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Autore: Britin_Kinney    26/07/2012    2 recensioni
"Se dovessi morire adesso.." cominciò il mago "Ricordatevi che per me siete sempre stato un grande Re".
Crush, un'altro rumore, altri milioni di pezzettini.
Uther guardò Gaius "Amico mio, quando puoi cerca di trovare un antidoto. Che le celebrazioni non subiscano interruzioni" Artù si voltò a guardarlo con l'odio negli occhi.
"Quando puoi? è di una vita che stai parlando! La sua vita!" indicò Merlino "è solo un servo" disse il Re con un cenno della mano.
"Bene. Guarda quanto vale per me questo servo" e così dicendo Artù lo baciò, diffondendo un gorgogliio sorpreso in sala, assorbendo un pò del suo veleno.
Che comunque bastò a farlo cadere nelle stesse condizioni del mago.
Il principe era rotolato al suo fianco, voltò il capo, anche Merlino voltò il capo nella sua direzione.
Si sorrisero a vicenda, prima di chiudere gli occhi.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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La canzone di David Archuleta mi piace molto :) C'è anche un video Merthur, con questa canzone su utube! 
Ho rubato solo il titolo, perchè non è che c'entri molto con la fic e poi non è una song-fic. Quindi ..!
Pronti per leggereeeeee?! 
1 ... 2... 2....2...2...2...2...2 XD
Si è verificato un guasto tecnico, lo risolveremo il prima possibile. 
Comunicazione di servizio : COMMENTATEEEEE!!!!!!!!!!!!!
Kiss
-A.




Crush.


 

Il sole fece ingresso nella stanza di Artù quando Merlino spalancò le tende con la solita frase :"Sorgi e Splendi"                                                             

Il biondino lo guardò male "Puoi trovare qualcosa di meglio da dire?" il moro sorrise "Emh, Vediamo...Potrei dire Buongiorno Asino Reale! E poi...spalanco le tende?" 

Il principe affondò il viso nel cuscino "Merlino sei...." 

Il mago non sentì la fine della frase che era stata attutita dal morbido guanciale.

 "Qualunque cosa abbiate detto, lo siete anche voi" Artù sfilò il cuscino da sotto il viso e lo tirò a Merlino "Grazie, sire" disse sarcastico "Te la sei cercata, Merlino" il servo increspò le labbra "Tecnicamente avete cominciato voi" il principe sollevò la testa.

 "Cosa? Lo sai che sei proprio un bugiardo" il moro rise "E voi un'asino" Artù lo guardò male, in quel momento uno strano istinto si fece largo nella sua mente, afferrò il piccolo drago intagliato in legno che il padre gli aveva regalato quando aveva quattro anni, e lo tirò al mago, prendendolo poco più giù della spalla "Ah" rantolò il mago massaggiandosi la parte lesa, "Così impari, e ridammi il cuscino". 

Il mago quasi cedette alla tentazione di renderglielo nella stessa maniera in cui gli era stato dato. 

Ma poi la buona educazione prevalse sull'umpulso e lo restituì al biondo "Grazie" disse quello, cortese "Ah,ah" mugugnò il mago.

"Non ti sarai mica offeso?" il moretto abbassò lo sguardo "No. Perchè adesso mi sentirò meglio. Non mi piace fare l'offeso" l'asino rise "In che senso ti sentirai meglio?" 

Il mago prese la brocca piena d'acqua e svuotò l'intero contenuto su di Artù, lasciando cadere la brocca per terra e scappando un istante dopo. 

Il principe si alzò dal letto rincorrendolo per tutto il castello. 

Dopo poco, il mago si voltò per vedere se il biondino lo seguiva ancora. 

Artù non calcolò la distanza per bloccarsi e andò a sbattere contro Merlino. 

Entrambi ricaddero sul pavimento di pietra. 

Merlino si intimorì nel vedere che sopra di sè c'era un Artù bagnato e parecchio irritato. 

Sentiva Artù muoversi tra le sue gambe, era una condizione alquanto imbarazzante. 

Che cosa avrebbe detto Uther se avesse trovato suo figlio tra le gambe di un servo ? 

Senza volerlo Artù si strusciò contro l'intimità di Merlino. Che si morse un labbro, mascherando il brivido elettrico di piacere che si arrampicava lungo la sua spina dorsale con l'ansia di ricevere una punizione. 

