Fanfic su artisti musicali > SHINee
Ricorda la storia  |      
Autore: AkiraKun    02/08/2012    3 recensioni
Pairing: JongKey
Dico solo una cosa veloce. Per chi si aspettasse la solita ff a sesso sfrenato e perversione a gogò (?), mi spiace deludervi. Ero nel momento "tagliamoci le vene! Yey!" quindi...beccatevi questo mio lato profondo(?)
"[cit.] Odiavo la vita. Odiavo il mondo intero.
Il mio tutto consisteva nell’andare a scuola di mattina, per poi tornare al pomeriggio e rinchiudermi in casa per le restanti ore. Finché la notte non m’inglobava nella sua oscurità, nel suo buio e potevo finalmente dormire..."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Guwon

Ci saranno delle ripetizioni nel testo, ma è tutto puramente intenzionale. ^^;
Buona lettura~
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 

Odiavo la vita. Odiavo il mondo intero.

Il mio tutto consisteva nell’andare a scuola di mattina, per poi tornare al pomeriggio e rinchiudermi in casa per le restanti ore. Finché la notte non m’inglobava nella sua oscurità, nel suo buio e potevo finalmente dormire.

Un sonno senza sogni. Perché io non bramavo niente.

Non avevo interessi. Non avevo amici. Non avevo una famiglia che mi amava.

Non avevo niente.

Odiavo la vita. Odiavo il mondo intero. Odiavo me stesso.

Mi chiedevo spesso cosa ci facessi a questo mondo. Forse per continuare ad accumulare le delusioni che la vita mi riservava, fino allo scoppio definitivo.

Mi chiedevo spesso perché non mi fossi suicidato tempo fa. Non tanto per fare un favore all’umanità (anche perché nessuno se ne sarebbe accorto e ne avrebbe sofferto), ma per fare un favore a me stesso. Però ero troppo codardo persino per togliermi questo problema.

Passavo il tempo ad odiare tutto. Tra i fiumi di pensieri che mi sgorgavano dalla mente.

Finché quel fottuto ragazzo non entrò nella mia vita. Come un raggio di sole che si fa spazio tra le tenebre per portare un po’ di luce, fastidiosa.

Non so neanche perché lo sto insultando. Dopotutto è la cosa migliore che mi possa essere mai capitata.

Kim Jonghyun.

Questo è il nome di quella persona meravigliosa. Della mia persona meravigliosa.

Il nome della mia salvezza.

Sì, perché lui mi ha salvato in tutti i sensi.

È riuscito a penetrare nel mio abisso di solitudine e desolazione. Ha aperto quella scatola di ombre che mi ero costruito intorno. Portando la luce davanti ai miei occhi.

Ma torniamo indietro a quel giorno.

Era una normalissima giornata di primavera della mia inutile, effimera vita.
Arrivai davanti a scuola in anticipo, come al solito. Avevano aperto da poco i cancelli e c’erano pochissimi studenti. Si potevano contare sulle dita di una mano.

Mi diressi all’entrata a capo chino come facevo sempre. Velocizzai il passo più che potevo per cercare di non avere un contatto, neanche visivo, con nessuno.

Ero talmente abituato a stare da solo che, mi era sorta una specie di fobia nei confronti delle persone.

Le lezioni erano noiose, ma non era una novità. Prendevo appunti mentre la mia testa continuava ad essere vuota.

Solo un pensiero girava indisturbato: “Che ci faccio, io, qui?”

Alla fine del secondo periodo, aspettai. Appena suonava la campanella tutti si precipitavano euforici fuori dalle classi, ammassandosi nel corridoio. Non mi piaceva, quindi aspettavo.

Osservavo fuori dalla finestra il via vai di gente che pian piano defluiva.

Decisi di alzarmi dalla sedia. Risistemai i libri nella tracolla e mi diressi fuori dall’aula. Raggiunsi le scale, quando un ragazzino dalla testa bionda si fiondò giù di esse, urtandomi.

Stavo per cadere.

Ma due mani sconosciute mi strinsero forte le spalle, modificando il mio destino. Chissà, magari sarei potuto rotolare giù sugli scalini e frantumarmi tutte le ossa. O magari morire. Forse sarebbe stato meglio.

Ecco. Ribadisco il fatto che mi ha salvato la vita, letteralmente.

Banale, voi direte.

«Stai bene?»

