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Autore: AstridxAndros    31/07/2012    1 recensioni
Al tramonto i due bambini continuavano a giocare, ormai il parco era vuoto, e una coltre di neve copriva ogni cosa, ma a loro non importava. Ad un tratto il biondo si fermò, guardò negli occhi la sua amica e lei capì. -quindi... partirai domani?- chiese lei tristemente, il bimbo annuì. L’aria del tramonto sembrava avesse spento tutti i suoni, solo i singhiozzi della piccola lo rompevano. Il bambino le si avvicinò, asciugando le lacrime che le scendevano dagli occhi, -sai che non mi è mai piaciuto vederti piangere... -, -ma, ma - noi... noi non ci rivedremo più!- esclamò la rossa scoppiando in un pianto più disperato. Il piccolo la guardò dolcemente, le si avvicinò, ed un piccolo bacio,dato a fior di labbra, con una dolcezza concessa solo ai bambini, fece smettere la bambina di piangere. -ti ho appena rubato il tuo primo bacio... tornerò per restituirtelo...-.  
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Quella mattina faceva veramente freddo, ed Elisa, munita solo di un leggerissimo giubbotto, affrontava le strade gelate, sbuffando ogni volta che perdeva l’equilibrio. -Eli! Perché non mi hai aspettata?!- chiese una buffa ragazzina tentando di non cadere, -ti ho aspettata, ma poi si faceva tardi!- si giustificò la ragazza. Sofia era al settimo cielo -oggi ho fatto un sogno bellissimo! C’era un principe....- l’amica sbuffò -con il cavallo bianco, che ti portava in un castello?- continuò Elisa con la voce cantilenante, -si!! È stato bellissimo! Poi il mio cane mi ha svegliato leccandomi! E io credevo che fosse il principe!- la ragazza scoppiò in una sonora risata, la prima di quella giornata -sapevo che sarei riuscita a farti tornare il buon umore!- . La giornata, come tutte, fu’ lenta, ma arrivò il momento che Elisa preferiva: la ricreazione!
-Eli! Mangi con me oggi!- urlò Sofia seduta sulla neve che circondava la scuola;  -era una richiesta?- chiese - certo che no!-, lo disse ridendo, come fosse la cosa più normale, e a Elisa sfuggì un sorriso.
-sono tornata!- esclamò entrando in casa, posò il giubbotto all’attaccapanni, -oggi sei scappata così velocemente che ti sei dimenticata la felpa!- disse una donna sbucando dalla cucina, -si, avevo troppa fretta!- rispose sorridendo Elisa, la donna parve preoccupata, -hai avuto freddo?- la ragazza scosse il capo, poi si concesse un altro sorriso prima di salire in camera.  Dopo aver mangiato ed aver fatto i compiti, Elisa andò nel parco. Decine di bambini, infagottati in enormi giubbotti felpati, giocavano con la neve, si sentivano risate e gridolini, mamme che si prendevano cura dei figli piangenti, altre che invece giocavano allegramente, quella vista a lei piaceva, e molti ricordi le ritornavano alla mente.

Quella mattina Robin si svegliò tardi, il giorno prima era arrivato alle prime luci dell’alba, e quella dormita l’aveva rinvigorito. -Alfred?- chiamò -si signore?- il maggiordomo si fece avanti -ha nevicato sta’ notte?- chiese il giovane -si ,signore- sorrise l’uomo, -la neve si è sciolta?- continuò il biondo -può guardare dalla finestra... signore- il ragazzo sorrise, -grazie Alfred...-  poi si avvicinò cautamente alla finestra del corridoio -mi è mancata... - sussurrò sorridendo, fissando lo spettacolo che aveva davanti; l’uomo era sempre più incuriosito da quelle domande,ormai si ripetevano ogni giorno da quasi tre mesi e ancora none capiva la ragione. -buon giorno!- esclamò l’uomo accanto al camino, -buon giorno- rispose il ragazzo, -è ora di pranzo, ti ho fatto preparare i tuoi piatti preferiti!-, Robin sorrise -ti ringrazio-. Dopo aver preparato gli ultimi preparativi per il suo primo giorno di scuola, Robin uscì di casa, -ma ti ricordi com’è la città?- chiese l’uomo baffuto -no- rispose semplicemente il ragazzo -dico ad Alfred di accompagnarti allora!- continuò l’uomo -non ce ne bisogno!- poi uscii di casa. 
