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Autore: Aelle Amazon    29/07/2012    4 recensioni
Annabeth ricorda i momenti terribili in cui Thalia venne tramutata in un pino. Il suo dolore non ha ancora trovato pace.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Annabeth Chase
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~  Elettrizzante ~ 

 

 

 

 

 

 

 

La casa numero sei era silenziosa. A quell’ora della notte dormivano tutti, ma Annabeth non riusciva a prendere sonno. Era stesa nel suo letto, ma i suoi occhi si rifiutavano di chiudersi. Sapeva che era tardi, che il giorno dopo non sarebbe stata capace di reggersi in piedi e che avrebbe trattato male gli altri semidei. Eppure, continuava a riflettere e i pensieri non smettevano di vorticarle nella testa come impazziti.
Non poteva fare a meno di ricordare quello che era accaduto pochi giorni prima. Non capiva come fare per mettere un freno alle lacrime che le solcavano le guance senza sosta. Sembravano un fiume in piena, impossibile da contenere, ma erano l’unica cosa che le permetteva di non dimenticare quegli istanti che le erano apparsi come i più lunghi della sua vita.
Lei era stata la sua migliore amica, la sua confidente. L’aveva seguita perché stare con lei era elettrizzante, perché con lei ogni giorno era diverso dal precedente. Era un’avventura continua che aveva avuto fine con una tragedia. Come dimenticare il suo sacrificio, le sue urla strazianti e il suo corpo privo di vita disteso a terra in una posizione innaturale? Dietro le mura del Campo aveva osservato la scena con occhi sgranati, i pugni chiusi e le gambe deboli. Era crollata terra e aveva strillato il suo nome con tutta la voce che aveva.
Thalia! Thalia!
Aveva tentato di raggiungerla, ma delle mani l’avevano trattenuta, impedendole di gettarsi in pasto alla belva che aveva appena ucciso la sua migliore amica. E finché il mostro non era caduto a terra e si era disintegrato in polvere, quelle mani non l’avevano lasciata. Poi, con un sospiro, lui aveva allentato la presa e l’aveva lasciata libera di uscire dai confini sicuri del Campo.
Si era gettata a terra e aveva abbracciato quel corpo freddo. L’aveva stretto a sé, mentre sfogava tutte le sue lacrime, tutta la sua tristezza. Poi, era successo. L’aria intorno a Thalia aveva cominciato a crepitare e una lieve luce aveva circondato il suo corpo, sollevandolo dal terreno fangoso. Una forza sconosciuta le aveva allargato le braccia e scompigliato i capelli in una carezza gentile. Quindi erano iniziati quegli inquietanti scricchiolii che avevano fatto venire la pelle d’oca ad Annabeth, che, lo sguardo sbarrato per la paura, aveva osservato la corteccia iniziare a ricoprire la pelle di Thalia. Prima che potesse dire o fare qualcosa, la sua amica si era tramutata in un albero. Un albero magnifico, certo, ma pur sempre un albero.
E il dolore che aveva provato non accennava a diminuire nemmeno in quel momento. Era lì a tormentarla, a ricordarle che era stata una pessima amica. Non aveva fatto nulla per salvarla. Era stata una codarda. Ma anche i codardi meritavano una secondo opportunità.
Mentre si rigirava nel letto, ebbe un’dea. Il giorno dopo sarebbe andata al pino di Thalia, come ora solevano chiamarlo, e lo avrebbe abbracciato, raccontandogli tutti i suoi dubbi e tutte le sue paure. Anche se ora non poteva ricambiare l’abbraccio, Thalia era dentro quella corteccia, da qualche parte.
E come sempre, l’avrebbe aiutata.

 

  
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