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Autore: Gleek98    28/07/2012    0 recensioni
Questa è la storia di una ragazza, Berenice. Una liceale vittima dei suoi pensieri, una gran sognatrice.
Ma la vita non gli riserva una strada tutta asfalta.
Lei, unica testimone della sua fragilità interiore, racconta di come la vita di un'adolescente possa essere davvero una ripida e difficile salita verso il traguardo...o una lunga e irrefrenabile discesa verso il fallimento. Il tutto contornato con nuove amicizie e un pizzico di amore e sentimento. ^_^
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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14/06/2012 Ore 7:05

 

La sveglia inizia a strillare di colpo e io apro gli occhi di soprassalto, sento la solita zanzara nelle orecchie, quella che tutta la notte ti tormenta perché non ha altro da fare. Mi alzo e avvicino la sveglia all'orecchio di mio fratello che ancora dorme beato, e sono leggermente sadica mentre gli levo le coperte e lo smuovo di fretta.

Mi dirigo tutta assonnata in cucina per una tazzina di caffè, i miei dormono ancora, e anche io...Mi sveglio solo quando realizzo di essere in pieno ritardo, già, perché alle otto ho la prova d'esame scritta d'italiano.

Occupo il bagno per dieci minuti e quando Alessio comincia a bussare insistentemente io ho già finito ma perdo tempo con la matita Debby che proprio non ne vuole sapere di essere appuntita; Per le sette e mezzo io sono pronta mentre Ale ha appena iniziato...E si, anche lui ha l'esame d'italiano, e si, viene nella mia stessa classe...

Io me ne vado con una borsa contenente l'astuccio, il vocabolario e qualche cianfrusaglia, stampo un bacio sulla guancia di mia madre svegliata dal baccano del mattino e dopo qualche minuto mi trovo in strada, casco sulla testa e mani sul manubrio della mia Peugeot xr7.

Accendo il mio mp3 e schiaccio play. Menomale che ho pescato una canzone decente: Siamo Soli – Vasco, il mio mito.

Sono le otto meno venti, giro per le quattro strade semi-deserte del mio quartiere, le serrande dei negozi iniziano a sbadigliare alzandosi, ecco, la città si sta svegliando con calma.

Allora sono io che sto correndo?

Accelero un po', giusto per sentire il gusto dell'andare controvento, io vado spesso controvento e non è sempre così facile, perché quando non hai prese, quando non sei su una Peugeot xr7, non ti senti più così sicuro e diventa tutto più difficile.

siamo qui...e siamo vivi...tutto può succedere....”

Anche oggi, tutto potrà succedere.

 

Dopo circa dieci minuti sono nel cortile della scuola che ancora sonnecchia, parcheggio il motorino accanto agli altri e riconosco le auto di alcuni miei professori:

La Fiat 500 Crossover della mia prof di lettere, la Giacinto.

La Citroen C1 Deejay della Rossini, la prof di francese.

La BMW x6 del prof di educazione fisica, il belloccio della commissione.

Il pensiero di rigare una di quelle macchine con le chiavi che avevo in mano mi balenava per la testa ma cercavo di scacciarlo, infondo non erano quelli i prof che davano più problemi, anzi...

Mi siedo sul muretto e guardo l'orologio: 7:50.

Ancora nessuno...Strano, il primo esame della nostra vita e tutti che arrivano in ritardo...

Alzo lo sguardo e intravedo due ragazzi intenti ad osservare la bacheca afflitta all'entrata, vi si sono affacciate anche le due prof delle macchine parcheggiate.

Forse per ingannare il tempo, forse per salutare le prof, mi avvicino anche io a guardare quelle bacheche che conosco a memoria.

Salgo i quattro scalini e mi ritrovo faccia a faccia con la Giacinto che mi guarda e sorride serafica.

Ciao cara, mi raccomando a leggere bene le tracce oggi..”

Moderna lei, mi saluta col fare giovane.

Si prof..Non si preoccupi..”

Lei mi saluta con un cenno e rientra nella scuola, io faccio per guardare quei fogli appesi e fingo di cercare il mio nome fra tanti, guardo di sfuggita la Rossini che neanche mi saluta.

Comunque mi sembra strano che non mi saluti, con me in particolare è sempre stata disponibile e tremendamente affabile e mi ha aiutato molto quest'anno contro le prepotenze di Pavel, il ragazzo rom della nostra classe che ha finto di spacciare droga, lei si è resa disponibile quando avevo bisogno di sostegno, e ha fatto tanto per mandare me e Ale in Provenza, la gita di istruzione, già, perché ha detto di credere in noi e non voleva che ci perdessimo un'esperienza del genere.

Oggi, è stranamente distaccata. Però a me l'educazione è stata insegnata.

Buongiorno prof..”

Ah..Ciao..”

Sospira e imita la Giacinto, non le veniva proprio altro in mente..Qualche parola in francese..No..

Io resto un attimo di troppo a fissarla, sovrappensiero, lei mi sorride, mi da un buffetto e dice:

Ci vediamo il sedici..”

Sedici Giugno, prova scritta di francese.

