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Autore: Livia_vitty    31/07/2012    9 recensioni
Cosa succederebbe se Kurt Hummel, Carson Phillips e Chris Colfer si incontrassero?
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chris Colfer
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kurt Hummel e Carson Phillips non si erano mai sopportati.
Era capitato che fossero finiti nella stessa classe per materie come letteratura inglese o grammatica, avevano parlato due o tre volte e tanto era bastato.
Erano forti, sarcastici e forse stronzetti alla stessa maniera, ma Kurt davvero non capiva la necessità delle frequenti battutine gratuite e antipatiche di Carson e i suoi continui tentativi di far cambiare idea alle persone a proprio piacimento.
Carson era l’acido ragazzino trasferitosi dalla California all’inizio dell’anno e, dal canto suo, era ambizioso ai limiti dell’umanamente possibile. Trovava ben facile passare come un carrarmato sopra tutto e tutti pur di raggiungere i suoi scopi, ed era forse per questo che non sopportava Kurt Hummel e il suo costante atteggiamento da “amico-perfetto-&-anima-pia-che-c’è-sempre-per-tutto-e-tutti-specialmente-per-quella-perdita-di-tempo-umana-di-Rachel-Berry”. Carson davvero non capiva: il sogno più grande di Kurt (e di quella piattola della sua amica) era entrare alla NYADA -ormai al Glee Club della scuola non si parlava d’altro- e allora perché continuava a lasciarsi influenzare dai consigli della sua amica, addirittura AIUTANDOLA a mettersi tra Kurt stesso e il suo obiettivo?
Per Carson, Kurt era un ingenuo. Per Kurt, Carson era stronzo e senza cuore.
Era per questo, forse, che si evitavano il più possibile, entrando a contatto soltanto quando strettamente necessario.

La campanella aveva deciso finalmente di muovere il culo dopo quella che sembrava un’interminabile e straziante ora di chimica applicata (un’altra lezione che i due affiatatissimi amici per la pelle avevano la fortuna di condividere), e con un sospiro di sollievo, la cui portata avrebbe avuto la capacità di far volare una mongolfiera, gli studenti iniziarono a mettere in borsa le proprie cose e a fuggire dall’aula. Carson, come al solito, si avviò completamente da solo verso i corridoi che portavano all’uscita da quella gabbia di matti, Kurt invece aspettò qualche secondo che Rachel, Mercedes e Blaine raccogliessero i propri libri per poi uscire insieme a loro. Carson butto un occhio dietro di sé: “Tipico” - pensò - “aspetta pure la gente che ti rallenta, bello mio. Prima ti rallentano l’uscita da scuola, poi ti rallentano il mondo. Stupido Hummel.”
Carson davvero non sapeva per quale assurdo motivo continuava a sentire i suoi nervi ribollire quando vedeva Kurt perder tempo dietro ai suoi amichetti. Forse, in cuor suo, sapeva che non erano poi tanto diversi, e pensava fosse davvero un peccato gettare al vento un pacco umano di sogni e grinta. Forse avrebbe voluto anche lui sperimentare cosa significasse avere amici. O forse, e più probabilmente, era semplicemente un sociopatico.

Girato l’angolo adiacente al cortile esterno, Carson venne colpito, come un fulmine a ciel sereno, da un manifesto che catturò la sua attenzione all’istante: Chris Colfer, il suo autore preferito, sarebbe passato in Ohio a giorni per il suo tour di autografi e incontri con i fans.
Chris era l’idolo di Carson: aveva solo qualche anno in più di lui, ma aveva fatto davvero tantissimo. Era stato preso a 18 anni per un ruolo scritto appositamente per lui in una serie TV di gran successo (la quale, inspiegabilmente, gli faceva sempre pensare a Kurt), aveva vinto Emmys, un Golden Globe a 21 anni, aveva scritto e prodotto un film di successo, e adesso era diventato uno scrittore di fama mondiale. Era a lui che si ispirava, era come lui che voleva diventare. Aveva sempre ammirato la sua capacità di DISTRUGGERE gli ostacoli davanti a sé e la sua proverbiale tenacia. Il ragazzo sapeva che la storia di Chris Colfer non era molto diversa dalla sua: certo, Carson non era vittima di bullismo, ma sentiva che il suo idolo sapeva cosa significasse essere odiato da tutti e disprezzato per le proprie brillanti qualità.
E così si attivò, nella sua mente, un meccanismo fin troppo familiare: l’incontro col suo idolo si arrampicò fino alla cima della sua pila immaginaria di piccoli obiettivi e grandi sogni. Lui DOVEVA incontrarlo.
 
