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Autore: Francesca Akira89    30/07/2012    2 recensioni
Post-Avengers. Thor ha riportato Loki ad Asgard, e Odino deve prendere una drammatica decisione.
Re e padre, sceglierà di risparmiare la vita del suo figlio perduto, o di proteggere il proprio regno?
E ciò che appare come un azzardo, lo sarà davvero?
"Ho fatto ciò che potevo. Adesso è tutto nelle mani del Fato."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Frigga, Loki, Odino, Thor
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Rebirth'
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Parigi, 4 anni prima

Era una notte fredda, a Parigi...
La neve cadeva, fitta e leggera, ricoprendo le strade di un morbido manto bianco, conferendo alla città un'atmosfera fiabesca.

I parigini che affollavano le vie camminavano con passo affrettato, per lo più ansiosi di concludere presto gli acquisti natalizi e rientrare a casa.
Nessuno notava una giovane donna, troppo giovane per essere madre, rannicchiata in un vicolo mentre teneva stretto tra le braccia il proprio bambino.
Il piccolo corpicino tremava, scosso dal freddo e dalla tosse, colpito dalla stessa malattia che affliggeva sua madre. Ad un certo punto, i suoi occhi chiari si dischiusero, e tra le ciocche di capelli neri incollate sul visetto sudato, al bambino parve di vedere un alone dorato e opaco lumeggiare sopra di lui, mimetizzato tra i fiocchi di neve.
Cercò di sollevare un braccio per afferrarlo, ma non ne trovò la forza. Allora, si umettò leggermente le labbra e sussurrò, con sforzo:

- Maman... Tiens!...- sulla sua bocca si disegnò un sorriso- Il est Dieu!...

La giovane madre rimase immobile, le braccia strette intorno al corpo del suo bambino, gli occhi chiusi umidi di lacrime.
Qualche istante dopo, il piccolo esalò il suo ultimo respiro e la vita lo abbandonò.
Qualche istante dopo, la luce fluttuò e scivolò nel corpo esanime.

Due occhi verdi si aprirono nuovamente sul mondo...



Parigi, Oggi

Faceva freddo, ma non nevicava. C'era un bel sole e turisti e cittadini brulicavano per il mercato con un gran vociare. Nella folla, un ragazzino piccolo e gracile con i capelli neri nascosti da un cappuccio adocchiò una bancarella di frutta, e vi si avvicinò.
Due occhietti furbi esaminarono attentamente la mercanzia, per poi incrociare lo sguardo stanco del fruttivendolo.
Il piccolo fece un bel sorriso.

- Vorrei quel melone, per favore...- disse, indicando un punto alle spalle dell'uomo.

Quando questi si voltò, il ragazzino si fece rapidamente scivolare due mele nelle tasche.

- No, non quello... quell'altro... quello più in alto...- alcune arance seguirono la stessa sorte delle mele, finendo nel cappuccio ora calato.

 Stava per allungare la mano verso un casco di banane, ma si bloccò incontrando lo sguardo furibondo del garzone.

- Ehm...- Con una rapida mossa, il ragazzino rovesciò due cassette di frutta e girò i tacchi, fuggendo tra la folla.  

- Petit voleur!

Il garzone scavalcò a fatica la frutta che ora inondava il marciapiede e cercò di inseguirlo, ma il ladruncolo era stranamente rapido e veloce per la sua bassa statura. Dopo essersi arrampicato con sorprendente agilità sul tetto di una piccola bancarella d'artigianato, saltò al di là del muretto alle sue spalle e si volatilizzò letteralmente.

Il ragazzo imprecò e gettò a terra il suo berretto, furibondo.

Al di là del muro, il piccolo continuò a correre fino a infilarsi in uno stretto vicoletto tra due palazzi. Solo a quel punto si accasciò contro la parete, metà ansimando metà ridacchiando.
A quel suono, un musetto rotondo fece capolino da sotto alcune scatole di cartone ammassate in un angolo del vicolo, e un secondo dopo un cucciolo sporco ma allegro si avvicinò festante al bambino.
Serrure fece un mezzo sorriso e accarezzò il cane dietro le orecchie.
Dopodiché si sedette a terra a gambe incrociate e procedette a raccogliersi in grembo la frutta sottratta alla bancarella. Due mele e un'arancia. La seconda arancia doveva essere rotolata fuori dal cappuccio durante la fuga.

