Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: The Cactus Incident    28/07/2012    1 recensioni
Stavo suonando con tutta me stessa per scaricarmi e non pensare a per quale cazzo di motivo non mi parlava se era stato lui a cominciare, quando la mano bianca e ossuta di Jimmy si posò sul mio polso che si muoveva freneticamente.
Alzai di scatto la testa, nervosa e lo trovai a mostrarmi un sorriso tranquillo che contagiava anche quelle iridi così azzurre nascoste dietro gli occhiali.
“Faccio troppo rumore?” “Non abbastanza da coprire quello del tuo cuore che si spezza e sanguina”
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
sch chapter 12

Stacey P.O.V.
Lunedì. Un ennesimo terribile lunedì.
In più non sarebbe nemmeno passata Meg, visto che le era vietato anche passare a prendermi. Non la vedevo da venerdì sera, ovvero il giorno del misfatto.
Quella festa era stata l’apocalisse, da tre persone all’ospedale di cui una con un braccio rotto e uno in qualcosa di molto simile al coma etilico, Meg che non poteva più uscire, Alice che era sparita come nel nulla a io che ricordavo ben poco di quello che era successo.
Mi erano chiare poche cose, fra cui la macchina di Simon, la canna fatta da Justin che ti stendeva peggio di un tir, una panchina di marmo su cui mi ero svegliata ad un certo punto e il piercing di Matt.
Ricordavo qualcosa per quanto riguardava la conversazione con lui, ma erano più che altro sensazioni, qualche parola e il suo buon profumo.
Attraversai il cancello della scuola e mi sedetti sui gradini all’ingresso che ormai era il nostro luogo d’incontro di prima mattina, stringendomi distrattamente nell’enorme felpa blu che avevo rubato il giorno prima a Simon.
Quando mi ero svegliata nella sua camera il giorno dopo la festa, avevo decisamente bisogno di una doccia e la mia maglietta non era più in condizioni umane, così mi aveva detto di prendere qualcosa in prestito.
Peccato che quella felpa mi piacesse troppo.
Nah, probabilmente non gliel’avrei restituita.
Stavo a fumare una delle Lucky Strike gentilmente offerte, quando vidi arrivare Brian Haner con un collare di quelli post incidente, labbro e sopracciglio spaccati e una faccia da funerale che non avrei mai dimenticato. Al suo fianco Jimbo con lo stesso collare e un’escoriazione sullo zigomo e sulla fronte, ma con le mani in tasca e un sorriso tranquillo sulle labbra, come se non fosse successo niente.
Vennero a sedersi vicino a me e poco dopo arrivarono anche Matt e Val.
Lui continuava a mandarmi occhiate indecifrabili che mi imbarazzavano e lei teneva lo sguardo basso e triste, mentre teneva distrattamente la mano di lui poggiata sulle sue spalle in modo casuale e per niente affettuoso.
Che fossero in rotta? Mi sa che Simon aveva sortito l’effetto desiderato… Povero, un po’ mi dispiaceva di usarlo e farlo soffrire così, ma in guerra e in amore tutto è concesso.
Per ignorare i sensi di colpa spostai la mia attenzione su Brian, seduto alla mia sinistra.
“Allora, che hai combinato, Synyster Gates?” Meg era riuscita a fare una chiamata e mi aveva spiegato un po’ tutta la situazione, dell’accaduto, della sua punizione esemplare e anche del ridicolo nome che aveva tirato fuori Brian.
“JD, non infierire” scrollai le spalle e intervenne Jim, in piedi di fronte a lui.
“Io lo trovo un nome davvero figo. Potresti usarlo come nome d’arte” Brian rimase un po’ in silenzio, forse a valutare la cosa.
“Tu dici?”
“Si, è figo e insolito, Gates” fece Matt, guardando il chitarrista
“Hoka Hey!” una voce truce e agghiacciante si levò dalle spalle di Jimmy.
Meg e Zack si erano uniti a noi. Lei con un paio di occhiali da sole davvero enormi e inutili e lui che guardava preoccupato lei, mordicchiandosi distrattamente un labbro.
“Che significa Hoka Hey?” chiese Val e Zack e Meg risposero in coro.
“E’ un buon giorno per morire”
“Della serie, viva la vita, eh!” disse Jim ridendo.
“Piuttosto, come mai gli occhiali? C’è davvero tanto solo oggi, eh Nessie?” la punzecchiò Brian.