Kurt salutò i suoi amici e il suo Blaine, ed entrò finalmente in casa. Gettò la borsa sul divano del salotto e corse come un fulmine al piano di sopra, impaziente di scrivere il suo curriculum e la sua lettera di presentazione per la NYADA. Senza, però, aver fatto prima un giro su Tumblr. Aprì il link della dashboard e…
ODDIO.
CHRIS COLFER STAVA PER ARRIVARE IN OHIO.
Dopo aver fatto uno stamp della notizia con mano tremante e averla postata sulla pagina facebook su Chris Colfer di cui era amministratore, prese il telefono e digitò il numero del suo ragazzo.
“Pronto?”
“Blaine.”
“Kurt, dimmi! Ci siamo lasciati un minuto fa, è successo qualcosa?”
“Blaine.”
“Kurt, so bene qual è il mio nome! Dimmi!” - Blaine rise.
“BLAINE.”
“Kurt.”
“BLAINE!”
“Kurt!”
“Blaine…”
“Kurt, dobbiamo andare avanti ancora per molto? Ma… stai singhiozzando?”
“BLAINETUNONHAIIDEADICOSAHOAPPENASCOPERTO.”
“Calmati, e scandisci le parole per favore!”
“Blaine. Chris Colfer sarà in Ohio tra pochi giorni per un incontro con i suoi fans! Blaine ti rendi conto? Sa dell’esistenza del nostro staterello sperduto! Aspetta che controllo le date e il luogo… OMMIODDIO! Sarà a Columbus tra cinque giorni e a Cincinnati tra sei! Io opterei per la data a Columbus, è molto più vicina a Lima rispetto a Cincinnati… Blaine, spero tu sappia che ci andremo.”
“Kurt, sono stra-felice che tu sia così contento ed eccitato, ma sono costretto a ricordarti che io dopodomani devo partire e starò via per una settimana…”
“Ah. Vero. Beh, uffi. Sarò costretto ad andarci da solo. Poi però non essere geloso quando quel Dio sceso in terra sperimenterà il più grande colpo di fulmine della sua storia non appena mi vedrà. BLAINEMATIRENDICONTOINCONTRERO’CHRISCOLFER? Devi perlomeno aiutarmi a decidere cose indosserò per l’occasione…”
Blaine rise di nuovo. Adorava quando il suo ragazzo era euforico per qualcosa, e trovava meraviglioso l’entusiasmo che lo animava quando era contento. E, più di tutto, adorava il modo in cui amava il suo idolo.
Non poteva negarlo: Chris aveva fatto molto per Kurt. Le sue parole lo avevano ispirato giorno dopo giorno, sin dal suo primo anno di liceo; Chris lo aveva aiutato a fare coming-out e ad accettare la sua sessualità, gli aveva fatto capire che spesso e volentieri i bulli erano più spaventati da lui di quanto lui non lo fosse da loro, ed era per questo che adesso, quando gli urlavano quella parola che iniziava per F nei corridoi della scuola, non provava più tanto dolore. C'era già stato qualcun altro prima di lui, e adesso quel qualcuno era diventato una delle 100 persone più influenti del mondo secondo il Times.
Chris Colfer e Kurt Hummel erano molto, molto simili.
 
