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Autore: Ila_Chia_Echelon    31/07/2012    2 recensioni
Avevo bisogno di sfogare la mia immotivata depressione con qualcosa di indefinito, come al solito, come me.
Non so perchè questa volta abbia deciso di pubblicare uno di questi miei sfoghi.
Mi scuso per aver inquinato questa bellissima categoria. ç-ç
Ilaria.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non è il tempo, non è il posto.

Se l'aria mi avvolge non è avvenuto niente di miracoloso. Nemmeno se sono il centro di un uragano, nemmeno se mi abbandono e mi lascio travolgere, nemmeno se tutto il resto si è fermato e ogni persona che riesco a scorgere resta a guardarmi con espressione assente.

Nemmeno se ora mi ritrovo a vagare in mezzo a decine, forse centinaia, di statue di ceramica perfettamente definite in ogni dettaglio.

Se mi avventurassi all'interno di me stessa, troverei la stessa situazione. Persone pietrificate, allontanate, ricoperte di ceramica in un'illusione di finta e candida bellezza.

Ferirmi e ferire chi mi sta intorno in un sol colpo è tutto ciò che sono sempre stata brava a fare. Sprofondando sempre più in un'amata (o forse no?) solitudine.

Mi ritiro totalmente in un incubo che si finge un colorato sogno d'amore.

Faccio ciò per cui pare sia nata.

Pietrifico le persone e le osservo non necessariamente da lontano, ma da fuori, creando e sviluppando un'idea che non è quasi mai un giudizio.

Un'illusione, perchè è ciò che realisticamente è, di potere, il sogno altrimenti irrealizzabile di avere qualcosa di diverso e particolare nell'irrimediabile piattezza dell'involucro contenente le mie presunte abilità, i miei trasparenti progetti, le mie abusate, stracciate, riconsiderate, logore idee originali.

Non sono pazza.

Basta con questo autodefinirsi tali, la vera pazzia, le vere malattie della psiche fanno male.

Ma io spesso faccio del male, forse sopratutto a me stessa e i pazzi non vogliono mai ammettere di esserlo.

Riprendo la mia passeggiata solitaria sotto un pallido sole nascente.

Mi immobilizzo davanti alla persona cui non avrei mai osato rivolgere la parola di mia spontanea volontà, ma che a mio modo (bieco, infido, perverso..) ho amato.

Una carezza attraversa il suo bel volto, ma dopo un attimo mi ritraggo.

Non indugerò oltre, mio amore maledetto.

Addio mondo, poiché ora il mondo sono io.

 

In una piccola stanza di un altrettanto piccolo ospedale, timidi raggi di sole tentano di riscaldare la sofferenza della donna seduta su una scomoda sedia blu, lo sguardo bagnato di lacrime amare.

A fianco della donna, un letto.

Adagiata su quel letto anonimo, con migliaia di cloni in ogni regione di ogni stato, una ragazza.

Gli splendidi occhi verdi sono celati da palpebre sottili, è in coma.

I medici dicono che non ha molte speranze di risvegliarsi, anche se non ne capiscono il motivo.

Ma più di ogni altra cosa, non sanno spiegarsi quel sorriso.

Il sorriso apparso sulle labbra leggermente screpolate della ragazza quella stessa notte. 

   
 
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