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Autore: TooLateForU    31/07/2012    3 recensioni
Sospirai mentalmente, pronto a ringraziare il caro spermatozoo che si era accodato a me quattordici anni fa, quando mi accorsi che quella non era la voce di Tom.Quelle non erano le gambe di Tom.E, certamente, quelle non erano le tette di Tom.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Boom. Boom. Boom.
“Bill, ma sei annegato nel cesso? Sbrigati, devo entrare!”
Ruotai gli occhi al cielo, prima di passare un altro po’ di mascara sull’occhio destro. Quel coglione di Tom stava per sfondare la porta a suon di pugni, e solo perché aveva la vescica frettolosa.
Dio santo, prepararsi in questa casa è un’impresa impossibile. Finirà che mi dovrò truccare sul soffitto, accanto alla parabola, ve lo dico io.
“Un minuto e ho fatto.” Urlai.
Dovevo rendermi presentabile, dannazione, perché non lo capivano? E se lei mi fosse passata davanti proprio oggi, che figura ci avrei fatto?
Dopo circa venti minuti tolsi la chiave dalla serratura e aprii la porta, ritrovandomi a due centimetri da me quella faccia da cazzo di mio fratello.
Madonna, se questa doveva essere la mia faccia senza trucco, mi sarei trasferito dentro la nuova make-up pallette di Dior.
“Ma ti ci impegni per farti gonfiare da quelli di quarto?” sibilò, osservando con una smorfia tutto il mio trucco.
Mi strinsi nelle spalle, e lo superai. Sai che me ne importa, di quelli di quarto.
Io ho cose più importanti a cui pensare.
Angela.
 
 
per favore, mi daresti il tuo indirizzo? ho una lettera d’amore..
 
“E nel 1933 Hitler salì al potere, dando inizio alla..”
Bla bla bla. Ma che palle, perché dobbiamo per forza studiare storia? E’ tutta roba vecchia, morta, sepolta. A quattordici anni, abbiamo altri interessi, tipo vivere la nostra vita, invece di studiare.
Volevano un riassunto della seconda guerra mondiale? Perfetto, era facile: BUUM, BUUM, SPLASH, KABOOOM, FSHUUU.
Ecco.
Sospirai, e alzando gli occhi mi ritrovai di nuovo a fissare il secondo banco a destra. Capelli ricci, neri e lunghi fino alla vita, nasino all’insù e due occhi verdi che potevi rimanerci secco.
Angela Böhm era la ragazza più bella che avessi mai visto. Ma era anche posata, gentile, altruista, spiritosa..
…Mi dicevano. In realtà non ci avevo mai parlato, però ero sicuro che fosse perfetta. Certe cose te le senti, dannazione, e vi posso assicurare che ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano mi sentivo come se stessi per vomitare fuori il cuore da un momento all’altro, le budella mi si attorcigliavano e mi si seccava la lingua.
Oddio, detto così può sembrare sgradevole, ma provarlo è tutta un’altra cosa.
Andiamo, guardami guardami guardami guardami guardami..  
Guardami.
GUARDAMI!
“Kaulitz?”
La voce della Vogel mi riscosse dai miei tentativi di telecinesi, e riportai gli occhi sulla sua grassa e sciatta persona. Mi fissava con quegli occhietti da topo, severa.
Ma che vuole?
“Mm?”
“Rispondi alla domanda.”
La domanda. Certo, la domanda che aveva fatto e che io avevo sentito, ovvio.
Puttana.
Mi guardai disperatamente intorno, alla ricerca di un suggerimento, ma chiaramente quegli stronzi dei miei compagni di classe non si disturbavano e continuavano a vegetare.
“Churchill!”
Era poco più di un sussurro, eppure l’avevo sentito benissimo. Guardai precipitosamente Angela, che si era rannicchiata sulla sedia per potermi suggerire.
Oh signore nell’alto dei cieli..
“Kaulitz!”
“Eh? Sì, Churchill è la risposta.” Risposi, velocemente, e l’espressione contrita della Vogel mi fece capire che avevo azzeccato.
Ah ah, e adesso che dici stronza? Tornò a guardare il libro sulla cattedra e a spiegare la sua patetica lezione, ma io non le prestavo la minima attenzione. Mimai un ‘grazie’ con la bocca in direzione di Angela, e quando lei mi sorrise in risposta mi sentii quasi esplodere dalla felicità.
Tralala, la vita è meravigliosa, tralala, Angela sa che esisto, tralalala..
 
 
per favore, mica me lo fai un sorriso che ci scrivo una canzone?
 
