Happily Ever Arf!
~ all pets go to Heaven
#1
{ Archie/Ruby ♥ Pongo/Peggy }
Fa
freddo quando Ruby lascia il locale. L’orologio tornato misteriosamente alla
vita annuncia le tre e un quarto del mattino e la luna piena inargenta le
strade di Storybrooke: una notte perfetta, si ritrova
a pensare senza un motivo. Perché in realtà no, non è affatto perfetta. Si
avvolge in uno scialle rosso, il suo preferito, e s’incammina senza fretta
verso il bed & breakfast della nonna, sola; Ashley e Mary Margaret sono scomparse
da ore – buon per loro – e lei non ha saputo trovare, in quella quantità di bei
ragazzi che l’hanno intrattenuta con drink troppo corretti e chiacchiere troppo
insapori, un reale motivo per cui valesse la pena di aspettare l’alba sveglia.
Be’ – sorride tra sé, come ha imparato a fare chissà quando – prima o poi lo
troverà. Lui c’è, da qualche parte.
Peccato, non ha visto Archie stasera.
Una scia lampeggiante di luci azzurre precede
l’apparizione di una macchina alla svolta per la fermata dell’autobus. Ruby si
chiede cosa accidenti abbia Emma, per essere ancora in servizio a quest’ora.
Segue con lo sguardo la corsa dell’automobile che prosegue in una traversa,
accorgendosi appena del profilo di una testa dalla parte del sedile del
passeggero; nel momento in cui si ferma ad assimilare l’immagine appena
intravista, tutti i suoi sensi sono investiti da una scarica di percezioni.
Geme tra i denti. Di nuovo.
Non ricorda quando è cominciata, ma a volte ha
di questi... presentimenti... e le capita di sentire delle cose, anche molto lontane. La luna piena rafforza le
sensazioni. Non ha mai osato parlarne con nessuno; la nonna si preoccuperebbe a
morte – mentre Graham, il caro vecchio Graham, probabilmente avrebbe fatto qualche
battuta stupida sui lupi mannari e l’avrebbe fatta stare ancora peggio. Forse
avrebbe potuto accennare qualcosa ad Archie, una volta o l’altra... forse potrebbe... ma per qualche motivo non ha
voglia di passare per pazza agli occhi di Archie.
Sta pensando un po’ troppo ad Archie, stanotte.
Ruby si concentra: avverte l’odore, il sentore
di una forte paura, un senso di vuoto e di perdita. È come un dolore fisico,
così acuto che deve mordersi le labbra a sangue per ricacciare indietro quelle
lacrime assurde che si sente premere da dentro – nessuno merita di soffrire così, nessuno merita di restare solo.
Apre gli occhi. Qualunque cosa sia, si trova nel bosco.
Senza pensarci, scatta in quella direzione.
Il
cucù appeso al muro, regalo di Marco, lancia tre fischi lunghi e uno breve.
Archie alza lo sguardo, posa la penna sul foglio e si stiracchia. Da tre ore e
trenta minuti è ufficialmente San Valentino.
Sbadigliando, si alza e si allontana dalla
scrivania ricoperta di cartelle e documenti. Dalla poltrona Pongo solleva il
capo e scodinzola con aria speranzosa, ma Archie si limita a grattarlo dietro
le orecchie.
«No, bello, è davvero troppo tardi per una
passeggiata.»
Il cane abbandona di nuovo il muso sulle zampe,
rassegnato. Archie si sottrae ai suoi occhi colmi di quieto rimprovero per
versarsi una tazza di tè da un bollitore ormai gelido e sedersi pesantemente
sul divano, con un sospiro.
Il caso di Henry Mills
gli ha tolto il sonno. Da quando la sua madre naturale è arrivata in città, le
sue convinzioni anti-regine-cattive sembrano rafforzarsi di giorno in giorno.
Deve assolutamente aiutare quel ragazzino... anche se, deve ammetterlo, in
realtà è piuttosto Henry ad aiutare lui. Se non gli avesse parlato del Grillo
Parlante, laggiù nella miniera, forse Archie non si sarebbe mai fatto
quell’esame di coscienza. E, per quanto fantastica, Henry ha davvero una
spiegazione a tutto: alla solitudine di Marco, alla tristezza che animava gli
occhi dello sceriffo Graham, al motivo per cui a Ruby doni tanto il rosso...
«Archie!»
Archie sobbalza di una buona spanna. Deve smetterla di pensare a Ruby. Ora gli
sembra persino di sentirne la voce.
«Archie, sei lì?»
Pongo ha di nuovo le orecchie ritte e la coda
mulinante; fa sempre così, l’attimo prima che Ruby gli lanci un wafer alla
vaniglia... Ma allora...
«Archie, ti
prego, apri subito questa porta!»
Archie si scuote, lascia ricadere scompostamente
la tazza sul tavolino da tè e si precipita ad aprire.
