Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: ZukunftSehnsucht    29/07/2012    5 recensioni
Sebastian!Sunday
"Orribile notte d'insonnia!
senza la presenza benedetta
del tuo caro corpo accanto a me,
senza la tua bocca tanto baciata
anche se troppo scaltra
e sempre in malafede [...]"
Paul Verlaine
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Orribile notte d'insonnia

 

Lo Scandal è famoso in quella zona dell’Ohio. Ogni omo o etero curioso prima o poi ci fa un salto  per curiosare, per divertirsi , per fare qualcosa di diverso o solo per non sentirsi diverso. E’ buio, piccolo e stretto ed è una casa per molti di loro. Per altri è come un frigorifero dal quale attingere quando si ha fame. Tutti i venerdì sera fiumi di ragazzi entrano ed escono dallo Scandal.  Il fumo denso del locale appanna la vista. Le luci soffuse nascondo corpi di ragazzi avvinghiati. La musica è martellante, fastidiosa, ma nessuno se ne cura. Quello è il luogo dove le anime sole vengono a riempire il vuoto della notte del venerdì sera, poco importa cosa si balli.
 Una figura avanza con passo sicuro e lento verso la meta prefissata, si fa strada tra la folla con fierezza e arriva a destinazione con gli occhi fissi sull’oggetto del suo desiderio. Gli sguardi dei due sconosciuti si incontrano, si scrutano, si mangiano vivi. Il primo porge un bicchiere all’altro, senza dire una parola. Quello sussurra un grazie lascivo sul suo orecchio. Il ragazzo più alto affonda le dita tra i capelli neri della sua preda e lo bacia con forza, come per scontrarsi con qualcosa di reale.

Non parla mai per primo, Sebastian. Non ha bisogno di parole per convincere i ragazzi ad andare a letto con lui. Anche con questo moro gli basta la sua frenesia, la sua voglia sfrenata di sesso. Bastano un bacio approfondito e le sue mani veloci per convincerlo, nonché una macchina pochi passi di distanza. 
“Adam” dice il ragazzo affannato tra un respiro e l’altro.
“Ciao Adam” risponde ammiccante.
Gli occhi verdi brillano di lussuria mentre scrutano il volto del ragazzo di fronte a lui.
“Non posso sapere come ti chiami vero?”
“Stai per scoprire cose molto più interessanti del mio nome”
Sul retro della sua BMW ci si sta benissimo in due. In realtà non è successo così spesso. I suoi compagni di scuola lo pensano, sì,  ma solo lui sa chi è davvero.  In realtà lui ha imparato tardi a fare sesso, almeno quello fine a sé stesso e senza rimpianti, o forse , chissà, ancora non ha imparato. Qualche ragazzo in Francia e da quando è tornato a Westerville Adam è il primo. E a differenza di quello che può sembrare non è stato casuale o affrettato nella scelta. Erano due ore che lo fissava da lontano. Ha aspettato che l’altro biondino che gli girava intorno se ne andasse per fare la sua mossa. Aveva studiato da lontano i suoi comportamenti, l’aveva trovato sexy con quel suo atteggiamento fintamente retrivo e alla fine aveva deciso che sì, faceva al caso suo. E poi quei riccioli neri erano già abbastanza da soli. Peccato gli occhi. Azzurri, scontati.

I due si godono la loro vicinanza fino all’ultimo. Appena entrati nella macchina Adam prende l’iniziativa e infila le mani sotto la maglia di Sebastian. Non che all’ultimo dispiaccia, ovvio. Il ragazzo è un veterano nell’arte di spogliare gli uomini, pensa Sebastian. Bene, non gli è mai piaciuto fare tutto da solo. Amore o sesso che sia, si fa sempre in due. La carne spinge le persone ad avvicinarsi e nulla di tutto ciò è male. E’ solo umana, istintiva ricerca di piacere e di riempire i vuoti.
I pensieri corrono veloci e già ritmati nella sua testa, basterebbe una sola penna e un foglio di carta per farlo concentrare su qualcosa che non siano i baci bollenti che Adam gli stava stampando sempre più in basso..