"Non osare farlo mai più" gli soffiò il principe sul viso, Merlino stordito da quell'assurda situazione rispose con un debole "Si, scusate" Artù annuì, pochi secondi dopo si alzò di scatto, imbarazzato. Accortosi finalmente che quella sotto la sua coscia non era altro che l'intimità di Merlino.

"B-bene, adesso puoi portarmi la colazione". Mormorò voltandosi, lasciando il mago interdetto, che respirando affannosamente fissava un punto imprecisato, pensando al contatto ravvicinato avuto con Artù, che peraltro era il primo, dopo quattro anni di lavori al suo servizio. 

Mentre si avviava alle cucine, camminava a ritmo discontinuo, inciampando al minimo ostacolo, era disattento, distratto dall'episodio di qualche minuto prima, ma che gli era preso a quel asino? 

Rincorrerlo per tutto il castello, tutto bagnato, poi! 

Merlino a quel pensiero inciampò per l'ennesima volta, finendo per terra a faccia in giù. 

Sollevando il capo, si trovò difronte agli occhi degli stivali familiari, non gli erano sconosciuti perchè li aveva lucidati tante di quelle volte che avrebbe potuto farlo anche ad occhi chiusi, ne avrebbe riconosciuto persino lo scricchiolio. 

"Merlino, sei caduto?" disse sarcasticamente l'asino "Noo" rispose irato il mago "Stavo solo abbracciando il pavimento, si sente molto solo" concluse comicamente "Smettila di fare l'idiota, e vai a lucidare la mia armatura" facendo forza sulle gracili braccia, il mago si rimise in piedi 

"Ma non dovevo portarvi la colazione?" chiese il moro "Si, ma mi hai fatto aspettare così tanto che mi è passato l'appetito" disse il principe guardandolo negli occhi. 

Il servo arrossì "Ok, vado a...a prendervi la colazione" Artù lo guardò come se si fosse rincitrullito "A lucidare l'armatura, Merlino. Ripeti con me: lucidare l'armatura" il servo annuì con vigore, allontanadosi a capo chino. 

Quando fu abbastanza lontano da Artù iniziò ad insultarsi "Sono un idiota. Un vero idiota" Strinse i pugni "Lucidare l'armatura" scimmiottò il principe beffandosi del suo tono autoritario. 

"Che Asino. Che babbeo. Che.." aveva terminato gli insulti nel suo repertorio. 

Quando entrò nell'armeria si accanì sull'elmo dell'armatura di Artù. Lucidandolo con forza.

 








ARTHUR YOU'RE A INTEGRAL PART OF HIS LIFE

 

"Wow, stavolta luccica. Riesco quasi a specchiarmici" si complimentò Artù con Merlino, per il lavoro svolto con la sua armatura. 

Rieccoci, pensò il mago, neanche un grazie. 

"Sono lieto che il mio compito vi sia gradito" disse il mago "Si, anch'io" e detto questo, si avviò in arena.

"Artù, siete sicuro di voler combattere con quel cavaliere?" chiese preoccupato il mago, indicando un omaccione alto e grosso. 

"Si, perché?" rispose incredulo il principe. 

"Perchè sembra che un elefante sia morto e si sia rincarnato in lui" il biondino rise della battuta "Sei così ingenuo. Vedi, Merlino, devi osservarlo bene. Sarà anche enorme e forte, e pericoloso..." deglutì, il principe. 

"Dicevate?" lo incitò il mago con un tono che richiamava  "vagamente" il <> "Che è lento!" sbottò irritato Artù afferrando la spada e avviandosi a passo spedito in arena. 

Ineffetti l'asino reale aveva ragione. 

E proprio per questo motivo, risultò vincitore del torneo. Guadagnandosi così l'onore e l'onere, di accompagnare al ballo lady Vivian. 

"Che ti dicevo" sussurrò il principe all'orecchio del valletto, quando gli passò accanto per recarsi all'armeria. Merlino voltò gli occhi al cielo, seguendolo. 

Lo aiutò a cambiarsi, e insieme si avviarono nelle stanze del biondino. 

Lì Merlino sembrò stare poco bene. "Ah" gracchiò toccandosi il petto, dove poco prima una fitta lo aveva lasciato senza fiato. 