“Carciofo non infierire che per colpa tua sono un mostro” rispose lei stizzita e Haner schioccò la lingua.
“Capirai che novità”
“Brian, piantala” arrivò in difesa Zack e Brian sbruffò alzando gli occhi al cielo.
“Che è successo?” chiesi io e lei si torturò un angolo del labbro inferiore su cui già svettava un taglietto rosso.  “Niente, ho mal di testa e la luce non aiuta” disse piccata.
Lanciai uno sguardo a Zack in cerca di spiegazioni e lui alzò le spalle, dimostrando che ne sapeva quanto noi.
“Piantatela con queste occhiate, dai” disse scazzata la mia amica. Si alzò gli occhiali sulla testa e mostrò un occhio viola davvero da primato. Tutta la cavità oculare destra e anche il lato del naso erano di un viola intenso con sfumature rosse, giallognole e marroni.
“Aia” commentai io. Haner sembrava sul punto di fare una delle sue uscite, ma si arrestò di botto quando Zack strinse un braccio intorno alla vita di Meg e le carezzò delicatamente lo zigomo leggermente viola, mostrandole un sorriso dolcissimo e convincendola a guardarlo negli occhi. Lei alzò lo sguardo titubante e lui non fece altro che sorriderle discretamente.
Eravamo rimasti tutti in silenzio a guardare quei due in un momento talmente dolce, ma silenzioso che vidi gli occhi di Val velarsi di tristezza, quelli di Brian di rabbia, quelli di Jim di dolcezza e quelli di Matt guardavano me, solito sguardo indecifrabile mentre si torturava l’angolo del labbro inferiore con i denti.
Abbassai lo sguardo non sapendo come rispondere e mi schiarii la voce distrattamente. Tutti sembrarono ridestarsi dai propri pensieri, mentre Meg sorrideva appena a Zack e lui la guardava dolcemente. La chitarrista poggiò la testa sulla sua spalla e lui rimase così a carezzarle la testa.
“Allora Jim, festa davvero epica, complimenti!” dissi io, smorzando quel silenzio innaturale e i discorsi ripresero allegri come al solito. Quando arrivò Michelle e si attaccò al fianco di Brian, lui la calcolò a malapena, ancora reduce degli sguardi di quei due.
Erano destabilizzanti per chiunque altro, davvero.
Meg venne a sedersi vicino a me e Zack rimase a discutere con Jim della festa a cui lui non era potuto venire. Chissà perchè.
“Sai che è davvero figa questa felpa?” commentò distrattamente Meg con un mezzo sorriso, gli occhiali ancora poggiati sulla testa che lasciavano scoperto sia il suo viso adesso abbondantemente asimmetrico e struccato, sia il piercing fatto da me forse un paio di settimane prima.
La felpa era di un bel blu acceso con la scritta “KAPPA” con i bordi bianchi, sul petto.
“Vero, eh? L’ho fregata a Simon sabato mattina”
“Ahaha! Povera bestia, prima le sigarette, poi la felpa…”
“Non è colpa mia se lui è tanto gentile” Rimase un po’ in silenzio, poi sparò una delle sue solite domande indagatrici che mi stavano un tantino sui maroni, in effetti.
“Chi è che ha pagato sabato sera?”
“Simon” dissi ovvia e lei scoppiò a ridere. Io sorrisi distrattamente. In effetti sfruttavo un tantino quel ragazzo, ma vabbè, dettagli.
“Spero che almeno non abbia dovuto sborsare troppo…”
“Venti dollari, o ventidue, non ricordo. C’erano anche un paio di suoi amici. Simpatici” Lei scrollò distrattamente le spalle.
“Bah, però ha dei bei gusti in fatto di felpe, è davvero un bel blu”
La campanella suonò avvisando che dovevamo darci una mossa e ci dileguammo tutti in direzioni differenti.

Camminavo distrattamente per il corridoio. Sarei dovuta andare al corso di storia dell’arte e sinceramente non avevo voglia di stare cinquantacinque minuti con Matt che mi guardava con una faccia da poker e si distruggeva il labbro fino a farlo sanguinare.
Così, decisi di marinare la lezione. Andai a recuperare le sigarette e me ne andai sul tetto della scuola. Era stato Matt a mostrarmi come arrivarci, in uno dei tanti giorni in cui il prof aveva sclerato e ci aveva cacciati dalla classe.