Sulla soglia, una Ruby scarmigliata, con il
trucco un po’ sbavato e il respiro ansante – bellissima – rischia di cadere sotto il peso di qualcosa di grosso,
di bianco e di nero. Archie l’aiuta d’istinto, e allora vede che il qualcosa è
un cane, una femmina dalmata, visibilmente esausta e smagrita, un animale
bellissimo che ha l’aria di aver vissuto un gran brutto periodo.
Va con gli occhi dall’una all’altra. «Ma
cosa...?»
«L’ho trovata nel bosco... Qualcuno deve averla
abbandonata... Dev’essere rimasta lì da sola per settimane... Piangeva, e...
Oddio, Archie, dimmi che starà bene!»
Archie non sopporta di vedere tanta
preoccupazione negli occhi blu di Ruby, soprattutto non così da vicino.
Distoglie i suoi, cerca di ignorare il fatto di averle appena sfiorato le mani
con le sue, e insieme vanno ad adagiare la povera bestiola sul divano. Si
accucciano a guardarla meglio. La lampada illumina un muso quasi completamente
bianco, la linea aggraziata di un collo debole, una targhetta dorata con su
inciso un nome: Peggy.
«Forse si è persa... Perché non l’hai portata al
rifugio per animali?»
Ruby si porta una ciocca di capelli dietro
l’orecchio, senza guardarlo. «Ci avrei messo troppo tempo. Tu eri più vicino.»
Gli sembra che sia un po’ arrossita, ma forse si
è solo illuso. Ad ogni modo non riesce a chiederle quel perché io? che gli è appena morto sulle labbra.
Per tutto il tempo, Pongo è rimasto in una
discreta quanto innaturale quiete; Archie si ricorda di lui solo quando vede
che è sceso dalla sua poltrona preferita – fatto molto insolito di per sé – per
avvicinarsi al divano e annusare con garbo il muso della nuova arrivata. E sarà
la luce, l’ora tarda, la vicinanza di
Ruby che lo confonde, ma c’è qualcosa di magico in questa scena. Poi Peggy
apre gli occhi, vede Pongo... gli lambisce il naso con la lingua.
Ruby guarda Archie. «Hai... Hai visto?»
E Archie apre la bocca, ma gli mancano le
parole, perché ora i due cani si rotolano insieme sul tappeto, e si fanno le
feste, e non abbaiano neanche ma sembrano proprio parlarsi, e sembrano così umani che forse è davvero la vicinanza
di Ruby che lo confonde.
«È...» riprende Ruby, incantata, «è come se...»
«Come se si fossero... ritrovati» mormora Archie, senza sapere come né perché.
Ruby lo guarda ancora. Lui arrossisce.
Quando lei intreccia le dita alle sue, la notte
sembra più calda.
«Pongo e Peggy... Suonano bene insieme.»
Spazio
dell’autrice
L’ispirazione è tornata, f*ck yes! E così vi presento la mia prima raccolta multipairing su OUAT ♥
L’idea nasce tutta dal sottotitolo, che è un riferimento a un
vecchio film d’animazione che ADORO e che non smetterò mai di guardare
con puerile entusiasmo: Charlie. Anche i
cani vanno in Paradiso (All dogs go to Heaven). Il punto è questo: va bene, il Grillo Parlante
della Disney è stato trasformato da Kitsis e Horowitz
in un essere umano, ma ci sono altre ‘favole’ i cui protagonisti sono
espressamente animali. Non tutti verranno antropomorfizzati, no? Pongo, per
dirne una, è tale e quale a com’è ne La
carica dei 101. E proprio Pongo e Peggy dovevano essere i primi a comparire
in questa raccolta, a ritrovarsi a Storybrooke – perché, cosa credete?, quella stronza di
Regina ha guastato anche il loro
lieto fine! Ci vuole qualcuno che li aiuti, giusto? Giusto. *se ne prende
spudoratamente il merito*
L’accostamento ad Archie e a Ruby è stato istantaneo e anche un
po’ scontato, ma spero comunque che gradiate. Ho pensato che la maledizione
abbia strappato la fortunata e aristocratica Peggy alla vita comoda che ha
condotto altrove – con Anita insomma – e che Ruby, memore dei suoi sensi da lupo!Cappuccetto, potesse però trovarla e portarla con sé...
Il resto mi pare piuttosto comprensibile, duh.
L’abbinamento coppia animale/coppia umana è una costante di tutti
i capitoli, che comunque saranno solo tre. (Ah, e se vi è parso di trovare in
questo prologo qualche particolare che non c’entrava nulla con il contesto leggi
la macchina della polizia abbiate pazienza: capirete più avanti.) E quindi,
niente, spero solo di avervi incuriositi un po’... e di non avervi annoiato con
tutti questi sproloqui inutili! ^^’
A presto,
Aya ~