 
“Ehi checca, ti sei svegliato bene oggi eh?”
Inspirai, chiudendo gli occhi e sistemandomi una manica della mia felpa che era un po’ scivolata.
Non. Ti. Incazzare. Come diceva sempre Tom ‘alle ragazze non interessa quanto sei alto, a loro interessa il tuo caz..’
“Molto bene, grazie.” Ribattei, continuando a camminare ed ignorando la sua enorme ed ingombrante presenza dietro di me.
Quando però mi afferrò per una spalla facendomi volare sulla colonna alla mia destra, la mia povera colonna vertebrale non poté più ignorarlo.
Ahia. Ahia, cazzo.
“Ma guarda, ti sei messo anche lo smalto..” continuò sprezzante, e il suo alito puzzava già di birra “Sei un finocchio.”
“Okay.”
“Ti fai pagare o ti metti gratis a novanta?”
“Dipende. A tuo padre ho fatto lo sconto.”
Mi sembrò quasi che i suoi insipidi occhietti azzurri mi volessero bruciare vivo, mentre vedevo il suo pugno alzarsi e potevo già sentire il seguente schianto sul mio naso.
Ma dove cazzo sta Tom quando serve?!
“Daan, che stai facendo?”
Sospirai mentalmente, pronto a ringraziare il caro e vecchio spermatozoo che si era accodato a me quattordici anni fa quando mi resi conto che quella non era la voce di Tom.
Quelle non erano le gambe di Tom.
E, certamente, quelle non erano le tette di Tom.
Angela spostava velocemente lo sguardo da me allo psicopatico che mi perseguitava da mesi, velocemente.
Me, lui, il suo pugno, me, lui, il suo pugno..
Ma dio santo, che figura da demente che stavo facendo. Uno stecchino tremante con i capelli più idioti di sempre messo spalle al muro da un gorilla deviato, ecco come dovevo apparirle.
“Dolcezza, ho da fare, ci vediamo dopo neh?” replicò Daan, tra i denti, prima di girarsi di nuovo minaccioso verso di me.
Ahiahiahiahiahia..
“DAAN, ti voleva l’allenatore di pallanuoto.” Insistette lei, gelida. Il pazzo furioso mi lanciò un’ultima occhiataccia prima di allontanare il suo adorabile pugno dalla mia adorabile faccia, sputare sulle mie scarpe, e poi allontanarsi.
“Tutto okay?” domandò Angela, avvicinandosi lentamente.
Oddio, mi stava parlando. Basta fare la mocciosa, Bill, di’ qualcosa di figo, di forte. Qualcosa che Tom approverebbe. Cosa aveva detto a quella biondina di secondo, l’altro giorno? Cavolo, quella aveva due bocce gigantesche, le cose più grandi che avessi mai visto. Ma non le pesavano, mentre camminava?
E quando correva?
“Bocce.” Dissi, senza accorgermene, e Angela alzò le sopracciglia.
“Oddio no, non intendevo le bocce! Cioè, pensavo a..a..mio nonno, che gioca a bocce al circolo per gli anziani, tutte le domeniche e..”
Lei si mise a ridere, ed io provai l’irrefrenabile voglia di scavare una profonda buca nel pavimento e rimanerci dentro per il resto dei miei giorni.
Però cavolo, che sorriso. Se dovevo sparare stronzate per farla ridere, accettavo la sfida. Al massimo chiedevo aiuto a Tom.
“Sei proprio un tipo bizzarro. Ci vediamo.” Accennò un saluto con la mano, prima di darmi le spalle e camminare verso il cortile.
 
 
aspettiamo l’autobus io e te, sembriamo veri si però ma che mi aspetto? per casa mia ne sono già passati cento..
 