“Non è questo il momento di fare il poeta” pensa tra sé Sebastian.
Spegnando i suoi pensieri si tuffa in quei capelli neri, così distanti eppure così familiari. L’unico pensiero che non può fermare è il ricordo di una voce calda che sussurrava il suo nome al suo sfiorare di un’ altra nuca di fitti ricci neri,  qualche mese e molti errori fa.
 
 

---

L'horrible nuit d'insomnie !

- Sans la présence bénie
De ton cher corps près de moi,
Sans ta bouche tant baisée
Encore que trop rusée
En toute mauvaise foi,

Orribile notte d'insonnia!
senza la presenza benedetta
del tuo caro corpo accanto a me,
senza la tua bocca tanto baciata
anche se troppo scaltra
e sempre in malafede,


L’aria pesante di fumo denso, un bicchiere semi vuoto e una bottiglia di liquido dorato a terra, le sole cose distinguibili nella grande stanza illuminata dai primi fasci di luce del giorno.
Una voce sale da sotto le coperte calde, anche troppo spesse per la stagione, mentre risuona ovattata il suono melodico di quella lingua straniera, come musica per l’unico interlocutore nella stanza. Canta quei versi francesi come fossero parole sacre e allo stesso tempo si riascolta, attento all’intonazione, i ritmi, le pause, la pronuncia.

 
Sans ta bouche tout mensonge,
Mais si franche quand j'y songe,
Et qui sait me consoler
Sous l'aspect et sous l'espèce
D'une fraise - et, bonne pièce ! -
D'un très plausible parler,

 
senza la tua bocca tutta menzogne,
ma così franca quando ci penso
e che sa consolarmi
sotto l'aspetto e la specie
di una fragola - e, buona commedia! -
di un plausibilissimo parlare,

 
Solo una fastidiosissima suoneria metallica lo interrompe. Sebastian si zittisce con un soffio insofferente, gli occhi sullo schermo del cellulare.
“Buongiorno tesoro” squittì una voce troppo alta per essere in condizioni normali. Dopotutto erano le sei di mattina. “Ti ho svegliato?”
“Beh ma, sono solo le 6, che pretendi”
“Meno male, pensavo che non fossi ancora andato a dormire! Finalmente hai smesso con le cattive abitudini. Comunque ti chiamo per augurarti una magnifica giornata , stai attento in classe, prendi appunti e studia durante la settimana che nel weekend hai da fare”
“Ma dopo tutti questi anni ancora devi dirmi di stare attento in classe?”
“Beh- i tuoi voti devono migliorare se vuoi entrare a Princeton…”
“Ferma ferma che hai detto prima? Che devo fare nel weekend?”
“Te l’ho detto la settimana scorsa, torni a casa perché diamo una festa e tu hai invitato Ellen al ballo”
“Io non ho invitato nessuno, no, l’hai fatto tu per me”
“Certo, devi smetterla di uscire con chiunque e puntare sul rango alto, secondo te che ti ci ho mandato a fare alla Dalton”
“A concepire figli entro i 25 anni…” bofonchiò lui
“Esattamente quello che intend—no come hai detto??? NON PRIMA DELLA LAUREA, NON PRIMA”
“Mamma non ricominciamo questo discorso, vado che tra due ore ho lezione”
“Bravo, vai a correre che ne hai bisogno, alle ragazze piaci muscoloso “
“ Si ma’,  ciao”

Sebastian si rifugia di nuovo sotto le coperte con la vana speranza di non essere disturbato fino alle 8 meno 10. Non si interrompe una lettura di Verlaine, mai. Non è neanche lontanamente contemplabile. E dimenticato il piccolo inconveniente di essere figlio, nonché di una famiglia per bene dell’alta società di Westerville, ricomincia la sua sessione privata di ispirazione artistica. Neanche essersi trasferito gli evitava le ramanzine puntuali del lunedì mattina. Sebastian le odiava, gli ricordavano che aveva ancora 17 anni, una vita finta e una famiglia fantasma.
In più odia essere interrotto, soprattutto da quando ha iniziato a dedicare la domenica pomeriggio e notte sole ed esclusivamente a sé stesso.
La domenica è quello strano giorno di noia per tutto il resto del mondo in cui nessuno conclude davvero nulla. Lui invece lo sfrutta così, insieme a qualche ora della notte in mezzo alla settimana, per rilassarsi, leggere, ricaricare la mente e riprendere in mano la penna.
 

