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Autore: SimonWeasley    26/07/2012    1 recensioni
I trentasettesimi Hunger Games stanno per cominciare e Capitol City ne è entusiasta. Ma questa volta non sarà come le altre. Nemmeno gli strateghi e il Presidente potranno fermare la potenza dei Tributi. Nessuno si è mai chiesto perché non si è mai parlato di questa Edizione sui banchi di scuola?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Presidente Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La gente è già disposta in file ordinate, sono tutti pronti. Uno dei pacificatori ci conduce verso la piazza passando per l’intero Distretto, al Palazzo di Giustizia. Io, con gli altri ragazzi e le altre ragazze della mia età, mi trovo praticamente all’inizio della parata. Ognuno di noi, almeno oggi, indossa i suoi vestiti migliori; almeno oggi, certo. Capitol City sarà estasiata per la nuova Mietitura. Io vesto sempre con i soliti stracci ma fortunatamente David ieri mi ha prestato uno dei suoi completi per l’occasione. Sono completamente vestito di grigio, i pantaloni di seta grezza sono più scuri della maglietta a maniche corte di seta. Nel distretto 7, David è il ragazzo più ricco. Suo papà è uno dei quattro tributi sopravvissuti dall’inizio degli Hunger Games, quindi la sua famiglia vive agiata nel Villaggio dei Vincitori. David è l’unica persona in tutto il distretto che da parte mia merita tutta la fiducia e sincerità possibile. Anche se a volte cerca di sembrare contento della propria vita, in realtà è arrabbiato con Capitol City quasi quanto me. Hanno portato suo padre alla pazzia causando il divorzio, se così si può chiamare dato che non è mai stato firmato niente dai suoi genitori. Alcune sere dormo a casa sua, in una stanza vicina a quella di suo padre, dove lo sento piangere chiamando una certa Rose. Credo sia stata un altro tributo di questi Giochi insensati. D’altronde, preferisco star con qualcuno almeno la sera. Capitol City mi ha portato via tutto, tranne una casa piena di topi e insetti. Ha mangiato in un sol boccone la mia famiglia. Mio padre. Mia madre. Mio fratello. Avevo non più di quattro anni quando un hovercraft schiacciò il bosco Verde Legnoso, seppellendo alcuni Taglia-Legna che erano rimasti a lavorare fino a tardi, compresi i miei pochi parenti. Taglia-Legna, è così che ci chiamano i Pacificatori di Capitol City. Taglia-Legna, niente di più. Siamo solo lavoratori e il massimo che Capitol City fece per noi, fu ricostruire artificialmente la parte del bosco incenerita dall’hovercraft.  Ricordo ancora come era la mia vita prima della disgrazia. Ogni pomeriggio, dopo scuola, David veniva a casa mia e mia mamma, sempre sorridente e piena di vita nonostante le difficoltà, era sempre felice di prepararci quella poca merenda, anche a costo di restare lei senza cena. Non si comportava così solo con noi, era così con tutti nel Distretto. Tutti la amavano per la sua gentilezza e spensieratezza; sapeva trovare il buono in ogni situazione. Anche mio padre trattava bene David. Trascorrevano lunghi pomeriggi a parlare di pini e betulle senza mai annoiarsi; io, talvolta, non li capivo. Tra me e me pensavo – È sempre la solita betulla, il solito albero! – Forse ero semplicemente geloso del fatto che non riuscivo a parlare con gli estranei come faceva lui. Però gli voglio comunque bene, forse per lo stesso motivo. Mi  ha fatto sempre sentire a mio agio, anche quando la mia famiglia è stata carbonizzata. Lui era accanto a me. Lui ha visto bruciare il bosco con me. Lui ha pianto con me. Ma se c’è qualcosa per cui io devo veramente ringraziarlo è il fatto che mi abbia insegnato ad usare l’ascia. Senza di lui, ora sarei morto di fame. Se invece c’è qualcosa che non gli invidio, è la capacità di fingere. Sono un ottimo attore. Riesco sempre a sorridere e più che altro, lo faccio per ricordare i gesti di mia madre. Posso stare un giorno intero senza versare una lacrima in ricordo dei vecchi tempi. Ma dopo esigo il mio spazio. Arrivo a casa, percorro il corridoio che porta in camera mia. E lì è finita. Guardo le foto della mia famiglia sul comodino di quercia. Piango. Urlo. Prendo a calci il muro chiedendomi perché sia accaduto a me. I pacificatori credo che abbiano pietà di me, per questo mi lasciano in pace. Tutti gli altri vengono maltrattati senza ritegno appena parlano dopo l’ora di coprifuoco, quando la città muore. Ciò che alimenta la mia stupida vita è solo l’odio che provo nei confronti di Capitol City. Mi hanno strappato l’infanzia, portandomi via i genitori; mi hanno strappato l’adolescenza, a causa di questi stupidi Giochi della Fame; e quando crescerò, se arriverò a diciannove anni, diventerò un Taglia-Legna che lavorerà per tutta la vita e sparirà come un’anima di cui nessuno ricorda il nome. La cosa che mi fa star peggio è che tutte le persone del Distretto mi sorridono e mi salutano solo per pena. Solo pochi mi guardano storto quando passo. Io so chi sono quelle persone e so anche cosa stanno pensando: - Poteva andarci lui a morire nell’arena! Non ha motivo di stare qui! Avrebbe potuto risparmiarci le sofferenze! – E come biasimarli? I trentasettesimi giochi stanno per cominciare e i vincitori per ora solo solamente quattro. Ogni anno vediamo Pamela Eirra, l’accompagnatrice del Distretto 7 pescare i nomi dei Tributi che andranno, di solito, incontro a morte certa. È una sofferenza per tutti i presenti assistere ai pescaggi. Urla e pianti fanno scuotere la piazza. Tutti vogliono sparire, lasciare quel mondo ingiusto che ci manda a morire. Per cosa? Ah, certo. Capitol City. Con Lui. Il Presidente Ice. Ci guarda come se fossimo marionette, come se le nostri morti fossero il suo divertimento. Anzi, non come se fossero. Perché tutti sanno che lo sono.

  
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