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Autore: ALEXIANDRAisMe    30/07/2012    0 recensioni
Lanterna verde fa parte della DC comics, nonostante questo ho deciso di includerlo tra gli avengers.. quindi una fic tutta per lui costruita sulle note di Metà dei Sonohra!
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sonohra – Metà

Carol x Hal

È domenica mattina. Una noiosa domenica mattina. Mi sono alzato a mezzogiorno mentre Carol è ancora nel letto a sonnecchiare abbracciando il suo cuscino azzurro. Da tre giorni non riceviamo notizie da Fury e ne abbiamo approfittato per dormire e strafogarci di cibo.
Esco fuori sul balcone e mi appoggio al parapetto osservando un po' il cielo stranamente limpido. Qualcosa cattura la mia attenzione. Una piccola sfera fluttua quasi invisibile tra il blu e le nuvole. Lentamente si avvicina la osservo. È trasparente con qualche sfumatura di giallo. Brividi. Conosco fin troppo bene quella tonalità di colore.
Eppure continua imperterrita ad avvicinarsi fino a rimanere a pochi centimetri da me.
All'interno c'è una pergamena. Lentamente la sfera perde consistenza fino a scomparire lasciando il contenuto nelle mie mani. La apro e qualcosa cattura subito la mia attenzione. La lanterna, il simbolo a cui appartengo è cancellata da una croce giallo vivo.
Leggo le poche righe sotto.
Rimango impietrito per qualche secondo, poi una voce mi chiama.
- Hal? - è Carol sulla soglia della porta, mi guarda strofinandosi un occhio e sbadigliando. Nascondo la pergamena dietro la spalla e gli do il buongiorno. Rimane qualche secondo a fissarmi per poi andare in cucina a fare colazione, o pranzo.
Due giorni. Come faccio a dirle addio in due giorni?
Il messaggio che ho ricevuto è chiaro. Il corpo delle lanterne è stato attaccato da un traditore per poi essere sopraffatto dall'energia gialla.
A tutte le lanterne è stato mandato questo messaggio. Tra due giorni terrestri verrò rinchiuso in una piccola cella e lascerò la terra, proprio come è accaduto quando mi è stato donato l'anello, solo che rimarrò sospeso a poche centinaia di chilometri dall'atmosfera. In attesa che il capo della ribellione venga a trovarmi e mi chieda cosa voglio fare.
L'attesa sarà lunga. Non so di preciso quanto.
Se rispondo di voler essere succube del potere giallo ce ne andremo senza troppi problemi. Se rispondo il contrario si approprieranno del'anello e mi uccideranno facendomi diventare uno spiedino dal sole. Se invece non ottengono l'anello, distruggeranno il pianeta natale della lanterna.
Che felicità, ho tre scelte a mia disposizione e tutte e tre prevedono la mia morte, o qualcosa del genere.
L'unica cosa che per ora posso fare e non dire niente a nessuno, soprattutto a Carol.
Entro in casa e cerco di dimenticare la pergamena almeno per il pomeriggio, ma ovviamente lei un paio di volte mi ha chiesto cosa avevo. Un semplice mal di testa. Punto.
La sera andiamo a letto tardi. Abbiamo ordinato messicano e abbiamo fatto una gara su chi riesce a mangiare più peperoncini senza bere acqua.
Ho vinto io. Ovviamente.
Lei si addormenta subito. Ha ancora sonno da recuperare.
Io invece non riesco a dormire. Fisso il soffitto. Prendo la pergamena da sotto il cuscino e la rileggo.
È scritto tutto chiaramente, in modo che nessuno possa fraintendere.
Un impostore, chi può mai essere? Non quelli che conosco. Sono tutti fedeli al corpo delle Lanterne e pagherebbero con la loro stessa vita per la sopravvivenza dell'energia verde.
Soprattutto Sinestro. Spero solo che non abbia perso la vita nel tentare di fermare la rivolta.
Lascio il messaggio sul comodino e mi metto a sedere.
Osservo Carol. Lei non deve sapere niente. Sono persino disposto a raccontargli che ho deciso di far parte delle armate di Loki per proteggerla da questa situazione.
Ci può essere qualche via di scampo? Diamine, se sono un membro degli Avengers ci sarà un motivo.