Mi stesi per terra, sul tetto/terrazzo con la testa poggiata sul libro di letteratura che avrei dovuto usare nell’ora, le cuffie nelle orecchie che passavano i Metallica, una Lucky Strike fra le dita e la mente che vagava osservando le nuvole bianche, mentre quel tiepido sole di febbraio m’inondava il viso.
Finita la sigaretta chiusi gli occhi, finendo in una sorta di stato di torpore avvantaggiato dal sole che mi riscaldava leggermente.
Credevo di essere davvero sul punto di addormentarmi quando sentii qualcosa sfiorarmi  appena la gamba.
Aprii gli occhi stancamente, per niente pronta a cominciare ad urlare e a correre a gambe levate, ma arrestai il mio brillante piano, quando mi resi conto che era Matt che si era seduto di fianco a me.
Le ginocchia alte, gli avambracci poggiati su di esse e una mano nell’altra, mentre guardava davanti a sé come se non ci fossi.
Mi sedetti e rimanemmo un po’ in silenzio, così mi tolsi una cuffia e abbassai il volume visto che era talmente alto da far fungere le cuffiette da cassa.
“Metallica?” chiese distrattamente lui senza guardarmi.
“Si riconoscono così tanto?” feci io osservandolo e lui si limitò a scrollare le spalle.
“Abbastanza”
Altro momento di silenzio. Staccai la musica e rimisi in tasca cuffie e resto.
“Se vuoi restare solo…” chiesi dopo un po’, non capendo perché stesse lì a fare la statua.
Finalmente sembrò guardarmi, con la coda dell’occhio.
“No, rimani”
Incrociai le gambe e rimasi a guardare il panorama davanti a noi. Da lì si vedeva anche il mare.
“Uhm…. ma quel Simon è…. un tuo… amico?”
“Si” risposi secca, mentre la sua voce era parecchio titubante.
“Perché hai la sua felpa?” Aveva origliato il mio discorso con Meg?
“Ehm…. rubata” In effetti era un prestito obbligato. Vidi le mani di Matt contrarsi e le nocche sbiancare.
“Uhm… capisco” disse torvo.
“No Matt, non stiamo insieme” risposi alla domanda silenziosa che di certo aleggiava nella sua mente. Sorrise appena e le mani si rilassarono.
“Oh, capisco” disse fermo, un tono leggermente divertito e più rilassato nella voce. Rimasi un attimo in silenzio, ma poi cominciai a parlare.
“Sai, non mi pare che tu abbia capito proprio un cazzo. E’ passato un mese, ma non mi pare sia cambiato niente. Devo leggere le cose per quello che sono? Stai con Val definitivamente?” Per assurdo, la mia voce suonava molto più pacata di quanto non lo fossi io in verità in quel momento.
Finalmente puntò del tutto gli occhi su di me, con un’espressione triste.
“Perché dici così?”
“Che altro dovrei dire? Se non hai il coraggio di prendere una posizione di certo non posso farlo io al posto tuo” sbuffò e io mi alzai, diretta ad un qualsiasi altro posto in cui non ci fossero lui e i suoi sguardi da cane bastonato. Come se dovessi essere io a  fare qualcosa, certo.
Ma che cazzo ci facevo ancora lì? Ma speravo pure che alzasse il culo? Ogni maledetto giorno che passava le speranze che facesse qualcosa e lasciasse Valary diminuivano esponenzialmente.
Mi afferrò una caviglia, punto di me più vicino a lui, e mi fece praticamente cadere sopra le sue gambe. Rimasi un secondo spaesata a chiedermi come mi fossi ritrovata lì, ma i miei pensieri furono disintegrati dal suo viso e dal sul sguardo triste.
Sbuffai distrattamente. Mi sarebbe piaciuto accovacciarmi sul suo petto, sfiorare il suo collo con le labbra mentre mi stringeva fra le braccia, ma non potevo.
Poggiai la fronte sulla sua spalla, distrattamente, abbastanza distante da poterlo più o meno guardare in viso. Le sue braccia andarono a circondare la mia schiena, facendo sì che davvero mia accovacciassi sul suo petto.
“Hai freddo?” chiese in un sussurro, premuroso.
“No, sto bene” prese a carezzarmi distrattamente la lunga chioma che arrivava fino alla schiena.
“Mi piacciono un sacco i tuoi capelli…”
“Anche i tuoi non sono male” feci a mo di battuta, facendo ridere entrambi.
“Dovrei offendermi?” chiese mentre ancora rideva.
“No dai, si sta freschi così?”