Mi girai verso chi aveva proferito parola. Un ragazzo non molto alto, magro, muscoloso al punto giusto, mandibola pronunciata, naso sottile, occhi grandi e neri ed un bizzarro colore di capelli. Erano biondo platino sulla parte della corona. Poi il colore andava scemando tramutandosi in un castano chiaro su buona parte della nuca. Ed infine un bruno sempre più scuro alla base.

Ma chi ero io per criticare i gusti altrui?

Annuii leggermente, senza ringraziare.

I suoi occhi s’incastrarono nei miei. Era molto raro che riuscissi, di mia spontanea volontà, a sostenere uno sguardo. Sei poi era penetrante e luminoso come il suo, peggio ancora. Mi stupii di me stesso e poi decisi di abbassare la testa.

«Sicuro di stare bene?» sentii i suoi occhi su di me. M’infastidiva.
«Hyeong! Ti vuoi dare una mossa? Lascia stare quel morto-vivente!» una voce più bassa parlò.

Alzai la testa per affibbiargli un viso. Un altro ragazzo, stavolta molto più alto e moro. L’unica cosa che notai principalmente furono i suoi enormi occhi. Non sembrava orientale per niente. Teneva un braccio attorno alla vita di un altro ragazzino, visibilmente più piccolo (del primo anno, molto probabilmente) e coi capelli rossi.

Pare che tutti avessero questo piacere a rinnegare il proprio colore di capelli, per distinguersi.

«Minho-yah! Sei sempre molto gentile, non è vero?» sorrise il biondo.

Adesso quel dispotico aveva un nome, che però avrei dimenticato presto.

Minho si trascinò dietro il ragazzino rosso, salutando poi il biondo con un cenno della mano.

«Preferisco andare con loro! Non mi fido a lasciare Taemin da solo con Minho-yah..!» aveva detto un altro ragazzo ancora, con un sorriso a trentadue denti. Si congedò con un inchino anche rivolto a me e scese le scale di fretta.

«A domani Onew-hyeong! Salutami anche quello scorbutico e Tae!» ridacchiò il ragazzo sconosciuto che si ostinava a stare davanti ai miei passi…«Tornando a noi. Io sono Kim Jonghyun, quarto anno, sezione H. Mi sono trasferito in questa scuola ad inizio anno!» e mi porse la mano.

Certo che parlava proprio tanto! E non mi conosceva neanche…!

«Perché mi dici tutto ciò? Non sai neanche chi sono.» dissi a tono basso.
«Be’…è un modo per fare conversazione! Ti ho salvato da un volo di più di cinque metri! Vorrei almeno sapere chi mi deve la propria vita!» ironizzò ridendo.
«Kim Kibum.» esalai.
«Kibum, eh?»
«Esatto.» confermai.
«Anno? Sezione?» ma che gl’importava?
Mi rassegnai a rispondere. Alla fin fine aveva salvato la mia, sebbene patetica, vita…«Terzo anno, sezione A»
«Bene! Mi ricorderò di te!» e sorrise di nuovo.
«Non ce n’è bisogno. Non voglio avere contatti con nessuno.» cominciai…«E comunque era meglio se non mi “salvavi” proprio…»
Lo vidi strabuzzare gli occhi e poi trasformare tutto in un altro candido sorriso. Sembrava fosse nato per sorridere e rassicurare la gente solo con uno sguardo. Era la prima volta che provavo interesse per qualcuno.
«Certo che sei proprio strano Kim Kibum!» esclamò scompigliandomi i capelli…«Non contarci troppo, però! Mi ricorderò del tuo bel visino e verrò a riscuotere il mio pagamento! Mi devi un favore, ricorda!» e ridacchiando si spostò dal mio cammino, lasciando però una traccia indelebile del suo passaggio.

Kim Jonghyun.

L’unico nome che tenni a mente oltre al mio.

Da quel giorno la mia vita cambiò radicalmente. Iniziai ad avere piccoli “contatti” con la gente circostante. Con i suoi amici per essere precisi.

Ma d’altronde, l’unico che m’interessava veramente e che m’interessa tuttora è solo lui.

Ora sono esattamente quattro mesi e dodici giorni che ci “frequentiamo”. Siamo amici particolari.

A lui piace definirci tali. Non ha molto senso, ma d’altronde lui non ha senso.

Per me lui è la mia persona speciale. Non voglio porre un futile confine, quale la parola amicizia.

Lui è mio. Lo vorrei solo e tutto per me.

