Chances
Take all your chances while you can / you’ll
never know when they pass you by.
Era questione di secondi, una brevissima successione di battiti del
cuore e Lynda sarebbe morta.
Riusciva a sentire chiaramente le parole scandite dai Dalek - e si stupiva e
quasi sorrideva al pensiero d'aver sempre trovato privo di emozione il tono di
voce dell'Anne-Droid, che, in confronto, pareva quasi umana - ed altrettanto
chiaramente sentiva il terrore percuoterle le ossa.
Aveva fede, certo che ne aveva; si voltava freneticamente verso lo schermo,
osservando quell'uomo caduto dal nulla, che le aveva teso la mano e, per quanto
sembrasse una cosa così stupida da pensare, un po' le aveva rischiarato la
vita.
O perlomeno, le aveva fornito una prospettiva nuova di quel che lei chiamava
vita.
Ma credere in lui non le sarebbe bastato per salvarsi, ed in fondo ne era
consapevole; eppure, qualche ora prima, le era parso davvero che prenderlo per
mano sarebbe bastato ad assicurarle tutti i più meravigliosi viaggi che
riuscisse ad immaginare.
E chissà come viaggiava, poi, quell'uomo assurdo. Come poteva mai librarsi in
volo la cabina telefonica che le aveva mostrato?
Rise e scosse la testa. Forse era tutto un sogno.
E anche se fosse? Era così piacevole pensare a lui in punto di morte: la
aiutava a sorridere. Non che a un Dalek potesse importare molto, considerò, del
suo sorriso, dolce o meno che fosse, ma a lei faceva piacere. Le sembrava quasi
di uscire di scena come un'eroina.
Rise di nuovo tra sè, perchè anche questo, per lei, era un pensiero nuovo:
aveva sempre creduto che il miglior modo per andarsene fosse nel corso del
reality show, perdendo con gloria.
Ma il Dottore le aveva parlato di dolcezza e di sorrisi e di mani pronte a
stringere le sue e all'improvviso era profondamente convinta che non ci fosse
gloria più grande che nell'andarsene con un sorriso e con tanta fiducia nella
bellezza di un Universo che non conosceva.
L'ennesimo "STER-MI-NA-RE!" la riportò alla realtà e la fece
sobbalzare.
Lanciò un ultimo sguardo al Dottore, si voltò nuovamente verso la porta alle
sue spalle, si preparò ad accogliere i Dalek ed udì il suono più dissonante,
distorto e persino fastidioso che avesse mai avuto occasione di udire.
Chiuse gli occhi d'istinto e credette che le avessero sparato. Strinse i pugni
e si preparò a provare dolore e a rivivere tutta la sua vita, o qualcosa del
genere.
Ma non accadde nulla di tutto questo - all'improvviso, sentì che qualcuno la prendeva
per mano, la trascinava con sè e sbatteva una porta di scatto.
Riaprì gli occhi, in preda alla confusione, proprio quando il rumore dissonante
udito prima tornò a farsi sentire, ed il terreno sotto di lei barcollò.
Si aggrappò a quella che le sembrava una parete e tentò di mettere a fuoco il
luogo che la circondava: probabilmente era l'aldilà, perchè non aveva mai visto
un luogo del genere. Pareti di un'arancione brillante e bottoni e leve ovunque.
Sbatté le palpebre e tentò di aprire bocca, ma prima che potesse anche solo
pensare a qualcosa di sensato da dire, un uomo sui trent'anni, con un ciuffo
allucinante, le bretelle ed un fiocco appuntato sulla camicia spuntò davanti a
lei e la guardò estasiato.
"Lynda con la y!" esclamò.
"Ah! Ti ho strappata alla morte ed eccoti qui, pronta ad osservare
l'Universo! In effetti dovresti star saltellando gioiosa, perchè non lo stai
facendo, ci deve essere un motivo ovvio, io sono vecchio e mi sfugge l'ovvio,
mi sfugge... ma certo! Lynda con la y, molto piacere, io sono il Dottore e tu
hai il sorriso più dolce del mondo."
Sì, quel luogo doveva essere l'aldilà.
Lynda tentò di fare mente locale ed assimilare tutte le informazioni che lo
sconosciuto le aveva appena riversato addosso, ma nessuna di esse aveva particolarmente
senso.
"Tu non sei il Dottore", riuscì a biascicare, aggrottando le
sopracciglia. "Il Dottore è più adulto di te, non ha i tuoi capelli, e non
si veste con un... fiocco?"
Probabilmente aveva detto qualcosa di sbagliato, perchè lo sconosciuto si indignò.
"PAPILLON! Non avete i papillon nel vostro inutile Impero?" Poi,
all'improvviso, si illuminò come un bambino. "Oh! Siamo arrivati! Apri
pure la porta, Lynda con la y!"
A Lynda pareva di essere sempre nello stesso, improbabile luogo - l'unica differenza
che riusciva a notare rispetto a prima era l'assenza del terribile rumore che
l'aveva fatta sobbalzare e del terremoto che l'aveva accolta in quella sala
arancione.
Ma ad aprire la porta non perdeva niente, in fondo: chissà, forse si sarebbe
allontanata davvero da quell'insieme di leve e bottoni.
