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Autore: Rosie Bongiovi    30/07/2012    5 recensioni
Sì. Lui è l'unica persona. L'unica persona a farmi sentire speciale, amata, sicura, perfetta, in grado di provare sentimenti, di amare.. L'unica a farmi sentire umana.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cammino.

Cammino velocemente, con un passo svelto che solamente i maratoneti possiedono.

La passeggiata si tramuta in una corsa, in una corsa disperata, sotto una pioggia scrosciante, il cui suono continua a martellare ininterrottamente nelle mie orecchie.

Rischio di scivolare, ma mantengo l'equilibrio, forse per miracolo.

Mi stringo con tutte le mie forze a questo cappotto nero, con la mano destra aggrappata all'avambraccio sinistro e quella sinistra a quello destro, come se volessi abbracciarmi.

Esatto, è proprio quello che vorrei fare.

D'altronde, da quanto tempo nessuno mi stringe a sé, fondendo il calore della sua pelle con quello della mia?

Da quanto tempo nessuno cattura il suono del mio respiro regolare, con la testa appoggiata al mio petto, mentre mi stringe così forte da farmi credere di essere un tesoro inestimabile, senza il quale nessuno sopravviverebbe?

Da quanto tempo non mi sento veramente importante per qualcuno? Così tanto da dover stare attento alla mia stessa vita, perché altrimenti rischierei di porre fine anche a quella di un'altra persona?

Da quando lei se n'è andata, ecco da quanto tempo.

Da quando l'ho scacciata senza ritegno, senza nemmeno pensare alle conseguenze delle mie azioni. Senza pensare a quanto realmente conta per me.

Mettere a tacere i miei sentimenti ormai è diventato un gioco da ragazzi. Il problema è che finisco sempre per fare errori madornali, che mi seguono e che mi seguiranno per il resto dei miei giorni, come una sorta di atroce maledizione, lanciata da una strega chiamata “Avventatezza”.

 

Corro.

Corro, indirizzando tutte le forze nei muscoli delle mie gambe.

So di trovarla là, ne sono completamente certo.

Ma perché rischi di prenderti un accidente, correndo sotto la pioggia, in una nuvolosa e scura giornata di febbraio?, vi starete chiedendo.

Perché ho una missione da compiere.

E che razza di spiegazione è?, insisterete voi.

Allora vi dirò così: perché mi sono innamorato. Innamorato follemente. E non è nemmeno una ragazza.

No tranquilli, non sono dell'altra sponda.

Tenterò di spiegarmi.. Il problema è che lei non ha degli organi. Al posto di essi c'è un motore che le permette di muoversi, respirare, correre, combattere, ridere.

Il suono della sua risata rimbomba nella mia testa, sostituendo il rumore delle migliaia di gocce di pioggia che stanno raggiungendo il marciapiede.

Il problema è che lei non ha un cervello. Al posto di esso c'è un sistema altamente avanzato, inventato dai migliori scienziati in circolazione, che le permette di sentire ciò che sfiora, di percepire i profumi, di articolare le parole.

La sua voce si unisce alla sua risata, nella mia mente, causando una decelerazione del mio battito cardiaco.

Il problema è che lei si chiama Alisa, Alisa Bosconovitch, e mi ha rubato quella cosa che abbiamo tutti in alto a sinistra, nel petto. E le ho permesso di portarsela via. Anzi, le cose non sono andate così: l'ho costretta a fuggire, permettendole di portare con sé la parte migliore del sottoscritto, Lars Alexandersson.

Per la prima volta, nel momento in cui è entrata nella mia vita, con mia enorme sorpresa, mi sono reso conto di potermi affezionare a qualcosa che non fosse una spada o un'arma o un nuovo stile di combattimento.

: - Non può essere sparita, non può -.

Perciò continuo a correre, finché non raggiungo il posto di cui abbiamo parlato e sul quale lei ha fantasticato.

Ti porterò, non appena avremo finito questo lungo viaggio”, le avevo detto. Lei allora mi aveva guardato, puntando i suoi occhi azzurri nei miei. Aveva sorriso, smorzandomi il fiato, e, con la sua solita voce gentile e moderata, mi aveva risposto: “Mi fido di te, Lars”.