Potrei parlarne con Nadia e vedere se ad Hasgard hanno notato qualcosa di strano. Il corpo delle lanterne convive in pace con il suo regno. Insieme, in passato, hanno sventato molte minacce. Odino nutriva grande rispetto e stima per l'energia verde e intuiva quanto minaccioso potesse essere il potere della rabbia.
Ma non vedo come gli altri membri potrebbero aiutarmi. Solo io e Nadia lavoriamo su un piano più “alto”.
E se invece non facessi nulla? Se seguissi le istruzioni e facessi la mia scelta? Morirei abbrustolito...ma almeno Carol e la terra sarebbero salvi.
Per il momento.
È vero. Il più grosso errore che potrei fare è fidarmi di quell'energia.
Torneranno. Torneranno e faranno piazza pulita.
Stringo i pugni. Cosa devo fare? Cosa...
Una scarica travolge il corpo di Carol che si sveglia di soprassalto.
Ha gli occhi spalancati e terrorizzati. Trema. Non riesco a vedere molto solo con la fioca luce della luna che illumina un po' la stanza.
- He-hey... - sillabo a voce bassissima, sperando di non spaventarla. Dopo un paio di tentativi riesce a mettersi a sedere.
Gira la testa e mi guarda. Deve essersi accorta solo ora della mia presenza. Ha gli occhi fissi su di me. Un misto di emozioni la travolge. Terrore, sorpresa, incredulità, sollievo e di nuovo terrore.
- Ha-Hal... - sussurra piano.
- Brutto sogno? - azzardo un sorriso.
In meno di un secondo la vedo stringermi tra le sue braccia.
Affonda il viso sulla mia spalla e sussurra.
- Credevo....ti ho visto... - farfugliava.
- Scema, tranquilla, era solo un sogno. - tento di calmarla ricambiando l'abbraccio.
Ma ottengo l'effetto contrario. Inizia a tremare ancora di più. Mi pare di sentire il suo cuore battere all'impazzata.
- Hal... - sussurra stringendomi ancora più forte. Mi fa quasi male.
- Se continui a stringermi così mi stritoli. - tento di sdrammatizzare.
Ma non molla. Non credo di averla mai vista così terrorizzata in vita mia, neanche quando stava per essere fatta a fettine pochi giorni fa alla festa.
- Eri a pochi metri da me... - sussurra – eri a pochi metri da me e... -
non finisce la frase. Si impone di non finirla.
- Se racconti un incubo poi diventa più facile sopportarne il ricordo. – dico, non mollando la presa.
- Tu... tu... stavi per morire... - sussurra pianissimo l'ultima parola.
- Sai che novità... - ridacchio cercando di sollevarle il morale.
Ma invece mi stringe, inizia a farmi male e tremo anch'io al contatto col suo corpo. Libero la mano dalla stretta e le tocco la fronte sudata. È bollente.
- Credo che tu abbia la febbre. Ti pareva. - fingo di essere scocciato, ma inizio a preoccuparmi.
- No..no...no...no.... - ripeteva incessante.
- Cosa, allora? - le chiedo. Questa volta con voce dolce.
- Hal...mi guardavi...come...come...se ti avessi fatto la cosa peggiore che tu potessi ricevere. Ti vedevo andare via attirato dalla gravità del sole. - mi irrigidisco per pochi attimi, poi tento di rilassarmi - Stavi morendo Hal. E mi guardavi come fossi l'unica persona che ti potesse salvare. Solo che io non mi muovevo. Ti guardavo. Ero...ero...felice...sollevata...-
Non riesce più a trattenersi. Inizia a singhiozzare. In un attimo la spalla della maglietta si bagna d'acqua calda.
- Come se mi fossi tolto un peso dalle viscere. Vedevo la tua morte come la cosa più bella che mi poteva capitare. Ti sorridevo felice. Tu...tu invece... - spinge forte il capo contro la mia spalla – non eravamo soli...c'erano tutti : Tony, Stacy, Nadia, Benna, tutti imprigionati da gabbie di...non so esattamente cosa fosse....era qualcosa di...giallo...e...molto potente...il martello di Nadia non riusciva a scalfire le sbarre. Mi urlavano di salvarti, dicevano che ero l'unica a poterlo fare, solo Tony sussurrava parole di cui non coglievo il significato...ripeteva che non potevo sentirli, non ero più io...che anch'io ero morta... - perde completamente le forze e abbandona la presa lasciandosi cadere sul mio petto. Io non riesco a parlare. Un enorme masso allo stomaco mi blocca.