Starete di certo pensando che sono un egoista, che ho ricevuto la grazia di essere stato notato da qualcuno e che ora mi sto montando la testa. Ebbene, non vi do nessun torto. Sono indubbiamente un egoista, possessivo e meschino.

Ma io e Jonghyun siamo stati creati per incontrarci, siamo legati da quell’invisibile filo rosso (come cita quella famosa leggenda Giapponese) e ci apparteniamo a vicenda.

Non dico che non può avere amici, assolutamente no. Ma alla fine quello che deve contare per lui sono solo io.

«Kibumie…! Yah Kibumie! Mi stai ascoltando!?» la voce fin troppo conosciuta di Jonghyun mi fa destare dai miei pensieri.
«Ah no scusa. Ero sovrappensiero.» bisbiglio cercando i suoi occhi, i quali mi trovano e s’incatenano ai miei.
«E va be’…! Ti stavo solo chiedendo se posso fermarmi qui stanotte. Ho litigato pesantemente con mio padre e non ho la benché minima intenzione di tornare a casa!» esclama con una punta di rabbia nella voce ed un sorriso amaro si disegna sulle sue labbra perfette.
Rivolgo nuovamente il mio sguardo al libro che tengo tra le mani, interrompendo così quel contatto che mi piaceva tanto…«Sai benissimo che non hai bisogno di chiedere. Questa è anche casa tua.»

Sento il suo sorriso puntatomi addosso. Emana calore anche senza guardarlo. L’osservo con la coda dell’occhio e tiro appena le mie labbra.

«Waaah! Sei bellissimo quando sorridi! Dovresti farlo più spesso!»
«No.» sentenzio.
«Eh?! Ma che cattivo! Perché?»
«Cattivo?» alzo lo sguardo verso di lui. Oramai è tutto un gioco di occhiate. Perdiamo sempre intere giornate a perderci nei nostri rispettivi occhi. Dicono molto di più di migliaia di parole…«Dovresti considerarti lusingato! Sei l’unico a cui concedo un mio sorriso!»
Lo vedo un po’ scioccato e poi sorride di nuovo, nel suo modo speciale. Non mi stancherei mai di contemplarlo. È davvero stupendo, in tutto e per tutto.
«Be’ allora mi riterrò tale!» posa il joystick a terra e si dirige verso di me. Sale sul letto e mi abbraccia.

Lo stringo a me come se lo potessi perdere da un momento all’altro. Poi lo lascio libero.

È tutto così veloce. Troppo veloce.

Ritorna davanti alla televisione concentrandosi ad uccidere zombie.

«Jongie…» ci siamo pure dati dei nomignoli…! Chiunque ci definirebbe una coppietta d’innamorati. E più o meno avrebbe ragione. O almeno per quando riguarda me medesimo.

Io sono innamorato di lui.

Non mi piace dirlo, perché credo che ciò che provo per lui sia molto di più.

Io lo desidero.

Ma non come si fa con un giocattolo o con l’ultima borsa firmata, no. Non è una cosa materiale o fisica. È tutto molto più profondo e complicato.

«Dimmi…» mi risponde non destando la sua concentrazione dal gioco.
«Mi daresti un bacio?» chiedo senza un minimo di espressione. Né facciale, né vocale.
«C-che??» mette pausa e si gira di scatto. Il suo viso ha raggiunto una gradazione di rosso non ancora scoperta. Eppure non si direbbe che, un ragazzo tanto spavaldo, si possa imbarazzare così facilmente.
Privo i versi di Shakespeare dei miei occhi e li regalo a Jonghyun…«Mi daresti un bacio?» ripeto poggiando la punta di un dito sul mio labbro inferiore.
Il suo rossore di accentua. Sembra un semaforo! Mi viene da ridere.
«P-perché mi chiedi certe cose, di punto in bianco?!?»
«Vorrei provare. Sentirmi amato da te anche attraverso un contatto più intimo
A queste parole di scioglie un po’ e mi raggiunge per la seconda volta sul letto.
«Sei sempre strano Kibumie…»
«Ma ti vado bene così, no?» chiedo retoricamente avvolgendo le mie braccia intorno al suo collo.

Non ho idea di come si baci o come ci si debba comportare, ma mi affido a lui.

Jonghyun mi sorride e porta le sue mani intorno ai miei fianchi, accarezzandoli. Prima di premere le sue labbra sulle mie.

È un semplicissimo sfioramento di labbra, ma posso sentirla lo stesso. Quella sensazione che ti completa l’anima, che ti fa sentire più leggero, che ti fa battere il cuore all’impazzata. È come una specie di droga.

