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Autore: Stratovella    27/07/2012    1 recensioni
One-shot tratta dalla mia fanfiction a capitoli “Diary of Life – La vera storia di Kevin Regnard”.
Un piccolo regalo per tutti coloro che hanno seguito con passione la mia storia. Grazie davvero!
[Capitolo 0 – Lucinda]
“Lo sapeva. James sapeva già che il suo ruolo di amante delle donne non era che una macchia sulla sua coscienza.
Ma c’era qualcosa che lo affliggeva di più: aveva bisogno di amore; ma amore vero, quello per cui tutti i giorni ti svegli, e al calar della sera ti addormenti,
sperando di ritrovarlo nei tuoi sogni sottoforma di emozione tangibile, che allo sbocciare del mattino ti inebria i sensi come il più dolce dei profumi.”

[Personaggi: James Regnard; Lucinda Rosewood] [James x Lucinda]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diary of life

                    La vera storia di Kevin Regnard

 

[Capitolo 0 -  Lucinda]

 

A volte, si sa: le cose belle capitano quando meno te lo aspetti.

E per James e Lucinda è stato proprio così.

 

***

 

L’uomo percorreva il corridoio, dirigendosi verso la camera del suo migliore amico. In silenzio, si fermò davanti alla sua stanza, udendo attraverso la porta il chiacchiericcio divertito di alcune voci femminili.

Sospirò e, con un lieve sorriso sulle labbra, bussò alla superficie lignea dell’uscio, cercando di essere il più discreto possibile.

Immediatamente, sentì una voce maschile distinguersi fra le altre.

 

“Fuori ragazze. Ci vediamo stasera!”

 

Così diceva e, in men che non si dica, tre belle fanciulle uscirono dalla stanza una dopo l’altra, non senza salutare colui che aveva interrotto i loro giochi.

 

“Buongiorno, Sir. Hawkings.”

 

S’inchinarono, mantenendo sul volto quel risolino furbo e divertito, e poi se ne andarono, sistemandosi meglio abiti e capelli nel corso della camminata.

L’uomo sospirò ancora, e fece ingresso nella camera, richiudendo la porta alle sue spalle.

Eccolo, il suo migliore amico era lì: in piedi, accanto a un tavolino. Aveva indosso solo un paio di mutande e una camicia frettolosamente buttata sulle spalle. Stava versandosi un bicchiere di liquore, preparandone uno anche per il suo ospite.

Non appena riempì il calice, i suoi occhi azzurri come il cielo incontrarono quelli dell’altro, riempiendosi di quella dolcezza che sempre lo distingueva da ogni altro uomo che Sir. Hawkings avesse conosciuto.

 

“Buongiorno, Victor.” disse colui che faceva strage di cuori.

 

“Buongiorno a te, James.” rispose il suo interlocutore, prendendo il proprio bicchiere fra le mani “Serata intensa anche la scorsa notte?” aggiunse poi, alludendo a ciò che aveva visto poco prima.

 

A quelle parole, James si portò una mano dietro la nuca e volse lo sguardo verso il basso, pienamente consapevole di quanto quel suo vizio fosse pessimo.

A dir la verità, un po’ si vergognava del suo non saper resistere al fascino femminile. Tuttavia, sembrava che il suo imbarazzo non fosse tale da fargli cambiare stile di vita, almeno per quanto riguardava la sfera privata. Già, perché, su ogni altro fronte, James Regnard era l’uomo più dignitoso, responsabile e buono che ci fosse sulla faccia della terra. La sua bellezza non era solo esteriore. Tra le tante qualità, il giovane protettore vantava una dolcezza e un’umanità così grandi che non esisteva persona capace di odiarlo, o di serbargli rancore perché era bello e poteva avere tutte le donne che desiderava.

 

“Questo pomeriggio abbiamo un paio di ore di libertà. Che ne dici di fare un salto in paese?”

 

La proposta di Victor si librò nell’aria come il più raro degli uccelli che, dopo un lungo periodo di migrazione, torna a far visita alla sua terra natale.

 

“Ma certo, non vedo l’ora!”

 

Fu la risposta che l’amico esclamò, felice di trascorrere del tempo in compagnia del suo collega che, tra i quattro protettori del signor. Sinclair - nobile e proprietario del castello in cui vivevano -, era stato il primo a familiarizzare con lui e a prenderlo in simpatia.

 

“Ovviamente, ci saranno anche Alan e Marvin.”

 

A quella precisazione, James fu ancora più entusiasta, e subito cominciò a prepararsi al grande evento.

Poche ore dopo, quando i quattro cavalieri furono pronti a montare sulla carrozza che li avrebbe condotti in paese, la moglie di Sir. Hawkings, Sophie, che come loro viveva in quelle mura, passò a salutarli, facendo al marito le sue severe raccomandazioni.

 

“Mi raccomando, non ti cacciare nei guai!”

 

Sì…

 

“E non guardare le altre donne!”

 

“Va bene…

 

“E porta sempre la fede in bella vista!”

 

“D’accordo…

 

“E guardami quando ti parlo!”

 

Mentre la donna gli parlava con tono imperativo, Victor annuiva a capo chino come un bambino obbediente, che non ha intenzione di farsi sgridare dalla madre perché ha commesso qualche marachella.

Nel vedere quella scena ripetersi per l’ennesima volta, gli altri protettori non riuscirono a trattenere un risolino divertito, che infastidì non poco la consorte del loro collega.

 

“E ridete poco voi tre!” esclamò la donna, mettendoli sull’attenti come un dittatore “Mi riferisco soprattutto a voi, Sir. James…” continuò poi, sotto lo sguardo ora più serio del giovane protettore “Fate poco il furbo, non ho intenzione di ritrovarmi con un marito tutto piacere-niente morale.”

 

Se prima era rimasto in silenzio di fronte al suo discorso, ora James tacque completamente.

Tutto piacere e niente morale. Era questo che si pensava di lui? Un poco di buono che sì è gentile, onesto e fedele… ma quando si tratta di donne, non è che uno sciupa femmine dall’istinto incontrollabile.