Et surtout sans le pentacle
De tes sens et le miracle
Multiple est un, fleur et fruit,
De tes durs yeux de sorcière,
Durs et doux à ta manière…
Vrai Dieu ! la terrible nuit !

e soprattutto il pentacolo
dei tuoi sensi e il miracolo
multiplo e uno, fiore e frutto,
dei tuoi duri occhi di strega,
duri e dolci a modo tuo...
Buon Dio! che terribile notte!

 
Così finisce di leggere a voce alta (ringraziando mentalmente una volta ogni tanto i soldi della sua famiglia che gli permettevano una stanza singola alla Dalton) e prende in mano la penna e un’agenda, sempre la stessa marca da 5 anni, ma ne ha accumulate così tante da non ricordare più il numero. Sicuramente ha passato la 18°, l’unica non nera, ovvero rossa, della sua linea ordinata nella biblioteca. La ricorda perché ne aveva finita una in appena una settimana e mezza e alla libreria di W ne erano rimaste solo di rosse. Un pugno in un occhio, ma almeno simboleggia un periodo talmente brutto da essere sceso a patti con una sacralità del genere.

La sera del venerdì precedente era sfumata in un turbinio di ricordi che potevano essere dimenticati senza alcuno sforzo. Il sesso gli ricordava di essere vivo, per quello cercava qualche ragazzo e un week end poco impegnato per divertirsi. Erano poche le volte che si ricordava di aver bisogno di altro oltre alla poesia, al cibo e al poco sonno che si concedeva. Vino e sigarette non mancavano mai, ma dopo qualche settimana di depressione sentiva il bisogno di sfogarsi con qualcosa o qualcun altro di meno liquido o gassoso. Sfortunatamente nella ricerca dei ragazzi falliva miseramente i suoi intenti di distrazione. Per qualche strana ragione finiva sempre con qualcuno, o meglio qualche dettaglio, che lo riportavano indietro nel tempo. La linea dura di un mento, degli occhi ambrati (mai uguali a quelli che sognava di incontrare), dei ricci neri.
Qualunque cosa facesse non c’era scampo. Anche Parigi non era abbastanza lontana. Blaine era ovunque. Nei suoi pensieri, nei suoi ricordi, nei corpi degli altri. Niente e nessuno avrebbe potuto cancellare questo. Per questo dopo essere scappato nella sua amata Parigi era tornato. Quando neanche l’ Europa lo aiutava, allora tanto valeva deprimersi a casa. Il primo e forse il suo unico amore non se ne sarebbe mai andato da sotto la sua pelle e l’unica cosa da fare ormai era conviverci.

Il tempo cura tutto, si dice, ma non le ferite che sei stato tu a causare. Quelle deve perdonartele il tuo orgoglio. L’orgoglio di Sebastian è meschino e non vuole perdonare. Preferisce crogiolarsi nella sicurezza della maschera nella quale si è già rifugiato tante volte. La stessa facciata che lo ha aiutato il giorno che ha detto a malincuore addio a Blaine.
Si erano amati. Erano stati l’uno il primo amore dell’altro. Ma prima di tutto erano stati amici, confidenti, quasi fratelli. Ma il casino della vita di Sebastian non si argina. Gli ha portato via tutto ciò che voleva davvero e Sebastian ha lasciato che succedesse perché non vedeva l’ora di smettere di chiedersi ogni mattina cosa avesse fatto per meritarsi tutta quella luce nella sua vita. Forse però era solo codardia, perché  non era stato capace di essere sé stesso con la sua famiglia e con il mondo attorno a lui.

“Il buio è molto più confortante” si ripete ancora una volta, mentre lascia scorrere tutti quei pensieri tra le sue mani.
 

 
Perfetto anche alla fine.
Neanche la soddisfazione di urlare o piangere per rabbia.
Solo egoismo nelle mie parole
Per non volerti più con me.
Eppure non poter che aggrapparmi con le unghie alla  vita, a me stesso,
a tutto ciò che è per te.

---
FINE
---

 

 
NdA: La poesia che Sebastian legge è “L'horrible nuit d'insomnie” di Paul Verlaine
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: ZukunftSehnsucht