Hurt
In
quel periodo c'erano parecchie cose che non gli andavano a genio a
partire
dall'aria di fidanzamento che aleggiava nella sua tenuta in campagna,
al
profumo delle elezioni che di li a pochi mesi si sarebbero tenute nel
centro
del paese dove tutti gli abitanti sarebbero accorsi. Questi erano
principalmente i motivi per cui Axel, un giovane ragazzo benestante
inglese, se
ne stava costantemente rinchiuso nella propria camera a suonare
continuamente
quel piano dai tasti ormai consumati, per quanto stava attaccato allo
strumento.
Sebbene
Axel fosse un giovane di 23 anni di bell'aspetto e più che
pronto per trovare
moglie sembrava non manifestare interesse in cose di questo tipo, anzi
dal
comportamento che teneva con gli amici di famiglia e il fratello
sembrava tutto
e per tutto ancora un giovincello con le labbra che sapevano di latte,
pronto
solamente per uscire a correre scalzo nel prato.
“Non
puoi continuare così, non lo capisci che sei la vergogna
della nostra
famiglia?”
Domandava
costantemente il padre, un giovane uomo di bell'aspetto che aveva
trovato la
fortuna con la morte e l'eredità del padre scomparso quando
era appena
convolato a nozze, ora di mattina e ora di sera. Non lasciava tregua al
figlio,
lo voleva vedere con una famiglia sua, ma specialmente la cosa che
voleva di
più al mondo era un nipote a cui lasciare qualcosa in
eredità, semmai gli fosse
successo qualcosa.
Axel,
nel sentire continuamente quelle parole, sollevava le iridi di un verde
smeraldo negli occhi del padre e sorrideva con il suo classico gesto
sfrontato
sebbene non fosse mai stato un tipo irrispettoso.
“Padre,
esaudirò il vostro desiderio solamente quando
vedrò Phil partecipare ad un ballo
pieno di aristocratici. Solo allora potrò convolare a nozze,
perfino con la mia
amata cugina.”
Rispondeva
il figlio togliendo le mani dal pianoforte, giusto per non dare motivo
al padre
di indispettirsi ancor di più. A quel punto, quando Axel
esclamava quelle
parole, il padre arrossiva talmente tanto dalla rabbia da raggiungere
(se non
superare) perfino il rosso acceso di cui erano colorati i suoi capelli.
Si
dava il caso che Phil fosse un uomo di mezza età che si
occupava dei maiali
della famiglia, viveva praticamente con loro 24 ore su 24 e
ciò gli lasciava
addosso un odore sgradevole udito da qui fin il confine
dell'Inghilterra.
Ecco
perché il giovane approfittava delle disavventure dell'uomo
per mettere
dell'amaro in bocca al padre, non c'era modo migliore.
Solo
a quel punto nella sua stanza entrava forse l'unica persona in grado di
capirlo.
Alto,
di bell'aspetto e con dei lunghi e lisci capelli azzurri. Il suo nome
era Saix.
Quando Axel vedeva che il ragazzo metteva piede nella sua stanza
sorrideva, non
poteva far altro in sua compagnia. Era forse l'unica ragione per cui
era
rimasto ancora nella tenuta del padre, era rimasto per lui: per Saix.
Quel
pomeriggio particolare il ragazzo era entrato nella camera sfoggiando
un
espressione quasi dispiaciuta mentre si faceva vicino al pianoforte,
attirando
così l'attenzione del giovane dai capelli rossi.
-Che
succede mio buon amico?- Domandò Axel con un sorriso largo
da un orecchio
all'altro, cessando di suonare per voltarsi così verso il
giovane che aveva
poggiato una mano sul pianoforte, prendendo più volte dei
profondi respiri.
-Si
tratta di vostro padre.- Esclamò infine.