“Moltissimo”  Mi sistemai un po’ meglio sulla sua spalla e lui mi strinse di più a sé.
“Hanno un buon profumo, sanno di cocco” decretò dopo un po’.
“E’ il balsamo. Se ti piace, qualche volta te lo presto”
“Certo che ti diverti proprio a fare battute sui miei capelli pressoché inesistenti, eh?”
“Come tu ti diverti a farmi soffrire. Sono stanca Matt. Ho sedici anni e sto a disperarmi per questioni sentimentali. Non è da me, per niente, e mi sono stufata” lasciò cadere la mano che mi carezzava la testa.
“Io….. mi dispiace” sbuffò dopo un po’.
“Anche a me” sospirai quasi contro il suo collo, dove s’intravedeva un succhiotto pronto a sparire, provocandogli la pelle d’oca. Voltai lo sguardo altrove, feci per alzarmi, ma lui strinse appena la presa.
“Lo vedi che ti piace vedermi soffrire?” dissi distrattamente.
“Beh, in effetti in questi casi tendo al masochismo”
“Allora sei coglione due volte”
“No, almeno trecento. Una per me e le altre duecentonovantanove per te”
“Uhm, almeno hai capito il concetto….”
Staccarmi da lui fu quasi un dolore fisico, ma alla fine avevo ancora un briciolo di dignità. Quando uscii dal terrazzo una domanda mi aleggiava nella mente.
Ma adesso che cazzo ci faccio con la dignità?

Margareth P.O.V.
“Signorina Window tolga quegli occhiali, non siamo in spiaggia” ordinò il prof di musica.
“Prof ma…” “Niente ma, li tolga immediatamente se non vuole che glieli sequestri” Ma che palle…
Già ero spettacolare di solito, ci mancava solo l’occhio viola e l’impossibilità di truccarsi. Mi sentivo davvero il mostro di Loch Ness.
La figura al mio fianco mi prese la mano e la strinse a mo d’incoraggiamento.
“Dai, non preoccuparti” sussurrò appena, mentre mi trafiggeva con i suoi occhi smeraldo. Sospirai afflitta e tolsi gli occhiali poggiandoli sul banco.
“Oh, capisco…. forse avrebbe fatto meglio a tenerli” commentò quasi schifato lo stronzo di musica prima di spostare lo sguardo sulla sua prossima vittima.
“Haner, e lei? Riesce a suonare?”
“Più o meno….” fece Brian con voce afflitta.
“Cosa le è successo?”
“Un incidente d’auto e mi si è bloccato il collo. All’ospedale mi hanno rimesso a posto ma devo portare il collare perché altrimenti mi fa male” Il professore fece una faccia compiaciuta e si voltò verso il resto degli alunni.
“Ma che bella classe. Un panda e una giraffa/bloccasterzo. Abbiamo per caso aperto i cancelli dello zoo?”
“Prof la pianti” sbottò Zack al mio fianco e io gli strinsi la mano come a dire “’sta zitto”.
Ma il prof si voltò nella nostra direzione, avendo riconosciuto la sua voce.
“Come Baker? Credo di non aver capito” Zack si mise più diritto sopra la sedia.
“Invece si che ha capito, la smetta di prenderli in giro. Mi sembra irrispettoso, infantile e per niente professionale”
“E i tuoi amici non sanno dirlo? Hanno bisogno dell’aiutante?”
“Haner non saprei, ma la mia ragazza eventualmente si”
Io assunsi una colorazione tendente al blu-viola mentre Brian si diede una manata sulla faccia, pentendosene subito dopo.
“Oh, la tua ragazza. Ma che carini. Baker in detenzione”
“Ha semplicemente detto la verità, non mi sembra giusto che..” aggiunsi io, ma fui interrotta da quella merda.
“Anche Window in detenzione”
“Prof, ma lei è uno stronzo!”
“E non c’è due senza tre! Haner, in detenzione. Con questo direi che possiamo anche cominciare la lezione”
Brian sbuffò sonoramente e io voltai lo sguardo verso Zack che mi guardava preoccupato, mentre io sorrisi appena, divertita.
“Beh, almeno possiamo stare un po’ insieme e non devi subito tornare a casa” disse con un mezzo sorriso.
“Uh, wow” dissi divertita e lui rise di rimando.
Si sporse verso il mio banco e con la penna rossa scrisse sulla parte interna della copertina del mio quaderno, già piena di pezzi di canzoni, faccine, disegni e chi più ne ha più ne metta.