Sophie trattenne il marito ancora per qualche altro minuto, dopodiché, i protettori si diressero col carro giù per la collina, raggiungendo il cuore del paese in pochi minuti.

Durante il viaggio, James era rimasto in silenzio, con lo sguardo volto fuori dal finestrino, a osservare malinconico il verde degli alberi.

Lo sapeva. James sapeva già che il suo ruolo di amante delle donne non era che una macchia sulla sua coscienza. Ma c’era qualcosa che lo affliggeva di più: aveva bisogno di amore; ma amore vero, quello per cui tutti i giorni ti svegli, e al calar della sera ti addormenti, sperando di ritrovarlo nei tuoi sogni sottoforma di emozione tangibile, che allo sbocciare del mattino ti inebria i sensi come il più dolce dei profumi.

Gli mancava. Quel sentimento così profondo che legava il cuore di Victor a quello di Sophie, era ciò che sempre gli era mancato, ma che non aveva mai avuto il coraggio di ammettere a se stesso, troppo debole e inerme di fronte al fatale fascino femminile che però non gli dava niente, se non un apparente assaggio di felicità fittizia.

 

“Siamo arrivati.”

 

Improvvisamente, la voce di Marvin destò James dai suoi pensieri.

I quattro protettori scesero dal carro e lentamente si diressero nel cuore del paese, entrando in quel tunnel di case che James adorava, tanto da volerselo godere in ogni singolo dettaglio.

Intorno a lui, le piccole dimore dalle mura rossastre e un po’ sciupate dal tempo, lo circondavano infondendogli un forte senso di pace e di libertà. Adorava quel posto, perché lo faceva sentire libero di ogni pensiero e vittima di un sentimento particolare, forse simile all’amore che legava i suoi abitanti alle loro case.

A un certo punto, mentre camminavano, Alan lanciò una proposta, desideroso di esplorare qualcosa di nuovo.

 

“Che ne dite di fare visita al mercato? Non ci siamo mai andati.”

 

In tutti quegli anni, ogni volta che i quattro giravano per il paese, avevano sempre evitato di entrare nel luogo più affollato della zona, un po’ per via del poco tempo che avevano a disposizione per goderselo a dovere, un po’ perché, essendo delle figure rinomate, volevano evitare che gli occhi di tutti fossero puntati su di loro.

Ma quel giorno, data l’eccezionalità della situazione che non capitava da parecchio tempo, decisero di fare uno strappo alla regola, e si diressero nel cuore del mercato, udendo già da lontano gli schiamazzi dei venditori e il rumore della folla.

 

“Può darsi che con tutta questa gente non ci notino nemmeno.”

 

Affermò ingenuamente Marvin, non tenendo conto di un fattore assai rilevante che poco dopo si rivelò essere il punto debole del gruppo.

Infatti, non appena furono dentro la piccola area commerciale, i protettori non poterono ignorare gli sguardi curiosi di moltissime fanciulle, che si sussurravano all’orecchio frasi cariche di emozione.

 

“Hai visto? Quelli sono i protettori del signor. Sinclair!” disse una di loro, rivolgendosi alla compagna di spese.

 

“Davvero? Come fai ad esserne sicura?” rispose l’altra, non capendo come facesse l’amica a riconoscerli dato che sapeva di per certo che non li aveva mai visti.

 

“Ma è ovvio, no?” affermò la prima “Non vedi quello in fondo alla coda, con i capelli neri e gli stivali d’oro?”

 

A quelle ultime parole, la ragazza sobbalzò.

 

Aspetta… non vorrai dirmi che si tratta del famoso James Stivali D’Oro?!”

 

La compagna annuì, dissipando ogni dubbio nella mente dell’altra, che arrossì vistosamente, godendosi l’immagine sensuale del cavaliere.

 

“Oh, è proprio come ho sentito dire…” disse, con sguardo innamorato “E’ il più giovane dei quattro protettori, così intrepido e talentuoso da conquistare il suo titolo a soli vent’anni!”

 

Già…” rispose l’amica, assumendo un’espressione analoga alla sua “Se la memoria non m’inganna, ora dovrebbe averne ventiquattro… oh, com’è bello!

 

Mentre i quattro cercavano di evitare gli sguardi delle fanciulle, Marvin stuzzicò il collega dalle preziose calzature, incolpandolo scherzosamente di quanto stava avvenendo.

 

“Ecco, James. Lo vedi? È per questo che si stava meglio quando eravamo in tre.”

 

Il giovane protettore colse l’ironia della sua affermazione e decise di stare al gioco.

 

“Mi dispiace, non li ho scelti io questi stivali, sono un regalo.” rispose prontamente, dando prova di quanto fosse abile anche con le parole.

 

Alla sua affermazione, sia Marvin che Alan risero divertiti, mentre Victor, troppo impegnato a distrarsi dagli sguardi delle fanciulle, continuò a guardare serio e concentrato verso il basso, senza dire una parola.

La giornata aveva preso una piega decisamente allegra, e James si sentiva già più tranquillo e meno pensieroso. Abbandonò le sensazioni che lo avevano colto durante il viaggio per giungere lì, e rispose agli sguardi ammiccanti o timidi delle ragazze con altrettanto piacere.

Non c’era niente da fare: era più forte di lui. Non ricambiare gli occhi di una fanciulla che gli riservava tutte quelle attenzioni  equivaleva a farle un torto. E se c’era una cosa che James non sopportava era la mancanza di rispetto nei confronti delle donne, quelle creature così dolci e soavi, senza le quali la vita di un uomo non aveva alcun valore.

 

“Sono due monete di bronzo, grazie.”

 

Poi, d’un tratto, avvenne qualcosa di strano, che fermò ogni pensiero del bel cavaliere, attirando la sua concentrazione verso un unico, melodioso suono.

 

“E questi sono in omaggio, per la sua gentilezza.”

 

Una voce delicata, leggera e piacevole come quella di un usignolo, fluttuò nell’aria come un lieve soffio di vento che accarezza i capelli e la pelle.

Senza accorgersene, James si era fermato, lasciando proseguire gli altri per la loro via.

