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Autore: Talestri    27/07/2012    0 recensioni
Una storia che avevo scritto tempo fa e ora propongo qui, una storia, la storia di una donna che cerca di tenere le redini di una vita, che le pare distrutta, grazie alla forza di combattere, donatole dagli amici di sempre e da una nuova luce comparsa nella sua vita...
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Chissà che l’avrò sposato a fare?-
continuava a ripetersi Mary mentre riempiva la terza valigia di vestiti. Le scarpe erano già in macchina, i cappelli se li sarebbe fatti spedire, alle borse ci stava pensando Annette…

-i vestiti, i vestiti!! Ma perché ne avrò così tanti poi?- si chiedeva ad alta voce consapevole  della risposta che si ripeteva mentalmente  “Fai parte dell’alta società! Tuo marito, ex marito, purtroppo anche se ancora per poco è tuo marito Mary, sì proprio quel…, quello insomma, è un conte, sì dei miei stivali, pur sempre un conte però e in questi ambienti non è concesso indossare gli stessi vestiti troppe volte o fare sfoggio di cattivo gusto. Dio non voglia!”  un sorriso rassegnato e ironico le tendeva le labbra, mentre la mente veniva invasa dai ricordi.
In realtà Mary aveva avuto a che fare con quegli ambienti molto prima di conoscere Jack. I suoi genitori appartenevano a quel ceto benestante inglese formato da industriali e nobili decaduti, era un industriale il padre, una borghese di buona famiglia la madre. Lei da piccola una bambola ricoperta di pizzi, lei sin da piccola costretta a uno stile di vita del quale avrebbe fatto anche a meno, ma al quale in fondo si era abituata con non troppa fatica. 

 –Ahi!-
Si era punta con una spilla da balia, una di quelle piccole spille da balia che vengono attaccare ai capi per  appendere i cartellini.
La spilla era appuntata ad un maglione rosso, a collo altro, non ricordava di averlo comprato. Mary rifletteva con la fronte corrucciata mentre guardava il capo evidentemente nuovo, guardò l’etichetta, firmato, ovvio, un regalo? Sì! Ora ricordava: era un pensiero di Annette, glielo aveva portato dai grandi magazzini Harrots un giorno che al telefono l’aveva sentita un po’ giù. Annette era la migliore amica di Mary, l’unica persona che condividesse la sua scelta di lasciare Jack, l’unica che capisse che era la cosa giusta da fare.
 Il loro matrimonio era sempre stato solo una routine, l’abitudine aleggiava in quella casa, non si erano mai amati, non l’avrebbero mai fatto, eppure lei rispettava quell’uomo, per lui lei invece non era niente, niente di importante per lo meno, sua moglie sulla carta. Forse le si sarebbe affezionato di più se solo gli avesse dato un figlio, per di più lei era estremamente colta e cocciuta, aveva preso il diploma e anche se non si era laureata, si era fatta una cultura leggendo libri e tenendosi sempre informata, non era più giovanissima, si avviava ai quaranta, e nemmeno troppo bella, anche se possedeva un certo fascino e un ammirabile eleganza, ma agli occhi di un uomo ricco e cinico questi erano solo impicci. Tirava avanti perché era così da sempre, sin da quando era bambina, doveva essere educata lei, doveva essere rispettosa lei, doveva comportarsi come era consono, doveva sorridere, fare complimenti, informarsi della salute di suo marito e dei suoi amici, oltre che delle rispettabili mogli, intraprendere conversazioni alquanto costruttive, risolvere i dubbi amletici sugli acquisti della signora Hole, la pettegola dell’alta società londinese, colei che di chiunque si parlasse aveva qualcosa da dire o pensava bene di prender nota in caso fosse all’oscuro. Per Mary la vita era sempre stata quella, affogava la tristezza nello shopping, il cibo non era una buona soluzione, le avrebbe fatto prendere peso costringendola a nuove diete e non ne aveva per niente voglia.
Aveva tirato avanti così fino a quando, tornando a casa da un’uscita in città con Annette e sua cugina Chloe, dopo una sera al cinema e quattro passi al centro, aveva trovato in camera da letto, rincasando, Jack con una bionda, probabilmente russa, poco più che ventenne. Mary era rimasta attonita, sapeva perfettamente che il marito la tradiva, ma così, senza il minimo contegno, senza il minimo rispetto nei suoi confronti. Era rimasta immobile per pochi attimi, poi senza proferir parola aveva sceso le scale, attraversato l’ingresso a lunghe falcate, sbattuto la porta e senza troppe spiegazioni si era fatta riportare in città dall’autista che aveva appena parcheggiato la macchina.
Per strada l’uomo vedendole gli occhi gonfi, le aveva chiesto con un fil di voce :