Non si ricordava per niente quella città, dove aveva vissuto i primi cinque anni della sua vita, in realtà non era mai stato molto esperto. Mentre quei pensieri percorrevano la sua mente, un vento pungente lo attraversò, facendo arrivare i ciuffi dorati dei capelli sul viso, a quel punto un ricordo invase la sua mente, ricordava quella strada, il giovane si avviò per il parco. Decine di bambini giocavano allegri imbacuccati in giubbotti smisuratamente grandi per il loro indifeso corpicino, quell’oasi di “verde” in mezzo all’asfalto della città lo rincuorava, non sapeva il perché. La maggior parte della sua vita l’aveva vissuta in mezzo al cemento, al ferro, all’asfalto, in mezzo ai colori cupi di un cielo grigio, ora invece, il bianco sovrastava ogni cosa, il verde dei piccoli parchi lo rendevano felice, e le grida di gioia dei bambini gli portavano alla mente ricordi sfocati.
Ad un tratto il suono del cellulare di entrambi ruppe il filo dei loro pensieri, un messaggio: torna a casa abbiamo un appuntamento.
****
Elisa tornò a casa di corsa, si era dimenticata dell’appuntamento, era stata ore a fissare quei bambini perdendosi nel filo dei suoi pensieri, ora doveva fare tutto di corsa. -Elisa te lo eri dimenticata vero?- chiese la donna con tono arrabbiato, -sc- scusa, mamma... - rispose la giovane tenendo la testa bassa, “ecco fatto! Quello che cerco di evitare da tutta una vita! Sono senza speranza!” pensava mordendosi le labbra; a quelle parole la donna perse tutta la sua rabbia, con una pacca sulla spalla ed un sorriso tentò di scusarsi per quel tono -non fa niente, ora va’ a cambiarti... -.
 
Robin tornò a casa di corsa, si era dimenticato dell’appuntamento seguendo i ricordi, come se non bastasse sbagliò strada, si ritrovò davanti a delle indicazioni stradali e riuscì ad orientarsi, passando per la via che l’avrebbe portato a casa, vide una chioma di capelli rossi sparire dentro un’ abitazione, un ricordo molto vago si impossessò di lui, i capelli rossi, morbidi e ondulati scivolavano nella sua mano, mentre dei singhiozzi si acquietavano. Arrivò a casa dopo poco, ma era in ritardo, -Robin! L’avevi dimenticato vero?!- disse l’uomo davanti la porta - sc- scusa, papà- rispose il giovane tenendo i suoi occhi incollati a quelli del padre, “ho fatto la stupidaggine che mi ero ripromesso di non fare più da tutta la vita! Sono un caso perso!” pensava Robin. L’uomo a quelle parole si addolcì -ora vai a cambiarti- disse questa volta sorridendo, per Robin significò molto.
La ragazza dopo cinque minuti era pronta, un vestito bianco, lungo fino alle ginocchia, capelli sciolti sulle spalle, un cappotto la ricopriva interamente, anche questo bianco. Sua madre aveva insistito tanto per comprarle quell’ abito, “l’uomo che incontreremo è un vecchio amico che non vedo da tantissimo tempo! ci tengo che tu faccia una bella figura!” aveva detto la donna mostrandole il vestito contenta, ad Elisa non restava che assecondarla.
