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Autore: Beautiful Lie    28/07/2012    2 recensioni
«Ciao. Hai un nido sulla testa.»
«Sì, in effetti, ultimamente la avvertivo più pesante.»

Mi ero dimenticata di questa storia, assurdo. XD Postando in questa categoria, non credo di dover precisare che si tratta di randomness allo stato puro. Le altalene sono molto affascinanti, tutto qui. Buona lettura. ♥
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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In any other world
Cause it’s all in the hands of a bitter, bitter man.
Say goodbye to the world you thought you lived in.

 
 
Affondò i piedi nella terra secca e spinse l’altalena un po’ più forte, creando sbuffi di polvere. Aspettava da così tanto tempo che si stupì di non avere tante ragnatele argentate che la tenessero ancorata alla catena fredda, però non era stanca. Sapeva – perlomeno così le avevano detto – che presto sarebbero arrivati a prenderla.
Qualcuno parlava di un soldato a cavallo di un’aquila, altri di una bella donzella in pericolo e le era persino giunta la voce di un possibile soldato in uniforme, ma era più propensa ad escludere l’ultima opzione perché sapeva che i militari erano troppo occupati per badare a lei. Sperava solo che non si facesse attendere troppo: odiava la gente in ritardo.
Nonostante stesse cantando a bocca chiusa cercando di coprire il cigolio fastidioso dell’altalena, il bosco era piuttosto silenzioso. Gli unici altri rumori udibili erano quelli delle farfalle che ormai percepiva come un sottofondo piacevole.
Le facevano compagnia.
Ne seguì con lo sguardo una blu e rise non appena l’animale fece una piccola giravolta su se stesso, come se volesse pavoneggiarsi. Amava gli insetti per i loro colori; ogni volta che passavano di lì, sperava sempre che rimanessero un po’ di più – sempre un po’ di più – rispetto al tempo che realmente trascorrevano nei pressi della sua radura.
Quello dell’osservazione delle farfalle era un evento così intimo che, quando percepì una presenza tra i cespugli, non riuscì a pensare ad altro se non un netto rifiuto. Fermò l’altalena, pronta a marcare il suo territorio e le sue farfalle blu.
Chiuse gli occhi per poter avvertire meglio l’intruso e inspirò il profumo dei fiori, dei pini, del sottobosco; la luce non era forte, perché gli alberi alti la filtravano, però riusciva lo stesso a sentirla attraverso le palpebre.
«Ciao. Hai un nido sulla testa.» Malgrado i suoi tentativi non sentì alcun passo, perciò si stupì quando lo udì parlare con un tono così lieve da confondersi con gli uccellini, e sembrava fosse un’azione che non compiva da molto tempo perché aveva avuto bisogno di schiarirsi la gola un bel po’ di volte. Cosa ci faceva in un bosco? E lei, allora?
«Sì, in effetti, ultimamente la avvertivo più pesante.» Replicò, come se si conoscessero da sempre.
Non si sentiva di escludere la possibilità che fosse un’altra allucinazione. Aveva impiegato poco, infatti, per capire che quando si è soli succede molto spesso e creare qualcuno con cui trascorrere anche solo un istante diventa quasi un divertente passatempo.
Almeno questa volta si tratta di un ragazzo, si disse sollevata, mentre ripensava a quello strano folletto che giorni fa voleva venderle a tutti i costi un’ampolla di sciroppo per la tosse color amarena.
«Intendi lasciarlo lì sopra?»
«Non vedo altra soluzione. Dimmi, che ci fai qui? Sei un parto della mia immaginazione? Spero sinceramente di no.»
«Io sto cercando qualcuno.» I suoi capelli erano neri come il carbone. Non vedeva quel colore da molto tempo, poiché nel bosco quasi niente lo era, e si soprese ad ammirare i riflessi che la luce creava intorno alle ciocche che gli ricadevano sulla fronte. Al contrario, riconosceva perfettamente la sfumatura degli occhi, perché era uguale a quella del laghetto che d’estate luccicava tra gli alberi carichi di frutti maturi.
«Che coincidenza! Io, invece, lo sto aspettando», rispose sorpresa.
