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Autore: Riflessi_di_Viola    30/07/2012    1 recensioni
Un uomo, un viaggio, un amore nato e morto tra le valli oltre il mare. A volte i ricordi sono così strazianti da evocare i fantasmi...
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                        My Last tear

 

Hold on to me love

 

Fece un passo. Un passo e la sua mano si posò sulla portiera del treno. Un altro e sarebbe stato dentro. Si chiese ancora una volta se ne sarebbe valsa la pena. Affrontare un lungo viaggio per tornare in quel luogo sperduto dove tutto era iniziato e finito.

Il fischio del treno lo fece tornare in sé e, senza darsi altro tempo per entrare, saltò, la grande valigia marrone stretta tra le mani. Dentro era tutto un’unica cacofonia di suoni: il rumore delle ruote, la gente che gridava, rideva, parlava o solamente sussurrava. Cercò uno scompartimento libero, facendosi largo tra la gente accalcata nel corridoio.

Alla fine lo trovò, quasi vuoto. Una sola ragazza lo occupava, incarnato pallido, occhi blu, ciglia lunghe che gettavano ombre sul suo viso di alabastro.

 

Can you hear me?

Can you feel me in your arms?

 

I capelli erano seta nera che scendeva fino alla vita in una cascata di morbide onde. Sentì un pugno allo stomaco e la bocca seccarsi. Per un attimo non fu capace nemmeno di pensare. Lei le assomigliava così tanto… la ragazza sorrise radiosa, denti perlacei tra il velluto delle labbra e lui si sedette come imbambolato, imponendosi, sforzandosi di non guardarla. Tenne gli occhi bassi, ma non poté impedirsi di gettargli qualche occhiata sfuggente. Aveva mani fini e delicate e continuava a tormentare la lampo della giacca. Si mordeva le labbra in modo sensuale, la schiena appoggiata contro la poltroncina, la testa reclinata da un lato con i capelli sparsi disordinati sulla testiera. Eppure più la guardava più si rendeva conto di piccole cose che la rendevano diversa dalla donna che questa gli aveva ricordato in maniera tanto dolorosa. I capelli della ragazza che gli era di fronte erano di una tonalità più chiara, un castano molto scuro, ma non il nero che aveva creduto all'inizio e anche gli occhi, erano di un azzurro troppo chiaro, quasi slavato, e i tratti del viso erano leggermente più marcati. Aveva anche una spruzzata di efelidi sul naso, che le donavano un'occhiata innocente, in contrasto all'espressione maliziosa comparsa sul suo volto quando si accorta delle lunghe occhiate del suo compagno di viaggio.

Lui tirò fuori un libro, cercando di concentrarsi su quelle lettere minute e crudeli, che adesso avevano perso tutto il loro significato. La pagina gli appariva confusa, continuava a guardare di sfuggita la ragazza e ogni suo gesto era per lui una coltellata allo stomaco.

 

Holding my last breath

 

Straziante, bruciante. Cercò di non fissarla ma non poteva impedirsi a volte di osservare i suoi movimenti. Strinse i denti, contraendo i muscoli e concentrandosi su una pagina cosparsa di lettere senza senso. Riuscì a estraniarsi da quel viaggio, tanto che l'arrivo alla stazione lo colse impreparato. Quando alla fine scese, fu quasi una liberazione.

 

Safe inside myself...

 

La stazione era vuota, illuminata debolmente dal sole ormai prossimo alla morte di ogni giorno, solo un paio di persone si muovevano ai margini del suo campo visivo. Guardò i binari e chiuse gli occhi.

 

I'll miss the winter, a world of fragile things 

 

Fiocchi bianchi decoravano l’aria gelida di novembre, per posarsi in un soffice mosaico sulla pietra e sul ferro. Intorno tutto era immobile, gelato nell’ultimo istante di vita. Il cielo era di un blu cupo, impossibile.

Riaprì gli occhi e il grigio scuro e smorto di quell’ambiente squallido gli lasciò l’amaro in bocca, dal sapore di fiele.

Si incamminò per quei sentieri che conosceva così bene da anni, verso il cimitero di quel paesino sperduto tra le valli. Alle sue spalle solo il rosso sangue del sole sui boschi. Sul mare lontano.

La sua lapide era semplice, una lastra di marmo bianco con sopra la data di nascita, quella di morte.

 

Are all my thoughts of you

 

Le ginocchia gli si piegarono e lui affondò le mani nel terriccio scuro, tenendo la testa bassa, i muscoli tesi fino allo spasmo.

Poi la sentì.

Sulla pelle, dentro le ossa, prima ancora di vederla con gli occhi seppe che lei era lì.

Alzò gli occhi e la vide, bellissima come la ricordava poco prima che morisse. I capelli neri e ricci mossi leggermente dal vento, le labbra petali di rose rosse che spiccavano sulla pelle di marmo. E gli occhi, diamanti blu, abissi marini, in cui si poteva solo lasciarsi andare.

Sbatté le palpebre, una, due volte. E lei già non esisteva più, svanita come neve al sole.

 

sweet raptured light it ends here tonight 

 

Una sola lacrima scese a rigargli il volto in quella giornata mite di maggio.

 

I know you hear me

I can taste it in your tears...

   
 
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