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Autore: Nevannah_    02/08/2012    7 recensioni
«I FARAONI D’EGITTO SI STANNO RIVOLTANDO NELLE LORO TOMBE PER IL SACRILEGIO CHE AVETE FATTO! CHIAMARE QUELLA COSA, UNA... PIRAMIDE?! CHI VOLETE PRENDERE IN GIRO? MIA NONNA DI CENTOSETTE ANNI SAPREBBE FARLA AD OCCHI CHIUSI, SENZA IL MINIMO SFORZO E TREMOLIO, E HA IL PARKINSON!»
La pluripremiata coach più odiata dell'Ohio semina il terrore tra le sue Cheerios, come sempre, d'altronde.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sue Sylvester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In questa fan fiction non troverete la solita Sue innamorata di Will Schuester o semplicemente "troppo amichevole" verso tutti e tutto, ma la classica allenatrice stronza, cattiva e avida di frullati proteici che siamo abituati a vedere nel telefilm. Buona lettura!
Nevannah.

 

Cheerios non è solo una marca di cereali.

 

Buttando un ragazzo nell’armadietto a destra e un altro contro il muro a sinistra, Sue Sylvester era riuscita finalmente a raggiungere la palestra. Le Cheerios sarebbero arrivate di lì a pochi minuti, e la donna ne approfittò per farsi uno dei suoi tanto amati frullati. Quindi si recò ad un tavolino lì vicino e cacciò tutto l’occorrente da un kit che si era fatta procurare da un cinese di fiducia al mercato nero, compreso di frullatore a batteria.
«Tre cucchiai di zucchero di canna, due carote, una banana, una manciata di mirtilli, un pizzico di peperoncino, mezzo litro di acqua e sali minerali, cinque foglie di ortiche, una noce Pecan, un misurino di questo coso bianco e altri due di vitamina A, B12 e C.» Disse tra sé, spuntando mentalmente ogni ingrediente man mano che li aggiungeva nel frullatore. Azionò il piccolo, ma potente, motore e in pochi istanti quell’ammasso di cibo non divenne altro che un fluido semi-liquido dallo strano odore e da un terrificante colore grigio-blu. «Perfetto!» Disse ammirando la sua creazione in controluce.
Aveva appena finito di riporre tutti gli ingredienti e accessori vari nella borsa, quando le Cheerios entrarono nella palestra.