Si fidava di me. Si fidava di me, ve ne rendete conto? E io stamattina le ho detto di sparire, perché non volevo che mi seguisse ovunque andassi. Perché volevo proteggerla, ma le ho detto l'esatto opposto. Se le avessi rivelato la verità, allora mi avrebbe detto chiaro e tondo che non le importava nulla. E quindi, odiandomi con tutto me stesso, avevo pronunciato queste parole: “Alisa, non conti niente per me. Sei un computer, uno stupido ed insulso computer, senza il quale starei mille volte meglio”. E dopo aver lasciato cadere a terra la torta che aveva appena tirato fuori dal forno, aveva distrutto il vetro della finestra ed era sparita, volando via.

E mentre io corro, mettendo sotto sforzo ogni singolo muscolo del mio corpo, il mio sguardo guizza da una parte all'altra, per cercare il suo viso innocente e puro, come la sua anima.

Ma Lars, i robot non hanno un'anima!, starete urlando.

Lei sì.

E come fai a saperlo?, continuerete voi.

Perché lei è diversa. E vi consiglio di non fare altre domande, perché non ho né la voglia né il tempo per rispondervi.

Finalmente le mie pupille smettono di danzare, nel tentativo di inquadrare la sua figura.

“Alisa!” urlo, con tutto il fiato che ho in gola. “Alisa!” la richiamo, sbracciandomi e correndo verso di lei. Quando l'ho raggiunta, sotto quell'enorme quercia che ripara entrambi dalla pioggia, lei alza appena il viso e assume un'espressione che sembra dirmi 'Ah, sei tu'. “Alisa, lo sapevo che ti avrei trovata qui. Ti prego, perdonami, non volevo dire ciò che ho detto, io.. Io non potrei andare da nessuna parte senza di te, non sei d'impiccio e mai lo sarai”. Non mi azzardo ad abbracciarla, anche se vorrei farlo più di qualsiasi altra cosa al mondo: potrebbe reagire parecchio male e rischierei addirittura di ritrovarmi a terra, tra la vita e la morte. Non ha un bel caratterino, se messa alla prova o stuzzicata.

“Mi hai mentito” esordisce poi, come se non avesse sentito nemmeno mezza parola di quelle che ho appena pronunziato.

“Lo so, non.. Non era mia intenzione..”. Balbetto.

: - Lars Alexandersson, stai balbettando di fronte ad una ragazza che ti piace. Sei per caso tornato ai tempi della scuola? -.

“Mi hai mentito. Non mi avevi detto che questo posto era così bello”. Il mio cuore si sente decisamente più sollevato a sentire ciò che ha detto.

: - Non può portare rancore. La perfezione non prova sentimenti del genere -.

“Mi avevi detto che c'era un grosso castello abbandonato. Mi avevi detto che c'erano alte montagne che fungevano da cornice per l'orizzonte, ed un prato immenso, costellato da mille fiori di mille colori differenti. Mi avevi detto che c'era una grotta, illuminata da candele che avresti portato a posta per farmi vedere tutte le pietre preziose ancora incastonate nella roccia. Ma non mi avevi detto quanto era effettivamente bello qui”. Istintivamente, metto un braccio attorno alla sua spalla. Alisa rimane immobile, come se non sentisse la mia pelle sulla sua, come se non si accorgesse del fatto che le mie labbra hanno appena raggiunto la sua fronte, lasciandovi un piccolo, piccolissimo bacio.

“Mi perdoni, Alisa?” sussurro. E' ancora irremovibile, come se la mia voce fosse stata così bassa da non aver raggiunto i suoi timpani, come se non si stesse accorgendo del fatto che le mie labbra hanno appena raggiunto la punta del suo naso, lasciandovi un piccolo, piccolissimo bacio.

“Sì. Come posso non perdonare l'unica persona che mi ha sempre creduta.. Umana?”.

Nonostante si sia mossa per parlare, è ancora ferma come una statua, una bellissima statua di marmo, che sembra non accorgersi del fatto che le mie labbra hanno appena raggiunto la sua bocca, lasciandovi un piccolo, piccolissimo bacio. 


Nota dell'autrice:

Codesto non è altro che il risultato di una noia pomeridiana, che raggiunge il massimo livello nel momento in cui lo scrittore si ritrova in città, mentre tutti i suoi amici se ne sono andati al mare '-' 

Spero che sia stato di vostro gradimento.. Grazie mille per l'attenzione :)


Rosie

  
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