-Gliela faremo pagare, parola di Vengeance-

Ora di pranzo, angoscia.
Le mie prima parole quando avevo incontrato al riccia erano state “Che diamine ha fatto quello stronzo del cazzo?” e lei aveva distolto lo sguardo sbuffando, guardando il cielo azzurro sopra di noi come per non piangere.
Dopo una breve infarinata di quello che era successo, avevamo mangiato con calma e senza scocciatori. Solo verso metà pausa pranzo era arrivato Zack con un suo amico nano, identico a lui, un certo Frank…..
Finito di mangiare, era avanzato un po’ di tempo e rimanemmo nel cortile a goderci il sole (scarso).
JD stava seduta al contrario sulla panchina di marmo, tenendo i gomiti poggiati sul tavolo e godendosi un Chupa Chups alla ciliegia mimando involontariamente qualcosa di porno (povera, non è colpa sua se nel cervello ha una prugna secca), mentre io tenevo la testa adagiata sulla spalla di Zack, parlando distrattamente e provando a convincerlo a spiegarmi che diamine voleva fare con il prof di musica.
“Ssssh, saprai tutto a cose fatte, sappi solo che riguarda quello schifo di concerto di primavera”
“Uhm…. sarà, spero solo che tu non ti faccia espellere”
“Naah, non succederà”
Giocavo distrattamente con una collana da cui pendevano un paio di piume, quando vidi un energumeno tatuato con la faccia da cane bastonato che puntava nella nostra direzione.
Non alzai nemmeno al testa, ma lo sguardo si puntò su di lui. Zack aveva intuito che c’era qualcosa che non andava fra JD e Matt, ma si era gentilmente fatto i cazzi suoi.
Matt guardò intensamente JD, ma sfortunatamente non potevo vedere la faccia della ragazza, di cui intravedevo a stento un orecchio, uno zigomo e il bastoncino del lecca lecca.
Matt emise un respiro pesante e poi rispose al saluto che gli aveva rivolto Zack poco prima, puntando lo sguardo su di lui per meno di un decimo di secondo, continuando a guardare la riccia.
Per quel poco che vedevo, lei continuava a guardare distrattamente diritto davanti a lei, un gomito poggiato sul tavolo e una mano sulla stecca del lecca lecca giocherellandoci.
Il volto di Matt era indecifrabile. Non riuscivo a capire cosa passasse nella tua boccia rasata.
Sembrava triste per quello che era successo, probabilmente impaziente dalla voglia di risolvere e coglione per via di quello che Stacey stava facendo al Chupa Chups.

Stacey P.O.V.
Ce l’avevo davanti. Non contento adesso era diventato pure uno stalker? Mi guardava con una faccia da pesce lesso e per qualche strano motivo fissava convulsamente il lecca lecca che avevo fra le labbra.
“Sanders mi oscuri la visuale” feci distrattamente, senza guardarlo nemmeno.
Lui scosse la testa e si spostò di lato.
“Possiamo parlare?”
“Sentiamo, cos’hai da dire?” il suo sguardo scivolò su Meg e Zack alle mie spalle che probabilmente avevano tirato fuori i popcorn per godersi al meglio la scena.
“In privato, magari” sbuffai pesantemente e mi alzai come se al posto del culo avessi un macigno.
Camminammo fino ad intrufolarci nel cortile est, quello abbandonato.
Andai a sedermi sulla solita panchina sotto a quell’albero che proprio non avrei saputo dire che diamine fosse e lui si piantò davanti a me, quasi inginocchiandosi e poggiando le mani sulle mie ginocchia, anche per tenersi in equilibrio.
“Allora?” bofonchiai distrattamente, guardandolo.
Lui si mordicchiò il piercing prima di alzare lo sguardo da cane bastonato su di me.
“Mi dispiace” Sospirò per poi zittirsi. Inarcai un sopracciglio. Tutto qui? Era questa tutta l’urgenza?
“Mi dispiace di essere così stupido, ma ho parlato con Val, gli ho chiesto una pausa perché non mi sto raccapezzando più” Beh, questo si che era un bel passo avanti, direi.
“Io non sono così diamine, non sono fatto per avere troppi casini per la testa, mi stresso subito”
“Diamine, rischi di diventare calvo” La mia frase dal tono leggero lo fece sorridere speranzoso.
Si, bel pezzo d’idiota, mi piaci, quindi muovi quel bel culo che ti ritrovi, forza.
Diamine, cominciavo a parlare con Meg, che brutta fine.