Per
chi non conoscesse Saix verrebbe da pensare che fosse un tipo
decisamente
freddo e distaccato, il classico giovane sui 27 ani che amava starsene
per
conto suo e nient'altro, ma per Axel che lo conosceva da quando aveva
10 anni
era diverso, sapeva che quando usava quel tono era perché
qualcosa andava
storto e la cosa lo mise in agitazione e non poco.
-E'
successo qualcosa? Quell'uomo per quanto è forte
può essere molto sfortunato.
Pensa che alle volte mi viene da pensare che lui sia convolato a nozze
con la
sfortuna, e non con quella santa di mia madre che ha avuto il coraggio
di
accoglierlo tra le sue grazie.-
Saix
scosse con veemenza il capo facendo così ondeggiare qualche
ciocca azzurra.
Prese
a torturarsi il labbro inferiore, vizio che aveva passato anche ad Axel
ecco
perché ora si ritrovarono entrambi a fare la medesima cosa.
-Al
dire il vero, mio sfortunato amico, penso che sia molto peggio.-
Nell’udire
quelle parole sobbalzò un po’ e fece una risatina
bassa, la classica risatina
nervosa che era solito fare in certe situazioni.
-Peggio?
Parla amico mio, mi preoccupi.-
Saix
prese un profondo respiro, incominciando a parlare.
{…}
-No,
no e ancora no. Non mi potete costringere.- Ormai erano sì e
no 10 minuti che
Axel non faceva che fare avanti e indietro per il grande salotto,
guardando
ogni volta che poteva in mal modo il madre che se ne stava seduto come
se nulla
fosse sulla sua poltrona, sorseggiando un bicchiere di latte caldo.
-Axel,
figlio mio, è inutile che ora ti agiti. Ormai è
stato tutto deciso. Si terrà
domani sera.-
L’uomo
finì di bere il latte tutto di un sorso e
sospirò, sollevandosi dalla poltrona.
–Ah, finirò per fare tardi. Devo andare alla
locanda con alcuni amici, questa
sera non torno a mangiare. Avverti la cuoca.-
-Siamo
in due.- indispettito come non mai il giovane dai capelli rossi
uscì dalla
stanza, chiamando al suo seguito l’amico che per tutto il
tempo era stato
affianco alla scrivania del suo padrone con un espressione mortificata
in
volto.
Reno,
così si chiamava il padre di Axel, lanciò uno
sguardo glaciale al giovane che
seguì i passi del figlio, intimandogli di uscire
immediatamente.
No,
non sarebbe stata una cosa facile.
-Ma
chi si crede di essere per mancarmi di rispetto così?-
Domandò tra uno sbuffo e
l’altro Axel una volta che ebbe raggiunto il pianerottolo
della sua camera,
osservando i raggi caldi del sole.
Suo padre aveva appena abbandonato la tenuta in carezza, era sicuro che
in casa
non ci fosse nessuno a parte le domestiche che stavano in cucina, le
sentiva
per via delle pentole che venivano appoggiate. Ora poteva stare
tranquillo sì,
come no. Era un fascio di nervi, ecco la verità.
Saix
era appoggiato ad un anta della finestra a braccia conserte, seguendolo
in
tutti i suoi movimenti, spostando il capo a destra e a sinistra
soffermandosi
sul centro quando l’amico lo sovrastava quasi con la sua
figura.
-Mio
caro amico, dovresti seriamente calmarti.- Ripeté forse per
la millesima volta
il ragazzo dai capelli celesti, abbozzando una sottospecie di sorriso,
come per
rassicurarlo.
Axel
lo osservò per qualche secondo e senza dire nulla si
buttò sul suo corpo un po’
più grande del suo; poggiò le mani sulle sue
spalle e si sollevò un po’ per
sfiorare le labbra del ragazzo con le proprie, unendosi a lui in quel
che era
un bacio delicato ma al tempo stesso carico d’ansia e di
paura. Da parte di
entrambi.