«Perciò potrai sicuramente capire la mia situazione – replicò, mostrandosi un po’ più a suo agio – e quanto sia difficile correre da tutte le parti per tentare di trovare qualcuno che non ho mai visto.»
«Non direi, di qui non passa mai nessuno. Se mi spieghi cosa cerchi, però posso provare ad aiutarti. Qualche giorno fa è venuto un folletto molto antipatico, se mi permetti, che non ti raccomando per niente perché mi sembri un ragazzo gentile e volenteroso.»
La sua altalena era sempre stata troppo piccola e spesso si ritrovava a sperimentare posizioni improponibili per cercare di stare comoda, perciò non poté far altro che stupirsi quando creò dello spazio alla sua sinistra e picchiettò contro il legno per invitarlo al suo fianco. Lui si accomodò un po’ imbarazzato ma, non appena riuscirono a prendere velocità, decise presto che l’aria estiva a contatto con la sua pelle sudata era nientemeno che un balsamo.
«Non devi muoverti così o finiremo per perdere il sincronismo. Sai cosa succede quando capita?» Non riuscì nemmeno a finire il suo commento che il giovane ne ebbe un’involontaria dimostrazione pratica: le mani sbucciate piantate nella terra e l’unica certezza di non avere più il fondoschiena sul legno dell’altalena. Annuì, divertito.
«Credo di averlo capito», borbottò con un sorriso che non si adattava alla situazione. Lei saltò giù preoccupata, correndo a soccorrere il malcapitato. Era certa che persino i bambini sapessero dondolarsi come si deve – persino il folletto o la farfalla blu, se avesse avuto le gambe per farlo – ma evidentemente si sbagliava.
«Guarda, esce persino sangue. Dovresti andare a pulire la ferita nel laghetto qui a fianco, ed è una strana coincidenza perché appena ti ho visto ho pensato che i tuoi occhi fossero d’acqua.» Sentiva il calore delle sue mani sotto i polpastrelli e nonostante le sue chiare indicazioni, nessuno dei due si mosse per un po’.
Tornarono sull’altalena come se qualcuno li avesse incatenati lì e trascorse così tanto tempo che entrambi si dimenticarono di continuare a contarlo. Fiorirono parole e fuggirono risate prima che si decidessero a disinfettare quei graffi che ormai non trovarono più, ma avevano lasciato delle sottili righe rosa sulla pelle.
«Potresti appendere degli annunci, comunque», puntualizzò lei, osservando il riflesso nell’acqua di un pino appena trapassato da una ranocchia. Non avevano più parlato delle aspettative che li attendevano, nonostante amasse sentirlo raccontare delle sue strane avventure in giro per il mondo, come quella volta che dovette fare patti con i castori per costruire una capanna. Lei da quando era lì non aveva fatto altro che dondolarsi.
«In realtà, credo di aver capito chi sto cercando», ripensò al momento in cui l’aveva trovata a ridere con la farfalla.
«Davvero?» Sorrise vedendo i suoi occhi che brillavano e si sorprese ad accucciarsi un po’ più a sinistra dell’altalena.
«Posso riprenderti per mano? Era una sensazione piacevole.»
«Sì, così non ci perderemo sulla via della città. Voglio accompagnarti.» decretò, convinta. Le piaceva quella sensazione di calore, ancora più di una giornata estiva, e l’idea di tornare indietro con lui le faceva sentire le farfalle blu nello stomaco.
«Che ne sarà della persona che t’insegue da qualche parte?»
«Credo che non serva più aspettare.»
Forse l’aquila l’aveva lasciata nella scuderia, magari era il suo giorno di ferie e non aveva con sé la divisa. Quasi non si accorse di essere scesa dall’altalena, diretta verso il sentiero pressoché invisibile.
 



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25.09.12 Per tutte le volte che mi salvi le penne, perché io sono troppo sbadata. Per il periodo in cui eri la mia vicina di banco e ce la spassavamo alla grande. Non so se sia la pioggia che mi faccia quest’effetto o mi sono fumata il cervello e non me lo ricordo. Buon compleanno, bellissimaH. Grazie ancora. ~

  
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