- Bottino scarso, oggi...- sospirò, dando un morso ad una delle mele.

Del resto, da quando aveva perso i suoi soci, "lavorare" era diventato molto più difficile. Borseggiare i turisti gonzi mentre lui agiva da distrazione nei mesi scorsi avevo reso bene, ma era una cosa impossibile da fare adesso che era rimasto solo.
Purtroppo Jean-Jacques era stato pizzicato dalla polizia una settimana e mezzo prima, e Pierre... Scosse la testa, scacciando un brivido, e alzò lo sguardo al cielo. Le nubi avevano di nuovo coperto il sole, e sembrava che il tempo avesse ogni intenzione di peggiorare ancora, pensò con preoccupazione.
La neve era bellissima, ma per lui era sempre stata fonte di dolore. Naturalmente, la neve era sempre motivo angoscia per chiunque non avesse un tetto sopra la testa, ma nel suo caso la cosa era diversa. Sapeva, sentiva che c'era un'altra ragione, più profonda.
La sua mente volò al primo ricordo della sua vita, quando aveva aperto gli occhi per ritrovarsi stretto tra le braccia di una sconosciuta, in un luogo che gli era ignoto. L'unica cosa vagamente familiare erano i fiocchi di neve, bianchi e candidi, che scendevano lenti dal cielo, e la morsa di freddo che lo avvolgeva. Gli provocavano sia nostalgia che orrore, ma il motivo gli era sconosciuto. Così come tutta la sua vita.
Non ricordava nulla prima di quel giorno. Neanche il suo nome. La donna che lo teneva stretto tra le braccia e diceva di essere sua madre lo chiamava semplicemente "piccolo mio", e - tra la febbre e la droga - era stata raramente lucida abbastanza da rispondere alle sue domande. Era morta presto, portando con sé ogni risposta e certezza.
"Serrure" era un nome che si era scelto da solo, perché gli piaceva come suonava. E perché, così come la neve, gli evocava una strana, inspiegabile nostalgia. Come il ricordo di un sogno...
I sogni...
Si cinse strettamente il corpo con le braccia, e nascose il viso tra le ginocchia.
A distoglierlo dai suoi pensieri, fu il lieve ringhiare del suo cane.

- Che c'è, Fenris?- sollevò il capo e il respiro gli si spezzò. Balzò in piedi, spaventato, ma non servì a molto: l'uomo biondo che si ergeva di fronte a lui restava enorme, sia in altezza che in larghezza.

Da dove è saltato fuori?!, pensò, confuso. Quello era un vicolo cieco, il biondo si trovava tra lui e il muro, ed era certo che nessuno gli fosse passato accanto.

L'armadio ambulante non parlava, e Serrure iniziò a notare altri particolari fuori posto. Tipo, l'abbigliamento assurdo.
L'uomo aveva addosso quella che sembrava una specie di armatura, un mantello (un mantello!) e un elmo con delle... ali metalliche?
Era troppo presto per Carnevale, e troppo tardi per Halloween. Lo sguardo gli cadde in basso, e nel vedere quello che sembrava un grosso martello, iniziò ad andare ancora di più nel panico.

Si sentono di continuo storie così, no? Ragazzini uccisi nei vicoli da maniaci psicopatici in libera uscita...

Serrure prese un cauto passo indietro e avrebbe probabilmente spiccato una corsa giù per la strada se l'uomo non l' avesse afferrato per il braccio.

- Lasciami! Non ho droga, né niente che possa interessarti, ok?! Lasciami andare!- iniziò a dibattersi, ma la stretta dell'uomo era incredibilmente forte. Era ormai sull'orlo dell'attacco isterico, quando il matto parlò.

- Loki! Calmati! Non voglio farti del male!

Serrure si bloccò. Non furono tanto le parole (naturalmente) a farlo smettere di agitarsi, quanto... quella...

- Che... che lingua stai parlando?- balbettò.- Non è francese...

Il biondo sorrise, e Serrure fu preso in contropiede dal misto di commossa gioia e affetto che si leggeva sul suo volto.

- Neanche quella che parli tu lo è, non è così?

Serrure sussultò.
Non se ne era mai reso conto prima, ma dopo aver sentito parlare l'altro si accorse che in effetti era vero. Anche se nessun altro sembrava accorgersene, la lingua da lui parlata era sempre stata sottilmente diversa da quella parlata dagli altri parigini.

