farai mia moglie..”
“E giochiamo come giocano i grandi?” chiese curiosa la bambina.
Il bambino annuì e tirando la bocca verso un lato sorrise dicendo:
“Si! E avremo un lettone tutto per noi, come quello dei grandi!”
La bambina sorrise, ma subito si incupì. Il bambino la guardò sorpreso dalla
reazione e chiese, serio:
“Che succede?”
La bambina guardò corrucciata l’amichetto e disse:
“Se ci sposiamo, poi, finiamo a fare quello che fanno i grandi dei film nel
letto..”
Il bambino inarcò le sopracciglia e piano disse:
“Beh! Noi non lo faremo siamo amici…”
La bambina socchiuse gli occhi e con fare indagatore, chiese:
“Davvero?”
“Facciamo la promessa!” disse il bambino porgendo il mignolo alla compagna.
La bambina sorrise e seguì l’esempio del suo amico. E fu quest’ultimo a parlare
e dire:
“Io Robert Peter Maximiliam Williams prometto che, appena diventerò grande
sposerò Giada Baldini, la mia migliore amica. E andremo a vivere assieme a Los
Angeles. E saremo sempre amici…”
“E la mamma tornerà dal suo viaggio e manderà via Susan” sorrise Giada.
Robbie sorrise e disse:
“Si! Te lo prometto..”
Dieci anni dopo
“AMMETTILO SUE! DA QUANDO SEI ARRIVATA NON HAI FATTO ALTRO CHE ARCHITETTARE UN
METODO PER SBATTERCI FUORI DI CASA…”gridò Giada.
“SAI CHE NON È VERO!” ribattè Sue con le lacrime agli occhi.
“NO!LO È. E COME SE LO È…NON CI SOPPORTI, NE A ME, NE A STEFANO E TANTO MENO AD
ERIKA…” gridò Giada. “E STASERA HO CAPITO CHE È ARRIVATA L’ORA DI PRENDERE LE
VALIGE E ANDARMENE VIA…”e dicendo questo imboccò le scale.
“GIADA RITORNA SUBITO QUI!”gridò il padre della ragazza.
Giada si bloccò e voltandosi lentamente, disse:
“Cosa c’è?”
“Esci da questa casa e non ci rimetterai più piede finché vivo…”sibilò l’uomo.
Giada fece uno strano verso. Un misto tra uno sbuffo e una risata e sarcastica
rispose:
“Non mi convinci a restare così”
“Esci..” disse il padre di Giada “.. e fino a quanto avrò respiro tu non
varcherai quella soglia. E non è una minaccia…”
Giada sorrise e incrociando le braccia disse:
“Allora addio papà…” e salendo le scale corse verso camera sua.
Una volta raggiunta la stanza, si chiuse la porta alle spalle e sospirando,
lasciò fuori le grida del padre e i singhiozzi di Sue.
Si guardò intorno. Aveva deciso. Avrebbe detto addio a quella casa che da undici
anni non le apparteneva più: che da quando era morta Nora, sua madre, non
sentiva più sua.
Si guardò intorno e il cuore cominciò a batterle forte nel petto. Decise di
muoversi, prima che la paura le facesse cambiare idea e prendendo il salvadanaio
che suo fratello le aveva regalato, lo ruppe e cominciò a contare febbrilmente i
soldi sul letto.
“Cinquanta sterline e cinquantasette centesimi…” borbottò Giada. “Non bastano..”
sospirò poi parlando più a voce alta.
“Ci credo!” sorrise qualcuno dietro le sue spalle.
Giada si voltò e guardò verso la porta. C’era Stefano, suo fratello, che
sorrideva sull’uscio accompagnato dalla minore dei tre fratelli Baldini, Erika.
Gli occhi di Giada si inumidirono e mettendo i soldi nel portafoglio disse a
voce alta:
“Se siete qui per convincermi a restare, sappiate che farete un buco
nell’acqua…”
“Non ci penso proprio” disse Stefano entrando “Devi andartene da qui. E al più
presto se non vuoi impazzire…”
Erika annuì e disse:
“Se rimarrai in questa casa un giorno di più morirai. È meglio che tu vada via…”
Giada guardò i fratelli e disse:
“E allora perché siete venuti?”