Intorno a lui, tutto era bianco e privo di ogni elemento. E in mezzo a quel vuoto, al centro di quell’universo candido come le nuvole, solo un’immagine si rifletteva nei suoi occhi celesti; l’immagine di una donna, bionda, con un paio di iridi smeraldine che brillavano preziose.

Porgeva delicatamente una busta di cartone a una signora anziana, che la salutò con garbo e confidenza.

 

“Grazie. Sei gentile come al solito, Lucy.”

 

Lucy. Era dunque questo il nome di quella creatura?

Senza neanche farci caso, i passi del cavaliere si mossero automaticamente verso quel banco di legno in cui la ragazza vendeva la sua merce, giungendo di fronte a lei, che al momento era girata dalla parte opposta, intenta a cercare qualcosa in mezzo alle numerose casse di cianfrusaglie che James neanche vedeva.

 

“Lucy, c’è un cliente.” affermò una donna che lavorava presso lo stesso banco, ma che, al momento, era troppo occupata per occuparsi di lui.

 

“Sì, arrivo subito, aspetti un attimo.” disse la biondina ancora voltata dalla parte opposta.

 

Pazientemente, James attese di rivedere ancora il suo bel viso, facendosi bastare il ricordo della sua voce, che lentamente invadeva il suo cuore vittima di un brivido intenso e profondo, che mai aveva provato prima d’allora.

Poi, all’improvviso, il pulsare rapido di quell’organo vitale si bloccò di scatto, quando Lucy si girò incontrando i suoi occhi.

Era vicina. Così vicina che James sapeva distinguere ogni sfumatura presente nelle sue iridi, ora verdi, ora marroni, che rendevano il suo sguardo ancora più dolce e particolare.

Silenzio. Il cavaliere era ormai circondato da un’atmosfera calda e ovattata, priva di suoni e di rumori.

Le sue labbra, leggermente dischiuse come i petali di un fiore, non emettevano alcun sospiro.

Fu così per un millesimo di secondo che a lui sembrò un’eternità; fu così, finché la donna non disse qualcosa, destandolo in parte da quel sogno meraviglioso.

 

“… posso esserle utile?” domandò, vedendolo silenzioso.

 

James sentì le sue mani tremare. Immediatamente, i suoi polpastrelli si fecero umidi, mentre una goccia di sudore cominciò a calargli lenta lungo una tempia. Non aveva idea di cosa dire, o fare. Per la prima volta di fronte a una donna, il suo coraggio lo aveva abbandonato. E James non sapeva spiegarsi il perché di questo fatto; non sapeva per quale ragione le sue labbra che in tante avevano baciato, tremavano ora come quelle di un bambino di fronte alla prima cotta della sua vita.

 

“Le serve un’informazione per caso?”

 

Dall’altro lato, Lucy continuava a non capire. Quell’uomo se ne stava lì, immobile, a guardarla come un pesce appena lessato. Di fronte alla sua espressione così goffa, la donna alzò un sopracciglio interdetta, aspettando che si decidesse a parlare.

 

I… io…

 

Poi, d’un tratto, James cominciò a balbettare qualcosa, impiegando la fatica più grande della sua vita.

 

V… voi…

 

Lucy rimase pazientemente in silenzio ad aspettare che una qualche frase di senso compiuto uscisse dalle sue labbra, aiutandola a capire per quel motivo si fosse presentato lì, se per comprare un oggetto, o solo per un’informazione.

Nel frattempo, James si fece coraggio, determinato ad abbattere quella timidezza esagerata che mai l’aveva colto come allora.

Con uno scatto improvviso, prese le mani della fanciulla fra le sue e le baciò sul dorso, provocando immediatamente l’accendersi delle sue guance.

Lucy sentì il respiro venirle a mancare. Fu letteralmente un sobbalzo quello che fece non appena il suo cliente schioccò un forte bacio sulla sua pelle. Intorno a lei, gli occhi impiccioni e curiosi della gente e degli altri venditori puntarono fissi verso di loro, commentando sottovoce quanto stava avvenendo.

Dopo che le sue labbra ebbero sfiorato il candore di quella pelle morbida e giovane, James si sentì già più disinvolto e pieno di un nuovo coraggio. Il suo sguardo lievemente arrossato tornò a puntare quello paonazzo della donna, che immobile lo fissava, ancora shockata dal suo gesto.

 

“Voi siete la creatura più dolce che i miei occhi abbiano mai visto.”

 

La voce calda e profonda dell’uomo raggiunse le orecchie di Lucy, completamente rosse e bollenti per l’imbarazzo della situazione.

I suoi occhi fissavano tremanti quelli di lui, vibrando come sfere di ghiaccio.

Nel vederla così spaurita, James le sorrise più intensamente, finendo per assumere quell’espressione accattivante tanto amata da tutte le donne…

o quasi.

 

*SLAP!*

 

Silenzio.

Dopo che quel boato risuonò nell’aria con uno scatto, tutti i brusii e i rumori circostanti cessarono di botto.

James aveva la testa voltata verso destra e sentiva la guancia del lato opposto formicolare e divenire sempre più calda. Non c’erano dubbi: che ci credesse o no, quello che aveva appena ricevuto era stato un sonoro ceffone, scagliato sulla pelle come un tuffo di pancia nell’acqua.

Di fronte a quella scena, il pubblico rimase completamente sconvolto. Era assurdo: l’uomo più bello della regione era appena stato ripudiato da una venditrice di souvenir. In mezzo a quella marmaglia di persone, ogni donna avrebbe pagato oro pur di trovarsi al posto di Lucy, e questa, di fronte al complimento più bello che si possa ricevere, aveva chiaramente dimostrato di non essere interessata.

 

“Ma insomma! Vi sembra il modo di comportarvi? Lo sapete che è maleducazione baciare la mano di una sconosciuta senza neanche chiedere il permesso? Siete un prepotente!”

 

Mentre la donna, ancora rossa d’imbarazzo, ammoniva così il suo corteggiatore, i commenti increduli dei presenti la fecero infuriare ancora di più.

 

“E fate silenzio voi! Non impicciatevi!”

 

Lucy strillò con in volto un’espressione tanto spaventosa da dissipare in un attimo quella nube di persone che l’aveva circondata.