“Davvero?”
“Si, diamine, non sai che lo stress è una delle principali cause di calv…”
Non potei continuare perché dalla sua posizione si era sporto in avanti incollando le labbra sulle mie, con tutto lo stecco sul chupa chups che minacciava di andargli nel naso.
Gli misi un braccio attorno al collo e mi separai appena, per togliere di mezzo quel lecca lecca.
“Forse è meglio così, uhm?” sospirai e lui sorrise a un centimetro dalle mie labbra, prima di baciarmi ancora.
Matt era un ragazzo speciale.
Forse non era questo grande lume di scienza o delicatezza (come tutti lì, del resto), in ogni frase ci metteva almeno tre “Fuck” e talvolta qualche sputazzata, ma aveva la spettacolare capacità di rendere speciali i momenti più banali con quel sorriso spettacolare e unico che contagiava le fantastiche iridi chiare che si ritrovava. Ti guardava come se fossi la cosa migliore del mondo e riusciva a mettere dolcezza in qualsiasi cosa.
Talvolta sembrava quasi un bambino, per il modo in cui guardava sorpreso alcune cose o le faccette innocenti che faceva, altre volte sembrava già un uomo in grado di prendersi responsabilità e di sistemare le cose.
Il sabato sera tendeva ad esagerare e aveva una delle voci più fantastiche che avessi mai sentito (magari quando non screamava, che lì non c’era niente di così unico).
Il mio uomo perfetto in pratica.
Ah diamine, speravo solo si desse una mossa.

Meg P.O.V.
“Che dici, JD s’è ritrovata il chupa chups in gola?” Fece Zack divertito.
Che il mio ragazzo fosse più intelligente di quello che faceva pensare?
“Io direi più che è passato nella gola di Matt” feci io scrollando le spalle e Zack rise.
“Diamine, l’ho capito dal primo momento che fra quei due c’era qualcosa. Si guardano troppo…… troppo boh, come se fossero gli unici due sulla terra. Sono mielosi”
“Ah si? Anche alle prove?”
Alzò gli occhi al cielo.
“Alle prove non ti dico… Stacey è una batterista eccezionale e su questo non ci piove, ma ogni volta che riarrangia anche una sola battuta, Matt le fa tanti di quei complimenti come se avesse scritto gli spartiti per un intero album dei Dream Theater e lei diventa bordeaux”
Risi divertita.
“Diamine, devo passare più stesso quando provate”
“Si, avresti dovuto sentire il discorso che Matt ha fatto a Logan in privato quando il bassista ci ha provato con JD. Era una roba spettacolare, perchè Logan lo guardava stranito e gli chiedeva ‘Ma a te che frega?’ e Matt cominciava a balbettare e assumere coloriti innaturali, da registrazione, ti giuro!” fece ridendo.
“Ahahahah! Dovrà essere stato fantastico”
“Si, spettacolare” fece divertito e la campanella suonò.
“Diamine, dobbiamo andare” feci scocciata alzandomi dalla panchina e lui mi seguì.
“Ci vediamo in punizione oggi pomeriggio?”
“Direi di si, sai che spasso” feci sarcastica e lui mi baciò.
“Su, almeno non devi tornare subito a casa, Panda” Lo guardai male.
“Chiamami di nuovo Panda e ti ficco il professore di musica su per il culo”
La faccia allucinata di Zack fu qualcosa di stupendo e dopo un sorriso, affondò le mani nel mio cappuccio e mi baciò, staccandosi mentre ancora provavo a riprendermi e lasciandomi con un “Ci vediamo dopo” che era tutto un programma, come il suo sguardo che fissavo come una ritardata.
Oh, well.






Oooooh, dai, si comincia a vedere la luce infondo al tunnel Matt-Stacey v.v
Forza forza, ancora uno sforzo Mattolino!
Beh, cosa avrà in mente quella cocozza di Zack?
Si saprà in primavera, niente da fare v.v
Povero Brian, bloccasterzo :’) certo che il prof di musica è un bastardo <.<
vabbè, ringraziamo le tre stelline che hanno recensito!:D Danyel, _diable_ e Destroyer Cactus (n’altra D no, eh? o.o)
Forza gente, non siate timidi! Lo spazio per le recensioni non ci manca di certo! :D
Non mi viene molto da dire, tranne che oggi è tornata la mia Haner e stasera ce la spassiamo v.v
see you next time!
The Cactus Incident

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: The Cactus Incident