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Autore: Marguerite Tyreen    01/08/2012    4 recensioni
Queen, Beatles, Led Zeppelin e Pink Floyd : quattro band, cinque protagonisti e cinque flashfic per rileggere, in modo del tutto personale, cinque episodi che hanno -alcuni più e altri meno- segnato la storia della musica.
Il tempo come filo conduttore.
Seconda raccolta di esperimenti: meno di 2500 parole in tutto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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In seguito ad un crollo psicologico che gli impediva di suonare e all'abbandono da parte dei colleghi, il chitarrista Syd Barrett ha lasciato i Pink Floyd, ritirandosi a vita privata nella natia Cambridge.

[# Follia / 380 parole]

 

And I never knew the room could be so big
and I never knew the room could be so blue.
(Pink Floyd, Jugband Blues)

Remember when you were young, you shone like the sun.
Shine on you crazy diamond.
Now there's a look in your eyes, like black holes in the sky.
(Pink Floyd, Crazy Diamond)

 

 

 

Crazy Diamond
(Syd Barrett – Pink Floyd)

 

 

Cambridge, 1978


Non aveva mai pensato che la stanza potesse essere tanto grande. Che potesse essere tanto blu.
Le pareti giravano troppo spesso per rendersene conto. Non stavano ferme mai, mai, mai.
La figura bianca era sempre lì, ai piedi del letto, avvolta in una luce inquieta, baluginante.
Non lo lasciava solo. Non l'aveva più lasciato solo da quando l'aveva incontrata la prima volta.
Nemmeno quella sera.

-Stasera non suonerai con noi, Syd. -gli aveva detto Roger, quando lui si era presentato, con la chitarra scordata e gli occhi cerchiati dalla matita nera.
-Mi avete tagliato fuori, cazzo! - sbattè lo strumento a terra.
-Abbassa la voce.
-Io sono ancora dei vostri!
-Certo, Syd. - Roger cercò di afferrarlo per le spalle, con una delicata fermezza – Certo che sei ancora dei nostri.
Si divincolò dalla presa: - No, non è vero. - adesso le parole erano un respiro appena percettibile – Lo sai che non è vero.
Si sedette tra il pubblico, in prima fila, senza staccare gli occhi da quelli che un tempo aveva chiamato amici, aveva chiamato famiglia. Fu allora che la vide, quella signora in bianco. Solo allora, anche se sapeva che c'era sempre stata.


Le aveva dato tanti nomi: ispirazione, illusione, visione, follia, distruzione. Lei non rispondeva a nessuno. Si limitava a tacere, a brillare, come un diamante. E lo aveva seguito anche lì, anche quando non avrebbe avuto più nessun pezzo da raccogliere della sua vita infranta.
Non aveva pace, non gli dava pace. Era lei che guidava la sua mano sulla tela, come l'aveva guidata sulla chitarra o sulla carta. Il pennello tremava, mentre lo intingeva nel colore. E la stanza continuava a oscillare, a ondeggiare sotto la sua luce.
Ora che Syd Barrett non era niente di più di un nome dimenticato, ora che nessuno bussava alla sua porta, né i fans né ciò che restava dei Floyd, solo lei era rimasta.
Lei, la sua pazzia.
Fino alla fine, per confondere i confini del sogno e del vero. Per continuare a farlo brillare, come quel diamante pazzo che era stato.
Smise di dipingere e rimase a guardarla. Chissà da quale luogo proveniva. Forse da uno spazio sospeso, forse dalla sua mente.
O forse l'aveva inventata e nemmeno c'era. Nemmeno c'era mai stata.

   
 
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