Convivenza
La parte più complessa della convivenza era... be', la convivenza.
"Johanna?"
"Sì?"
"Ho bisogno che tu mi copra le spalle con la
Coin, vado da Prim."
"A quest'ora? ...Va bene. Fai quel che ti
pare."
Johanna non era abituata a rapportarsi alle
persone; aveva perso ogni capacità di interazione sociale anni prima, eccezion
fatta, forse, per le chiacchierate con Finnick - ma era poi possibile non
parlare con Finnick, esuberante com'era?
Tuttavia, Katniss era un altro discorso e Johanna
era un disastro completo.
"Che c'è,
l'uccellino dorato si è spezzato le ali? E chissenefrega."
"..."
"Scusami. È l'astinenza."
A volerci ragionare su, però, la parte più
complessa di quell'entità complessa che era la convivenza era costituita dalle
notti, passate quasi completamente insonni, senza muovere un muscolo per il
dolore e senza aprire bocca perchè... perchè tanto, dall'altra parte della
stanza, le avrebbe risposto soltanto il silenzio.
In effetti, rifletté un giorno, la parte più
complessa della parte più complessa della convivenza era la causa stessa del
mutismo notturno: quella sociopatica di Katniss Everdeen, la Ghiandaia
Imitatrice.
Katniss si alienava, di notte; si chiudeva nei
suoi ricordi e non c'era modo di scuoterla.
"Sei sveglia?"
"..."
"Katniss?"
"..."
"Non importa. Oggi ho parlato con tuo cugino,
sai?"
Non che Johanna la odiasse per questo - non che
l'avesse mai odiata davvero, in effetti, sebbene un certo disprezzo dovuto
all'invidia verso il simbolo che aveva spezzato Capitol di tanto in tanto la
attanagliasse ancora -, anzi, magari.
Odiarla sarebbe stato più semplice.
Sarebbe stato perfettamente giustificato - lei era uscita con la famiglia indenne
dai Giochi, lei non le aveva concesso
la droga, lei, lei, lei.
Sarebbe stato anche meno pericoloso.
Diventarle amica, invece, rendeva Johanna fragile;
e la fragilità mentale era l'ultima cosa che le mancava, in una situazione di
instabile equilibrio tra due persone ricche di instabilità fisica.
All'inizio, s'era illusa di provare pura
ammirazione - anche quella sarebbe stata perfettamente giustificata.
Ma non riusciva a far conciliare la parola
'ammirazione' con il bisogno - raramente ammesso persino a se stessa - di
starle vicina, nè con la profonda attenzione con cui l'ascoltava ogni volta che
parlavano senza prendersi a insulti, nè con le spontanee battute di scherno che
le lanciava e che rivelavano una complicità nascente, un'intimità che, in
fondo, credeva di desiderare.
E che dire, poi, del lieve tremito che l'assaliva,
quando, sveglia, a notte fonda, scorgeva il suo corpo nella penombra?
"Una volta ho
parlato a Finnick dei miei problemi... sentimentali. Con Peeta.
Del fatto che le sue dimostrazioni d'amore m'hanno sempre messa a disagio. E
del fatto che sono sempre rimasta indifferente ai suoi baci."
"E quindi?"
"E quindi, con te è stato diverso."
"È stato un errore, proprio in faccia a
Capitol."
"Lo so."
Erano pensieri che evitava, sensazioni che
richiudeva dentro un'immaginaria scatola, più impenetrabile del fottuto palazzo
di Snow.
Ci riusciva benissimo: anni d'allenamento non
erano certo andati sprecati.
Ma poi, immancabilmente, lei le rivolgeva la
parola, le porgeva un qualunque oggetto, parlava della rivolta e dei Distretti,
talvolta anche di casa sua, dei suoi ricordi.
E Johanna percepiva le sue barriere crollare - ed
avrebbe giurato che di odiarla per questo, se solo le fosse rimasto qualcosa di
veramente importante su cui giurare... a parte Katniss.
"Mi hanno
raccontato che sei riuscita a convincerli della tua innocenza fino alla fine."
"Vero. Hai paura che stia giocando allo
stesso giochetto con te, Ghiandaia Imitatrice?"
"No. Non sono così ingenua."
"Bene. Io non sono più così sicura di come si
finga, l'innocenza. O di cosa sia."
Un giorno le dissero che Finnick era morto.
Avrebbe voluto provare dolore, dolore profondo,
reale; ma era qualcosa che aveva seppellito tanti anni prima.
E, come al solito, sentì, immediata, un'ondata di
odio, impotente odio verso il sistema, lanciato nel nulla da un'impotente
vincitrice bloccata in ospedale.
Ma quando lasciò ricadere la testa sul cuscino,
sola ed esausta, si ritrovò a spezzettare con le mani gli aghi di pino che lei
le aveva donato e a desiderare che fosse al suo fianco.
"Anch'io sono
abituata a vivere nei boschi, sai? Nel mio Distretto ce ne sono così tanti.
Questo posto è opprimente. Beata te che puoi uscire e sentire l'odore del pino."
Un giorno le dissero che era tornata.
Ma non era vero, non per davvero - aveva negli
occhi il vuoto di chi ha perso tutto.
Johanna si tenne in disparte e si rese conto
amaramente che la parte più complessa della convivenza era il vuoto che le
aveva lasciato quand'era finita.
Note:
Ebbene sì, crack OTP. In realtà il mio crack OTP supremo per questa saga è
Katniss/Cinna, infatti prima o poi scriverò su di
loro; ma Katniss/Johanna viene subito dopo e dopo ancora viene Katniss/Peeta, MA solo dal Depistaggio in poi. Insomma, amo i
pairing allegri. XD Enjoy!