“La tua Leggenda Personale è quello che hai sempre
desiderato fare. Tutti, all'inizio della gioventù, sanno qual è la propria
Leggenda Personale. In quel periodo della vita tutto è chiaro, tutto è
possibile, e gli uomini non hanno paura di sognare e di desiderare tutto quello
che vorrebbero veder fare nella vita. Ma poi, a mano a mano che il tempo passa,
una misteriosa forza comincia a tentare di dimostrare come sia impossibile
realizzare
l'Anima del Mondo è alimentata dalla felicità degli
uomini. O dall'infelicità, dall'invidia, dalla gelosia. Realizzare la propria
Leggenda Personale è il solo dovere degli uomini. Tutto è una sola cosa. E
quando desideri qualcosa, tutto l'Universo cospira affinché tu realizzi il tuo
desiderio.”
Paulo Coelho _ L’alchimista
Un temporale
“Prima viene la pietra
che non beve e non mangia,
poi viene il cielo, il cielo che non ha la forma,
poi viene l'albero che non teme l'inverno,
poi viene il sole, il sole che mai si spegne,
poi una lucertola che sta su un muro in campagna”
In quel piccolo paesino dell’est, la villa Hawkeye era forse l’abitazione più grande. Peccato che la
famiglia che ci abitava era parecchio strana: la madre e la figlia sembravano
solari ma il padre, “l’Alchimista”, non si faceva quasi mai vedere in paese e
le finestre del suo laboratorio al primo piano erano perennemente accese anche
nella notte.
Riza era una bambina educata e graziosa con tutti ma
comunque abbastanza solitaria. Viveva da sola col padre in una grande casa con
un grande giardino. Eppure, da quando sua madre era morta, quella casa era un
po’ vuota e il padre, alchimista, sempre rinchiuso nel suo studio, dava poche
attenzioni alla piccola. La mattina la piccola andava a scuola e passava i
pomeriggi girovagando nei prati dietro casa. Pensava tanto alla mamma e proprio
per quello preferiva uscire a giocare da sola piuttosto che restare nella
grande dimora che le ricordava la madre in ogni sua caratteristica.
Un giorno di primavera arrivò un ragazzino al cancello
della proprietà ed entrò raggiungendo la porta di casa; bussò. Naturalmente Riza andò ad aprire perché suo padre era nel suo studio. Si
chiamava Roy ed era lì per l’apprendistato. Nel mentre il padre di Riza si era materializzato alle spalle della piccola per
accogliere il nuovo arrivato. Riza non sapeva nulla
di questo Roy ma il padre, quella sera, le spiegò che sarebbe rimasto lì con
loro per qualche tempo perché voleva imparare ad usare l’alchimia e lui gli
avrebbe fatto da maestro. Gli occhietti ambrati di Riza
si illuminarono subito a quella notizia e si sentì felice, quella felicità
improvvisa dei bambini che compare senza un perché. Il padre capì perfettamente
che lei si sarebbe sentita meno sola e avrebbe pensato un po’ meno alla madre
scomparsa; in fondo anche se lui non si occupava molto della bambina, intuiva
che Riza soffriva un po’ di solitudine.
Da quel giorno Riza si
divertì molto ad osservare da lontano il padre e Roy che si esercitavano
nell’alchimia, ma lei non si avvicinava mai perché non voleva interrompere le
lezioni. Quando Roy arrivò, Riza aveva più o meno
otto anni e non le importava più di tanto dell’alchimia, anzi non gliene era
mai importato un granchè per il semplice motivo che
il padre non aveva mai fatto nascere nella piccola alcun interesse per la
disciplina: il suo studio era sempre chiuso a chiave come a significare che
l’alchimia dimorava lì e lì doveva restare. Roy era di qualche anno più grande
di Roy ed era anche uno studente modello: leggeva sempre i suoi libri di
alchimia e si esercitava spesso. I due andavano d’accordo: quando c’era bisogno
di qualcosa in casa, andavano insieme al mercato a fare compere; d’estate, la
sera quando faceva più fresco, andavano dietro la villa, nei campi, a cercare
le lucciole. Berthold era felice perché Roy era
l’unico amico della figlia: potevano sembrare due fratelli.
Gli
anni passarono e quando Roy, all’età di quindici anni, terminò l’apprendistato,
se ne andò da casa Hawkeye. Mentre preparava le
valigie nella sua stanza, penso che quegli anni passati lì
erano stati piacevoli; a volte aveva sentito la mancanza della sua
matrigna ma quella casa era sempre stata molto accogliente. Era felice di saper
padroneggiare l’alchimia e di essere entrato in una nuova famiglia perché in
fondo lui non ne aveva mai avuto una. I suoi genitori erano morti quando lui
aveva dieci anni: ricordava che gli erano mancati moltissimo nei mesi
successivi. Però la sua matrigna gli voleva bene e il bambino si era presto
abituato alla nuova vita. Da quando poi era arrivato a casa Hawkeye
si sentiva sempre meno solo e sempre più circondato da persone che gli volevano
bene.
La notte prima della sua partenza ci
fu un temporale; i tuoni e i fulmini riportarono alla mente di Roy una delle
prime notti che aveva passato lì. Da piccolo aveva paura dei temporali e una
delle prime notti che dormiva nel suo nuovo letto proprio non riusciva a
prendere sonno. Allora era sceso in cucina a bere un thè
accendendo una candela per non restare al buio. Dopo poco Roy vide sbucare nel
buio corridoio la figura minuta di Riza che lo aveva
sentiti scendere:
-Che
cosa succede?
-Ho
paura dei temporali.
Non
era proprio una cosa da dire davanti ad una ragazzina: che “uomo” stava
dimostrando di essere?Si vergognò un po’. Ma lei non lo aveva giudicato. Aveva
spento la candela e lo aveva portato nel grande salotto al buio. Si erano
seduti in terra e si erano avvolti in una coperta calda davanti alla grande
finestra osservando il temporale che imperversava sulla campagna. Eppure là
fuori la natura non sembrava opporsi a quella violenta tempesta: sembrava che
fosse qualcosa di normale, qualcosa che faceva parte della natura stessa.
-Se
vuoi diventare un alchimista non devi avere paura di nulla. Stanotte starai
qui, sveglio, con me, finchè non ti sarà passata la
paura del temporale.
In
fondo, forse, quella di Riza era stata un’iniziativa
molto infantile eppure quella sera a Roy passò la paura per il temporale, a
forza di guardarlo. Era solo una faccia della natura, quella che lui avrebbe
imparato a scomporre e ricomporre attraverso lo Scambio Equivalente; era vero:
un alchimista non poteva avere paura della natura stessa! Quella notte era
stata la prima occasione in cui Riza aveva aiutato
Roy e mai lui si sarebbe immaginato che i loro destini, in futuro, si sarebbero
di nuovo intrecciati a causa dell’Alchimia.