Il fatidico giorno era arrivato.
Kurt diede un colpo secco alla sua sveglia sul comodino. Aprì gli occhi come un invasato, come se non vedesse l’ora di svegliarsi da quell’inutile sonno.
Carson buttò per aria le lenzuola e scattò fuori dal suo letto.
Kurt si fece una doccia veloce e indossò i vestiti che aveva accuratamente scelto la sera prima.
Carson programmò la meta ‘Columbus’ sul suo navigatore satellitare.
Kurt perse dieci minuti ad acconciarsi il ciuffo, sperando di riuscire a riprodurre fedelmente quello di Chris.
Carson afferrò la sua borsa, scese per le scale e, come di consuetudine, mandò a quel paese sua madre che usava blaterargli cose senza senso dal salotto, stesa sul suo adoratissimo divano.
Kurt entrò nel suo SUV.
Carson fece un salto nella sua decappottabile.
E insieme, pur senza saperlo, si avviarono verso l’incontro della loro vita.

C’era da aspettarselo: il Book Loft di Columbus era gremito di gente. Ragazzi e ragazze di ogni età erano in fila davanti all’entrata della libreria, alcuni addirittura erano seduti per terra e improvvisavano un picnic.
“Previdenti!” –pensò Kurt.
“Maledetti.” –pensò Carson.
E a un certo punto, mentre tutti e due si disperavano interiormente per la gigantesca fila, i loro occhi azzurri si incontrarono.
“Fantastico, solo questo ci mancava!” –pensarono entrambi. 
Camminarono l’uno verso l’altro, salutandosi con un cenno della mano.
“Che ci fai qui, Carson?”
“Uhm, niente, a dire il vero mi annoiavo di stare a casa a grattarmi la pancia, così ho pensato Hey! Perché non guidiamo per un’ora e mezza fino a Columbus e vediamo cosa si dice nella capitale? Poi, una volta arrivato qui, sono stato colpito da una botta di culo: guarda un po’, nientepopodimenochè il mio idolo si trova proprio a Columbus per un incontro coi suoi fans! Ah, le coincidenze…”
“Carson, mi hai appena fatto sprecare 18 secondi della mia vita.”
“Anche la tua stupida domanda mi ha fatto sprecare 18 secondi della mia vita, Hummel.”
Si scambiarono un’occhiataccia, e poi, nel silenzio più religioso di cui erano capaci, si misero in fondo alla fila, l’uno accanto all’altro.
Kurt chiamò Blaine almeno 6 volte durante l’attesa e lo inondò di parole ben poco scandite; Carson non poteva far altro che alzare gli occhi al cielo ogni volta che quella checca impazzita cacciava gridolini entusiasti quando la fila si muoveva in avanti. In ogni caso, quella di Carson era una copertura: dentro di sé stava fremendo, e, non avendo altro modo di esprimere la sua euforia, si limitava a deridere e ridicolizzare interiormente le eccessive manifestazioni di gioia del suo compagno di scuola. Più che altro, stava tentando in tutti i modi di aggrapparsi alla boa della sua reputazione e di non farsi trascinare nel vortice contagioso dell’impazienza di Kurt.
Era quasi arrivato il loro turno di entrare.
“Voi due state insieme, ragazzi?” –chiese la guardia del corpo di Chris all’inizio della fila.
“Preferirei morire colpito da un fulmine.” –disse Carson, inespressivo.
“Idiota, non intende mica in una relazione! Vuole sapere se il nostro incontro con Chris lo faremo insieme o separati. Tu che dici?”
“Ragazzi” –li interruppe la guardia, che presumibilmente si chiamava Conner, vista la scritta a caratteri cubitali sul cartellino che aveva appiccicato sul petto – “Se siete amici vi consiglio di andarci insieme all’incontro. Il signor Colfer sarà costretto a lasciare il Book Loft a breve, e il numero degli incontri è limitato… Ci sono ancora tante altre persone che aspettano il loro turno.”
“Fantastico. Andiamo Kurt, ma non osare interrompermi mentre parlo con Chris Colfer.”
“E tu fà lo stesso, Phillips.”