Un'altra fitta e Merlino si ritrovò boccheggiante per terra, nel frattempo l'altro lo chiamava da dietro il paravento dov'era solito cambiarsi "Merlino?" lo chiamò "Merlino? Dove ti sei cacciato?". 

Quandò usci da dietro i pannelli di vetro e lo vide per terra contorcersi per il dolore, si precipitò a prestargli aiuto "Merlino!" gli sollevò il capo "Merlino mi senti?! Merlino!" gridava il principe tentando di aiutarlo, ma il mago era in preda alle convulsioni. 

Il servo aprì gli occhi erano neri e inespressivi, al principe si gelò il sangue nelle vene "Aiuto!" strillò uscendo dalle sue stanze, fortunatamente di lì passava Gaius "Gaius, vi prego. Merlino stà molto male, aiutatemi!" il medico si fiondò all'interno della stanza. 

Dopo un'attenta analisi emise un verdetto "è senza dubbio opera della magia, sospetto che sia una maledizione". 

Il principe sollevò Merlino dal pavimento prendendolo in braccio il capo di quest'ultimo ciondolava, dal braccio di Artù, il biondino spinse la testa del mago contro la sua tenendola ferma.

Le loro fronti praticamente si toccavano. 

Lo adagiò delicatamente sul suo letto. "Vado a prendere una pozione che sicuramente abbasserà la febbre, e diminuirà le convulsioni" il principe annuì. 

Si trascinò vicino al suo letto, dove il mago scosso da movimenti sempre più convulsi si contorceva senza sosta, mugulando qualcosa tra i denti, sembrava che volesse parlare, ma che qualcosa glielo impedisse. 

Poi all'improvviso come se avesse combattuto il <> urlò "Artù!" 

Il principe cadde in ginocchio "Sono quì, Merlino, sono quì" disse accarezzandogli la fronte "Scusatemi, Artù. Artù, scusatemi. Perdonatemi" continuava a porgere scuse insensate. 

"Non hai fatto niente, Merlino" disse l'altro con gli occhi velati di lacrime "Si, vi ho...Ah!" gridò dolorante, come se qualcuno gli avesse messo una mano sulla bocca e lo stesse torturando 

"Calmati, Merlino" tentò di tranquillizzarlo il biondo "Pensa a vivere. Amico mio" era la prima volta che chiamava il mago amico mio, Artù sentì il muro che aveva cominciato a costruire attorno al proprio cuore da quando aveva conosciuto Merlino, crollare. 

Sgretolarsi sotto il peso di quelle due parole: Tanto leggere da dubitare dell'effettiva esistenza, ma tanto pesanti da rimanerne schiacciati. 

"Sire, ecco la pozione" disse Gaius "Ho portato anche le garze" lo informò il cerusico "Bene" assentì con un cenno del capo il 0biondino "Cosa devo fare?" chiese con un tono smorto e privo di vita "Apritegli la bocca. Fate piano però" il principe non se lo fece ripetere due volte, mettendo in pratica ciò che aveva detto il medico, posò le dita sulle labbra di Merlino, aprendogli la bocca con delicatezza, lentamente. 

Nel frattempo Gaius, con destrezza, lasciava scivolare la pozione tra le labbra di Merlino. 

Per la seconda volta, il servo aprì gli occhi che stavolta erano rossi "Si, è una maledizione" annuì il cerusico "Cosa dobbiamo fare?" chiese il principe. 

Il medico che in quel frangente aveva consultato il libro, alla fine parlò. 

"Dovete entrare nella mente di Merlino e distruggere la maledizione". 

Il biondino lo guardò sconcertato "Cosa? E che forma ha una maledizione?" chiese il principe. 

"E poi come tornerò indietro?" riflettè sempre più sconcertato. 

"Non appena avrete ucciso la maledizione, tornerete automaticamente indietro" Artù dopo un lungo sospiro, annuì "D'accordo, facciamolo" disse "Prendete questa" disse porgendogli un recipiente in legno. 

"Mettete dentro questo fiore, e una vostra lacrima".

"Perchè una mia lacrima?" Gaius sollevò lo sguardo dal libro guardando il principe "Perchè quì dice di mettere nel recipiente una lacrima della persona che più conta nella vita della vittima del maleficio"

"Sciocchezze! Io non sono importante per Merlino!". 