Incasso e saluto con un cenno mentre lei ha già varcato la soglia dell'entrata.

I due ragazzini di prima si trovavano ancora lì, a cercare fra le righe i loro nomi, e io sorrido.

Come vi chiamate?”

Daccardo e Nobile ma non riusciamo a trovare i nostri nomi, diamine!”

Classe?” faccio io calma, sembrano piuttosto impacciati.

3°B..”

Li ho trovati in meno di un secondo ma fingo di cercarli con più attenzione.

Ah eccovi, avete gli orali il 22..”

Mi ringraziano e se ne vanno, io mi cerco e mi trovo fra tutti quei nomi del 21 Giugno:

3°H: Miriam Berenice Battaglia.

Tutti mi chiamano Miriam, è il nome che preferisco, solamente la prof di francese mi chiama Berenice, che cosa c'era d'aspettarsi...

Mi metto una mano fra i capelli alla Emma Marrone stile bruna e torno a sedermi sul muretto; riguardo l'orologio: 7:55.

Rialzo lo sguardo e tutti i miei compagni sono nel cortile, a parte i ritardatari, a parte Alessio.

Come passa il tempo quando cerchi di ingannarlo...

 

Sono le otto in punto e il signor Beppe, il bidello, comincia a chiamare classe per classe;

la mia è divisa a gruppi, c'è il gruppo dei ragazzi fighi, quello delle ragazze fighe e quello dei ragazzi e delle ragazze che vivono la vita come viene, senza pensare a queste banalità, ovviamente questi “gruppi” sono immaginari, siamo in terza media, di certo non ci mettiamo a fare i bambini.

Ma le distinzioni si notano, non siamo neanche scemi.

Io beh, faccio parte di quelli che vivono la vita senza farsi tanti scrupoli, a volte sto con le ragazze fighe a volte con quelle “normali”, ma in fondo è tutto abbastanza normale così com'è. Le ragazze facili le trovi ovunque e io non ci sono fra quelle, ma se le incontri ogni giorno le devi pur salutare, e ripeto l'educazione penso l'abbiano appresa tutti, il rispetto non si nega a nessuno.

E io le rispetto, nonostante non le sopporti.

Pavel invece non ha un gruppo, non ha nessuno con cui passare le ore, è solo, perlomeno a scuola, e nonostante abbia rischiato di essere espulso per uno scherzo di pessimo gusto, è anche lui una persona, un ragazzo come tutti, già, anche lui è nella norma eppure non ho ancora capito perché quando viene ad offrire le sue patatine al peperoncino io sono l'unica a prenderle, o perché quando lui inizia una conversazione di gruppo, quest'ultimo si allontana.

Non l'ho ancora capito, in fondo tutti dicono che è un ragazzo normale...

Mi alzo dal muretto, Andrea mi viene incontro e mi abbraccia, lei si, lei è una delle persone più vere che abbia mai incontrato e l'ammiro, perché tutti la sfottono a causa del suo strano taglio di capelli, per il suo modo di vestirsi poco femminile, ma a lei non interessa, non interessa di cosa pensa la gente, è sé stessa e sta bene, tutta invidia provano gli altri, e anch'io la invidio un po', la invidio perché nella sua imperfezione è completa, è sincera, è una persona a tutti gli effetti. Altro che “le ragazze fighe”.

Parliamo del più e del meno fino a quando non sentiamo il signor Beppe chiamare la 3°H mentre Alessio e Salvatore arrivano giusto in tempo.

Appena ci fanno entrare iniziamo a sgomitare per le scale sperando di arrivare primi e prendere gli ultimi posti, quelli attaccati al muro in fondo, quelli dove non ti vede proprio nessuno. Qualcuno inciampa e le grida della nostra vecchia Giacinto non tardano a farsi sentire, seguono quelle del professore di tecnologia e a ruota quelle del bidello.

Ci fanno scendere le scale e mettere in fila per due, io con Sara, il doppio di me in altezza, mi sussurra di occupare anche il suo posto, io le faccio capire che la cosa deve essere reciproca, ma alla fine ognuno pensa per sé.

La prof per una volta ci ha fregato, arriviamo sulla soglia dell'aula e lei comincia a chiamare con l'elenco fra le mani.

Per me è la fine, primo banco assieme a tutti i primi dell'elenco; Sara Rolli ha fortuna, mi volto e lei mi fa l'occhiolino dall'ultima fila, io ironizzo e sorrido, un sorriso di circostanza, niente di più.

La prova dura quattro ore: iniziamo alle otto e mezzo e massimo alle dodici e mezzo dovremo consegnare.

Le tracce sono tre: la prima ti invita a scrivere una pagina di diario sui tuoi tre anni di scuola media, bisogna parlare di sé e dei propri compagni, raccontare esperienze avvenute anche al di fuori dell'ambiente scolastico che hanno lasciato in te emozioni forti, parlare del proprio futuro.

La seconda e la terza sembrano simili, bisogna relazionare su degli argomenti trattati durante l'ultimo anno a scelta libera.

