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Autore: Sphaira    27/07/2012    0 recensioni
[Ao Oni]
Iniziò il gioco del mostro.
Iniziò la sfida a sopravvivere.
Iniziò un Inferno da cui non tutti sarebbero usciti incolumi.
Genere: Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Takuro

C’ero così vicino.
Così vicino.
Quando il demone si era limitato a toccarmi le spalle e le gambe, bruciandomi la pelle in alcuni punti, prima di inseguire Hiroshi avevo pensato davvero che me la sarei potuta cavare con qualche leggera scottatura. Qualcosa mi disse che anche Mika e Takeshi l’avevano creduto. Eppure non era così. Tutti e tre eravamo stati inghiottiti da quel mostro.
All’inizio non me ne ero accorto. Stranamente, al tocco di quella bestia la caviglia aveva smesso di far male, come se addirittura l’avesse risanata di proposito. Non riuscii a spiegarmi quell’avvenimento, ma il fatto di essere ancora vivo già mi aveva meravigliato abbastanza, quindi decisi di non dar troppo peso all’accaduto e di raggiungere di nuovo Hiroshi. Volevo anche farmi perdonare per aver perso l’occasione di fuggire da lì aiutandolo a risolvere gli enigmi, ma per quanto lo pedinassi lui non mi notava, ed andava molto più svelto di me. Sembrava molto più agguerrito e motivato di prima, quando correva con quella fretta disperata fino alla corda che poi scoprimmo distrutta. Ero sollevato per lui.
Riuscii a raggiungerlo solamente quando raccolse l’ultimo pezzo del quadro-puzzle che stava completando.
Detto in poche parole, sparsi per il terzo edificio c’erano dei pezzi di un quadro blu nascosti, e lo scopo di Hiroshi era trovarli e incastrarli in un quadro di un corridoio bianco, davanti ad una porta serrata, l’ultima. Il meccanismo avrebbe fatto scattare la serratura che finalmente ci avrebbe… no, l’avrebbe condotto alla libertà.
Ricordo che fu molto contento di rivedermi quando mi mostrai a lui, in una gabbia nascosta nei sotterranei, anche se lo feci sobbalzare. Mi aveva dato per spacciato a quanto pareva, e io ridacchiai. “Non mi arrendo per così poco”; gli avevo risposto qualcosa di questo genere. Ma sentii anche un’altra parte di me che continuava a ridere, sinistra. Non riuscivo a capire perché lo facesse, però una seconda volta ignorai la stranezza. Ero sicuro che lo stress di quella situazione impensabile mi avesse dato alla testa, e la cosa sarebbe stata pure normale per una mente umana.
Però non era così.
Gli stetti alle spalle seguendolo fino all’ultimo corridoio, e nello stesso posto stetti anche mentre stava per incastrare il pezzo.
Avevo notato che stranamente il demone non aveva impedito che il mio amico facesse tutto indisturbato. Certo, l’aveva ostacolato durante tutta la ricerca degli altri pezzi; però, mi chiedevo, perché proprio ora che era così vicino alla salvezza aveva gettato la spugna?
Ma alla vista di quel blu capii che era tutta una trappola. Avvertii qualcosa in me che cambiava e che mutava; percepii che la mia altezza stava cambiando, e che la testa cominciava a deformarsi, a farsi pesante, e a pulsare dolorosamente. Ebbi l’impulso di tenermela con le mani, ma qualcosa me lo impedì; riuscii solo a scoprire di essere diventato anch’io una belva dalla pelle blu dal colorito dei palmi e delle dita che fissavo, e dalla faccia atterrita di Hiroshi che scrutai in seguito.
Ci fu un lungo scambio di sguardi. Ero almeno tanto sorpreso e scoraggiato quanto lui, ma non credo che avrebbe potuto notarlo. Scoprii in seguito che anche la mia espressione era diventata muta e priva di emozioni, e così doveva essere stato anche allora; potevo ritrovare il vecchio me stesso solo scrutando a fondo il bagliore degli occhi, ma capivo che per le persone normali soffermarsi su quei pozzi bui era insostenibile, quindi alla fine tutti noi nuovi e vecchi mostri apparivamo semplicemente come statue scolpite dal diavolo.
Ma non sarebbe stato così, non per me! Non mi sarei arreso a quella nuova entità che voleva farmi diventare una bestia assassina, mi sarei ribellato! Questi erano i miei pensieri mentre gli stavo di fronte, finché non vennero bruscamente interrotti da un sussurro.
“Perché mi hai tradito anche tu…”
Tradito… Quella parola mi toccò nel profondo.
No. Non l’avevo affatto tradito.