Il medico scosse il capo "Vi sbagliate. Merlino vi considera parte integrante della sua vita, sennò non vi avrebbe mai salvato la vita, lasciandovi morire ad ogni occasione". 

Ad Artù si velarono gli occhi di lacrime "Secondo te sono davvero importante, per lui?" indicò con un cenno del capo Merlino "Altro che se lo siete" annuì l'altro. "Artù!" lo chiamò il mago, che voltava convulsamente il capo da una parte all'altra. 

Il principe in seguito a tali rivelazioni, e alla condizione del servo, scoppiò in un pianto incontrollato, liberatorio. 

L'unico bene, in questi anni lo aveva avuto solo da Merlino, in quattro anni il valletto aveva compensato il bene di una madre inesistente, e di un padre assente. 

Il volto del biondino finì tra le coperte. Il medico si premurò a prendere una lacrima di Artù. "Sire. State bene?" gli chiese un minuto dopo "S-si" singhiozzò "Bene, allora. Prendete il recipiente, mettetelo sul cuore di Merlino e pronunciate per tre volte "Echetepente siaropent". 

Il biondino mise in atto quanto gli venne detto. 

Il buio più totale accolse l'entrata del giovane Pendragon nella mente del moro. 

Poi uno spiraglio di luce. 

Il principe estrasse la spada, e la rimise apposto solo quando scoprì che lo spiraglio di luce era una porta. 

La aprì permettendo alla luce di illuminare completamente il corridoio, lungo il quale erano situate in fila ventitrè porte. 

Ovvero l'età di Merlino. 

Aprendo la porta scorse uno dei ricordi del mago, che risaliva a quel mattino, quando lui gli era arrivato addosso scaraventadolo per terra, vide espressamente il ricordo con gli occhi di Merlino, sentendo tutte le emozioni che il mago aveva provato in quel momento: lo stordimento, l'imbarazzo, la confusione di sentire Artù sopra di sè.

"Basta" disse il principe uscendo da quella porta e procedendo verso le altre. Entrando nella prima socchiusa, quel ricordo risaliva a qualche anno fà quando il mago nelle prime volte in cui si parlarono lo aveva sfidato, e lui gli aveva porto la mazza ferrata, informandolo del fatto che era stato addestrato alle armi fin dalla nascita. 

Sentì tutte le emozioni di Merlino in quel momento. Sfida, timore, rabbia. 

Chiuse quella porta e passò oltre. A quanto pareva tutti i ricordi del valletto erano intrecciati a lui. Forse era davvero importante per il mago.

Aprì un altra porta "Mi hai fatto sembrare uno stupido! Vai fuori dalla mia vista! Sei licenziato dai tuoi incarichi, idiota!" ricordava bene quell'episodio dei primi giorni di Merlino al suo servizio, quando aveva accusato Valiant per l'uso di magia, basandosi sulle testimonianze del valletto. 

Che il padre aveva respinto facendolo sfigurare difronte all'intera corte reale. Ma quell'episodio apparteneva al passato oramai.

"Artù" sussurrò il mago "Non chiamarmi più per nome! Vattene! Vattene via!" in quel momento sentì come una stilettata, le senzazioni di Merlino: Delusione, tristezza, senso di perdita. 

Una lacrima scivolò dal viso del mago, che risentito usciva con le spalle curve dalle sue stanze. 

Il biondino sentì un rumore, provenire dal profondo del suo cuore. Crush, e tutto andò in frantumi. 

Era stato un tale idiota quella volta che..preferì lasciar perdere.  

Il principe aprì la quartultima porta. Il mago sicuramente doveva avere quattro anni. 

Lo vide giocare nella neve, felice, spensierato con le gote arrossate per la felicità e gli occhi lucidi e innocenti tipici di un bambino. 

Al biondino scese una lacrima, provando tutto ciò che provava il servo in quel preciso istante. 

Proseguì oltre fino a trovare con sua grande sorpresa Morgouse che spargeva quà e là tra i ricordi di Merlino polvere nera. 

"Cosa state facendo?!" gridò il principe. 

"Stò bruciando i ricordi di Merlino. Uno per volta. Lo sto uccidendo dall'interno. Quando avrò finito, il vostro valletto non sarà altro che cenere al vento" 

Artù sguainò la spada trafiggendo la strega al cuore, che con uno strillo acuto, esalò, per terra, l'ultimo respiro. 