«MA DOVE ERAVATE FINITE!? PENSAVO CHE SCHUESTER VI AVESSE RAPITO ATTIRANDOVI IN UN QUALCHE CORRIDOIO BUIO CON LE LUCI CHE RIFLETTONO I SUOI CAPELLI GRASSI!» Disse urlando mentre pensava alla quantità industriale di gel che ogni giorno il collega metteva su quei ricci. «Se continua di questo passo, quelli della Garnier gli consegneranno il premio come ‘Miglior Cliente’, secondo me.» Pensò tra sé e sé. «Va bene, ora basta, COMINCIAMO QUESTO ALLENAMENTO CHE SIAMO IN RITARDO!» E si diresse verso la sua solita sedia, dove c’era già Becky che l’aspettava con il megafono e un fischietto. Le ragazze iniziarono a riscaldarsi, e dopo dieci minuti cominciarono gli allenamenti veri e propri. Erano strazianti e stremanti, ma le fanciulle erano abituate e non si lamentavano, anche perché non potevano. Sue era cattiva e perfida: amava vedere il sudore scorrere sui visi giovani e senza rughe delle ragazze, oppure il panico negli occhi dei ragazzi che terrorizzava ovunque andava nella scuola.
La coreografia andò abbastanza bene, senza grandi intoppi, fino a quando arrivò il momento del finale: la piramide. Le ragazze che stavano alla base erano, di solito, le ultime arrivate nella squadra, le meno esperte, e questo penalizzava la cosa, perché i muscoli poco allenati facevano non poca fatica a mantenere il peso delle altre ragazze sulle spalle, e le braccia tremavano a vista d’occhio. Ma anche facendo il contrario la piramide non usciva, perché quelle meno esperte, essendo in aria, non riuscivano a mantenere perfettamente l’equilibrio, e si era allo stesso punto di prima.
Sue, che cominciava ad innervosirsi, prese il megafono e cominciò ad urlare:
«È UNA PIRAMIDE QUESTA? VOLETE PRENDERMI IN GIRO? QUELLI DI ART ATTACK SANNO FARE COSE PIU’ RESISTENTI DI VOI CON DELLA CARTA IGIENICA, COLLA E ACQUA. PIU’ FORZA IN QUELLE BRACCIA, PAPPAMOLLI! MOSTRATEMI I VOSTRI MUSCOLI SEPOLTI DALLA CELLULITE! LA PROSSIMA VOLTA CHE VI BECCO A MANGIARE QUALCOSA VI SBATTO DI TESTA NELLE TETTE DI SANTANA!» Disse indicandola «ANZI NO, SONO RIFATTE E NON VI FARETE NULLA. VI CUCIO LA BOCCA CON AGO E FILO, COSI’ SIAMO SICURI CHE NON MANGERETE PIU' NULLA. DAI, UN PO’ PIU’ DI FORZA IN QUELLE GAMBE, VOI DEI PIANI ALTI! LE BARBIE HANNO PIU’ MUSCOLI DI VOI!»
Per un attimo le braccia della base cessarono di tremare, grazie ad uno sforzo immenso dei muscoli delle ragazze, ma Sue sapeva che era questione di secondi. Infatti, subito dopo, i muscoli delle braccia cedettero all’improvviso e tutta la piramide cadde su sé stessa.
La nostra coach si portò una mano al viso per non dover vedere lo scempio, poi si alzò lentamente, prese un bel respiro e partì di nuovo con gli insulti.
«I FARAONI D’EGITTO SI STANNO RIVOLTANDO NELLE LORO TOMBE PER IL SACRILEGIO CHE AVETE FATTO! CHIAMARE QUELLA COSA, UNA... PIRAMIDE?! CHI VOLETE PRENDERE IN GIRO? MIA NONNA DI CENTOSETTE ANNI SAPREBBE FARLA AD OCCHI CHIUSI, SENZA IL MINIMO SFORZO E TREMOLIO, E HA IL PARKINSON!»
Poi bevve un sorso del suo prezioso frullato multiproteico per bagnare la gola ormai secca a causa dei troppi insulti, e cominciò ad additare tutte le ragazzine deboli e spaventate che fino a trenta secondi prima erano alla base della penosa piramide.
«VOI CINQUE, COMINCIATE A FARE CINQUANTA GIRI DELLA PALESTRA. QUANDO AVETE FINITO FATE TRE SERIE DI FLESSIONI DA SETTACINQUE L'UNA. E SE VI FERMATE VI SBATTO FUORI DALLA SQUADRA. È INAMMISSIBILE CHE AD UN MESE DALLE NAZIONALI VOI ABBIATE LA STESSA RESISTENZA E FORZA MUSCOLARE DI UN GIRINO D'ALLEVAMENTO.»
Le ragazze, dopo un primo minuto di sbalordimento, cominciarono a correre. Avevano senza dubbio sottovalutato la crudeltà della coach. Il fascino della divisa le aveva abbagliate a tal punto da voler entrare in squadra, cosa che una persona sana di mente non avrebbe fatto, e con 'sana di mente' si intende una 'non fissata con la popolarità'.
Sue si girò verso il resto della squadra, e cominciò a sbraitare anche contro di loro: «COSA FATE FERME LÌ? ASPETTATE CHE GLI ACARI SI MOLTIPLICHINO SU DI VOI? FORZA, RIPROVATE A FARE LA PIRAMIDE, RESTIAMO QUI FINO A QUANDO NON LA FARETE COME GLI EGIZI COMANDANO.»
Urlare contro gli alunni era il suo hobby preferito, soprattutto quando usava il suo megafono, che non le faceva perdere la voce, ma in compenso faceva rovinare l'udito alle persone che stavano vicino a lei.
Senza le ragazze deboli e prive di muscoli che stavano alla base, quell'ammasso di carne umana ora aveva una vaga forma di piramide. Anzi, mano a mano che le ragazze stabilizzavano il proprio baricentro, sembrava quasi essere perfetta. Ma Sue non voleva dare quella soddisfazione alle ragazze, anche perché sapeva che avrebbero saputo fare di meglio.
«STOOOP! ALLA VISTA DI COTANTO SCEMPIO AVETE FATTO DIVENTARE LISCI I CAPELLI SI SCHUESTER! MI RIFIUTO DI CHIAMARE QUELLA COSA “PIRAMIDE”. SEMBRA PIÙ UN PORCOSPINO VOMITATO DA UN GATTO, E CON ANCORA LE SPINE ATTACCATE. ANDIAMO, È TUTTO QUI QUELLO CHE SAPETE FARE?» Disse urlando nel megafono, con Becky che rinforzava il tutto gridando insulti a destra e a sinistra.
Le ragazze si sistemarono un altro po', ma non raggiunsero mai l'eccellenza che pretendeva la nostra coach bella, figa e intelligente.
«OMMIODDIOFERMATEQUESTOSCEMPIO!»
«Coach, siamo stanche. Per favore, non potremmo fermarci e riprovare domani? Saremo perfette, ve lo promettiamo.»
Sue stava già per lapidare quella ragazza che aveva parlato, quando si accorse che era stata Santana a far vibrare le sue corde vocali. La ragazza era da sempre una delle sue preferite, e questa era stata l'unica cosa che l'aveva salvata dalla furia omicida che si stava impossessando della coach, cosa che succedeva ogni qual volta qualcuno le chiedeva di fermare gli allenamenti perché troppo stanche o cavolate simili.
«Forse hai ragione, Santana» e abbassò il megafono. «Anche perché fra un'ora ho un appuntamento con l'oculista. Sai, a furia di vedere come cercate di distruggere tutto il lavoro fatto in un anno, i miei occhi implorano pietà, ma a causa vostra è la terza volta che tentano il suicidio.»
Quindi si alzò, raccolse le sue robe e si avviò verso la porta della palestra. Era già con un piede fuori, quando si girò e disse un'ultima cosa, su cui la maggior parte di loro avrebbe avuto incubi ricorrenti nelle tre settimane successive, in cui si vedeva piegato in una toilette sporca e puzzolente: «Se domani non fate la coreografia come Sue comanda, vi mando a pulire i bagni degli autogrill sull'autostrada con la lingua. E SAPETE CHE NON SCHERZO!»
Detto questo si girò e proseguì in direzione del suo ufficio, sempre buttando un ragazzo nell’armadietto a destra e un altro nel muro a sinistra, con Becky che la imitava fedelmente mettendo sgambetti e facendo cadere i libri delle povere vittime innocenti.


 

 

 

 
   
 
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