Si svegliò in me la forza di bloccare quella sorta di metamorfosi, e rimasi cosciente. Udii nella mia mente la bestia urlare come un ossesso, un grido satanico che sembrò distruggermi le orecchie, ma io ero deciso a tener testa a quella tortura. Cosa che probabilmente fece inferocire il demone che tentava di prendere possesso del nuovo corpo ed avere momentaneamente la meglio su di me.
Vidi Hiroshi che cominciava a correre via, e il mostro lo rincorse. Potevo percepire le sue intenzioni e i suoi pensieri, come se fossi diventato una cosa sola con quella mente raccapricciante, come se fossimo costantemente collegati in una conversazione telepatica, sebbene lui non mi desse per niente retta a parte dei momenti di compiacimento.
Non gli permetterò di diventare come me. Quella preda merita la morte per avermi sfidato e respinto così a lungo!
Avevo l’impressione che il mio corpo andasse leggermente più veloce di tutte le altre bestie. Forse la frustrazione della mia anima gli stava dando una forza maggiore, oppure era la volontà di reprimermi che avevano avuto anche gli altri mostri con Takeshi e Mika? Non lo sapevo, ma continuai a combattere la mia battaglia, distraendomi dal presente.
Quando finalmente vinsi sulla tenacità dell’intruso nel mio corpo smisi di camminare e mi guardai intorno. Mi resi conto che Hiroshi non c’era più, e che ero finito nel corridoio principale al piano terra dell’edificio. C’erano Mika e Takeshi che stavano osservando la scena, ma nei loro occhi non leggevo più niente che appartenesse ai miei amici. La cosa mi infervorò ancora di più, anche se non riuscii a comunicare anche con loro, né a dire una sola parola. Quel corpo non conosceva più la parola, a quanto pare… Ma finché ero ancora in grado di muovermi, ero convinto che non tutto fosse perduto.
Li guardai con uno sguardo tanto intenso che vidi sobbalzare leggermente i loro corpi. Chi lo sa, magari in qualche modo ero riuscito ad esprimere il mio disappunto per la loro arresa? Volevo dir loro tante di quelle cose… Prima di tutte, che un nostro caro amico ancora stava combattendo per la sua vita, quindi anche se fosse stato il nostro ultimo atto prima di svanire nel nulla della manipolazione di quel demone, l’avremmo dovuto aiutare.
Vidi che anche nel profondo dei loro occhi qualcosa cominciò a vacillare. E sollevato, vidi che entrambi si voltarono e se ne andarono, rassegnati al non voler inseguire ancora l’albino.
Ora però avevo un’altra cosa da fare.
Diedi anch’io loro le spalle quando sparirono dietro l’uscio che conduceva al passaggio verso l’edificio annesso alla villa, quindi mi affrettai a raggiungere la cappella e a scendere le scale, quindi a percorrere il corridoio bianco e uscire dalla porta, ormai sbloccata.
Dovevo far capire ad Hiroshi che ero ancora io nonostante fossi stato catturato.
Dovevo fargli capire che avevamo bisogno d’aiuto, e che non potevamo essere abbandonati in quel modo; doveva esserci una soluzione anche per noi!
E soprattutto… dovevo fargli capire che non l’avrei mai tradito. Mai.
Il nuovo corridoio in cui mi trovai procedeva verso est, ed era simile al resto del sotterraneo se non fosse per una rampa di scale che portava all’esterno. Il rumore di pioggia era terribilmente forte, e sembrava richiamare il ragazzo, che si avviava verso di essa per le scale. Gli andai dietro, ma quando lui si accorse di me accelerò il passo. Così feci anch’io, e il rumore pesante dei miei passi sovrastò il suo.
Fummo fuori. Delle gocce mi colpirono gli occhi e mi accecarono per qualche secondo mentre l’altro correva a perdifiato contro il cancello aperto, ma non mi diedi ancora per vinto, sebbene ormai avessi capito che non c’era più nulla da fare.
Il sollievo per il salvataggio del mio amico fu sovrastato da un’angosciante sensazione di rimpianto. Rallentai, quindi mi fermai di fronte all’uscita dal labirinto, abbattuto. Sentii il sorriso statico della consueta espressione del mostro afflosciarsi insieme a me. Hiroshi diventava sempre più lontano tra gli alberi della foresta, e si voltò una sola volta prima di sparire, fissando la mia figura immobile a guardarlo.
Sentii i capelli incollati al mio viso, e la coda bassa che mi pungeva fastidiosamente la schiena nuda. Diversi rivoli di pioggia scendevano lungo le mie gambe e il mio busto senza accennare a fermarsi, e così correvano giù lungo la schiena, lungo le braccia e lungo il mio viso.
Alla pioggia si unì una sola mia lacrima, che subito si disperse.
Era davvero…finita?

  
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