Il principe venne afferrato dalla cotta di maglia. E sbattuto con forza su l'ultima porta. Dove entrò scontrandosi con il presente e quindi, entrando nella realtà...e poi, Crush.

"Artù?" quella voce dolce, quella voce affabile, quella voce che avrebbe riconosciuto ovunque lo chiamava preoccupata "M-merlino" mormorò "Artù!" dal tono di voce sembrava che il servo stesse piangendo. 

E aprendo gli occhi il principe lo mise a fuoco confermando i suoi pensieri "Sei, dinuovo.." le parole gli si bloccarono in gola, quando Merlino lo abbracciò.

"Siete tornato" soffiò sollevato il servo, stringedolo sempre più forte. 

Artù rimase senza fiato a quella stretta. 

"Si. Mi sei mancato" a quelle parole Merlino sbattè le palpebre sorpreso. 

Fu il servo a ricomporsi per primo, alzandosi ed asciugandosi le lacrime che avevano cominciato a scendergli dal viso "Adesso devo andare" disse "Aspetta quanto sono rimasto incoscente?"

"Tre settimane. A dopo sire" si congedò frettoloso uscendo. 

"A dopo..." disse Artù sconcertato.

 

 

 

ONLY MERLIN CAN SAVES ARTHUR



La sala del trono era stata addobbata nel migliore dei modi, dalle cucine proveniva un profumo delizioso di arrosto. 

Dalle cantine veniva preso il vino dell'annata migliore. Tutti i sudditi a palazzo erano affancendati di quà a di là. 

Anche Merlino aveva la sua buona parte di lavoro. Doveva lucidare gli stivali di Artù, ripulire le sue stanze, preparare un bagno caldo, preparare i suoi vestiti, lavare i pavimenti, rifare il letto e lavare i vestiti del giorno prima. 

Quel giorno i membri della corte erano in trepidante attesa. Poichè di lì a qualche clessidra sarebbe arrivato Cenred. L'acerrimo nemico di Uther. Che desiderava stipulare un trattato di pace, con il regno di Camelot.

Quando il Re arrivò alle porte del regno, venne accolto come si conviene ad un ospite della sua entità. "Sire" si inchinò Uther "Mio caro amico, basta con le formalità. Non siate così distaccato, stiamo per stipulare un trattato di pace. L'avete forse dimenticato?" disse l'altro. 

Artù era teso come una corda di violino, troppe volte grazie a lui il regno di Cerned era stato sconfitto, recando quindi offesa all'altro. 

"Principe Artù, come siete diventato grande. Oh, venite. Suvvia, venite a stringermi la mano" a malincuore il biondino obbedì. 

"Vi porgo le mie più sentite scuse, altezza. Per avervi recato offesa, con la mia spada". 

Cenred annuì "Siete perdonato, mio giovane amico. E adesso forza. Non vorrete restare tutto il giorno all'ingresso" sorrise bonariamente Cenred. 

Quando le porte della reggia si richiusero, il popolo -compreso Merlino- tirò un sospiro di sollievo. 

"Spero vogliate unirvi a noi, al banchetto di quest'oggi. Tenuto in vostro onore" Cerned sorrise, un sorriso finto, constatò il mago, che non lo aveva perso di vista neanche per un minuto. 

"Oh, mio buon amico. Vi siete preso anche la briga di organizzare un banchetto in mio onore? Siete così gentile, sire" disse il Re "Resterei. Volentieri" il tono in cui disse volentieri non presagiva niente di buono. 


HE IS IMPORTANT FOR ME


Il banchetto era cominciato da un paio di clessidre. E Merlino, come del resto da quando aveva fatto ingresso a Camelot, non aveva perso di vista Cenred. 

Quando Artù si distrasse, gli versò nel calice qualcosa. Che il mago riconobbe come veleno. 

Il principe afferrò il calice, appena in tempo Merlino lo prese bevendo al posto suo. 

Come temeva, era proprio veleno, le orecchie cominciarono a fischiare, il pavimento lo accolse. 

Cadde a terra con espressione contrita e dolorante, sotto gli occhi di tutti i presenti. 

Artù si chinò su di lui "Ma che cosa gli prende?!" cercò la risposta negli occhi di Gaius "Il vino nel calice era avvelenato" pronunciò il medico, precipitatosi anch'egli sul corpo di Merlino, che piangeva guardando Artù negli occhi. 