“Per questi” disse Stefano avvicinandosi e porgendogli una piccola fascetta di
banconote aggiunse: “Almeno per i primi tempi…”
Giada guardò le banconote. Ad occhio e croce c’erano circa settecento sterline.
Sapeva che quei soldi erano parte dei risparmi di Stefano e di quelli di Erika e
cominciando a piangere disse:
“Non posso accettarli…”
“E invece lo farai. E sai perché?” disse Stefano con un sorriso dolce.
“Perché?” chiese Giada cercando di sorridere.
Stefano sorrise e disse:
“Perché anche se io sto lavorando, rimarrò qui. Sono troppo vigliacco per
lasciare questa casa, troppo legato a vecchi ricordi. Tu invece sei forte. E vai
via. Lontano da Stoke-on- Trent e una vita che, da quando è morta la mamma, non
è più la stessa..” e abbracciandola disse: “Li meriti più tu…”
Giada abbracciò il fratello e commossa sussurrò:
“Grazie”
“E questo..” disse Erika piangendo a dirotto “.. è l’indirizzo di zia Marge, la
sorella della mamma, quella che vive a Manchester. Vai da lei. Ti aiuterà”
Giada abbracciò anche Erika e piano disse:
“Prometto che vi chiamerò tutti i giorni e che non vi dimenticherò mai,
qualunque cosa accada..”
Stefano sorrise e guardando l’armadio, disse allegro:
“Sbaglio o c’è una valigia da preparare?”
Giada sorrise e prendendo una sacca disse:
“Mi aiutate?”
E aiutata dai due fratelli, con un sorriso sulle labbra svuotò gli armadi che
per quindici anni avevano accolto le sue cose.
Fu davvero strano congedarsi con la sua camera. Lasciare tutti i suoi disegni,
la sua scrivania, il suo letto.
L’unica cosa, oltre i vestiti, che portò con se, fu una foto, scattata un anno
prima, che la ritraeva assieme a Robbie. E guardandola, non poteva fare a meno
di chiedersi come avrebbe reagito l’amico alla notizia della sua partenza.
Scese le scale con lentezza e sentì il monotono borbottio della televisione
dimenticata accesa.
Guardò il salotto dove ancora riecheggiavano le risate di tre bambini e le
canzoni e l’odore dei colori di Nora, sua madre.
Si voltò lentamente e si avvicinò alla porta .
Se tutto andava come sempre, avrebbe trovato Robbie al cancello.
Come tutte le volte che litigava con Sue e il padre.
E infatti li trovò. Con le braccia incrociate e lo sguardo corrucciato.
Giada sorrise e avvicinandosi disse:
“Williams anche tu fai parte del comitato di benvenuto a quanto vedo…”
“Smettila di scherzare” disse Robbie serio, per poi aggiungere in fretta, quasi
supplicando: “Non te ne andare..”
Giada si grattò la testa e portò indietro con una mano i lunghi capelli neri. E
stringendo il cappotto sul corpo snello disse:
“Bob.. Sai che è molto meglio che me ne vada via…”
“Ma perché vai a Manchester. Vieni da noi. Lo sai che la mamma sarebbe felice di
accoglierti a casa nostra, cazzo… Lo sai che ti vuole bene…”disse Robbie con le
lacrime agli occhi.
Fu Giada a bloccarlo e dire, dolce, con gli occhi lucidi a sua volta:
“Devo andare… Ma ci rivedremo. Te lo prometto… Sto andando a Manchester,
infondo, non dall’altro capo del mondo. E vado a Manchester perché li ci sono
delle sorelle di mia madre che mi aiuteranno, almeno per i primi tempi…” e
accarezzando una guancia di Robbie, disse: “Devo crescere Rob. È arrivata l’ora
di farlo…”
“E per farlo devi andartene?” chiese Robbie corrucciato.
Giada annuì e disse:
“Non sempre le scelte giuste ci fanno sorridere. E non sempre, per crescere,
bisogna stare accanto alle persone che amiamo. Lo capirai anche tu. Vedrai…”e
baciandogli una guancia disse: “Non è un addio, Bob. È un arrivederci…” e lo
abbracciò.
Robbie non disse nulla. Non sapeva che ci avrebbe messo sei anni per capire
quelle parole. E che, in un tempo relativamente minore, avrebbe rivisto la sua
migliore amica e avrebbe adempiuto alla sua promessa. Quella di rimanere amici
per sempre.
Continua…