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Autore: A l i c e    27/07/2012    4 recensioni
Sono sempre stata un tipetto piuttosto razionale; tutto per me (o quasi tutto) deve avere una spiegazione e/o una conseguenza logica scientifica.
Mi sono quindi chiesta cosa sarebbe veramente accaduto se fosse stato possibile modificare geneticamente degli esseri umani, le nostre Mew Mew in particolare.
Un'ultima precisazione: non sono mai impazzita per la Ryo/Ichigo, ma per questa ff l'ho trovata azzeccatissima.
Non ho altro da aggiungere, se non: buona lettura!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Stay
Stay

 

Non pensavo che sarei arrivata a tanto.
In questo letto d’ospedale, con questi dannatissimi tubicini sulle braccia e nel naso, che mi solleticano la pelle fragile e bianca.
Non credevo che il mio filo fosse così corto... Dio, solo ventitré anni e già la malattia si attacca al mio corpo scavato, martoriato, funereo.
Oramai siamo una cosa sola, la malattia ed io.
Mi domando a volte che razza di posto mi attenderà dopo la vita; non me ne frega più di tanto, dopotutto ho smesso di credere in Dio, da anni ormai.
«Tu non te ne andrai!», urla Ryo da dietro la mascherina, livido in volto e con gli occhi arrossati per il poco sonno.
So che non è arrabbiato con me, ma ugualmente degli aghi invisibili pungono i miei occhi per far uscire le lacrime.
Odio piangere, perciò sorrido. Sorrido alla vita che lentamente abbandona le mie membra; ai miei genitori e alle mie compagne di squadra che nonostante tutto, credono ancora in me; a Ryo che cammina avanti e indietro per questa stanza d’ospedale.
So che è infuriato con sé stesso, per aver messo a repentaglio la mia, la nostra vita, con quegli esperimenti; ma che colpa ne ha lui, se il mio corpo ha rifiutato i geni del gatto?
Gli aghi sotto le palpebre pungono sempre più e allora lo mando via, non voglio che mi veda così.
Che altro posso fare, ora, se non sorridere?
Un sorriso mesto, melanconico, dolce, lontano... ma solo le labbra si sollevano in una finzione di felicità.
I miei occhi hanno smesso di brillare da tempo, sono solo due pozze di fango marroncino spente e opache.
Oramai è andata, non ho più nemmeno la forza di imprecare contro la leucemia; non ho più nemmeno la voglia di continuare a vivere.
Spero solo che la Morte arrivi presto accanto al mio letto e che delicatamente, mi chiuda gli occhi.
«Tu non puoi morire!».
Non resisto, va’ via Ryo, va’ lontano da qui.
Vorrei dirti che nessuno muore mai davvero; che anche il più piccolo granello di sabbia non termina mai di esistere.
Vorrei dirti che io ringrazio ogni giorno quell’immenso ignoto che continua a farci vivere.
Vorrei dirti tante cose, Ryo Shirogane, ma ho paura che se schiudessi queste mie labbra, uscirebbero solo lamenti.
«Tu non mi puoi lasciare!».
No, no, così non va.
Perché se dici di amarmi, ti aggrappi a me con tutte le tue forze?
Preferisci davvero vedermi qui agonizzante, calva, con le gengive sanguinanti e la bocca violacea screpolata?
Se veramente mi ami, lasciami andare.
Sono stanca, vorrei solo chiudere gli occhi e dormire.
Dormire per sempre.
Rido, perché se non posso fare altro, allora mi adatto.
Rido, perché se non lo facessi, sento che scoppierei.

 

Grazie per aver letto. So che molto probabilmente mi starete odiando dal profondo del cuore per aver pubblicato 'sta cosa non drammatica, di più.
Vi chiedo scusa se vi ho depresse/depressi, non era davvero mia intenzione, avevo solo veramente bisogno di sfogarmi. Ma trama a parte, spero che la storia vi sia "piaciuta", anche solo dal punto di vista lessicale... :)
Grazie ancora.
Alice

   
 
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