"Se dovessi morire adesso.." cominciò il mago "Ricordatevi che per me siete sempre stato un grande Re". 

Crush, un'altro rumore, altri milioni di pezzettini. 

Uther guardò Gaius "Amico mio, quando puoi cerca di trovare un antidoto. Che le celebrazioni non subiscano interruzioni" Artù si voltò a guardarlo con l'odio negli occhi. 

"Quando puoi? è di una vita che stai parlando! La sua vita!" indicò Merlino "è solo un servo" disse il Re con un cenno della mano. 

"Bene. Guarda quanto vale per me questo servo" e così dicendo Artù lo baciò, diffondendo un gorgogliio sorpreso in sala, assorbendo un pò del suo veleno. 

Che comunque bastò a farlo cadere nelle stesse condizioni del mago. 

Il principe era rotolato al suo fianco, voltò il capo, anche Merlino voltò il capo nella sua direzione. 

Si sorrisero a vicenda, prima di chiudere gli occhi. 

 

MARRY ME



Quando il principe si ridestò voltò il capo verso destra. 

Vide il servo sudato e rosso in viso che tremava. 

"Sire!" esclamò Gaius andandogli vicino. 

"Che cos'ha?" chiese il principe "Dove sono?" 

Gaius abbassò lo sguardo "Merlino vi ha salvato la vita. Ha bevuto dal calice in cui c'era del veleno al posto vostro. Poi vostro padre ha fatto il gradasso, prendedosi gioco della vita di Merlino. Voi avete...baciato Merlino, assorbendo il veleno" 

Il principe lo guardò stranito. Lui...lui aveva...aveva baciato Merlino?! 

"E perchè lui stà così ed io no?" chiese come se fosse colpa sua. 

"Perchè non ne avete ingerito quanto lui, sire" il biondino annuì "Già, era ovvio. Io resterò quì" disse il giovane Pendragon "finchè non si sveglierà".

Pochi giorni dopo accadde il miracolo.                                                                          

Artù era intento, come del resto da quando aveva aperto gli occhi, a fissare Merlino, che non dava segni di ripresa. 

Poi all'improvviso, lentamente, il mago aprì gli occhi. 

"Merlino!" urlò fiondandosi ad abbracciarlo. 

"Woh! Woh! Woh! Piano, piano. Ah!" disse il mago dolorante. 

"Scusa" disse sorridendo tra le lacrime, Artù. 

E poi, senza sapere perchè, lo baciò. Perdendosi in quelle labbra rosee e straordinariamente Morbide&Calde.

"Artù" soffiò il servo sopreso sulle labbra dell'altro. 

"Merlino, io.." il suo tono era pieno di scuse. 

"Lo so, asino" rise il servo "Sei il solito idiota. Devi rovinare sempre tutto" 

Il valletto alzò un sopracciglio "Tecnicamente..." 

"Tecnicamente" lo interruppe l'altro "Devi stare zitto" e continuò a baciarlo. 

Merlino gloriandosi di quel momento infilò le dita tra i capelli di Artù 

"Mi sei mancato" mormorò. 

"Anche voi"

"Comincia a darmi del tu" annunciò il biondo. 

"Perchè?" chiese l'altro. 

"Perchè ti sposerò. E mi dovrai sopportare per tutta la vita". 

Il mago sorrise "è una minaccia?" rise "Può darsi. In ogni caso sarai sempre il mio piccolo, dolce idiota" il servo rise "E voi il mio sbruffone e testa dura di un asino che non sei altro, toglimi le mani di dosso!" disse alzandosi, il servo. 

Artù lo guardò confuso "Ma che cosa...?" 

Il mago scoppiò a ridere. 

"Non fai ridere" proferì il biondino imbronciato.

"Oh, si invece" disse il moretto buttandosi sopra di lui, che afferrandolo per le spalle, lo bloccò contro il materasso. 

"Sei uno scemo" disse il biondo. 

"E tu un babbeo" mormorò il moro avvicinando le sue labbra a quelle del biondo. 

"Sposami, idiota" il mago sorrise "Va bene, lo voglio" disse il mago 

"Ti voglio"

"Aspetta con quello intendevi che..." 

"Merlino?"

"Si?"

"Stà zitto" e ripresero da dove si erano interrotti. 

  
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