Tracce davvero penose...Inizia il bisbiglio, chi dice che hanno sbagliato nel sorteggio, chi anticipa quale sceglierà, chi sta zitto e attende, chi fa il segno della croce e chi dice amen.

Io scelgo la prima visto che di argomenti studiati non me ne viene neanche uno in questo momento, mi racconterò ai professori per la prima volta, scriverò di me come stessi davvero scrivendo un diario, con l'idea di impressionarli, in fondo non li rivedrò più...

La Giacinto si siede sulla sedia del potere e inizia a scrutarci cercando di capire cosa abbiamo scelto, dopo pochi minuti ci da il via.

 

Passano due ore e io ho finito di scrivere la brutta copia, ora devo solo ricopiare.

Ho parlato della pubertà, delle emozioni che “qualcuno” mi ha fatto provare, di come tutti giocano a fare i grandi in quest'età, gli esperti del sesso e altra roba simile.

Ho scritto di quando anche io ho giocato a questo gioco, di quando ho provato a fumare, di quando mi credevano una ragazza figa.

Ho raccontato della falsità dei miei amici, anche di quelli che credevo speciali, di come sono riuscita male nel tener caldo un amore, di come sono riuscita a distruggere un rapporto di amicizia per una stupida cotta, ho parlato di quanto si possa diventare stupidi quando si aspetta una telefonata, un segno.

Ho scritto di me, perché parlare è difficile, perché forse le parole hanno maggior peso di fronte a chi ti ascolta, perché magari le parole non bastano.

Ecco, non so quanto prenderò al compito di italiano, ma si dice che quando le cose vengono fatte col cuore di chi le compie riescono bene, io ho dato quattro pagine della mia vita, spero varranno qualcosa in più.

Finiscono le quattro ore e la classe che era già semi deserta si svuota del tutto, io sono la penultima quindi devo aspettare l'ultimo perché così dice la regola, so che le regole vengono fatte per essere infrante ma quelle della Giacinto non credo proprio.

Perciò attendo Salvatore e insieme ci incamminiamo verso il cortile, uscendo incrociamo la preside che discute animatamente con la presidente di commissione, la Rossini e la Dibello, la prof di inglese. Noi salutiamo col fare formale, le due presidi ci fanno un cenno col capo e continuano a parlare fra loro mentre la Dibello ci abbraccia amichevolmente, come se dal 9 Giugno fosse passato un sacco di tempo, mentre l'altra prof ci scruta, anzi mi scruta attentamente, nessun cenno, niente di niente.

Allora io passo avanti quando Salvatore sta ancora pronunciando il “Salve prof ” alla Rossini.

Ehi aspettami Miriam! Dai!”

Lo sento che grida col fiatone facendosi sentire da tutti, lo aspetto con aria un po' seccata dopo di che ci incamminiamo.

Perché non hai salutato la Rossini? Sai che quella è tutta isterica, non è che ti farà penare agli orali??”

Gli orali, l'asso nella manica dei professori. Per loro quella è l'unica possibilità di vendicarsi sugli alunni presi in antipatia, non ci sono testimoni e niente è scritto su carta. Tutto rimane fra i prof, l'alunno impotente e le quattro mura dell'aula.

Io tentenno e lo guardo dubbiosa, non credo che la Rossini possa mai fare una cosa del genere a me...

Solo perché non l'ho salutata? Oh ma dai! La saluto sempre...”

Si ma ti stava fissando come se si aspettasse qualcosa da te, tipo un saluto no?”

Caspita, l'hanno notato tutti che mi stava osservando così stranamente?

Faccio spallucce e mi avvicino alla mia moto e senza neanche domandare Salvatore si siede dietro per un passaggio. Ah! La gente è strana...

L'auto della Giacinto non c'era più e neanche la BMW, la Citroen aveva lo sportello tenuto aperto dalle due prof di prima che ancora chiacchieravano, faccio retromarcia mentre capisco che le due professoresse ci hanno notato, dopodiché parto senza più pensarci.

 

Dopo aver accompagnato Salvatore arrivo sotto casa mia, la Peugeot l'ho lasciata un po' più distante; dall'altro lato della strada un amore sta finendo, un ragazzo cammina a passo svelto, i riccioli che gli ricadono sugli occhi non nascondono la sua rabbia, la ragazza gli corre dietro, sembrerebbe quasi disperata.

Armando, Armando ascoltami! Armando ti prego ascoltami!”

Il ragazzo non la sente, è diventato sordo e non riesce più a sentire niente di lei, è cieco e non vede che il loro amore sta andando in frantumi, i suoi occhi velati dalla furia, persi nel vuoto, non dice niente ma il suo cuore grida, e io lo sento e lo capisco,

perché in qualche modo il mio gli assomiglia...




Angolo autrice
Spero vi piaccia questa storia, non ho molte parole da scrivere in realtà, mi esprimerò scrivendo di Miriam.
Spero davvero che la seguiate e magari se lasciate anche qualche recensione così posso capire se piace a qualcuno :)
Le gradirei davvero ^_^
al prossimo capitolo ;)

  
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