Non appena Conner li fece entrare nel salottino “Meetings” del Book Loft, i loro cuori persero un battito. Stavano finalmente per stringere la mano alla persona che aveva cambiato le loro giovani vite.
Chris li stava aspettando seduto dietro a un tavolo di legno, circondato da scaffali pieni di libri. Aveva un bicchiere di Diet Coke accanto a sé. Indossava una camicetta a mezze maniche a quadretti rossi e bianchi, sotto alla camicia si intravedeva una canottina bianca. Kurt strinse con una presa mortale il braccio di Carson, che era troppo occupato a ripassare metodicamente nella sua testa le domande che avrebbe posto a Chris per preoccuparsene.
Si avviarono verso il tavolo: il passo di Kurt era tremante e quasi non si sentiva più le gambe, quello di Carson era deciso e procedeva ad ampie falcate.
“Ciao ragazzi! Cavolo, ma siete gemelli per caso?” –esclamò Chris non appena li vide prendere posto davanti a sé.
Carson sorrise incerto e fece per aprir bocca, ma Kurt lo battè sul tempo.
“Signor Colfer, mi chiamo Kurt Hummel e lei è praticamente il mio idolo, ho anche una pagina facebook su di lei, sa? Non ha idea di quanto mi abbia aiutato nel corso di questi anni, e non ha idea di quanto sono felice di avere l’opportunità di poterle parlare per qualche minuto…”
“Grazie Kurt!” –rispose Chris sorridendo lusingato, mentre Carson iniziava a sentire i suoi nervi salire a fior di pelle. Decise che doveva intervenire, o avrebbe tirato un pugno in faccia a Kurt.
“Signor Colfer, molto piacere, mi chiamo Carson Phillips e ammiro tantissimo la sua tenacia e la sua determinazione… ho giusto qualche domanda da farle…”
“Piacere mio, Carson! Sono qui per questo, dimmi pure.”
Carson prese un respiro profondo, prima di incominciare con tono solenne e professionale: -“La mia passione è scrivere. Il mio più grande sogno è diventare editore del New Yorker ed essere il più giovane giornalista a comparire nelle maggiori testate americane, può darmi qualche consiglio per raggiungere la mia meta?”
“Beh” –rispose Chris con aria colpita – “Vedo che siamo ambiziosi qui! Mi ricordi un giovanissimo me: anche la mia passione è scrivere”
“Lo so!” –interruppe Kurt, con voce stridula e occhi praticamente a cuoricino.
Chris non si tolse il sorriso dalla faccia neppure per un momento, guardò Kurt per un secondo e continuò a Carson -“Tu hai le idee così chiare sul tuo futuro, Carson. Sei già a metà del lavoro. Io ero molto diverso dalla maggior parte dei ragazzini, stavo a casa, scrivevo e inventavo storie quando gli altri andavano alle partite di football, e... credo di aver canalizzato tutta la mia energia nel voler andarmene dalla mia piccola città natale e fare qualcosa della mia vita.”
Carson sentiva gli occhi umidi. Dal vivo, sentiva quel ragazzo ancora più vicino di quanto non lo sentisse attraverso un televisore, un suo libro o lo schermo del pc.
“Farò lo stesso, signor Colfer. Lo prometto a lei, e lo prometto soprattutto a me stesso.”
“E’ questo lo spirito giusto, Carson.” –concluse Chris.
“Signor Colfer, vorrei condividere la mia storia con lei, se mi è possibile.” –Kurt intervenne con la voce tremante. Chris appoggiò i gomiti sul tavolino, si protese leggermente in avanti e annuì con aria interessata verso Kurt.
Kurt si schiarì la gola e incominciò –“La mia vita è stata un inferno fino a qualche tempo fa. Ho sempre saputo di essere gay, sin dalla tenera età, quando preferivo giocare con le bambole anziché con le Micro Machines, ma avevo una paura tremenda di dirlo agli altri, specialmente a mio padre, il mio punto di riferimento da quando mamma se n’è andata. Dopo un po’ di tempo glielo dissi, e lui non fece altro che abbracciarmi e assicurarmi che per lui non sarebbe cambiato nulla. A scuola la situazione era tragica: ero costantemente vittima di bullismo, Carson può confermare. Venivo sbattuto contro gli armadietti quasi tutti i giorni, venivo buttato nei