- Quella che parliamo è la All-tongue, una lingua da cui derivano tutte quelle esistenti sulla Terra...- spiegò l'uomo, lasciandogli il braccio.- Ciò vuol dire che non c'è lingua terrestre che non possiamo parlare o capire...

Serrure deglutì.

- Sei... pazzo, amico? Io...

Ma gli venne in mente il modo in cui era sempre riuscito a conversare con i turisti, non importa da quale parte del mondo arrivassero, e lo stupore dei suoi compagni di strada quando aveva dimostrato di saper leggere i giornali in inglese, traducendoli all'impronta in francese... o così credevano loro.

- Io...- soffocò un singhiozzo.- Chi sono io? E chi sei tu?

L'espressione del biondo si ammorbidì, e l'omone si inginocchiò di fronte a lui, attenuando la differenza d'altezza.

- Tu sei Loki. Dio dell'inganno e della beffa. Figlio di Odino.- una grossa mano andò a posarsi sulla sua piccola spalla.- Io sono Thor. Dio del tuono. Tuo fratello.

I nomi risvegliarono qualcosa, vaghi ricordi di voci, giornali esposti nelle edicole e prime pagine su un' invasione aliena in America.
Ma l' America era troppo lontana per destare qualche interesse in un bambino, e comunque giornali e informazione non avevano grande importanza quando dovevi pensare a come riempirti la pancia ogni giorno... 

- Questa... questa è follia...- sussurrò, con voce roca, eppure incapace di muoversi di un passo. In sottofondo, Fenris stava abbaiando come un ossesso.

Le labbra di "Thor" si piegarono in un sorriso.

- Follia?- ripeté, nel tono un'ironia di cui gli sfuggiva il significato.- Lo è?

Serrure (Loki?) sbatté le palpebre, e distolse lo sguardo da quegli intensi occhi azzurri, sentendo i propri iniziare a inumidirsi di lacrime.

- Non è una follia, fratello. E' reale. E' tutto reale.- gli assicurò Thor.

Il ragazzino forse avrebbe dovuto sentirsi rassicurato da tanta sicurezza, ma non fu così.

- Io...- mormorò.- Non mi ricordo niente. Niente della mia vita prima di quattro anni fa. Ma... Ho... Faccio dei sogni, la notte...- chiuse gli occhi, cercando di scacciare quei pensieri.- Cose orribili... E... se anche quella, fosse la realtà...

La mano di Thor si strinse sulla sua spalla.

- Tutti...- disse, la voce di colpo più dura e ansiosa.- Abbiamo subito o fatto cose, nella nostra vita, che preferiremmo non fossero mai accadute. Ma... fratello...- il piccolo fu tosto attirato in un abbraccio che, vista la stazza dell'altro, lo avvolse completamente.- Questa volta permettimi di proteggerti...

Il ragazzo rimase in silenzio ma non si sottrasse all'abbraccio dell'altro, assorbendone il conforto e il calore.
Dopo qualche istante, il biondo lo lasciò andare e si alzò di nuovo in piedi, per porgergli il martello. L'arma riluceva di un lieve baluginio elettrico.
Serrure lo fissò interrogativo.

- Toccando il Mljonir, recupererai i tuoi poteri e i tuoi ricordi come abitante di Asgard... Ma... "Lock"...- gli occhi di Thor si strinsero in una smorfia addolorata, come se quelle parole rappresentassero per lui un grande peso.- Devi farlo solamente se è ciò che vuoi...

Serrure si guardò intorno, lo sguardo che scorreva per il vicolo sporco vuoto e distante. Ripensò alla sua breve vita, l'unica di cui aveva ricordo. Alla madre che non aveva avuto il tempo di amare. A Jean-Jacques e a Pierre. Ai suoi incubi (ricordi?). E infine guardò Thor, che lo fissava con tanta nostalgia e tacita speranza.

Strinse gli occhi e sospirò, allungando una mano tremante verso lo strano martello luminescente.

- Qualsiasi realtà... sarà meglio di questa...

Nell' istante in cui sfiorò l'arma ci fu un lampo di luce, e una scarica di energia l'attraversò.
Fenris guaì.