Rimasero soli, lei e l’uomo che aveva di fronte, ancora completamente estraniato da quella realtà assurdamente vera.

 

“Se non vi serve niente, potete anche andarvene.” disse Lucy con tono più calmo, mentre lui tornava lentamente con i piedi a terra.

 

James girò nuovamente lo sguardo verso di lei, immergendosi ancora nei suoi occhi.

Oh, era bellissima. Anche con le sopracciglia aggrottate in quel modo, era la donna più dolce dell’universo. Così dolce, che persino il suo schiaffo somigliava più a una carezza che a un gesto violento.

 

Lucy…

 

Con un filo di voce, James pronunciò il suo nome, facendola arrossire ancora una volta.

 

“È questo… il vostro nome, vero? Lucy…

 

La donna voltò lo sguardo da una parte e rispose freddamente.

 

“No. È Lucinda.” disse con decisione “Solo chi mi conosce, mi chiama Lucy.”

 

E poi, tornando con gli occhi su di lui, aggiunse ancora una cosa.

 

“Non sentitevi in diritto di poter fare tutto ciò che volete solo perché siete un cavaliere. Per la precisione: io detesto quelli come voi.”

 

A quelle parole, James sentì una fitta lancinante trafiggergli il cuore come una lancia scagliata senza pietà. Faceva male, e bruciava. Ma, nonostante il dolore, i suoi occhi e le sue orecchie continuavano a filtrare ogni sfumatura negativa dei suoi discorsi in qualcosa di enormemente bello e piacevole.

Era stato rifiutato, sì. Ma sentiva che colei che lo aveva fatto avrebbe potuto ripetere la cosa altre cento e mille volte, senza mai farsi odiare in alcun modo.

 

“Mi dispiace…” cominciò a dire il bel cavaliere, con occhi colmi di malinconia “Mi dispiace, perché invece voi mi piacete moltissimo.”

 

Lucy aggrottò le sopracciglia stranita.

Qual era il suo problema? Perché, dopo avergli fatto capire chiaramente di non essere interessata a lui, quell’uomo sembrava non darsi ancora per vinto, anzi, peggio: incassava i suoi colpi senza perdere le speranze come avrebbe fatto qualsiasi uomo normale. Ma la cosa che più la shockava e che, da un lato, la faceva anche un po’ arrabbiare, era quell’espressione serena e soltanto un po’ abbacchiata che aveva stampata in volto.

Le dava ai nervi, ma, sotto sotto, lo rendeva più interessante di quanto non immaginasse.

 

“Scusate, ma adesso devo lavorare.”

 

Non sapendo più come controbattere alla sua insistenza, Lucy lo abbandonò a se stesso con la scusa più banale di tutte, e si girò, tornando a svolgere il suo dovere.

James rimase fermo, immobile di fronte alla sua immagine voltata. Per un po’, i suoi occhi rimasero ancora fissi su di lei, dopodiché, pensando che non fosse carino fissarla in quel modo, abbassò il capo, accorgendosi solo in quel momento che quello in cui si trovava era un banco di oggetti artigianali.

Per tutto il tempo, era stato così preso dalla bellezza sconvolgente di Lucinda, che aveva completamente ignorato tutti quei piccoli souvenir.

Adesso, i suoi occhi vagavano da un lato all’altro del banco, contemplando ogni piccolo oggetto che vedevano, in cerca di qualcosa che gli ricordasse il suo profumo; in cerca di qualcosa che sapesse di lei.

 

“Quanto viene questa cornice?” domandò, prendendo in mano l’oggetto.

 

Lucy si voltò di scatto, sconvolta nel vederlo ancora lì.

 

“Sono tre monete di bronzo…” cominciò a dire, correggendosi un attimo dopo “ma per voi sono tre d’argento.”

 

Un lieve e dolce sorriso si allargò ancora sul volto del protettore e, questa volta, la rabbia di Lucy non fu sufficiente a reprimere il forte battito del suo cuore, che rapidamente le palpitava nel petto alla vista di quello sguardo così particolare, così diverso da quello degli altri uomini che aveva conosciuto.

 

“La prendo.”

 

La scena piombò nel silenzio.

James teneva in mano la cornice, e Lucy era rimasta immobile con una cassa stretta fra le braccia.

Non sapeva il perché di quella strana sensazione, né il motivo per cui, d’un tratto, tutto le sue energie sembravano averla abbandonata.

Aveva forse paura, Lucy? Lucy forse temeva che la sua tenacia potesse ancora vacillare di fronte al superbo sesso maschile?

Non ebbe tempo di pensare a una risposta coerente perché, un attimo dopo, il cavaliere aveva già proteso la mano verso di lei, porgendole la somma richiesta per quell’oggetto dal valore speciale.

Lentamente, la donna lasciò che la mano di lui sfiorasse la sua, abbandonando sul suo palmo le tre monete luccicanti.

 

Bene…

 

Un istante dopo, il protettore incontrò i suoi occhi, volgendole un ultimo sorriso.

 

“Arrivederci, allora… vi auguro una buona giornata.”

 

Lucy rimase immobile. Non rispose, né fece alcun cenno di saluto.

Semplicemente, lo guardò allontanarsi fino a confondersi nella mischia, sparendo come un uccello nella nebbia.

 

***

 

Nei giorni che seguirono, Victor e gli altri notarono qualcosa di diverso nel loro compagno.

Quando prendevano parte alle riunioni del loro Lord, ma anche quando mangiavano o si radunavano per un’occasione speciale, James sembrava volgere la sua attenzione altrove.

Era completamente distratto, così fuori da quel mondo, che a volte sembrava non accorgersi di ciò che avveniva intorno a lui.

Persino le dame, quando gli si avvicinavano col loro ghigno malizioso, avevano notato in lui qualcosa di diverso. Di solito, James si fermava a parlare con loro, cominciando lunghe e piacevoli conversazioni, che il più delle volte terminavano con l’invito a recarsi nelle sue stanze la sera stessa del loro incontro.

Ma adesso, se il protettore ricambiava il saluto, era già da considerare oro che colava: i suoi occhi azzurri erano completamente persi nel vuoto, isolati da ogni cosa come se vivesse in un mondo tutto suo.