cassonetti della spazzatura e chiamato nei peggiori modi. Fatina, finocchio, frocetto, checca… Un giorno, poi, mio padre ricevette una chiamata anonima: si sentì dire ‘tuo figlio è un finocchio’. Vidi la sua espressione, volevo morire. Ero certo di essere entrato in depressione, quando un giorno accesi il computer e mi informai sul Trevor Project. Delle parole mi colpirono profondamente, le ricordo ancora a memoria: ‘so cosa significa essere preso di mira ed essere vittima di bullismo ogni giorno. So che può sembrare che non sia rimasta nessuna chance per essere felici, ma prometto che esiste un mondo pieno di amore e accettazione che non aspetta altro che essere scoperto. Sappi che hai degli amici, che sei amato, che non sei da solo. Prometto che andrà molto, molto meglio.’ Le ricordano qualcosa, signor Colfer?”
Chris annuì, incapace di dire altro. Aveva gli occhi pieni di lacrime. Incredibilmente, anche Carson.
“Chiamai quel numero. Mi aiutarono ad uscire piano piano da quel tunnel di tristezza che mi aveva risucchiato, ero diventato quasi dipendente dal loro centro d’ascolto. Poi, un giorno, mi resi conto che le sue parole, signor Colfer, erano vere. I miei amici mi hanno accettato ed aiutato a difendermi dai bulli che, ahimè, non hanno smesso di prendermi di mira. L’anno scorso ho persino dovuto cambiare scuola per questo, ma, alla fine, questa non è una storia molto triste, perché ho trovato l’amore. Si chiama Blaine, e si è trasferito nella mia scuola perché ‘non può stare lontano dalla persona che ama’. Le sono davvero riconoscente, perché lei mi ha dato forza e speranza. So che la mia storia è molto simile alla sua, è per questo che mi sento così vicino a lei. Le sue parole, il suo impegno umanitario dentro e fuori dal set della sua serie televisiva, mi hanno aiutato davvero tanto…”
Kurt sentiva la gola secca, sia per l’emozione, sia per il troppo parlare. Ma non poteva, non DOVEVA lasciarsi scappare l’unica occasione che aveva per condividere la sua storia con Chris Colfer.
“Kurt” –iniziò Chris, asciugandosi una lacrima –“sono i ragazzi come te che mi fanno sentire fiero di ciò che faccio. Sono fiero di te, e sono contento di rappresentarvi in televisione. Siete voi che mi date forza, quindi sii riconoscente a te stesso. Io non ho preso la mia forza e non l’ho trasferita nel tuo cuore, il cambiamento nella tua vita è dipeso solo ed esclusivamente da te.”
Kurt sorrise. Quei minuti, seduto su quella sedia, erano decisamente i più belli della sua vita.
Continuarono così ancora per un bel po’: Carson continuò a chiedergli del suo film, dei suoi libri e ad intervistarlo (così faceva pratica per il suo futuro lavoro unendo l’utile al dilettevole, si diceva tra sé e sé), Kurt ascoltava interessato, e di tanto in tanto, quando quel prepotente di Phillips glielo permetteva, faceva qualche domanda anche lui. Poi gli raccontò anche della NYADA.
Non sembrava affatto un meeting con una celebrità: erano semplicemente tre amici, con tante cose in comune, che chiacchieravano. Persino le guardie del corpo di Chris lo guardavano stranite, ma poi finirono a sorridere insieme a lui.
“Grazie mille signor Colfer, conoscerla è stata l’esperienza più bella della nostra vita” disse Kurt.
“Confermo. I miei più grandi auguri per i suoi progetti futuri!” disse Carson.
Chris strinse la mano a entrambi, e disse –“Sono io ad essere onorato di aver fatto la vostra conoscenza. Siete due ragazzi molto speciali, entrambi mi ricordate me stesso per motivi diversi. Ricordate di non permettere a nessuno di ostacolarvi, ma, nello stesso tempo, non calpestate nessuno. Siate onesti e sinceri, prima con voi stessi e poi con gli altri.”
Kurt annuì vigorosamente, Carson alzò le sopracciglia al cielo e tirò leggermente indietro la testa, colpito da queste ultime parole. Si fecero autografare i loro “The Land of Stories 3”, ed uscirono soddisfatti dalla libreria.