Loki sbatté le palpebre, disorientato. Una parte di sé era vagamente consapevole di non sentire più il freddo, ma un'altra non trovava in questo assolutamente niente di strano. Lo sguardo gli cadde sui lussuosi vestiti asgardiani che indossava e sulle sue labbra si dipinse un sorriso. Sollevò gli occhi su Thor, e alzò un sopracciglio.

- Quanto sei invecchiato, fratello...- fece, uno scintillio birichino negli occhi verdi.


Note:

Traduzione francese:

Maman... Tiens!... Il est Dieu... = Mamma... Guarda!... è Dio... (chiariamo che non era mia intenzione scrivere niente di blasfemo, pensate lo sia? °-°" volevo solo fare la scena strappalacrime ^^")
Petit voleur = piccolo ladro
Serrure = Serratura (lock in inglese)

Ho voluto scrivere le frasi dette da coloro che non erano Thor e Loki in francese per sottolineare la differenza tra la All-tongue e quelle normali.

Dunque, ora che siamo arrivati a questo punto posso rivelarlo... Ho scritto questa fanfic perché volevo un modo plausibile di far arrivare Kid!Loki anche nel movieverse! XD

Naturalmente, visto che comicverse e movieverse sono parecchio diversi, anche kid!loki e la sua situazione non saranno proprio uguali uguali ai fumetti. (Ad esempio, considerato che rispetto al fumetto Loki ha combinato meno guai e i particolari non sono comunque noti a tutti, non sarà così odiato e vessato ad Asgard.)
Però ho voluto mantenerne l'essenza, ecco perché molte delle battute tra Thor e Serrure/Loki sono simili a quelle del loro incontro nel fumetto.
Potete leggere la scena in questione dei comics qui: 1, 2, 3, 4.

Per chi se lo stesse chiedendo, Kid!Loki ha questo aspetto: Immagine.Gif
Me lo sono immaginato interpretato da Asa Butterfield (Mordred di Merlin). Sia perché me lo immagino più grandicello rispetto al bambino che lo interpreta in Thor, sia per sottolineare il fatto che ci sia stata una rinascita.

Per quanto riguarda la "reincarnazione" di Loki... so che è piuttosto atipica, ma in realtà non è che sia chiaro com'è successo nei fumetti... Quando Thor lo trova Loki dimostra circa 10 anni, eppure non ne sono passati tanti da quando Thor l'ha resuscitato, o almeno non sembra...
All'inizio pensavo di farlo reincarnare nel modo solito, cioè dalla nascita, però questo avrebbe voluto dire aspettare la bellezza di dieci anni prima di farlo tornare ad Asgard... e considerato che ho intenzione di fare un seguito nella sezione Avengers, sarebbe stato un po' complicato far passare così tanti anni...
Così ho ripiegato su una cosa tipo la nascita dei vampiri in Black Rose Alice, che se ne vanno in giro ad impollinare persone morte (ehm, molto "tipo", è piuttosto diversa la cosa, lì non cambiano coscienza a quanto ne so XD)...

L'anima di Loki si è, insomma, infilata in un corpo vuoto con un codice genetico il più possibile simile al suo per evitare un rigetto (la magia degli elfi serviva a questo), ecco perché condividono delle caratteristiche fisiche (colore di capelli, corporatura, occhi).
So che suona brutto ma... beh, teniamo conto del fatto che il bambino dell'inizio non è morto per Loki, sarebbe morto in ogni caso. ^^" Il corpo ha ripreso vita con l'anima di Loki grazie alla magia, ma solo dopo che l'anima del bimbo era già volata in cielo. ù-ù
Quindi finché Thor non è venuto con il martellone, il corpo di Loki/Serrure era del tutto umano. Ha recuperato le caratteristiche e i ricordi asgardiane/jotun toccando il mljonir, ma solo fino all'età che ha adesso (quindi non ha grandi poteri magici, visto che ha più o meno dieci anni e in Thor Tales of Asgard non può avere meno di quattordici anni e ha appena cominciato a imparare la magia).

Il prossimo sarà l'epilogo. E ci sarà una scena che equivarrà a quella "dopo i titoli di coda" dei film marvel, quindi attenti a non perdervela. XD

ps. Come come? Niente banane e meloni dagli "ortofrutticolani" di Parigi d'inverno? Suvvia, di questi tempi è possibile questo e altro... :P

Ringrazio coloro che leggono e soprattutto chi commenta sempre (shadowdust). :) 

  
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