Andarono in un ristorante che a prima vista sembrava costosissimo, la donna si avviò verso un cameriere per chiedere del tavolo, mentre lo sguardo di Elisa vagava per la sala. Il cameriere le guidò in una saletta privata con al centro un tavolo, lì un uomo ed un ragazzo aspettavano. Quando la donna oltrepassò la soglia l’uomo scattò in piedi accogliendola, dopo i saluti esclamò -Questa deve essere tua figlia!- Elisa sorrise timidamente, oltrepassò sua madre e si presentò -piacere Elisa... - l’uomo le sorrise -il piacere è tutto mio!- poi le sorrise. -questo invece è il mio!- esclamò spostandosi, il ragazzo che poco prima era seduto a parlare con il padre ora era davanti a lei, alto capelli dorati, bellissimo... -il mio nome è Robin- disse guardandola con i suoi occhi smeraldo, -il mio Elisa, piacere di conoscerti-. Lo fissò per tutta la sera, il suo viso, i suoi capelli, i suoi occhi, il suo nome, le facevano riaffiorare ricordi ma non capiva.
Il giovane dopo pochissimi minuti era già in macchina con suo padre, vestito con un classico smoking, capelli tirati con il gel, “mi sento proprio ridicolo! un ridicolo ricco figlio di papà!” pensava, suo padre aveva insistito tanto per vederglielo indossare che non poté fare altro.
-dobbiamo vederci con una mia vecchia amica! Non la vedo da tantissimo tempo!- il ragazzo sorrise, quell’uomo era felicissimo!
Arrivati in uno dei soliti ristoranti per ricchi, un cameriere li guidò in una saletta privata, fortunatamente ancora non era arrivata, -ma se è una tua vecchia amica, perché ci devo essere anche io?- chiese Robin -perché ci sarà anche sua figlia! Non poteva mica lasciarla da sola!- rispose il padre con naturalezza, “sarà una di quelle snob che piacciono tanto a lui!” pensò il ragazzo. Quando una donna entrò nella sala, l’uomo scattò in piedi andandola ad accogliere,ed il giovane lo seguii. Dopo i saluti si presentò. Davanti a lui una ragazza, la superava di una spanna buona, i capelli rossi, gli occhi azzurri, era bellissima... -il mio nome è Robin- disse tentando di essere naturale, -il mio Elisa piacere di conoscerti- gli rispose, anche la sua voce la trovava bellissima. il suo sguardo qualunque cosa facesse si posava sempre su di lei, e a sua volta lei lo guardava; Robin non riusciva a capire, il suo viso i suoi capelli, i suoi occhi, persino il suo modo di fare, facevano riemergere in lui ricordi incomprensibili.
****
Quella mattina Elisa si alzò con il solito freddo, si vestii e uscii di casa. La sua migliore amica quella mattina non ci sarebbe stata, era rientrata a casa la notte dopo il compleanno della sorella, e la madre l’aveva lasciata dormire. Quando entrò la classe era in agitazione. -che succede?- chiese Elisa ad alcune ragazze, -la preside ha detto che avremo un nuovo compagno!- era perplessa, non era una notizia così entusiasmante -e allora?- loro cominciarono a fare dei risolini eccitati -Laura della seconda N. ha detto che è troppo carino!- si andò a sedere, “tutta questa agitazione per uno che sicuramente sarà il solito ricco figlio di papà” pensò Elisa prendendo il libro di letteratura. -buon giorno!- esclamò entusiasta la preside, in un attimo tutti i ragazzi erano seduti con il libro aperto, -buon giorno!- risposero in coro, Elisa sorrise, -da oggi come già sapete avrete un nuovo compagno!- un mormorio si alzò dai ragazzi, la donna si spostò lasciando spazio al ragazzo -buon giorno a tutti! Il mio nome è Robin!- un coro di “oh” si alzo dalle ragazze, mentre i ragazzi lo fissavano increduli, Elisa guardava la scena, “quel ragazzo...” pensava.