Le dame conoscevano quel tipo di sguardo. Oh sì, lo conoscevano molto bene.

Ma non volevano accettare l’idea che ormai, per quanto potessero lottare, il cuore del loro Adone fosse rivolto a qualcun altro; qualcuno, che il protettore andava a trovare cinque giorni su sette, ricevendo, puntualmente, le solite tre parole:

 

“Siete ancora qui?!”

 

Lucinda aggrottò le sopracciglia innervosita.

Anche quel giorno, il cavaliere si era presentato davanti al suo banco, proponendole quel solito, dannato sorriso che lei detestava, perché la faceva tentennare.

 

“Ho una novità per voi: da oggi il prezzo non raddoppia, ma triplica per le vostre tasche.”

 

Davvero Lucinda pensava che due miseri spiccioli bastassero per toglierselo di torno?

Probabilmente no. Ma evidentemente, in fondo al suo cuore qualcosa le impediva di sforzarsi al fine di trovare un metodo realmente efficace per liberarsi di lui.

 

“M’interesserebbe questa scatolina…

 

“Ottimo. Sono dieci monete d’argento.”

 

Nel sentire quella somma, i commercianti dei banchi circostanti rimasero sbalorditi.

Dieci monete d’argento per un piccolo artefatto di legno? Lucinda doveva essere uscita completamente di senno.

Ma ancora una volta, il suo gesto fu vano, e il cavaliere abbandonò la somma richiesta sulla sua mano, lasciando di stucco persino lei, che fino all’ultimo si era chiesta se quella volta non avesse veramente esagerato.

 

“Allora, a presto!”

 

La salutava sempre così. In quella maniera fastidiosamente confidenziale e priva di ogni rancore per la coscienza di essere l’unico cliente per cui il prezzo della merce veniva radicalmente aumentato.

E così, anche quel giorno, Lucinda lo vide andar via, tirando un forte sospiro di sollievo, che però le lasciava sempre un retrogusto amaro.

 

“Buongiorno, Lucinda.”

 

D’un tratto, quando la sagoma di James sparì all’orizzonte, la donna si sentì chiamare da un’altra voce femminile, quella di una cliente che da poco aveva cominciato a frequentare quella zona, più o meno da quando anche il cavaliere si era presentato lì.

 

“Buongiorno, Morgana.”

 

Lucy la salutò, mostrandosi gentile, nonostante non fosse mai stata pienamente convinta dello sguardo dell’altra, sempre avvolto da un certo alone di mistero.

In fondo, forse la colpa era in gran parte anche sua: da un po’ di tempo ormai, Lucy diffidava di tutti. Più degli uomini che delle donne, ma comunque diffidava, e non era mai convinta di niente e di nessuno.

 

“Viene spesso a farti visita, non è vero?” disse la cliente, frugando fra le tante cianfrusaglie che quella vendeva.

 

Lucy aggrottò le sopracciglia e, per un attimo, finse di non aver inteso dove l’altra volesse arrivare.

 

“A chi ti riferisci?” chiese, mantenendo una certa calma nel tono.

 

Morgana distolse gli occhi dagli oggetti che stava guardando, per poi incontrare il suo sguardo.

 

“Ma a lui, no? Il fusto, quello che ti viene sempre a trovare, con quell’aria spavalda e lo sguardo accattivante… è proprio un bell’uomo, non credi?”

 

Lucy abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore.

Un attimo dopo, si girò di spalle e chiuse gli occhi, determinata a mantenere la propria serietà.

 

“Affatto. Non m’interessa per niente.”

 

Morgana strinse gli occhi in un’espressione tutt’altro che convinta: era sicura che Lucy stesse nascondendo qualcosa, e doveva assolutamente risolvere la questione, prima che potesse essere troppo tardi.

 

“Se vuoi il parere di un occhio esterno, ti consiglio di stare attenta.”

 

In quel momento, Lucinda tornò a guardarla negli occhi, ascoltando ciò che aveva da dire.

 

“Non circolano belle voci su quella persona. Pare che corteggi donne a destra e a manca, adottando tutti gli espedienti possibili per farle sue. E una volta che le ha ottenute, naturalmente, le abbandona, focalizzando il suo interesse su un nuovo obiettivo.”

 

Lucy schiuse le labbra, e le sue pupille tremarono lievemente. Nonostante quella donna l’avesse sempre insospettita, sentiva che nelle sue parole c’era un fondo di verità. E pensandoci, quella dello sciupa femmine era proprio l’idea che lei stessa aveva avuto fin dall’inizio. Perché, da che ne sapeva, tutti i cavalieri erano così. La peggior razza d’uomo che esista sul pianeta, gli aveva definiti. Gli esseri che, per la loro fama e il loro denaro, erano convinti di poter avere tutto, e non accettavano di essere respinti.

E quel suo cliente sembrava non fare completamente la differenza.

 

“D’altronde, appena lasci il paese e ti avvicini alla collina dove si erge il palazzo del signor. Sinclair, non c’è donna che non conosca il suo nome...”

 

Alle parole di Morgana, Lucy aggrottò le sopracciglia, curiosa a quel punto di capire meglio con chi avesse a che fare.

 

“E quale sarebbe?” domandò, senza spiegarsi il motivo per cui il suo cuore, in quel momento, aveva preso a battere con maggior rapidità.

 

“Non dirmi che non te ne sei accorta?”

 

Il tono con cui la cliente pronunciò quelle parole le diede un certo fastidio. Come se, in mezzo a tutto quel via vai quotidiano di gente, lei fosse stata l’unica sciocca a non capire l’identità dell’uomo che la corteggiava da settimane.

Ed effettivamente, era proprio così.

 

“È James Regnard. Uno dei protettori del signor. Sinclair.”

 

Quando Lucy sentì quel nome, rimase immobile e i suoi occhi fissarono shockati quelli della sua interlocutrice.

 

C… come?”

 

Non voleva crederci.

Lucy era sempre stata una persona molto riservata, che non amava spettegolare come facevano la maggior parte delle sue compaesane. Tuttavia, era inevitabile che, a volte, sentisse anche solo per errore parte delle conversazioni che quotidianamente si disperdevano nell’aria intorno a lei.