Picchiettavo un piede a terra, seguendo un ritmo ancora quasi inesistente nella mia testa.
Bizzarro. Tipo bizzarro.
Bizzarro in che senso? Cioè, non era la prima che mi definivano bizzarro o strano o matto, ma lei cosa intendeva?
Bizzarro ridicolo? Bizzarro strano? Bizzarro patetico?
Bizzarro..carino?
Feci una smorfia, desiderando che per una volta ci fosse Tom da ammorbare con le mie paranoie. Ma no, proprio oggi lui aveva deciso di trattenersi per vedere la partita di pallavolo.
Pallavolo femminile.
Sbuffai, chiedendomi quanto ci avrebbe messo questo stupido autobus ad arrivare. Si congelava qua fuori, e il cielo era talmente scuro che sembrava quasi notte.
Dall’ MP3 era partita un’orrenda canzone rap che mi aveva scaricato Tom, e mi affrettai a cambiare.
a lovestruck romeo, sings a streetsuss serenade, laying everybody low with a love song that he made..
Ah, i cari e vecchi Dire Straits. Questa canzone era una poesia. Presi a canticchiarla, muovendo impercettibilmente le labbra.
D’un tratto qualcosa strattonò una mia cuffietta, che cadde rovinosamente. Ero pronto ad insultare pesantemente chiunque si fosse azzardato, quando incrociai gli occhi più verdi di tutta Amburgo.
“Oh..” fu tutto ciò che dissi, mentre la osservavo sedersi accanto a me ed infilare la cuffietta in un orecchio.
Stette in silenzio per qualche attimo, poi sorrise “I Dire Straits? Li ascolta sempre mia sorella.” E poi prese a canticchiare la canzone.
Oddio, aveva una voce stupenda. Ma c’era qualcosa che non sapesse fare?
Che non mi lasciasse senza fiato?
“Non ti facevo il tipo da Dire Straits.” Continuò.
“E che tipo mi facevi?” chiesi, senza neanche pensare. Lei sembrò soppesare la domanda per qualche attimo, poi scrollò le spalle.
“Non lo so. Una sorta di metallaro o punk, credo.”
Dovette accorgersi della mia faccia disgustata, perché scoppiò a ridere “Non era un insulto, eh.”
“Nono, lo so, però..eri fuoristrada.”
“Siamo nella stessa classe da un anno e non so praticamente niente di te. Sei così misterioso.”
Ti amo, fine dei misteri.
“Mi piace la bavarese.” Esclamai, senza nessuna buona ragione, ma per lo meno lei rise.
“Anche a me. Colore preferito?”
Quello dei tuoi occhi.
“Nero.”
“Canzone preferita?”
La tua risata.
“The show must go on.”
“La ragazza che ti piace deve essere..?”
Te.
“Ma che razza di domanda è?” protestai, aggrottando la fronte, e potrei giurare che lei quasi arrossì.
“Era così, per dire.” Stava per aggiungere altro, quando il 63 direzione Deichstrasse si fermò sbuffante proprio davanti a noi e lei si alzò velocemente in piedi, raccogliendo tutta la sua roba e staccando la cuffia dal suo orecchio.
“Scusa, è il mio. Ci vediamo!” mi salutò, e non ebbi neanche il tempo di dirle qualcosa di sensato che si era già girata.
A metà strada però si fermò, e credo che il mio cuore mancò parecchi battiti. Forse ero morto.
Chi te lo dici quando ami così tanto una ragazza che finisci per crepare?
Tornò indietro di corsa, e come se fossimo in uno di quei filmetti rosa che piacciono a mamma mi scoccò un bacio sulle labbra, a freddo.
Sentii le campane, le onde del mare, i fuochi d’artificio e tutto il resto. Ed ero sicuro che qualche elefante stesse ballando la samba sulle mie viscere.
“Ciao Bill.” mi salutò di nuovo, più rossa ed affannata. Poi corse di nuovo verso l’autobus, e stavolta salì sul serio.
Rimasi solo alla fermata, come un idiota, a chiedermi se fosse successo sul serio o me lo fossi solo immaginato.
Decisi di non pensarci. Mi aveva baciato, e finto o reale che fosse, era stata la cosa più bella di sempre.
Angela.





madoooooonna, mi è venuto il diabete scrivendo questa one-shot. so che è un po' una schifezza, ma who cares? mi andava di pubblicarla.
comunque, apparte romeo and uliet dei dire straits, l'altra canzone citata in corsivo è 'tra la luna e la tua schiena' dei ratti della sabina. adorabile ;)
okay,prendo la vanga e mi sotterro. adieu.
   
 
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