Quella mattina Robin si alzò presto,e come al suo solito... -Alfred?-  -si signore?-  -ha nevicato sta’ notte?-  -si ,signore-, -la neve si è sciolta?- -può guardare dalla finestra... signore> il ragazzo sorrise, -grazie Alfred...- poi si avvicinò alla finestra del corridoio. Quel giorno era agitato, si vestii e accompagnato da Alfred uscii di casa. Nel grande spiazzale della scuola, solo pochi ragazzi chiacchieravano, era ancora presto, Alfred lo guidò in presidenza dove la preside in persona lo aspettava con trepidazione. -buon giorno! E benvenuto nella nostra scuola!- disse lei gesticolando con le mani; “è vero che sono figlio di una persona  importante, ma questo è troppo!” pensò il giovane cercando di trattenersi, dopo un discorso che sembrò durare una vita, arrivò il momento di entrare nella sua nuova classe. La preside lo guidò lungo un corridoio, le classi apparivano a ritmo regolare, lo stesso non facevano i battiti del suo cuore, che aumentavano ad ogni passo. La preside entrò finalmente nell’ultima porta e lo stesso fece Robin. -da oggi come già sapete avrete un nuovo compagno!- un mormorio si alzò dai ragazzi poi il ragazzo si presentò -buon giorno a tutti! Il mio nome è Robin!- erano le uniche cose che riusciva a dire, ma subito dopo si tranquillizzò, era piaciuto!
-Robin puoi sederti accanto a Elisa per oggi!- gli disse la professoressa, lui rimase interdetto, poi vide una ragazza alzarsi, era lei, la ragazza che aveva incontrato il giorno prima ora era diventata la sua compagna di banco. Sorrise alla professoressa e facendo un impercettibile inchino, andò a sedersi accanto ad Elisa, dire che era agitato ora era poco.
-Robin puoi sederti accanto a Elisa per oggi!- erano le uniche parole che non voleva sentire, era agitata, poi notò che anche il giovane lo era e molto, si alzò e gli sorrise. A ricreazione il giovane fu’ assediato da compagni e compagne e lei andò fuori, sulla neve, quel tempo faceva riaffiorare i ricordi, immagini sfocate che ancora non riusciva a capire, era frustrante, non ricordare, eppure a volte qualcosa compariva, in quei giorni più spesso del solito, “sarà a causa sua?” si chiese Elisa, guardandosi attorno incrociò lo sguardo del ragazzo, che le sorrideva, -posso sedermi qui?- chiese gentilmente il giovane - c- certo- rispose lei.
-scommetto che non sei di queste parti!- diceva una ragazza -io invece dico che sei nato qui! Ti sei trasferito da piccolo vero?-  chiedeva l’altra, da quando era iniziata la ricreazione non facevano che riempirlo di domande, none poteva più! altro ronzava nella sua mente, “credo di averla già incontrata....” pensava. Lei era seduta sulla neve, da piccolo adorava farlo, si sentiva a contatto con la natura, i loro sguardi si incontrarono e allora si decise. -posso sedermi qui?- chiese, una marea di dubbi riempiva la sua testa, “sarà come me? O è tutto frutto della mia immaginazione, si ricorderà? Avrà avuto la mia stessa sensazione?” pensava. Lei lo guardò e gli sorrise, quanto era bella! Sorrise anche lui.
****
“ -la mia nuova mamma ha detto che partiremo fra poco... - disse il biondo tristemente  - ma- ma io non voglio che te ne vai!- disse la rossa piangendo, il piccolo la abbracciò, -sai che tornerò!- -non lo so!- -tornerò! E domani staremo tutto il giorno insieme te lo prometto!- -sicuro?- -al 100 per 100!- lei smise di piangere. le sue mani immerse nei capelli dell’amico -buonanotte! Ti voglio bene!- disse sorridendo sciogliendosi da quell’abbraccio,il piccolo ricambiò.”
 
Elisa si svegliò perplessa, era ancora presto, si vestì e si fermò per fare colazione. -Eli, che hai?- chiese la donna porgendole una tazza con del latte, -niente perché?- chiese fermando i suoi pensieri -sembri molto meno sveglia del solito!- -mi sono appena svegliata!- sorrise lei. Sara come al solito stava raccontando uno dei suoi strani sogni, questa volta però Elisa aveva altro a cui pensare, “mi ricorda qualcuno... chi?”.  -aiutatemi a togliermi dai guai vi prego!- Robin era spuntato da chissà dove e ora stava implorando le due ragazze, loro lo guardarono perplesse -che è successo?- -quella ragazzina, Alice credo che si chiami, è da ieri che mi sta’ incollata, ora mi obbliga a sedermi con lei! So che è scortese dirle di no, non so che fare!-. le giovani risero, -non preoccuparti, io oggi volevo mettermi con Vera, puoi rimanere dove sei!-, il ragazzo sospirò sollevato -vi devo un favore!-.