Così, annuì allo sconosciuto e si diresse verso l'uscita. Prima che potesse
appoggiare la mano sul legno, sentì l'uomo alle sue spalle schioccare le dita e
la porta che aveva davanti si spalancò, rivelandole un paesaggio paradisiaco.
Davanti a lei, c'era un'immensa distesa di caramelle, cioccolatini, dolci
d'ogni tipo: formavano una sorta di prateria enorme, e a volte si raggruppavano
in collinette; all'orizzonte le sembrava di scorgere altissime montagne di
marzapane.
Incredula, mosse un passo in avanti e scivolò tra gli orsetti gommosi, ridendo.
Si fece strada un po' gattonando, un po' nuotando e per la prima volta pensò
che forse quell'uomo, in qualche modo, era davvero il Dottore, e che quel
luogo, forse, era davvero l'Universo che le aveva promesso.
Si girò verso di lui, come per averne una conferma e, ancora una volta, rimase
stupita; lui era lì, a pochi passi da lei, in piedi sui cioccolatini,
appoggiato con una mano ad un'inconfondibile cabina telefonica blu.
"Non è possibile" mormorò. "Eravamo in un posto
arancione..."
Lo sconosciuto - no, il Dottore -
rise e aprì la porta della sua cabina, rivelandone l'interno.
Lynda sobbalzò.
"Non è possibile!" ripetè, scuotendo la testa. "Non ha senso. La
tua cabina non ha senso. Tu non hai alcun senso, perchè sei... sei il Dottore,
vero?"
L'uomo fece un salto, atterrò sulle caramelle gommose e spalancò le braccia.
"Certo!"
Lei rise e lo guardò incredula e quando lui cominciò a ridere con lei, gli
prese la mano e si sdraiarono entrambi in quella prateria pazzesca.
Passarono ore ed ore a parlare: il Dottore le raccontò aneddoti risalenti ad
epoche distanti e lei gli chiese un'infinità di cose; a molte seppe rispondere,
a qualcuna invece no.
Ad esempio, quando lei gli fece una domanda personale, lui si fece serio ed
abbassò lo sguardo.
"Vedi, Lynda, io viaggio nell'Universo e viaggio nel tempo. Le risposte
alle tue domande sono troppo complicate ed il resoconto di ciò che mi ha
portato qui lo è ancora di più. Sono solo. Tu hai conosciuto Jack Harkness e
Rose Tyler, sappi che non ci sono più. Nè loro nè nessun altro. Sono solo e
vado incontro alla morte. Tu sei una persona dolce - e guardati intorno! Un
pianeta dolce per una persona dolce! - e probabilmente non capirai nulla di
tutto questo, ma per quanto riguarda me, l'attesa della morte è solo un insieme
di rimorsi che non so gestire.
Ci sono state tante persone che hanno viaggiato con me,
Lynda. Tante. E ce ne sono state tante altre che non hanno potuto farlo, spesso
perchè la morte le ha colte prima. E sai cosa devo loro? Una chance."
Prese un pugno di caramelle e le scaraventò lontano. "UNA SOLA
CHANCE!"
Poi parve calmarsi. "Scusami", sussurrò.
“E’ quel che devo a te… e a tutti gli altri. Lo meritate. Un ultimo viaggio,
pochi secondi prima della fine. L’esperienza della vostra vita. Chissà che non
rendiate migliore la mia.”
Raccolse una caramella e ci giocherellò un po' prima di offrirla a Lynda con un
sorrisone. “Tu sei la prima che sono
venuto a prendere, sai?”
Lei la accettò, con la mano tremante, per la prima volta spaventata ed allo
stesso tempo comprensiva nei confronti di quell'essere antichissimo che era pur
sempre un uomo. Annuì e gli sorrise in risposta.
Poi, con aria riflessiva, lasciò cadere la caramella e lo prese per mano e lui
capì che lei aveva capito.
Tornarono a parlare, ma quando il sole tramontò oltre le montagne di marzapane
si resero conto entrambi che il tempo che era stato concesso loro era finito.
"Morirò, non è così?" chiese Lynda al Dottore, una volta tornata
nella cabina blu o forse arancione.
Lui annuì.
"Ed anche tu."
Annuì nuovamente.
"Va bene."
Lynda tirò fuori dalla tasca dei pantaloni due caramelle rubate da quel
favoloso pianeta in cui aveva passato le ore migliori della propria vita e ne
lanciò una al Dottore. Poi sorrise - il
suo era ancora il sorriso più dolce del mondo - ed uscì dalla porta.
Un istante dopo, un Dalek le sparò e l'ultima cosa che Lynda udì fu
quell'adorabile rumore dissonante che svaniva.
Note:
Ho odiato Eleven per una stagione intera, ma poi mi ci sono affezionata ed ora…
be’, improvvisamente ho sentito il dovere di scrivere qualcosa su di lui e su
quegli anni che ha passato in solitudine – o anche no! – prima di morire. Qualcosa
che gli renda giustizia. Ed ecco qui.
La strofa iniziale viene da “Chances” degli Athlete,
la canzone di Vincent… <3