Carol ha sempre avuto un istinto fenomenale, sin da quando eravamo piccoli...
Un flashback occupa la mia mente.
Io e Carol, anni fa. Lei aveva otto anni e io dieci. Siamo sempre stati vicini. Le nostre madri si conoscevano ed erano amiche sin dai tempi del college. Era inevitabile diventare amici.
Carol aveva una sorella maggiore, Lola. Non avevano ottimi rapporti, principalmente perchè lei era un adolescente. Il tipo di relazione normale tra sorelle con una differenza d'età maggiore di 4 anni.
Quell'estate abbiamo dormito spesso insieme, ci divertivamo un mondo a fare i giochi d'ombra con le torce nella mia casa sull'albero.
 Quella notte non riuscì a prendere sonno, come oggi. Rimasi a fissare il cielo stellato ai piedi del tronco. Ma d'un tratto sentì qualcuno urlare.
Era Carol, salì subito nella casa e la trovai rannicchiata in un angolo a singhiozzare.
- Cos'è successo? - chiesi subito avvicinandomi.
Ma non rispose. Era sotto shock.
- Carol? Carol mi senti? - aggiunsi sfiorandole il braccio.
- Hal....Lola....Hal... - aveva il viso completamente stravolto dalle lacrime.
- Lola? Cosa c'entra Lola? - chiedo confuso.
- Aiutala, Hal... - sussurrò non smettendo di piangere.
- Perchè? Cos'ha Lola? - poi collegai gli eventi e sospirai di sollievo. Mi sedetti davanti a lei e la fissai negli occhi gonfi.
- Carol, respira. Era tutto un incubo. Un orribile incubo. - le sussurrai.
- No, non è vero. Lola...Lola era lì...sotto quella macchina... - singhiozzò disperata – chiedeva aiuto ma nessuno l'aiutava...Lola... -
Mi avvicinai di più e l'abbracciai. Era l'unica cosa che sentivo di dover fare in quel momento.
- Respira. - sussurrai – era tutto un incubo, respira -
- Hal.. - scoppiò in un pianto non trattenuto.
- Un incubo, stai tranquilla, ora è finito. - la rassicurai.
Ma cessò di piangere molto dopo. I battiti del suo cuore rallentarono e i suoi occhi vigili e spaventati si chiusero.
Rimasi così fino alle prime luci dell'alba. Nonostante si fosse addormentata dai suoi occhi uscirono lacrime e di tanto chiamò Lola nel sonno.
Alla fine mi arresi al sonno e mi addormentai appoggiato al muro.
La madre di Carol ci svegliò. Dalla voce pareva turbata.
Appena scesi trovammo Susan in lacrime che corse ad abbracciare Carol.
- M-mamma...? - chiese tremante.
Aveva capito tutto.
- Lola... - singhiozzò lei.
- No...no...no... per favore... - disse con una smorfia per ricacciare le lacrime.
Non mangiò per settimane, per mesi nessun sorriso fiorì dalle sue labbra, solo un eterna espressione affranta. Si sentì colpevole per qualcosa che non aveva fatto.
Un giorno si svegliò e cambiò completamente, tornò la Carol di prima. Anche se, ancora oggi, non riesco a capire cosa possa esserle successo.
- Hal... - mi chiama con voce spenta e soffocata dalla maglietta – la sensazione era la stessa di quella volta...ti prego dimmi che è tutto un brutto scherzo...Hal dimmelo... -
Vorrei risponderle, vorrei dirle che è tutto un orribile incubo, vorrei riaddormentarla tra le mie braccia come quindici anni fa, vorrei riderle in faccia e rassicurarla che Lanterna Verde ha la pellaccia dura.
Ma non ci riesco.
La bocca e serrata come lo stomaco e la gola.
Un giorno. Solo un giorno.
Ora sono io a stringerla forte.
- Stupida. - riesco solo a dire. - ora dormi. Scema. - le ripeto.
Lei non parla, non fa più niente. Rimaniamo così per tanto, fino a quando non prende sonno e la sua testa si lascia cadere di lato.

***Siria***

  
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