-Era … ma lei sapeva … sapeva vero?-

Questo fece scoppiare la donna, che aperta la bocca per rispondere, lasciò uscire solo un gemito, risposta più che esaustiva agli occhi del pover uomo, che mormorando disse:

- Pensavo che sapesse, io…tutti sapevano alla villa…quella donna non è un problema per lei, se la scorderà presto vedrà, sono solo un autista ma ho i miei anni milady, qualche cosa la so… -

Poi guardando nello specchietto il volto della donna che pareva voler dire “lei dice? Io non credo? Anche se fosse?” Mery era distrutta, ferita nell’orgoglio, un conto era sapere e fare finta di niente, un altro avere di fronte le prove effettive di un tradimento, ma non voleva essere orgogliosa, avrebbe dovuto passarci sopra? A quale scopo? Cosa fare? In quel momento l’unica cosa di cui era certa era che aveva bisogno di parlare con la sua migliore amica.
Non c’era troppo traffico, era tardi, arrivarono in meno di mezz’ora. La macchina si fermò davanti alla porta di Annette.

 -Eccoci!-

-Grazie. Dormi pure tranquillo, per stanotte non ho intenzione di certo di rimettere piede in quella casa. Domani se vorrò, se dovrò tornare chiamerò.-                                                                             

-Capisco. Arrivederci-                                                                                                                                   

 Mery si sforzò di sorridergli. Chiuse la portiera e appoggiandosi al portone suonò. Si trascinò per le scale, Annette la aspettava sulla porta, la guardò in faccia:                                                                      

-Che è successo? Mery?-                                                                                                                                                           

-Fammi entrare ti prego, poi ti racconto.-                                                                                                   

Entrarono in casa e si sedettero sul divano, nel salotto. Mary ingoiò le lacrime. Guardò fisso un punto della parete. Cercò di trattenersi.
Non ci riuscì. Espose in una crisi di pianto durante la quale a intervalli raccontò l’accaduto all’amica. La parte più dura fu dire a parole quello che sentiva, quello che pensava di fare, come. Annette ascoltò tutto con pazienza. Rifletté a lungo. Lasciò che l’altra si calmasse e le preparò la stanza degli ospiti.                                                                                                            

–Allora?- irruppe Mery mentre l’amica stropicciava un cuscino.                                                              

–Ho quasi fatto.-                                                                                                                                                     

-Sai benissimo che non mi riferivo a quello!-                                                                                                           

-Ah! Dormi! Ne riparliamo domani. Sono le quattro del mattino dovrai pur riposare.-                                                      

-Non ho sonno!-                                                                                                                                                                                                

-Sembri una bambina capricciosa!-                                                                                                                      

-E tu mia mamma.-                                                                                                                                                                                                                                

Annette esplose in una risatina sommessa. –Sempre la solita eh? Hai messo il broncio.-                                                 

-Mi remi contro pure tu!-                                                                                                                                       

Ora rideva più forte :- Io? Oh mio Dio, questa è buona! Vai a letto! Non sono tua madre ma devi riposarti. Non risolverai i tuoi problemi riducendoti a uno straccio, tantomeno trasformerai quell’uomo, se così lo si può chiamare, in un marito migliore!-                                                                              

-Ex! Ex marito.-                                                                                                                                                                                                     

-Hai deciso quindi?-                                                                                                                                                                   

-Ti pare che abbia altra scelta?-                                                                                                                                                                     

-C’è sempre una seconda possibilità.-                                                                                                                               

-Vuoi che sia lo zimbello di tutti?-                                                                                                                                         

-Non è questo il punto…-                                                                                                                                          

-E qual è il punto? Il mio orgoglio ferito? Un matrimonio finito, in realtà mai cominciato? Un tradimento continuo che ho ignorato per anni?-                                                                                                                                  

-Sì, credo di sì, ma soprattutto sei tu, è la tua volontà la cosa più importante, non quello che ti dice la gente.-                                                                                                                                                   

Mary guardò negli occhi l’amica

-Lascia, faccio io!- fece accennando al cuscino.                                                                                       

Annette sorrise, - Buonanotte!- , e lasciò la stanza accostandosi la porta alle spalle.

Mary si distese sul letto. Chiuse gli occhi. Fece un respiro profondo. Si rilassò e si scoprì tremendamente stanca. Si addormentò così ancora vestita, cullata dal brusio delle voci di Annette e Bill che provenivano dalla loro camera da letto. Difatti Bill voleva sapere a cosa era dovuto quel via vai in casa sua in piena notte, provò anche a fare il duro, ma aveva sentito i singhiozzi di Mary, aveva capito bene ciò che era successo quindi si lasciò persuadere in pochi minuti e fu silenzio per quella notte. 
  
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