Sono Jonghyun-dipendente e ne sono consapevole.

Mi avvicina di più al suo corpo e muove appena la testa per approfondire quell’ unione.

Sento la sua lingua che si spinge contro le mie labbra chiedendomi il permesso di entrare. Schiudo la bocca e gli lascio libero accesso.

È calda, umida e si attorciglia con la mia in un modo dolce e delicato. Niente è più frettoloso, niente è più superficiale.

Continuiamo con quella soave danza, finché il bisogno di respirare si fa più necessario.

Jonghyun è il primo a staccarsi…
«Ti senti abbastanza amato…?» si beffa di me appena ha riacquistato un po’ d’aria.
Scuoto la testa in segno di diniego e gli regalo un altro sorriso. Mi stupisco perché, stavolta, ha un pizzico di malizia celato al suo interno.
Ricambia velocemente il mio sorriso, con lo stesso significato.
«Sappi che io non torno indietro.» mi dice facendo pressione sul mio torace, facendomi sdraiare sulla schiena.
«Nessuno te l’ha chiesto.»

Un veloce sguardo d’intesa. Successivamente Jonghyun si toglie la maglietta, lasciando scoperto quel corpo che farebbe impazzire chiunque.

Ed io non sono da meno, in fin dei conti sono umano anche io.

Porto le mie dita a tracciare il contorno di quei muscoli perfetti, mentre lui si china su di me per un nuovo e più intenso bacio.

La stanza si riempie presto dei nostri gemiti.

Corpo su corpo.

Però l’atmosfera che c’è non è solo incentrata sul godimento fisico.

Si possono sentire benissimo i nostri reciproci sentimenti. Non solo attraverso quelle scariche elettriche che ti percorrono il corpo, ma anche tutt’intorno.

Aleggia in tutta la stanza una strana e pacifica serenità, che mai avrei pensato di poter provare.

Molti di voi staranno pensando: Bene, allora avete fatto finalmente sesso?

Vi rispondo subito con un sonoro e coinciso NO.

Io e Jonghyun non abbiamo fatto sesso. Io e Jonghyun abbiamo fatto l’amore. Che è una cosa ben diversa.

Ci siamo fusi in una sola persona, in un solo corpo e in una sola anima.

E con ciò posso ridire e confermare: Io e Jonghyun ci apparteniamo.

Io sono solo suo e lui è solo mio. Mentalmente e fisicamente.

Odiavo la vita. Odiavo il mondo intero.

Finché Kim Jonghyun non è entrato nella mia vita.

Mi ha recuperato dal baratro che io stesso mi ero costruito.

La mia salvezza.
Il mio tutto.
Lui è la mia vita e io sono la sua.
Ci completiamo perfettamente a vicenda.

Amore. È solo uno stupido limite che ci si pone.

Io e Jonghyun siamo una cosa sola.

 

#Akira eikou no shunkan~#

AsdjgshodfsnskvfbdRATINGARANCIONEgsfhkadjlfdgbjyfsuijladfjsg.

Annyeong Haseyo!!!!
PRIMA PERSONA came back, back, back, back! *canticchia Sherlock* (?)
E per la vostra non felicità, sono tornata con un’altra oneshort!
Ero nel mio momento “creatività depressiva” quindi è venuta fuori una cosa un po’ più profonda XD {senza sesso sfrenato}
Spero vi sia piaciuta la stesso (Y) e che non sia risultata noiosa/pesante/orribilmentebrutta LOL
A me, stranamente, è piaciuta e, al contrario delle aspettative, mi sono divertita a scriverla!
Kibum:
«Sei sadica o cosa?? Guarda come mi hai fatto depresso! Io sono una DivaH! Io BRILLO!»
Aki:
«Ma sta’ zitto, che sei perfetto lo stesso!» *spinge via Key*
Ehm…scusate ^^;;;;;;;;
Tornando a noi: Ringrazio molto chi recensirà e/o apprezzerà la storiella~
Ed ovviamente ringrazio di tutto CUORE la mia amatissima Regi-noona per la splendida edit! v___v E se stessi leggendo(?) - TI AMO e non mi stancherò mai di dirtelo! *s’inchina*
Vi lascio nuovamente il suo Tumbrl !
Alla prossima!!!!!!!!!!!
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > SHINee / Vai alla pagina dell'autore: AkiraKun