Fuori aveva iniziato a piovere, e Carson non aveva l’ombrello. Si trovò costretto a rifugiarsi sotto l’immenso ombrellone da spiaggia firmato Burberry di Kurt.
Carson battè una pacca sulla spalla del compagno di scuola, dicendo “Non sei così male come pensavo, Hummel. Oggi la mia stima nei tuoi confronti è passata da -27 a -14.”
Kurt sorrise, consapevole del fatto che quello era un grosso passo avanti per uno come Carson Phillips. “Sono onorato! Mi è piaciuto molto quello che hai detto a Chris Colfer prima, in sala. Anche tu sei quasi a posto, Carson. Se solo non ti vestissi come un barbone al quale hanno messo una bomba atomica nella sacca dei vestiti…”
Kurt e Carson risero insieme.
Sulla loro via verso le auto, Kurt decise di chiamare Blaine per la settecentesima volta, raccontandogli entusiasta dell’incontro.
Carson, invece, decise di chiamare Malerie. Voleva bene a quella ragazzona bionda, anche se non l’avrebbe ammesso neppure sotto tortura. Era, senza ombra di dubbio, l’unica amica che aveva.
Poi, mentre entrambi componevano i numeri sulla tastiera del cellulare, videro un lampo colpire all’improvviso un albero non molto lontano da loro. Il rumore era assordante. Subito dopo, andò letteralmente in fiamme.
L’antifurto di qualche automobile iniziò a suonare all’impazzata.
Entrambi sobbalzarono spaventati, mentre qualcuno intorno a loro già chiamava i pompieri per spegnere il fuoco.
“O mio dio!” –urlò Kurt.
“Stà tranquillo Kurt” –scherzò Carson –“forse quell’albero aveva semplicemente avuto un’idea.”
Entrambi risero, di nuovo.
No, quel Carson non era affatto male.











NdA
Ciao a tutti! Vi prego non fucilatemi per questa cosa oscena che ho partorito, e siate clementi: è la prima OS in assoluto che pubblico qui su EFP.
L'idea mi ha colpito come un fulmine (ogni riferimento è puramente causale) ieri sera prima di andare a dormire, e, come dice Chris Colfer: "il fulmine è simile al modo in cui una bella idea ti viene in mente. Te ne stai seduto a pensare e ripensare, e all'improvviso BOOM! Ti colpisce un'idea e ne diventi ossessionato. E' come l'elettricità! Ti colpisce e il tuo corpo ne è divorato finchè non ti uccide. Un'idea si comporta in maniera simile: ti ucciderà se non trovi un modo per farla uscire."
Così eccola qui.

Volevo ringraziare le mie due meravigliose betas, Rossella e Chiara, e dire loro che senza loro due sarei persa. E vorrei ringraziare anche Lily che, da tempi non sospetti, mi ha sempre supportata e incoraggiata a entrare nel "malefico mondo di EFP
".
E ringrazio anche mia sorella, che non leggerà mai questa OS. :)

Infine, ringrazio tutti voi per essere arrivati a leggere fin qui... che dire? Alla prossima!
And keep Colferin' on!

Livia

 

   
 
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