Robin aveva fatto un sogno strano, -Alfred, sogno sempre quella bambina- disse appena aprì gli occhi -non so cosa dirle signore, la sua descrizione non mi ricorda niente...- -Alfred?- -si signore?- -ha nevicato sta’ notte?- -si ,signore-, -la neve si è sciolta?- -può guardare dalla finestra... signore- il ragazzo sorrise, -grazie Alfred...- poi si avvicinò cautamente alla finestra del corridoio come al solito sorrise alla vista di quel panorama, -non è per niente un sogno, sono a casa- sussurrò. Quando entrò in classe una ragazzina lo investì -io sono Alice, oggi Sara verrà quindi tu ti puoi sedere o accanto a me o accanto a Vera, di sicuro non vuoi stare con gli sfigati! Quindi sarai seduto con me! Sai, io sono una tua fan!- a quelle parole il ragazzo impallidì, -scusami un momento-  poi uscì fuori. -aiutatemi a togliermi dai guai vi prego!- disse incontrando l’unica persona che riconosceva, -che è successo?- -quella ragazzina, Alice credo che si chiami, è da ieri che mi sta’ incollata, ora mi obbliga a sedermi con lei! So che è scortese dirle di no, non so che fare!-. le giovani risero, -non preoccuparti, Sara oggi voleva mettersi con Vera, puoi rimanere dove sei!-, il ragazzo sospirò sollevato -vi devo un favore!-.
-ti va’ di andare a fare una passeggiata oggi?- chiese tutto d’un fiato Elisa, dopo ore si era decisa a chiederglielo, il ragazzo si stupì di quella domanda improvvisa, -so che è da tanto che non vieni da queste parti-, il giovane sorrise cortese -certo!-.  Elisa era agitata, andava avanti e indietro per la sua stanza, si erano dati appuntamento a scuola, era ancora presto, ma non riusciva più ad aspettare. Quando arrivò davanti ai cancelli ormai chiusi, trovò il ragazzo che fissava un punto nel vuoto, probabilmente perso nei suoi pensieri; -non sono l’unica ad essere in anticipo!- scherzò lei ridendo, il ragazzo sussultò, poi si mise anche lui a ridere, -no, andiamo?-. Elisa dopo quella risata ricordò, lei non aveva dimenticato la  loro promessa.
Robin era agitato, non faceva che andare avanti e indietro per la stanza, sapeva che doveva ricordare qualcosa, ma cosa? Uscii di casa molto prima dell’orario dell’appuntamento, non riusciva più ad aspettare. Mentre fissava nel vuoto davanti al cancello della scuola, sentii una risata sussultò, ora ricordava tutto. -non sono l’unica ad essere in anticipo!- era lei, -no, andiamo?- rispose Robin ridendo a sua volta, era felice, chissà se lei si ricordava?
-È il tramonto... dove vorresti andare?- chiese Elisa -al parco...- rispose Robin prontamente. Arrivati davanti al parco il ragazzo la guidò alle altalene, lì ormai non c’era più nessuno. -sai, io sono un orfano, prima, ma forse anche adesso, l’unica cosa che mi faceva sentire felice era, una bambina dai capelli rossi.- iniziò lui tristemente -poi un giorno, venni adottato e non seppi più nulla di lei, con il tempo i ricordi si sono affievoliti, ma la promessa che le feci è rimasta nel mio cuore-. -Anche io sono un orfana, un giorno mentre giocavo con i miei compagni, vidi un bambino che piangeva, tutto solo sotto un albero, mi avvicinai e diventai sua amica- continuò Elisa, -dopo una settimana che lui era andato via, venni adottata, i ricordi si sono indeboliti , ma la promessa che mi fece me la ricordo ancora, spero che arriverà presto il giorno in cui la porterà a termine-. Lui la guardò negli occhi e lei lo baciò, -mi sono appena ripresa il mio primo bacio...- sussurrò.
Ora ne sono sicura, queste cose non succedono solo nelle favole...


 
 
  
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