Dopotutto, il mercato era il luogo perfetto per certe cose: alcune clienti ci venivano addirittura apposta. Magari si avvicinavano al banco che vendeva verdure e compravano due zucchine, solo per rimanere lì a discutere dei fatti altrui con il pretesto di poterlo fare.

E spesso, tra i vari argomenti di discussione, sorgeva questo nome: James Regnard.

Da che ne sapeva, James Regnard era il più giovane dei protettori del signor. Sinclair. Conseguito il suo titolo a soli vent’anni - cosa che era considerata un’eccezione per l’epoca -, era sempre stato uno dei bersagli più ambiti delle giovani fanciulle, che gli ronzavano attorno senza mai perderlo di vista.

E lui, a quanto pare, non era affatto infastidito da ciò: anzi, stava al gioco e le accontentava. Tutte. Ad eccezione di nessuna.

Lucy deglutì e, improvvisamente, il suo cuore venne travolto da una forte tristezza.

Si sentiva una sciocca: e pensare che una parte di lei si era quasi arresa di fronte a quell’uomo, suggerendole di provare a fidarsi di lui e dicendole che, probabilmente, lui non era come tutti gli altri.

Stupida. Stupida Lucy! Diceva dentro di sé con rabbia, stringendo i pugni e mordendosi le labbra.

Stava per cadere ancora una volta nella stessa trappola. Nonostante le brutte esperienze che aveva avuto con gli uomini, Lucy non aveva ancora imparato a farsi valere come avrebbe voluto.

Ma non era troppo tardi. James non era ancora parte fondamentale del suo cuore, e lei era ancora in tempo per liberarsi definitivamente di lui. Doveva solo aspettare che tornasse da lei, e sapeva che non sarebbe trascorso molto tempo prima di rivederlo.

Infatti, fu il giorno seguente che il cavaliere si ripresentò. Con quel suo sguardo falso, pieno di un amore inesistente che fingeva di provare, solo per riuscire ad ottenerla come si ottiene un pugno di monete per una scommessa vinta.

Si fermò di fronte al suo banco, sorridendole come suo solito.

Lei lo guardò, seria e cosciente di chi aveva davanti.

Ma per un attimo, la dolcezza di quello sguardo la fece nuovamente tentennare.

Com’era possibile? Com’era possibile che dietro uno sguardo del genere si nascondesse un poco di buono?

Ma non doveva vacillare, né farsi incantare da quella che era solo apparenza.

Perché James Regnard aveva una certa fama, e di questo se n’erano accorti tutti.

 

“Buongiorno, Milady.”

 

Ah, già. Da un po’ di tempo, era così che la chiamava: Milady.

Ma chi si credeva di essere?

Nonostante il fastidio che sentirsi chiamare in quel modo le provocava, Lucy decise d’ignorare il suo saluto, e subito focalizzò la sua attenzione sugli stivali del cavaliere.

Un ghigno ironico le apparve sul volto, tanto che James si domandò il perché di quell’espressione.

 

“Che sciocca che sono stata…

 

Fu ciò che la donna disse fra sé e sé, sotto lo sguardo confuso di lui.

 

“James Stivali d’Oro, non è così?”

 

Il tono provocatorio, quasi sprezzante di lei, raggiunse le orecchie di lui, che subito si fece più serio nella speranza di non aver fatto qualcosa che potesse averla offesa.

 

S… sì.” rispose sottovoce, continuando a guardarla nel tentativo di capire cosa stesse pensando.

 

Lucy scosse lentamente la testa. Ormai ogni dubbio era scemato: quello che aveva davanti era veramente l’uomo che pensava.

 

“È così che vi fate chiamare, ma il vostro vero nome è James Regnard, non è vero?”

 

Il cavaliere non ebbe alcuna reazione. Semplicemente, continuò a guardarla con la stessa espressione di prima, sentendo il suo cuore palpitargli rapido nel petto.

Aveva paura. Non sapeva con esattezza di cosa, ma aveva paura.

O forse, sotto sotto, cercava solo di nascondere a se stesso il motivo per cui, in quel momento, una sottile goccia di sudore calava lentamente dal suo volto.

 

“E pensare…” proseguì Lucy “Che fino a poco tempo fa credevo che fossero due persone diverse.”

 

Questa volta, lo guardò dritto negli occhi, ponendogli con freddezza un’unica domanda.

 

“Perché non avete detto subito chi eravate?”

 

Lui inclinò le sopracciglia con aria dispiaciuta.

 

Beh…” cominciò a rispondere, mentre un debole sorriso gli dipingeva il volto “Non mi avete mai dato l’opportunità di farlo…” fece una pausa, poi continuò “inoltre… pensavo che lo sapeste già.”

 

Quando disse così, lei scosse la testa e andò avanti a parlare.

 

“È incredibile… voi pensavate di riuscire ad ingannarmi nascondendomi chi siete veramente?”

 

A quel punto, gli occhi di lui si sgranarono perplessi.

 

“No! Non è assolutamente così. Perché avrei dovuto?”

 

Mentre i due discutevano, alcuni elementi della folla li guardavano curiosi.

 

Perché? Mi state veramente chiedendo perché?!”

 

Il tono alterato della donna peggiorò ulteriormente le sensazioni del cavaliere, che si sentiva sempre più responsabile di quello sguardo accigliato, che lo guardava manifestando segni di puro disprezzo.

 

“Mi dispiace… ma io non sono come le altre donne che avete conosciuto. Io non mi faccio abbindolare dai vostri insulsi complimenti e dagli sguardi che fate. Non sono così debole da permettervi di trattarmi come un oggetto, io sono una persona che esige rispetto!”

 

Quelle parole, insieme con l’espressione risentita di Lucinda, colpirono il cuore di James come una lama affilata.

Non voleva farle del male. In nessun modo avrebbe voluto vederla così. Perché anche se non si conoscevano affatto, lei era sempre nei suoi pensieri, a rallegrare con il solo ricordo del suo sguardo anche i momenti più bui.

 

“Se qualche volta vi siete sentita offesa per causa mia, mi dispiace.”