Saix
non si stupì minimamente del gesto del ragazzo anzi gli
cinse la vita con un
braccio stringendo ancor un po’ di più al suo
corpo, schiudendo appena le
labbra per sentire la lingua calda e umida nel rosso addentrarsi nella
propria
bocca per trovare la gemella.
Ormai
erano anni che erano soliti comportarsi così.
Quando la situazione si faceva pesante l’uno cercava le
labbra, le carezze e il
corpo dell’altro per sfogarsi, per sentirsi almeno una volta
in vita loro
accetto e desiderato per quel che erano.
Si
può dire che si usavano a vicenda, o almeno
all’inizio era così.
Verso
i 18 anni, Axel, aveva incominciato a desiderare altro a volerlo solo
per sé. L’amicizia,
l’affetto, la stima che provava per lui si tramutò
in amore. Un amore doloroso
e senza un futuro.
Un
amore che ti lacera l’anima e ti dissangua interamente,
lasciandoti al bordo di
una strada logora e mal fatta.
Ecco
come si sentiva Axel quando stava o solamente pensava a lui.
-Non
ce la faccio mio amato.- Mormorò una volta che si
staccò dalle sue labbra. Gli
occhi verdi ricolmi di lacrime e disperazione. –Non voglio
sposarmi, voi siete
il solo e l’unico che potrò mai amare in vita
mia.- Disse e non riuscì a non
farsi scappare un singhiozzo cosa strana da parte sua, non amava farsi
vedere
in questo stato da nessuno. Tanto meno da Saix.
La
sera dopo Axel decise di acconsentire alla scelta del padre, ovviamente
spronato dal giovane amante, e recarsi al ballo per trovare moglie.
“Farò
presenza e nient’altro. Non
intendo davvero cercami una moglie per mettere su famiglia. Io amo solo
te mio
caro amico, sarei disposto a lasciare la mia parte di
eredità e tutto per te. Tutto.”
Ecco
cosa aveva detto Axel prima di recarsi nella sala grande, dove secondo
il padre
avrebbe incontrato quel che era la sua futura moglie.
Lo
fece, presenziò e ballò con qualche donna
fingendosi interessato al loro
chiacchiericcio inutile, provò perfino ad ascoltare una di
esse ma non ci fu
nulla da fare.
Solamente
una ragazza riuscì a catturare la sua attenzione, o almeno
un minimo.
-Potrei
sembrare maleducato se dovessi chiederle il vostro nome, mia giovane
fanciulla?- Axel si era messo avanti alla giovane con l’abito
azzurro,
guardando la fisso negli occhi un po’ castani. Le sorrise
come farebbe
qualsiasi altro uomo interessato ad una giovane fanciulla, sebbene il
suo cuore
fosse occupato già dall’amico d’infanzia
i suoi occhi necessitavano pur sempre
di “cibo” e quella giovane era un bocconcino
prelibato.
-Non
potrei essere che lusingata, mio signore.- Rispose con un piccolo
sorriso in
volto, coperto da un ventaglio con rose rosse e blu. La ragazza
sembrò
tergiversare quasi sulle sue parole, sebbene quel che aveva detto.
–Mi chiamo
Cissnei.-
-Cissnei,
è un nome affascinante come la giovane che lo porta.- Disse
di rimando il rosso
e prese la mano della ragazzo coperta da dei guanti bianchi in pizzo e
tenendo
lo sguardo su di lei le baciò il dorso della mano,
sorridendo quasi in modo
provocatorio.
Suo
padre voleva ciò, no?
Infondo
alla stanza dimenticato da tutti c’era un ragazzo
completamente immerso nel
dolore e con le lacrime a gli occhi, il cuore a pezzi e il respiro
mozzato.
C’era
un ragazzo che vedeva tutte le sue convinzioni sparire con un solo
bacia mano.
C’era
un ragazzo che rinunciava a tutta una vita per amor di un altro uomo.