 

Per un istante, quando James pronunciò quelle parole, Lucy sentì uno strano brivido nel suo cuore.

Ma ancora una volta, s’impose di essere rigida per il bene dei suoi sentimenti.

Non voleva soffrire ancora. Non un’altra volta.

 

“E di cosa dovrebbe dispiacersi uno come voi?” riprese la donna “Voi venite qui tutti i giorni, insistete perché io vi riservi una non so quale attenzione… e nonostante vi dimostri apertamente di non essere interessata ad avere alcun tipo di rapporto con la vostra persona, voi continuate a presentarvi senza alcun minimo di rispetto!”

 

No…

 

James scosse lievemente la testa. Non accettava quelle parole. Lui non poteva accettarle.

 

“No, non è vero…” disse con voce flebile “Io… non mancherei mai di rispetto a una donna, è una cosa che odio!” fece una pausa, poi continuò “Delle creature così delicate come voi… come potrei? Come potrei fare qualcosa per ferirvi? Non mi salterebbe mai in mente.”

 

Non passò molto tempo, prima che la reazione di Lucy a quelle parole si facesse sentire.

 

“… che cosa?”

 

Un ghigno ironico apparve sul suo volto, accompagnato da una risata sarcastica e pungente.

 

“E trattare le donne come se fossero oggetti non vi sembra una mancanza di rispetto?! Voi le seducete, le ammaliate; le fate vostre e poi le abbandonate perché siete esattamente come tutti gli altri uomini se non peggio ancora!”

 

Silenzio.

Dopo quell’ultima, lacerante esclamazione, un silenzio improvviso regnò sulla scena.

Lucy continuava a fissare il protettore con le sopracciglia aggrottate, e lui, rimasto completamente senza parole, ricambiava i suoi occhi con aria assente e spaesata.

Allora, era così che stavano le cose. Non era solo la moglie di Victor, o alcune voci che aveva sentito a pensare a lui come a un poco di buono.

Era un pensiero condiviso da moltissime persone.

Ed era colpa sua, e soltanto sua.

Che fosse disposto o no ad accettare quell’amara realtà, James Regnard doveva solo a se stesso il motivo di quella fama.

Se l’era cercata. E questo gli aveva fatto perdere l’unica donna di cui, probabilmente, si sarebbe innamorato davvero.

Alzò le mani in regno di resa e indietreggiò di due passi.

Non la guardava. Per quanto si sforzasse, la vergogna che James provava in quel momento, non gli permetteva di incrociare i suoi occhi.

 

“D’accordo…” disse con voce flebile “Esco di scena.”

 

Si girò, senza neanche guardarla un’ultima volta, e poi si allontanò, camminando tra gli sguardi basiti della gente.

Lucy rimase sola, osservando quel mantello nero sparire in mezzo alla folla.

Fu strano quello che provò: dapprima, un grande sollievo. Poi, al pensiero che quella potesse essere davvero l’ultima volta che lo avrebbe visto, una profonda nostalgia le invase il cuore.

Al calar della sera, tutti i commercianti si prepararono a chiudere i loro banchi.

Lucy era così lenta nel riporre le cose nelle casse di legno, che la signora Dolores si accorse che c’era qualcosa che non andava, e aspettava solo che la ragazza parlasse, appellandosi a lei.

 

“Tu lo sapevi, vero Dolores?” domandò la fanciulla.

 

La signora annuì, rispondendo anche a parole.

 

Sì… sapevo di chi si trattava.”

 

“Perché?” Lucy volle che gli fosse fatta chiarezza “Perché non me l’hai detto prima?”

 

Dolores si girò verso di lei, e disse un’unica cosa.

 

“Perché è sbagliato giudicare un libro dalla sua copertina.”

 

***

 

Trascorsero i giorni, e le settimane.

James si sentiva vuoto, come se avesse perso la cosa più importante della sua vita. Non c’era niente che suscitasse il suo interesse, né qualcosa che lo invogliasse a sorridere, o a parlare.

Era triste e confuso. E nessuno riusciva a togliere dal suo volto quell’espressione perennemente afflitta.

Era arrabbiato. Perché finalmente aveva capito quello di cui aveva veramente bisogno, ma se l’era lasciato sfuggire.

 

“Sono un’idiota.”

 

Era la frase che più spesso rimbombava nella sua mente, accrescendo il dolore dentro di lui.

Allo stesso tempo, Lucinda aveva sempre continuato a svolgere il suo dovere, ma sentiva che c’era qualcosa che le mancava.

Ogni giorno, quando allestiva il banco per le vendite, osservava con attenzione la folla, cercando di scorgere in mezzo a tutte quelle persone un mantello nero come la pece; il mantello dell’uomo che non le faceva più visita da settimane.

Le mancava. Oh, sì. Le mancava tremendamente. Perché in cuor suo, sebbene la fama di quell’uomo fosse ben conosciuta, lei aveva capito sin dal primo istante che c’era qualcosa di speciale in lui; qualcosa che gli altri non avevano. E soffriva nel pensare a ciò che, quel giorno, senza pietà, gli aveva detto.

 

“Siete esattamente come tutti gli altri uomini, se non peggio ancora!”

 

Era la frase che riecheggiava nella sua testa ogni giorno, accrescendo in lei la tristezza e il senso di colpa.

In fondo, per quante voci avesse sentito sul suo conto, lei non lo conosceva.

Anzi, al contrario: ciò che aveva provato ogni volta che nei suoi occhi aveva visto quella luce particolare, non si avvicinava minimamente al pensiero che potesse trattarsi di un uomo come tanti.

Voleva rivederlo. Ma ormai, per quanto potesse sperare, sentiva che lui non sarebbe più tornato.

Ma si sbagliava.

Sì, si sbagliava.

Perché una mattina, che all’apparenza sembrava una come tante, lo aveva visto passare dall’altro lato della strada insieme agli altri protettori.

Non aveva resistito.

Entrambi non avevano resistito e si erano guardati.

James tremava. Aveva lasciato che Victor e gli altri lo convincessero a venire al mercato, così che potesse distrarsi da quei pensieri che ultimamente lo turbavano e di cui loro non conoscevano l’origine.

Ma ora, tutto era più chiaro: James era innamorato. E anche Lucinda, in preda al rapido pulsare del suo cuore, cominciava a capire che forse, questa volta, l’uomo che aveva davanti era davvero speciale.

Si sorrisero. Prima lei, poi lui. Ma non fecero altro.

Solo l’indomani, seguendo il consiglio del suo cuore, James si era ripresentato da lei, con un mazzo di fiori in mano.

Lucy era arrossita e gli aveva fatto capire attraverso il suo sguardo che era felice di quel dono, ma che non poteva accettarlo. Perché gli occhi della folla in quel momento erano tutti focalizzati su di loro, e Lucinda si sentiva in imbarazzo.

 

“Non pensate… che basti un mazzo di fiori per farvi perdonare.” aveva detto la donna, sforzandosi di essere seria malgrado l’emozione.

 

Lui storse la bocca, assumendo un’espressione goffissima.

 

“Suvvia, non fate quell’espressione. Ricomponetevi!”

 

Lo rifiutava. Malgrado Lucinda fosse pienamente cosciente del suo interesse nei confronti di quell’uomo, la sua tenacia non rinunciava a metterlo alla prova.

Dall’altro lato, James era sempre più affascinato da lei: si faceva desiderare come il più prezioso dei diamanti. E questo lo incantava, lo incantava profondamente.

Da quel giorno, furono quotidiani i loro comici scambi di battute.

Tutto era tornato normale, come prima del loro brusco distacco.

Lui si presentava al mercato con un dono e lei puntualmente lo rifiutava, arrossendo come un peperone.

 

“Vi ho già detto di no!” esclamò un giorno la donna, vedendosi porre di fronte l’ennesimo mazzo di fiori.

 

Ma quella volta, il cavaliere sembrava avere una risorsa in più. Senza dire niente, le pose di fonte anche una scatola di deliziosi cioccolatini.

 

“Oh, insomma! Non siate insistente!”

 

Sebbene cercasse in tutti i modi di celare l’imbarazzo, Lucy arrossiva. E più la sua pelle da candida si faceva rosata, più James se ne innamorava.

 

“Diventerò quello che vorrete, Milady.”

 

A quelle parole, Lucy sospirò.

Era davvero insistente. Ma questo non faceva che renderla felice.

Perché era quello che voleva. James continuava a farle visita, e per conquistare il suo cuore era persino disposto a cambiare.

 

“Bene, allora diventate una persona normale.”

 

Di fronte a quella frase, James inclinò la testa da una parte, fingendo di non capire.

 

Intendo… che dovete dimostrarmi che siete diverso dagli altri.”

 

Ecco, era quello.

Quello era il punto debole di Lucy.

Se per tutto quel tempo era stata diffidente, se gli aveva urlato il suo risentimento, non era perché il suo nome era James Regnard. Come James si chiamasse non aveva alcuna importanza: perché l’uomo che lei aveva conosciuto, quello che dolcemente le aveva parlato e le era venuto a fare visita ogni volta che poteva, non era lo sciupa femmine di cui tutte parlavano.

Anzi, probabilmente, lo era un tempo. Ma ora, sembrava disposto a cambiare.

Per lei, e anche per se stesso, James sarebbe stato un uomo migliore.

E l’avrebbe amata, fino alla fine.

 

“E se ci riuscirò… diverrete la mia fidanzata?”

 

Incorreggibile il modo con cui lui riusciva a metterla in imbarazzo davanti alla gente. Non erano usciti insieme nemmeno una volta, e già parlava di fidanzamento.

Era unico, decisamente unico.

 

“Non escludo che potrebbe eventualmente avvenire…

 

E a quel punto, come Lucinda, nonostante i termini contenuti, si dimostrò minimamente disposta a diventare la sua donna, James cadde completamente dalle nuvole.

E l’abbracciò. Così forte e con così tanto amore che lei poté sentire il suo cuore rimbombarle nel petto.

Sarebbe rimasta attaccata a lui in quel modo per tutta la vita.

Ma il brusio di fondo dei presenti la spinse a reagire come era solita fare in quelle situazioni.

Gli mollò uno schiaffo in piena faccia. Sì, un altro. Ma decisamente privo di ogni intento di fargli del male.

 

“Non prendetevi troppe libertà adesso!” urlò con il volto ancora paonazzo.

 

Lui se ne stava seduto a terra e si massaggiava la guancia colpita senza che il sorriso lasciasse il suo volto.

 

Ne sono certo, Milady…” disse fra sé e sé “Vi sposerò senz’altro!

 

Così pensò, e così fu.

Pochi mesi dopo, James chiese a Lucinda di sposarlo e lei accettò.

Lui pianse di gioia. Una gioia incommensurabile, pari a nessun’altra che da quel momento in avanti avrebbe provato.

Si confidarono il loro amore e, poco dopo, si sposarono, andando a vivere in una piccola casina a pochi passi dal mercato.

Il loro fu un amore breve, ma meraviglioso. Il primo e unico amore che James provò per una donna.

 

***

 

Angolo dell’autrice

 

Ok, non ce l’ho fatta a dire addio alla mia fan fiction a capitoli, e ho dovuto scriverne uno speciale.

Spero che questo excursus sul passato di James e Lucinda vi sia piaciuto. Avevo proprio voglia di parlare di loro e del loro primo incontro.

La parte finale della storia ha una narrazione più rapida rispetto alla prima, semplicemente perché temevo di ripetere sempre le stesse cose (ed è una cosa che ultimamente mi è capitato di fare in altre fan fiction). Che questi due provino qualcosa l’uno per l’altro è ben descritto nella prima parte, mi sembrava inutile doverlo rimarcare nella seconda.

Comunque, per quelli che non hanno letto la fic a capitoli da cui è tratta questa one shot, vi informo che James e Lucinda sono i genitori di Kevin, ossia Xerxes Break.

Lo so, è stata un po’ una follia scrivere una storia su due personaggi originali, ma spero che qualcuno l’abbia apprezzata lo stesso ;)

Un bacio e a presto,

 

Strato.

  
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